giovedì 31 marzo 2011

martedì 29 marzo 2011

Opinioni

Ecco, ora che pure Giovanni Sartori ci ha spiegato che il disastro che sta ancora avvenendo a Fukushima non è atomico ma sismico siamo tutti più tranquilli, e qualcuno per cortesia lo dica anche ai giapponesi: ne saranno senz'altro rinfrancati. In questo articolo l'ottantasettenne politologo fiorentino si allinea al collega Panebianco e si preoccupa di cosa potrà accadere nei prossimi venticinque anni, quando il fabbisogno energetico mondiale crescerà in previsione del 60%, ora che per uno sfortunato incidente (che però -diamine- è sismico e non nucleare) a tutto il mondo ha preso una strizza da paura e ha sospeso ulteriori costruzioni di centrali in attesa di verifiche (noi no, anzi sì, boh? ma che bel governo deciso che abbiamo!) e ora che al nostro principale fornitore di petrolio abbiamo riservato il trattamento che siamo soliti riservare a chi ha la ventura di stipulare con noi trattati di alleanza (solo un paio di anni fa, da questo governo mica da altri), e cioè tirargli bombe in testa appena si distrae un attimo. Ma tralasciando le questioni di politica estera, in cui ancora una volta questo governo di cialtroni sta dimostrando tutta la sua pochezza, e tornando a Sartori e alla sua analisi del disastro giapponese, che non è nucleare ma -cazzarola!- sismico, per cui basta costruire in zone sicure e il più è fatto, la prendiamo per buona e andiamo a vedere il nostro territorio come è messo in quanto a movimenti tellurici, scoprendo che beh, qualche zona in val padana pure ci sarebbe, considerato che una centrale ha bisogno di parecchia acqua per funzionare a dovere. Certo in quanto ad acqua in quelle zone ce ne è pure in abbondanza, così tanta che forse qua i maremoti non arrivano ma le alluvioni sì, per cui il rischio che qualcosa vada storto c'è sempre e senza contare qualche eventuale matto in vena di scherzi a base di bombe (ma non diciamolo a Sartori, la cosa lo destabilizzerebbe). Ma poniamo che ci vada bene e la centrale sopravviva (sempre e continuamente facendo gli scongiuri) e duri per la quarantina di anni che è la sua vita media (non proprio longeve, 'ste centrali), la domanda finale, facendo i conti della serva è: ma mi conviene? Ci spendo 4-4,5 miliardi di euro per costruirla, poi non si sa bene quanto per mantenerla, infine una cifra variabile per smantellarla (per Caorso pare si sia arrivati a 450 milioni di euro) senza contare lo stoccaggio e smaltimento delle scorie (altre centinaia di milioni di euro) che rimarranno lì in eredità a figli e nipoti. Ecco, io sono l'ultimo dei pirla e ci capisco poco di analisi costi, ma mi pare abbastanza evidente che o i benefici sono talmente alti da giustficarne il rischio o altrimenti che cacchio le facciamo a fare? Che le facciamo a fare. La mia opinione è che alla fine non le facciamo, che questi cialtroni che governano sanno benissimo che non si faranno mai, e che il tutto è solo un modo, l'ennesimo, per spillare soldi alla collettività senza colpo ferire tra consulenze analisi e studi di fattibilità, e la storia infinita del Ponte sullo stretto di Messina insegna: 450 milioni di euro buttati al cesso senza che si sia posato nemmeno un mattone. Quindi, per tornare a Sartori, più che la "voragine di vuoto energetico" a preoccuparci dovrebbe essere la voragine che si crea nelle casse statali, soldi pubblici che potrebbero essere utilizzati meglio se non in ricerca perlomeno in risparmio. Ma in un Paese governato da un vecchio bacucco, dove gli opinionisti sono altrettanti vecchi bacucchi (se non nell'età di certo nella testa), pensate che l'idea di "ricerca" e soprattutto "futuro" possa davvero rappresentare qualcosa?

domenica 27 marzo 2011

Acqua e fuoco

Pioggia di marzo cade su Torino, nuvole forse rapide, spero si fermino un po'. Ho bisogno d'acqua, spinta vitale che dia slancio al troppo fuoco di questi mesi, accumulato inutilmente, lasciato ardere in maniera sbagliata, bruciando la direzione e ritrovandomelo addosso a sfogare. Cose da fare: ritrovare armonia, rimettere in quadro gli elementi. Fosse facile! Troppe cose distraggono, disperdono, allontanano. Cose inutili, fuorvianti, in cui non si ha possibilità d'intervento diretto. Si può solo stare a guardare ciò che una manica di imbecilli rivestiti d'autorità combina: Fukushima, Tripoli, Lampedusa, Roma e i suoi Palazzi, sono troppo lontani e seguono un destino tracciato da altri che io non posso modificare, non ora, forse mai. Potrei dire la mia, e sarebbe solo un'altra voce a dire cose che sicuramente altri hanno già detto meglio e peggio, e non sposterebbe una virgola del discorso: quanti realmente accettano di poter cambiare mai opinione? Anche qui, cose già dette, cose già viste, tutte scritte migliaia di anni fa: buffo, vero? Meglio allora sapere di sapere e anche di non sapere, accontentarsi per ora di stare a guardare per quanto la cosa possa fare inorridire. Non ho coscienze da mettere a posto, sensi di colpa da tacitare, ipocrisie da sperperare. So, in questo ultimo periodo, di battermene i coglioni in maniera consapevole. Guardo il mondo da un punto di vista egoistico, alla ricerca serena di un egotismo cinico e superficiale che in altri momenti avrei deplorato e che in futuro deplorerò, ma di cui ora ho la certezza di avere necessità. Chiudo i canali, la tastiera del telefono non riceve le dita, le pagine di questo spazio rimangono ferme, la mia faccia sul libro non c'è mai stata e dunque non ho amici da contare, giusto qualcuno su cui contare, il che oggi giorno è ancora una fortuna. Ma anche questi sono solo periodi. Vanno, vengono, a volte li scegli a volte no, sempre alla ricerca di quando tutto è bene, e ce ne sono, durano il tempo necessario a dare la misura e poi scattano avanti a farsi inseguire. E in tutto questo cercare ci si stupisce di come non esistano coerenze che durino una vita, solo cicli e fasi da attraversare, inglobare, superare. Lo facciamo continuamente, ma senza saperlo. Questo è il dramma.

David Byrne e Marisa Monte - Aguas de Março

lunedì 21 marzo 2011

Una cosa sola

Di guerre so una cosa sola, e coincide col testo riportato sotto. Per il resto, fate voi.

Uffà! Uffà! - Edoardo Bennato (1980)

Uffà! Uffà! ma che scocciatura!
questa guerra non mi piace, non la voglio fare!
non m'importa del petrolio, sarò un vile, un'anormale
ma questa volta alle Crociate
non ci voglio, non ci voglio, non ci voglio andare!...

Uffà! Uffà! lanciate i vostri strali!
dite pure quello che volete, per televisione, sui giornali!
dite che son disertore, traditore, svergognato
ma questa volta alle Crociate
non ci voglio, non ci voglio, non ci voglio andare!...

Uffà! Uffà! e fateli sfogare!
nella sabbia e nel petrolio fateli sguazzare!
fanno i prezzi troppo alti, fanno quello che gli pare
ma questa volta alle Crociate
non ci voglio, non ci voglio, non ci voglio andare!...

Uffà! Uffà! quelli erano già strani!
forse per eredità o per costituzione!
ma con i miraggi del pese delle meraviglie, li avete
incattiviti, e allora adesso andate tutti a piedi
e non mi, e non mi, e non mi ricattate!

Perché non provate a sfruttare l'energia del sole?
oppure provate a prendere l'energia del mare!
... o da dove diavolo vi pare!.... io mi dissocio
dall'affare, ma questa volta alle Crociate
non ci voglio, non ci voglio, non ci voglio andare!...

Uffà! Uffà! meglio tutti al buio!
meglio tutti al freddo e senza benzina nel motore!
si lo ammetto, son dolori, non si scherza, son guai seri
ma andateci voi in Terra Santa
a scacciare, a scacciare, a scacciare i mori!...

Uffà! Uffà! ma che fregatura!
prima o poi sarò coinvolto, ma almeno fatemi sputare
addosso a quelli che sono addetti alla preparazione
di questa maledetta
di questa maledetta
di questa stramaledetta terza guerra mondiale!....


http://www.youtube.com/watch?v=gC_WA4DLYWE&feature=related

Edoardo Bennato - Uffà! Uffà! (Live in Vienna 1981)

giovedì 17 marzo 2011

Quelle splendide occasioni mancate

A dare retta al quiz semiserio della Stampa sono un perfetto italiano, avendo azzeccato tutte e quindici le domande. In realtà sono solo uno a cui piace la storia e ha letto qualcosa, quindi il perfetto è esagerato, ma italiano, beh mica posso negarlo: lo sono. Lascia stare se ne sono orgoglioso o meno, lo sono e basta, inutile far finta. Poi sono anche altre cose, magari sono di più altre cose, ma tra queste l'essere italiano è una faccenda che dovrò portarmi dietro fino in fondo, meglio, dovrò portarmela dentro fino in fondo. E' inopportuno fare festa per ricordare che da 150 anni, mica pochi, tutti quelli come me nati dalle alpi al canale di sicilia vivono sotto un'unica bandiera? Boh! Forse sì, ma anche perchè no? Magari è l'occasione per rendersene finalmente conto. Avrebbe dovuto esserlo almeno. Vabbeh, non la faccio lunga, buona festa a tutti.

giovedì 10 marzo 2011

Festa a sorpresa (ovvero I contenuti della manifestazione sono in via di definizione)

Della serie Io, Bonetti e il Furbi

Allora, sabato che facciamo, si va o non si va?".
La domanda del Bonetti arriva ad interrompere una tranquilla serata di cazzeggio telecalcistico, che vede la partecipazione alquanto annoiata anche mia e del Furbi, in cui una squadra in rossonero cerca in terra d'Albione di segnare contro una squadra in biancoblu e le prova tutte ma proprio tutte, scordandosi però di tirare in porta che è uno dei requisiti fondamentali se si vuole che la palla entri in rete. Difatti non entra in rete, e la sensazione è che potrebbero andare avanti un paio di migliaia di anni senza che questo evento catartico si verifichi e contribuisca a liberare noi che si assiste dalla crisi di sbadigli che ci ha assalito, complici anche l'ascolto dei commenti e dei sospiri ansiosi di Salvatore Bagni e l'assenza sul campo di Ringhio Gattuso a mordere polpacci e a sacramentare in calabroscozzese.
"Si va dove, a vedere la Juve?" chiede stancamente il Furbi stappando l'ennesima birra.
Il Bonetti lo guarda stizzito: "Ma che Juve e Juve! Non ci andavo quando ci giocavano Zidane e Trezeguet figurati ora che ci giocano Felipe Melo e Martinez! E poi questo sabato gioca a Cesena". Dopodichè aggiunge: "Intendevo alla manifestazione!"
Manifestazione? Che manifestazione?"
. La sorpresa del Furbi è tanto evidente quanto sincera ma non impressiona il Bonetti, che butta occhi e sguardo al cielo: "Ah sì, andiamo bene! Manco sa che manifestazione".
A dire il vero manco io",
intervengo senza staccare gli occhi dal televisore mentre quella pertica di Crouch sale in testa, letteralmente, a Thiago Silva. "Che manifestazione?"
"Che manifestazione! Che manifestazione!"
ripete a se stesso il Bonetti ormai lanciato: "Proprio un bell'esempio di partecipazione alla vita di questo paese voi due, e proprio in un momento in cui tutti dovrebbero essere più partecipi e presenti, ma presenti veramente, in piazza, quella vera, non quella virtuale dei vostri cavoli di socialcosi dove basta scrivere due minchiate e la coscienza è bella che a posto",
Il Furbi mi guarda interdetto, come a chiedermi che cacchio siano i socialcosi dato che lui a casa non ha nemmeno il pc e l'ultimo progresso tecnologico entrato a far parte della sua vita risale alla scoperta del cellulare, avvenuta con anni di ritardo e con sommo sbigottimento, tanto che continua a non usarlo pur avendone uno a cui non risponde mai, tra l'altro. Io lo rassicuro scuotendo la testa, come a dire nulla di importante non ti preoccupare, ché col Furbi bisogna sempre stare attenti a rimanere sull'analogico affinché non si perda, e come a dire anche ormai è partito, vediamo dove arriva.
Il Bonetti intanto continua: "....... che qua i tempi sono gravi! Ma non vedete in che razza di puttanaio ci hanno cotretto a vivere? Non vedete che mentre i popoli si rivoltano in mezzo mondo arabo noi stiamo qua a parlare di bunga bunga e di federalismi, di cui nessuno ha capito una mazza, tra una partita di calcio e un' isola famosa?"
"Dei famosi", lo interrompo.
Il Bonetti mi guarda con occhio assassino.
"Dei famosi. L'isola. E' dei famosi. Non è famosa l'isola, sono famosi quelli che ci stanno su",
dico precisando.
"Nel senso che hanno fame?" chiede il Furbi col suo tipico sorrisetto. Io ridacchio e dico che "In effetti non l'avevo mai vista in questo modo. Resta da stabilire di cosa hanno fame quegli imbec....", ma non riesco a terminare la frase perchè sono interrotto dall'alzata in piedi del Bonetti, visibilmente alterato: "Ma chissenefotte chi è famoso! L'isola dei famosi, ok, dei famosi, affondasse quella cazzo di isolaccia con tutti i suoi abitanti, e crollasse pure la casa in testa a quelli del Grande Fratello.....".
"Ma sono ancora lì dentro?
chiedo io, "Ma cos'è, tre mesi, quattro?"
"Ah non lo chiedere a me",
ribatte il Furbi che conosce il modo per far incazzare il Bonetti, che difatti corre scocciato in cucina a prendersi da bere. "Potrebbero starci pure due anni, sai che mi frega", e lo dice divertito nel vedere la reazione dell'amico. Questi dalla cucina continua a borbottare "Qua il mondo va a fuoco, l'Italia va a bagasce e questi pensano alle minchiate. Ah ma verrà il momento in cui tutto andrà in vacca, oh se verrà! E io in quel momento voglio poi vederli questi qua! Che poi magari c'avranno pure il coraggio di dire che loro si sono sempre impegnati e son sempre stati contro, ma è facile và dirlo dopo che sei contro, è adesso che devi dimostrare di essere contro........ ".
Il Bonetti torna a sedersi, mentre Seedorf ricama a centrocampo pizzi e merletti tanto belli a vedersi quanto inutili ai fini del risultato, e beve dalla bottiglia lanciandoci sguardi che hanno poco dell'amichevole e molto dello schifato. All'ennesimo sospiro di Bagni il Furbi chiede conciliante: "Vabbeh dai, che manifestazione stavolta? Contro il governo, finalmente?"
Il Bonetti fa ancora l'offeso e non risponde, il Furbi attende invano e poi incalza: "No, eh? Contro i tagli all'università e alla cultura allora? Contro la politica di Marchionne? Per la libertà di stampa? Contro la discriminazione delle donne?"
"Già fatte tutte. L'ultima la si è già fatta a febbraio".
"Ma non era contro Berlusconi?"
mi chiede il Furbi. "Io ci sono andato a dire Berlusconi dimettiti. Se non ora quando intendevo se non ora quando te ne vai fuori dai coglioni!".
"Anch'io pensavo fosse per quello, se non ora quando, ma pare che invece fosse per la dignità delle donne",
preciso, "Era pure un bello slogan, ma si è sputtanato nel giro di niente: ora lo ripete pure Veltroni!"
"Ah beh, allora è proprio sputtanato! Toccherà pensare ad altro" dice il Furbi con lo sguardo alla partita, poi chiede: "Comunque sul serio, 'sta manifestazione, per cosa?".
"Per cosa, per cosa" si rianima il Bonetti, "per.... tutto!".
"Come per tutto, non capisco".
"E' che ancora non si sa bene",
riprende il Bonetti, "Si sa che ci si mobilita, questo conta." e gli mostra un foglio stampato da un sito con quattro righe scarne che il Furbi legge ad alta voce:
“Se non ora quando? A difesa della scuola pubblica, della costituzione e….”
Luogo del concentramento ore 14 in Piazza Castello Torino. I contenuti della manifestazione sono in via di definizione, quando avremo maggiori informazioni ve le comunicheremo, i promotori chiedono di non partecipare con bandiere e simboli di partito.

Il Furbi mi guarda interdetto, io faccio spallucce come a dire che vuoi che ti dica, poi si rivolge al Bonetti: "Ma sei scemo? Ma cos'è, una festa a sorpresa? I contenuti sono in via di definizione... ma chi cacchio le pensa 'ste cose?"
"Non lo so", si inalbera il Bonetti, "ma... credo.... penso sia giusto esserci, ecco!".
E qui il Furbi sbrocca: "Eh no cazzo, no no no no no, cazzo! E io mi son rotto le balle, cazzo. E non è che posso fare il manifestante per mestiere, cazzo. E mica sono una claque, cazzo. Non è che arriva primavera e allora andiamo a manifestare invece di andare al mare, cazzo. Le manifestazioni sono una cosa seria! Non le puoi sputtanare così, cazzo. Che poi finisce che nessuno ci fa più caso al fatto di scendere in piazza. Cazzo.
E una volta la scuola e va bene, e una volta la libertà di stampa e va bene, e una volta la Fiat e va bene, e una volta l'acqua e va bene, e una volta i grillini e la Tav e il popolo viola e la disoccupazione e tutti gli stracazzi che vuoi e va bene, ma ora mi son rotto i coglioni, cazzo! I contenuti sono in via di definizione...... e allora prima li definisci e poi mi chiedi se c'ho voglia di andare a prendere acqua e freddo in piazza, cazzo!".
Il Furbi ormai è partito e a me e al Bonetti tocca solo ascoltare, contare il numero di volte in cui dice cazzo e ogni tanto annuire.
"Che gli arabi mica erano in piazza tutti i momenti, cazzo. E quando ci sono andati chi li governava si è cagato in mano. E hanno fatto fagotto, cazzo. Mica facevano le scampagnate, cazzo. Noi qua son quarant'anni che si va in piazza senza che di fatto cambi una mazza! E sapete che vi dico? Me in piazza non mi vedono più, cazzo. Se mi vogliono ci dovrà essere un motivo per cui valga la pena, e non così tanto per stare in compagnia il sabato pomeriggio, cazzo. Che poi senza bandiere.... ma che minchia di novità è, senza bandiere. A che minchia serve, senza bandiere. Qualcuno mi spieghi in cosa mi si distinguerà da chi sarà lì per passeggiare e fare shopping, cazzo. Ma che minchia di novità sono, cazzo. Ma ché, si vergognano delle bandiere? Ma vaffanculo! Cazzo!".
Il silenzio cala nella stanza, interrotto solo dagli uhh di Salvatore Bagni a commento di una partita che nessuno segue più. Il Furbi continua a dire: "Mi vogliono in piazza? E allora mi dicano almeno perchè in maniera chiara, cazzo. Vuoi che Berlusconi se ne vada fuori dalle palle? E allora chiedilo, cazzo. Non la scuola e la Costituzione e le donne e Ruby e la madonna: chiedilo! E' semplice! Berlusconi fuori dai coglioni! Toh! E' pure meglio di se non ora quando. Fà pure rima, toh: Berlusconi fuori dai coglioni! Allora vado in piazza, cazzo! Lì sì, che vado in piazza, non per un... contenuto in via di definizione! Cazzo!".
Il Bonetti è sprofondato in poltrona, incapace di ribattere, io bevo dalla bottiglia e ho perso il conto della parola cazzo. Poi dico per sdrammatizzare: "Potremmo sempre andare a Cesena a vedere la Juve", ma come ovvio non ottengo risposta. Salvatore Bagni alla tele intanto sospira l'ennesimo uhh.

sabato 5 marzo 2011

Divagando



Non so chi ha scritto questa battuta. Ma è un genio.

venerdì 4 marzo 2011

Al passo coi tempi

Al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite il Presidente della Repubblica Napolitano dichiara: "Le società che accettano e promuovono la diversità culturale sono meglio preparate all'ambiente in continua evoluzione".
L'europarlamentare della Lega Borghezio intanto se ne esce con : "Il Sud e l'Italia profonda non meritano il federalismo, che è adatto ai popoli liberi e civili. C'è una enorme differenza, per quanto riguarda il rapporto tra cittadino e Stato, tra la condizione dei figli dei figli che hanno creato la civiltà dei Comuni e i figli dei figli che nello stesso periodo anzichè essere liberi baciavano la pantofola al signore locale".

Altro che ambiente in evoluzione. Questo è ancora fermo al medioevo.

Tricky - Evolution Revolution Love

martedì 1 marzo 2011

Tu di dove sei?

Il tizio a vederlo da lontano ha l'aria da fighenzia tamarra, capello liscio lungo nero raccolto in coda, pizzo importante, vestito elegante, sembra De Niro in Angel Heart, solo più magro. Da vicino conferma il mio buon occhio: accento meridionale sporcato dai troppi anni in una regione non sua, ha una voce che stona con tutto il resto. Mi chiede: "Tu di dove sei?". Una domanda banale, quasi scontata da formulare per chi non ti conosce, fatta apposta per inquadrarti in un luogo, per farsi una idea, aggiungere coordinate a una faccia per pensare di saperne di più. Una domanda che mi spiazza. Ci metto qualche attimo a rispondere Torino, che è la verità ma non è proprio la verità, ché non basta il luogo dove vivi a definire ciò che sei, o meglio, non basta per me. In altri tempi avrei nominato sicuro la provincia che mi ha visto nascere e crescere, pronunciandola con un certo orgoglio, sorvolando sulla domanda inevitabile che sarebbe seguita, "e dove si trova, di preciso?", che più che la sua scarsa notorietà avrebbe rimarcato l'ignoranza di chi mi stava di fronte. In tempi più recenti, per sopravvenuta lontananza temporale e culturale, avrei forse nominato la provincia che mi ha accolto per una trentina d'anni, decidendo in base all'interlocutore se nominare o meno il paese esatto, ma il dubbio di dire una balla mi sarebbe venuto e la voce di dentro, sono certo, mi avrebbe riportato deciso alle mie origini, specificando, puntualizzando. Oggi dovrei specificare troppo, puntualizzare troppo e rispondo Torino, ma ci metto sempre un attimo prima di dirlo. La voce di dentro che mi richiama alla verità va in confusione mischiando luoghi e memorie, e forse non sa più nemmeno lei dove sta di casa. A volte capita che nemmeno io.

Arrested Development - Pride