sabato 31 dicembre 2011

Al vecchio anno, il più cordiale vaffanculo

Ecco, poi non è che se putacaso nella vita è capitato di vivere un anno veramente di merda, di quelli dove tutto quello che sarebbe potuto andare storto, lavoro, amore, salute no che per fortuna all'epoca reggeva, era poi puntualmente andato storto, così tanto da farti ritrovare al fatidico ultimo giorno con la sola unica voglia di lasciarselo alle spalle quell'anno del cazzo, finalmente, senza badare in alcun modo al fatto che voce di popolo dice che festeggiarlo da solo non è proprio il massimo della vita, ma anzi, in barba alla voce e fottendosene allegramente del popolo, in quella occasione era stato esattamente ciò che volevi, festeggiarlo da solo e rifiutando pure diversi inviti, tra l'altro, e poco importa se l'evento coincideva non solo con la fine dell'anno ma, addirittura, con la fine del millennio, la qual cosa si sapeva avrebbe fatto di te l'unico essere sulla terra quella notte di fine novantanove a brindare allo specchio, seppure felice di farlo, ma vallo a spiegare, poi.
Ad ogni modo, si diceva, non è che per via di un anno vissuto di merda uno debba per forza considerare quelli che vengono dopo come qualcosa di comunque positivo perché paragonato a quell'annus horribilis, in decade malefica tra l'altro, perché uno il paragone può sempre evitare di farlo e considerare solo l'anno in sé per sè. E dunque, alla luce di questo nuovo modo di ragionare e senza entrare nei dettagli, devo dire che questo Duemilaundici che ci stiamo finalmente lasciando alle spalle, lungi dall'avvicinarsi a quel Novantanove ormai entrato nel mito almeno a livello personale, diversi motivi per meritarsi un sincero sentito e sonoro vaffanculo da parte del sottoscritto ha di certo fatto di tutto per metterli assieme. Riuscendoci, tra l'altro.

Tom Waits - New year's eve

sabato 24 dicembre 2011

Di presepi alberi e gatti

Il primo Natale assieme in questa casa, era il 2007, ci mettemmo lì di buona lena e facemmo l'albero finto appendendoci tutte le palline colorate con i festoni d'oro e d'argento e da qualche parte, giù, in basso, pure il presepio col muschio vero raccolto in montagna e la capanna con le cortecce e tutto il resto, casette pastori e laghetto ovviamente, ma non con la carta stagnola che non è che mi piacesse tanto, bensì con uno specchio o con un vetro con il blu sotto, non ricordo, comunque con tutte le lucette belle nascoste, pure nella capanna, e l'effetto era proprio bellino, a pensarci.
Poi l'anno dopo raccogliemmo un fracco di pigne sempre su in montagna e le colorammo tutte d'oro, giù, nel cortile, che ancora adesso se ne vedono le tracce ma mai nessuno del condominio si è mai lamentato, per fortuna, e un paio le colorammo d'argento tanto per vedere come venivano, ma erano meglio quelle d'oro e quelle appendemmo, assieme ai festoni ovviamente, ma solo quelli dorati che l'effetto era migliore, e il presepio evitammo di farlo, ché nel frattempo era arrivato Enea il nostro gatto che era piccolo e stupido e si infilava dappertutto.
L'anno dopo ancora rifacemmo tutto come l'anno prima, l'albero senza il presepio causa Enea che nel frattempo era cresciuto, ma con minore partecipazione da parte mia, limitandomi questa volta a tirar giù dalla soffitta impolverata tutto quanto l'armamentario e assistendo ai lavori dando qualche consiglio qua e là, che a me dipende dagli anni e quell'anno lì proprio non ci avevo cazzi di alberi e di natali. Scoprimmo, quel Natale, che Enea gradiva particolarmente i festoni, che mangiava in nostra assenza per poi sboccarli per tutta casa quando andava bene, per tenerseli nello stomaco quando andava male, con conseguente successiva spesa dal veterinario per sturarlo a dovere, 'sto idiota. Ad ogni modo questo non ci impedì, l'anno dopo, ed era già il 2010, di rifare l'albero, sempre finto ma un po' più leggero e non nel solito posto, occupato nel frattempo dall'ennesima libreria riempita prima ancora di comprarla tanto che ce ne sarebbe bisogno di un'altra, se solo sapessimo dove metterla. Ci accorgemmo che effettivamente Enea gradiva festoni e rametti di finto pino, cosa che rese la visita dal veterinario una simpatica tradizione di inizio anno, oltre a supplementi di pulizia del pavimento, quando andava bene, a lavaggi in lavatrice di tappeti da bagno, quando andava male.
L'anno scorso l'albero venne fatto senza i miei preziosi consigli, ma comunque fatto e venne bene ugualmente, questo va detto, ad ogni modo sempre dopo essere stato recuperato dal sottoscritto dalla soffitta mai così polverosa e sempre, ormai s'è capito, graditissimo da Enea che, col tempo s'è capito anche questo, è ghiotto di plastica e affini (sì, lo so, abbiamo un gatto strano) con cui rischia di strozzarsi lui e far venire un infarto a noi, che lo vediamo sboccare tipo Alien per tutta casa e ci si preoccupa come solo una coppia senza figli riesce a fare.
Quest'anno, stufo io di prendere polvere in soffitta per tirar giù l'armamentario e stufa la mia bella di rimpinguare tra radiografie e purghe il portafogli del veterinario, nonostante le proteste del felino di casa le dimensioni dell'albero si sono ridotte a una quarantina di centimetri, questa volta di vero albero con radici e tutto il resto, addobbato alla meglio, posizionato sopra una libreria dell'ikea fuori dalla portata di Enea, che è un gatto sì, ma da pavimento, o forse con le vertigini, o forse solo educato troppo bene, dato che non credo di averlo mai visto saltare a una altezza superiore al metro o che superasse comunque l'altezza del divano.
Considerato tutto questo graduale ridimensionamento delle tradizioni natalizie, vuoi per sopraggiunto scazzo, vuoi per prevenzione medica felina, di questo passo è molto probabile che il prossimo anno per natale si appenda la foto di un albero alla parete. Se già addobbato o meno è ancora da stabilire.

Elio e le storie tese - Presepio Imminente

martedì 20 dicembre 2011

La festa è finita (ramazzate in pace)

Lo avete notato vero? Il numero di post a carattere politico, di chiunque, è nettamente diminuito da un mesetto a questa parte, da quando cioè il pagliaccio e la sua corte dei miracoli è stata mandata a casa e al suo posto è arrivata gente un pochetto più seria. Intendiamoci, più seria non vuol dire migliore, solo un po' più autorevole. La sensazione è strana, da festa finita. Ricorda certi rientri a sorpresa dei genitori nel bel mezzo del toga party di fine estate che vi hanno convinto a dare nel vostro alloggio: musica improvvisamente abbassata, loro fermi sulla porta; gli ospiti, gente che normalmente non frequentereste ma che per qualche strano motivo vi siete ritrovati in casa, che ridacchiando se ne vanno; voi intenti a riordinare alla meglio tutto il casino combinato mentre nel frattempo si cerca la maniera di farsi passare in fretta la sbronza. Si ridacchia ancora, ripensando al divertimento durato fino a poco prima, non si pensa al mal di testa che arriverà tra non molto e, soprattutto, non si è ancora fatta la conta dei danni. Loro, i genitori, sì, l'hanno già fatta, e hanno già cominciano a presentare il conto. Ecco, alla fine il ventennio di Berlusconi più o meno si riduce a questo: una enorme festa scollacciata di fine estate e niente più. Noi, che eravamo quelli a bordo pista che criticavano la musica e si scandalizzavano per certe scene, oggi borbottiamo perchè ci tocca aiutare a ripulire, ma in fondo in fondo abbiamo la sensazione che quella festa poteva finire molto peggio, e dunque zitti tutti e controvoglia a ramazzare. E pensare che a quella festa manco ci siamo divertiti!

sabato 17 dicembre 2011

Io che vado a periodi

Io vado a periodi. Non tutti vanno a periodi, perché ci sono quelli che i periodi sembrano tutti uguali, ché un anno è uguale all'altro e il pensiero e le azioni sono sempre coerenti, e te lo dicono vantandosi che loro son sempre coerenti a ciò che son sempre stati, e se hanno fatto e detto una roba nell' '83 ecco che questa roba sembra quasi che siano destinati a farla e pensarla vita natural durante. Questo almeno è quello che sembra a me vedendoli e, in questo nuovo strano millennio, leggendoli su socialcosi e simili, ma poi magari mi sbaglio, proprio perché andando a periodi a volte mi sembra in un modo, a volte in un altro, e a volte evito financo di pormi il problema.
Io che vado a periodi ho imparato col tempo a fottermene della coerenza, ché le cose della vita ti portano a contraddirti e a dire e fare cose che magari in altri anni e altri luoghi mai avresti pensato di dire e fare, e non c'è nessun male in questo a meno di non volerlo vedere a forza prendendo la coerenza come valore assoluto, solo naturale svolgimento di una roba fatta più che altro di funzioni meccaniche e di impressioni che comunemente chiamiamo vita. In questo periodo devo dire di aver fatto il pieno di impressioni, ed essendo queste in larga parte negative (ché in giro si respira aria di crisi, e la crisi e la crisi da tutte le parti, e la crisi che fa aumentare i prezzi, e i governi che cascano, e i mercati che comandano, e i leghisti che rompono, e le buste con i proiettili, e le bombe che scoppiano a casacccio, e Berlusconi che non c'è più ma c'è ancora, e l'Inter che non vuole restituire lo scudetto del 2006, e la benzina alle stelle, e il mio contratto che chissà quando scadrà, e il traffico impazzito del venerdì sera, e lo smog che ti piglia in gola, e la televisione che dove metti metti restituisce solo angoscia, e la Merkel e Sarkosy, e tutti che si lamentano, e nazifascisti tolkeniani impazziti che sparano a minchia in chi ha un colore di pelle diverso dal suo, e zulù delle Vallette che danno fuoco a baracche di zingari per via di una bugia detta da una sedicenne, e il parcheggio che non si trova mai, e quello in auto che sfonda il clacson e i timpani non si sa bene perché, e i blogger che si indignano sui blog, e tutti che si indignano su facebook, e i sindacati che si indignano e scioperano, e i politici che si indignano chissà mai perché), essendo tutte impressioni negative si diceva, finisci per fare l'unica cosa furba possibile in questi casi: chiudersi a riccio, tenere fuori il mondo, lasciar passare solo l'indispensabile. Cosa questa che contraddice tutta una serie di teorie fatte di impegno a cui uno dovrebbe attenersi, perché siamo esseri sociali e tutti devono impegnarsi. Ma vado a periodi, e a volte mi va bene impegnarmi, altre proprio non ci ho cazzi e devo dire che me ne fotto abbastanza di tutto ciò che mi succede attorno. Per cui non ho una opinione su Monti, e sul tizio che ha sparato ai ragazzi senegalesi, e sui tizi che hanno bruciato baracche zingare in una serata stile ku klux klan, e su Minzolini epurato, e sulla lega di lotta, e su cortei in Val di Susa, e su tutta un'altra serie di faccende che son sulla bocca di tutti, ma non sulla mia. Questo è un periodo in cui bado solo a me stesso, tengo il mondo fuori, almeno per un po'. Perché i periodi vanno e vengono, il mondo di fuori tornerà a farsi vivo e mi farò una opinione su tutto, e sembrerà anche a me che è l'opinione di sempre, perché son coerente con me stesso e quello che dico e faccio è quello che ho sempre detto e fatto. Non è così, ma fa tanto piacere pensarlo.

The Strokes - You Only Live Once

lunedì 5 dicembre 2011

Aspiranti terroni

Dice il Bossi con un filo di voce che l'Italia è finita, e il futuro sta nella cartina disegnata dal Trota, una macroregione con l'Austria, la Svizzera, la Baviera e la Savoia, oltre alla fantomatica Padania ovviamente. Un genio. Tutta una vita a gridare contro i terroni e alla fine scegliere come obiettivo prossimo venturo diventarlo di qualche tedesco!

sabato 3 dicembre 2011

The only truth in the village

Lo sento parlare dalla mia scrivania, che è defilata, quasi nascosta, e mi va tanto bene così. La voce mi arriva sovrapposta a un pezzo dei Kasabian che esce dalla radio di fronte e che francamente sono stufo di sentire, e mi arrivano parole che in quell'ambiente stonano, cose sentite e dette anche da me, ma da altre parti, in altri contesti, con altra gente. Parla di scie chimiche questo tizio che ogni tanto si vede arrivare in ufficio, e di tutto un mondo che ha scoperto nelle giornate trascorse ad attendere una chiamata di lavoro. Roba che gira su internet, controinformazione, altre verità che la televisione non dice, cose che lui ha scoperto e che ora divulga a gente che a malapena si è accorta del cambio di governo e del gran casino finaziario in cui versa l'Europa tutta. Lo fa anche con me, e leggo chiaramente la delusione nei suoi occhi quando, citandomi a un certo punto Paolo Barnard, gli rispondo che sì, avevo letto tempo addietro il suo Il Più Grande Crimine, e non solo quello, aggiungendo che effettivamente penso dica parecchie cose che suonano giuste, ma qualcosa comunque mi stona nel suo discorso perché nonostante tutto non riesce a togliermi tutti i dubbi, anche se magari dipende dal solo fatto che la materia è troppo ostica e troppa presunzione e troppa arroganza da parte sua nell'esporre le cose certo non aiutano. La delusione in chi mi sta di fronte però, e qui la cosa buffa, non sta nel fatto che mi sono dimostrato scettico su qualcosa che lui propone come assoluta verità, quanto piuttosto nello scoprire di non essere il solo lì dentro ad essere in possesso di qualcosa che credeva esclusivo. Evito di farglielo notare, e mi tengo per me il fatto che la cosa mi ricorda tanto The Only Gay in the Village di Little Britain, che poi è un atteggiamento che ritrovo in tante, troppe persone (tralascio che se lo noto è perché è qualcosa che in qualche modo riconosco: i difetti degli altri, se li noti, sono i tuoi difetti, ma questo è un altro post).
E' una cosa che avverto sempre di più, non da oggi, ma aumenta il senso di distacco e la sensazione che l'entropia abbia raggiunto nella società livelli massimi. Ognuno ha la sua verità, che è solo la somma di altre verità dette da alcuni che le hanno sentite da altri che a loro volta le hanno prese da qualcuno, ma nessuno ammetterà mai provenienze che non vengano da sé. Ognuno ha la sua verità, simile ad altre ma con una sfumatura diversa, ma oltre a non renderne conto quel che è peggio è che pochi sono disposti a metterla da parte, a lasciar passare il dubbio, a dirsi in maniera franca che di tutto quanto, in fondo, parliamo senza sapere abbastanza. Beh, io voglio ammetterlo: non ne so nulla di quasi tutto, e so poco del resto. Quindi chi viene qui pensando di trovarci qualcosa che valga la pena di essere letto al di là del solo ingannare il tempo, in grado di dargli qualcosa che già di suo non ha, penso davvero abbia sbagliato posto. Qui troverà giusto l'ennesima sola verità nel villaggio.

Depeche Mode - Policy Of Truth