venerdì 25 dicembre 2009

Mistero di Natale

Come ogni anno all'avvicinarsi del Natale il Furbi scompare dalla circolazione, e a nulla sono valsi finora i tentativi del Bonetti e del sottoscritto di capire che fine può mai fare. Ogni anno, verso il diciannove o il venti di dicembre, il Furbi si assenta all'improvviso, senza avvisare nessuno, per ricomparire poi il ventisette a feste ormai concluse. In quella data puntualmente lo si ritrova al solito tavolo del solito bar, sacramentando a seconda della pagina di giornale letta, anche se a dire il vero ultimamente è un sacramento unico quello che accompagna la sua lettura del quotidiano. E' diventato nel locale, per i pigri che non vogliono faticare nel tenersi informati, una sorta di indicatore della situazione esterna, un rivelatore di magagne sonoro, un applausometro che invece degli applausi utilizza le imprecazioni come strumento di misura e più la magagna è grande più l'invettiva aumenta. Dati i tempi, la sua lettura del giornale è accompagnata da un borbottio continuo di parolacce con picchi di vere e proprie maledizioni che in genere riguardano la politica interna. Il segnale che quella specie di giornale radio interno al bar sta per concludersi è solitamente il lancio dei fogli tre posti più in là e l'ordinazione ad alta voce di un fernet, a mandar giù la merda dice, con un bestemmione finale a far da sigla tratto dal suo vasto repertorio, variabile a seconda dei giorni e dell'umore.

Cominciammo a notare la sua costante assenza natalizia piuttosto in ritardo, che era ormai qualche anno che mancava alle riunioni della vigilia e su quella assenza e sui suoi silenzi sulla questione continuano a circolare insistenti voci. La più comune lo vuole restio a partecipare a quella operazione buonista dello scambiarsi auguri a perdere che tanto lo imbarazza: dover sorridere di circostanza, stringere mani e pronunciare parole a suo avviso vuote è cosa diventata pesante da sopportare, questa la tesi, per cui il Furbi scompare per sottrarsi a quel martirio. Ma sembra piuttosto inverosimile che arrivi a nascondersi per una settimana solo per questo, semplicemente grugnirebbe un po' di più, ma non è certo da Furbi nascondersi.
Qualcuno aveva tirato fuori vecchie madri e vecchie sorelle a cui il Furbi reca visita una volta l'anno, ma sia io che il Bonetti sappiamo bene che non ha famiglie da visitare, anzi pare anche strano che uno come lui possa aver avuto una madre come tutti e non si è invece autogenerato e concepito.
Forse lontani cugini, dicono altri, ma anche qui non sembra verosimile, per quello che ne sappiamo la sua parentela si tiene molto alla larga dal nostro. C'è allora chi dice che il Furbi approfitti dell'occasione per recarsi in pellegrinaggio nell'ex Unione Sovietica a rendere omaggio ai padri del comunismo, ma è notoria la sua avversione al freddo intenso, e comunque l'Unione Sovietica per lui è ormai solo un poster nostalgico raffigurante contadini barbuti appeso nella sua stanza, tra quello di Lenin e quello di Marx, una serie di barbe multicolori che lo guardano dall'alto e che ultimamente lo inquietano anche un po'.
Niente Urss dunque, forse Cuba allora dicono altri, ma se fosse Cuba dove può trovare i soldi per l'aereo rimane un mistero ancora più grande, senza contare poi che di una cosa così ne avrebbe sicuramente parlato. Avrebbe certo raccontato dei suoi incontri con Fidel, e se non con il Lider Maximo almeno con Raul, e se non con il fratellino della rivoluzione almeno con un lontano cugino di Camilo Cienfuegos, insomma con qualcuno che avesse avuto anche solo un minimo collegamento con il Granma, ma lo avrebbe di sicuro raccontato!
No, niente Cuba o Russia o Cina, ogni natale il Furbi sparisce dalla circolazione ma rimane certamente in zona e scoprire dove è ormai diventata una questione di principio per il Bonetti e me, e quest'anno, complici vacanze forzate, ci siamo attrezzati per risolvere il mistero e svelarlo al mondo (del bar).

La mattina del venti dicembre dunque ci siamo ritrovati sotto casa del Furbi di buon ora. Già verso le sette siamo al coperto di un androne posto di fronte alla sua abitazione, in attesa che il nostro esca di casa, pronti a seguirlo in ogni sua mossa. Complice la cattiva situazione metereologica, che dà neve e freddo per tutta la giornata, il Bonetti si è attrezzato per l'evenienza e si è presentato con scarponi anfibi neri, cappottone grigio con martingala lungo fino alle caviglie, guanti e sciarpone di lana grezza color topo e colbacco di pile con falcetto e martelletto al centro: praticamente un ufficiale dell'Armata Rossa alla parata del 1980!
Io, per la cronaca, sono vestito normale.
Il Furbi esce verso le nove, ma dato che in quelle condizioni è impossibile seguire qualcuno senza essere notati decido unilateralmente di rimandare all'indomani, utilizzando magari un'auto e pregando il Bonetti di vestirsi in maniera più adeguata ai tempi, cosa che per fortuna questa volta fà. L'indomani quindi siamo nuovamente puntuali sotto la casa dell'osservato, senza tenute nostalgiche e comodamente seduti nell'auto imprestataci dalla sorella del Bonetti per l'occasione.
Il Furbi esce al solito verso le nove, sale sulla sua Fiat Punto color granata e imbocca i primi viali. Noi a debita distanza lo seguiamo e lo vediamo dirigersi verso ovest, fuori città. Ci stupiamo alquanto nel vederlo imboccare l'ingresso del parcheggio del più grande centro commerciale della zona: che noi sapessimo mai il Furbi aveva messo piede in quel "luogo di perdizione edoconsumistica offusca menti", parole sue. Lo stupore aumenta quando lo vediamo varcare a piedi l'ingresso del centro e infilarsi tra la folla che già a quell'ora passeggia con sguardo tra l'affrettato e il perso nei corridoi. Lo perdiamo di vista quasi subito, complice la scarsa dimestichezza con il luogo, visto che anche il Bonetti ed io solitamente prediligiamo posti più tranquilli e meno affollati per i nostri acquisti, e complice anche il senso di claustrofobia che ci prende ad entrambi dopo pochi minuti che sembrano eterni, trascorsi in mezzo al bailamme di gente con pacchi dappertutto, e luci dappertutto e merci dappertutto, e babbi natale distribuenti doni a bambini vocianti e piangenti, e come ulteriore tortura dappertutto sentire quelle canzoncine rincoglionenti cantate con voci calde da crooner rincoglioniti per utenti da rincoglionire. Troppo, anche per noi.
A questo punto, perse le speranze di ritrovare il Furbi, dopo aver vagato per un po' decidiamo di soprassedere e di riprovare il giorno dopo.

Il terzo giorno ripetiamo l'inseguimento e capito che la destinazione è la stessa lo precediamo, in maniera da tenerlo costantemente sott'occhio. Quando il Furbi varca l'ingresso del centro noi siamo già là ad attenderlo, e si affaccia in noi l'idea che alla fine giocare alla Cia è pure divertente. Con lo spirito di chi finora ha nascosto transfughi nel bagagliaio e ha attraversato Checkpoint Charlie almeno tre volte al giorno seguiamo la figura magra del Furbi fino all'ingresso destinato al personale, dopodichè nuovamente lo perdiamo, perchè da dentro continuano ad uscire addetti alle pulizie e camerieri e commessi e pure quel panzone di Babbo Natale, ma del Furbi nessuna traccia. Per maggior sicurezza ci infiliamo nella stanza a controllare, ma anche qui niente e nessuno. Insomma, un mistero.
Io e il Bonetti cerchiamo di non darci per vinti, in fin dei conti fino lì il nostro è sicuramente arrivato e sarà da qualche parte di certo, il problema è capire dove e il guaio è che non ne abbiamo la minima idea.
Vaghiamo dunque per il centro commerciale in cerca del Furbi ma dopo qualche ora ci sediamo sconsolati in un bar a fare il punto della situazione. Di fronte a noi le solite torme di persone in cerca di acquisti e poco più in là uno spiazzo dove un Babbo Natale distribuisce doni a bambini turbolenti. Il vociare della marmaglia è assordante, quasi quanto quello degli adulti e questo Babbo Natale là in mezzo appare piuttosto in difficoltà.
Ne parliamo io e il Bonetti e concordiamo sul fatto che fare Babbo Natale è certamente il più ingrato mestiere che ci possa essere, tutto il giorno in mezzo ai marmocchi a far finta di essere allegri, magari sforzandosi di fare il vocione da Babbo Natale e mantenere l'aria bonaria di chi vuol bene a tutto il mondo, bambini compresi, che è la parte più dura.
Osservandolo meglio però, il Babbo Natale che siede a pochi metri da noi non appare proprio bonario, anzi sembra piuttosto burbero, più un Nonno Natale che un babbo. Rifila pacchetti senza badare se chi gli sta davanti è un maschietto o una femminuccia, non è raro che una bambolina finisca nelle mani di un bambino o una macchinina in quelle di una bambina, e spesso i genitori tornano indietro a cambiare il regalo. In questo caso il Babbo Natale borbotta qualcosa e cambia la merce, ma è evidente che è contrariato.
Insomma, non proprio modi da Babbo Natale, la voce poi, non è per niente quella che ci si aspetta da quella figura, troppo sgraziata e poco amichevole, seppure le parole sembrano quelle giuste. La maniera poi impacciata con cui si presta alle foto di rito tenendo i bambini sulle ginocchia, e il modo come poi li allontana danno l'idea di uno che coi bambini poco ha a che fare, e non fosse per la stazza fisica sembrerebbe quasi che sotto quei vestiti ci sia uno che i bambini li mangerebbe a colazione, non avesse timore che gli restino sullo stomaco come un cibo cattivo.
"Cavoli" dice il Bonetti, "da come li tratta sembra il Furbi con la barba e cinquanta chili in più!".
Io guardo il Bonetti e poi quel Babbo Natale, e per un momento mi sembra quasi di scorgere sotto la barba bianca il sorrisetto tipico del nostro amico mentre dà una pacca sul sedere a un bambino per rimandarlo dalla mamma, ma è questione solo di un attimo.
"Seeh, il Furbi! Come ti vengono certe idee a te!" dico. "Dai va, andiamocene a casa, che tanto quello non lo ritroviamo più. E anche quest'anno non scopriamo nulla!".
Mentre ci alziamo e prendiamo l'uscita il Bonetti pensa a voce alta: "Ma chissà che fine farà mai il Furbi tutti gli anni sotto Natale! Bel mistero".

domenica 20 dicembre 2009

John Frusciante è (di nuovo) uscito dal gruppo

Red Hot Chili Peppers nuovamente orfani del chitarrista John Frusciante che ha deciso di ritentare la carriera solista (qui).
Si autorizza Enrico Brizzi a scrivere, se proprio vuole, una nuova storia che prenda spunto dalla vicenda. Si autorizza altresì, se proprio non se ne può fare a meno, a girare un nuovo film tratto dall'ipotetico nuovo racconto, con la speranza che non venga scelto nuovamente Stefano Accorsi nel ruolo del protagonista: non vorremmo che i francesi ne sentissero la mancanza.

Red Hot Chili Peppers - Give It Away

mercoledì 16 dicembre 2009

Qoèlet 1.9

In questi due giorni non ho scritto nulla, ero troppo impegnato a ridere, oltre che per questa, sulla frase del Mahatma Bandana "L'amore vince sull'invidia e sull'odio", che visti i parametri con la quale ultimamente conferiscono i Nobel per la Pace sono certo avrà enormemente impressionato la commissione del premio.
A proposito di amore per come lo intendono i politici, mi è tornata alla mente una esibizione di quei geniacci di Elio e le Storie Tese a un concerto del Primo Maggio nell'ormai lontano 1991, esibizione trasmessa da mamma Rai e tagliata di brutto a metà da un imbarazzatissimo Vincenzo Mollica. Basta cambiare i nomi dei politici ed attualizzarli e ci si accorge che di come non ci sia mai niente di nuovo sotto il sole.
Qoèlet 1.9 appunto (qui).

Elio e Le Storie Tese - Ti amo (Concerto del 1° Maggio 1991)

lunedì 14 dicembre 2009

Resistenze


Da Repubblica:
"Berlusconi aggredito. Arrestato un uomo con problemi mentali."
.
Quando le corde si spezzano i primi a cedere sono i fili più deboli.

sabato 12 dicembre 2009

Signor censore

Lo scontro fra Berlusconi e tutto quanto gli è avverso, ve ne sarete accorti, si è inasprito oltre misura e ormai pure le mezze tacche in ambiente Pdl si sono mobilitati a difesa del loro caudillo, pensando di ricevere la gratitudine del capo immagino, o forse solo perchè leccaculi si nasce e ogni tot bisogna dimostrarlo, magari attaccando l'arte che, si sà, ha il brutto vizio di ritenersi libera di esprimersi.
Succede qua a Torino che ogni anno a novembre in contemporanea con l'evento Artissima, destinata ai "grandi", si svolga l'evento Paratissima, aperto praticamente a chiunque ne faccia richiesta e voglia presentare le proprie opere. Paratissima si svolge in vari punti della città e tra le location c'era anche, messa a disposizione dall' azienda trasporti torinese Gtt, la fermata della metro alla stazione di Porta Nuova, dove l'artista Paolo Jins Gillone ha proposto un murale fatto di concetti, 160 parole collegate tra loro per associazioni d'idee, prese da quello che ogni giorno i media trasmettono. L'opera è poi rimasta come decorazione della fermata, come capita in tantissime città. Niente di grave penserete, non fosse che il bravo Jins ha inserito anche il concetto "Berluska" e da qui l'alzata del consigliere comunale pidiellino, con un ritardo di un mese dalla presentazione dell'opera (quando si dice la prontezza di riflessi!) e conseguente rimozione della stessa.
Al fondo dell'articolo apparso sulla Stampa un immigrato romeno dice la sua:
«Perché cancellarlo? - domanda Dumitru Salapa, romeno di 45 anni - È democrazia. Da noi era comunismo che diceva: “Zitto tu, questo non lo puoi scrivere”. La democrazia è poter esprimere tutto».
Non sempre Dumitru, non sempre.

giovedì 10 dicembre 2009

The peacemaker


Premio Nobel per la Pace all'Imperattore Barack.

Qui il discorso integrale. Nella foto la sintesi.

sabato 5 dicembre 2009

Franco Battiato - Bandiera bianca

Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare
rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare
siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro.
Per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare
quei programmi demenziali con tribune elettorali
e avete voglia di mettervi profumi e deodoranti
siete come sabbie mobili tirate giù uh uh uh.
C'è chi si mette degli occhiali da sole
per avere più carisma e sintomatico mistero
uh com'è difficile restare padre quando i figli crescono e le mamme imbiancano.
Quante squallide figure che attraversano il paese
com'è misera la vita negli abusi di potere.

Sul ponte sventola bandiera bianca
sul ponte sventola bandiera bianca
sul ponte sventola bandiera bianca
sul ponte sventola bandiera bianca.

A Beethoven e Sinatra preferisco l' insalata
a Vivaldi l' uva passa che mi dà più calorie
uh! com'è difficile restare calmi e indifferenti
mentre tutti intorno fanno rumore
in quest'epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell'orrore.
Ho sentito degli spari in una via del centro
quante stupide galline che si azzuffano per niente
minima immoralia
minima immoralia
e sommersi soprattutto da immondizie musicali.

Sul ponte sventola bandiera bianca
sul ponte sventola bandiera bianca
sul ponte sventola bandiera bianca
sul ponte sventola bandiera bianca

minima immoralia...
The end
my only friend this is the end
sul ponte sventola bandiera bianca

mercoledì 2 dicembre 2009

Ipotesi

Per come siamo messi è una ipotesi allettante, quella di vederlo liberare l'italietta dalla sua ingombrante presenza per andare a godersi il sole di un paese tropicale, e lo sarebbe ancor di più se ci si fermasse e si portasse dietro tutta la sua corte di lacchè, perquanto questi ultimi rimanendo non farebbero molta fatica a trovare altre scarpe da lucidare. E' un'ipotesi allettante, ma non la firmerei. Il sole dovrebbe continuare a vederlo sì, ma a scacchi.

Litfiba - Paname (Marsiglia 1988)

domenica 29 novembre 2009

Loving the alien?

Nella foto: Selezioni per il GF10 a Torino.

Quasi a conferma delle teorie rettiliane di David Icke arrivano in questi giorni le dichiarazioni di alcuni scienziati bulgari che affermano che "Gli alieni sono intorno a noi e ci osservano", ma a differenza degli uomini rettile questi pare abbiano buone intenzioni. Sembrerebbe che questi visitatori tentino di comunicare attraverso un linguaggio che noi, ti pareva, non siamo ancora in grado di comprendere e per indirizzare le loro critiche al genere umano e il nostro approccio sbagliato verso la natura lo facciano attraverso i cerchi nel grano, che è un po' come se per dirci quanto sia sbagliata la boxe ci dessero un paio di cazzotti, ma essendo troppo evoluti rispetto a noi non avrebbero proprio altro modo (eh sì, sono troppo avanti)!
Insomma ci sono difficoltà di comunicazione tra noi e loro e il dubbio che potessero essere tra noi a me era venuto da un bel po', solo sbagliavo soggetti e credevo fossero molti, molti di più in numero. Tanti quanti seguono il Grande Fratello almeno.

Babylon zoo - Spaceman

sabato 28 novembre 2009

Stato di divieto

Io sono un fumatore. Non lo dico con orgoglio, lo dico solo perchè così è. Fumo sigarette esattamente da ventitre anni tre mesi e qualche giorno, da quel giorno d'estate in cui partii per le vacanze da solo e prima di salire sul treno diretto al sud comprai un pacchetto di Marlboro da venti e quando scesi alla stazione di Foggia dove avevo una coincidenza credo ne comprai un altro. Da allora ho cambiato marche ma non ho più smesso. Nemmeno un giorno.
Se me lo chiedete non so esattamente perchè fumo, o perchè non smetto. Forse per un distorto senso di libertà che la cicca ti da, forse non mi voglio abbastanza bene, o forse semplicemente perchè sono della Vergine, che non c'entra ma c'entra, perchè noialtri nati sotto quel segno siamo in genere abitudinari, costanti e metodici, per cui se uno della Vergine comincia a fare una cosa in linea di massima vorrebbe continuare a farla vita natural durante. Detto fra noi mi è andata ancora bene che il mio approccio con le droghe sia stato deludente, altrimenti sarei stato un signor tossico e anzi, considerata la merda che girava vent'anni fa, immagino avrei fatto la fine di tanti miei coetanei. Comunque qualche vizio, i pochi che ho, me li porto dietro da anni e questo è.
Quando ho cominciato a fumare il divieto credo ci fosse solo nei cinema e nei teatri, ma era in vigore solo da un paio d'anni, e non si fumava negli ospedali, mi pare, per quanto anche lì ogni via di fuga era buona, per il resto si fumava dappertutto. In questi anni tabagisti ho visto allargare il divieto di fumo in maniera direttamente proporzionale al costo delle sigarette: più vietano di fumare, più costano le sigarette. Evidentemente devono recuperare i soldi persi mi dico, ma sopporto, perchè in fondo andare al ristorante senza sentire odore di fumo è una cosa giusta, seppure mi stai togliendo il piacere di fumarmi una cicca in tranquillità dopo aver mangiato, devo uscire al freddo e al gelo per farmi una paglia, ma vabbeh, sopporto.
Nei bar e nei pub sopporto meno, perchè lì davvero mi levi tutto il piacere dell'accoppiata bevuta/fumata e il fascino dato da un locale fumoso, ma pare che il fumo disturbi chi non fuma (che mi chiedo allora che cacchio vada a fare in un pub!) e poi torni a casa con i vestiti che puzzano e dunque anche qui, mavabbehsopporto. Nelle discoteche poi vale lo stesso discorso dei pub e se una volta tornavi con i vestiti che puzzavano di tabacco oggi torni con una puzza d'umanità che l'odore di sigaretta se non altro copriva: solito ma vabbeh sopporto, anche perchè in disco non ci metto più piede da anni per cui mi costa veramente poco.
Questo per i locali pubblici e vale logicamente pure per i luoghi di lavoro, e dice puoi sempre fumare a casa, ma in casa mia non è diverso dagli altri posti, in quanto c'è il tacito accordo che non si fuma dentro, quindi mi tocca emigrare sul balcone per farmi una tirata ogni tot. Ma va bene anche qui, sopportiamo, è una rottura di coglioni dover fumare in fretta e furia e pure in piedi ma sopportiamo, è diventata sempre più dura per noialtri fumatori, ma si sopporta.
Ti rendi conto a conti fatti, per quel che riguarda me, che l'unico luogo chiuso al mondo dove nessuno si lamenta perchè fumo è la mia auto, che uso solo io per cui vorrei vedere, e difatti in auto la cicca proprio me la godo, e quando guido mi piace anche perchè sto fumando e guidare fumando con magari pure lo stereo acceso è una figata assoluta, uno degli ultimi piaceri rimasti. In quella auto diventata ultimo baluardo e ultimo rifugio sei veramente a casa tua, comandi tu e ovviamente fumi quanto cazzo ti pare!
Ora, non ti arriva una testa di cazzo, che evidentemente non fuma ma a cui piacciono i fuochi, a proporre il divieto di fumare pure nelle auto? Ah che bello l'Occidente, terra di giustizia e libertà. Soprattutto libertà!

Antonio Albanese - Alex Drastico

mercoledì 25 novembre 2009

Incubo

Stanotte ho avuto un incubo.
Ho sognato che ero diventato interista.

lunedì 23 novembre 2009

Similitudine

Dapprima a settembre, al primissimo cambio di stagione, mi sono beccato il solito mal di denti, facendo quindi una conseguente cura antibiotica che mi ha steso particolarmente, anche perchè da stupido non l'ho sostenuta in maniera adeguata con fermenti lattici e vitamine (ché io mica mi rendo conto che gli anni passano). Insomma, difese immunitarie al minimo storico e immediati conseguenti primi acciacchi di stagione.
Nel mezzo, a ottobre, mi sono beccato a detta del mio medico "una delle tante influenze che girano", che non ne basta una ovviamente, no, per accontentare tutti ce n'è un'ampia gamma in circolazione (un po' come le offerte della Tim) e io me ne becco una subdola come un ministro della Repubblica, che non dà febbre ma che ti sega per una settimana minimo. Niente medicine, solo vitamine, pare passata, ma ci ho messo un bel po' a recuperare. Tutto questo nel bel mezzo della campagna terroristica della H1N1, con i dubbi che li butti fuori dalla porta e ti rientrano dalla finestra sotto forma di servizi giornalistici in tele e sui giornali. Uno spasso!
Infine, è storia di questi giorni, al primissimo vero freddo mi becco uno dei primissimi raffreddori, che per una volta mi dico "toh, una roba normale: raffreddore, conosco!", e per non sentirmi solo lo attacco a chi mi sopporta in casa. In questi ultimi giorni più che a parole ci siamo parlati a starnuti, ingaggiando per la noia una gara a chi lascia in giro più moccichini (sta vincendo lei).
Niente di preoccupante, ma complice la brutta stagione in giro qua in città c'è più gente ammalata che sana, e l'aria, che era già irrespirabile di suo causa inquinamento, è diventata ancora più pesante. E la sensazione per me uscendo di casa è sempre più simile a quella che deve provare un canarino in una miniera.

The Police - Canary in a Coalmine

mercoledì 18 novembre 2009

Pagheremo caro, pagheremo tutto

Un ulteriore passo indietro, parlando di diritti umani più che civili, si sta compiendo in questi giorni dalle solite parti romane, dove votano leggi ai più incomprensibili, se non passando per le solite logiche di profitto come da politica neoliberista e dalla necessità di far cassa senza dover immettere nuove tasse, come da venti anni a questa parte. Si apre ai privati quindi un altro pezzo di bene comune e l'acqua è solo l'ultimo dei beni statali liberalizzati dopo le massicce privatizzazioni avvenute dai primi anni '90 fino ad oggi. Su questo tema, la privatizzazione dell'acqua la cui notizia al Tg2 delle 20.30 è stata liquidata in cinque secondi cinque, la mia bella firmetta per dire no l'ho già messa qualche settimana fa presso un ente promotore della protesta (forse il FIMA, ma non ne sono certo) che faceva opera di informazione.
Ho firmato col disincanto di chi sa che forse è inutile, anche se la speranza è l'ultima a morire, e con la rassegnazione di chi ha già visto questo film in questi anni, con protagonisti le telecomunicazioni, le autostrade, l'energia elettrica, il gas e molto altro, e si è sorbito il finale fatto di rincari sulle tariffe e peggioramento dei servizi in quasi tutti i casi. Ad ogni modo però, più che chiedermi perchè questo Stato sta cedendo quasi tutte le sue ricchezze, non essendo un economista, la domanda è perchè stiamo lasciando fare scempio di questo Paese a coloro che invece dovrebbero servirlo.
La risposta ovviamente non la conosco, conosco però quelli che potrebbero darla, cioè noi stessi, e per noi stessi intendo quella generazione che per età e compiti avrebbe dovuto avere cura di quanto costruito da chi li aveva preceduti. Quella generazione di cui faccio parte, che negli anni '80 aveva vent'anni e ha sprecato l'energia della giovinezza correndo dietro a miti d'importazione e ai fatti propri, barattando valori in cambio di automobili e stronzate, che è riuscita a dare fiducia incondizionata a fenomeni da baraccone politico e che ancora oggi, mentre naviga tra i trenta e i cinquant'anni, nasconde la testa sotto la sabbia per non vedere lo sfacelo in cui si è immerso.
Io, che di quegli anni conservo il ricordo rancoroso di notti trascorse in fabbrica ad alienarmi, producendo pezzi di quelle macchine che mi avrebbero poi rivenduto, alla rivoluzione confesso di aver smesso di credere da un bel pezzo, forse proprio una di quelle notti, ma ho conservato per lungo tempo la speranza che forse magari chissà un giorno. E invece mi ritrovo a pensare che siamo irrimediabilmente fottuti, e l'unica speranza che vedo è nei figli che questa generazione sta crescendo, perchè se è vero che è natura del figlio rivoltarsi verso il padre, con noi avranno tutte le ragioni del mondo per farlo, e faranno bene a farcela pagare cara, a farcela pagare tutta.

Terence Trent D'Arby - Children Of The Revolution (T-Rex cover)

sabato 14 novembre 2009

Impressioni di novembre

Novembre mi riporta sempre indietro nel tempo, ho delle associazioni fisse ormai. Novembre è un me stesso giovanissimo, quattordicenne, che legge divorando castagne rannicchiato in poltrona un fumetto di Toppi senza sapere che è disegnato da quel grandissimo che è ancora Sergio Toppi. Fuori c'è nebbia, quella nebbia che ormai non si vede più neanche da quelle parti e che rimpiango, a volte.
Strana cosa la memoria. Per dire, Alive dei Pearl Jam per me è San Sebastian-Donostia, non novembre ma agosto, estate 1993, io e il Cosma (ciao bello) nella più improbabile coppia ad andare in vacanza assieme. E' il Monnezz Tour II, riedizione dopo quattro anni dei venti giorni in giro per l'Europa in treno, Germania Francia Spagna d'un fiato, ritorno con quindicimila lire in tasca in due. Dal secondo viaggio, dritti in Spagna questa volta in macchina, il ricordo per me indelebile dell'ascolto di tre ragazzi sui trenta annni, basso chitarra e batteria, in una piazza del centro che suonano solo pezzi strumentali, la voce la fa il pubblico. Alive è cantata in coro da decine di accenti di differenti nazioni, dopo tocca a Killing in the Name, Rage Against the Machine, e questi tre a torso nudo e capelli lunghi la suonano paro paro e delle parole proprio non c'è bisogno, che nella mente di tutti c'è la voce di Zack De La Rocha e tanto basta. Ed è buffo ricordare questi tre giovani, le cui fattezze ho scolpito in testa, di cui non so nulla e mai ne saprò, e pensare che loro manco lo immaginano di vivere in costante giovinezza nella mia mente.

Pearl Jam - Alive

mercoledì 11 novembre 2009

Terapie

Giorni di scrittura, non su queste pagine, dando libero sfogo alla fantasia per combattere il vuoto delle troppe ore libere dal lavoro, inseguendo forse niente. Vedremo, se se ne ricaverà qualcosa. Intanto mi tiene lontano dal chiacchiericcio deprimente dei telegiornali e degli anni zero. Devo dire che star lontani non è poi così male. Il mio sistema gastrointestinale certamente ne guadagna.

domenica 8 novembre 2009

Berlino 1991

A Berlino ci sono stato (no, non con Bonetti) un paio d'anni dopo che la breccia si era aperta, ed era davvero un po' triste e molto grande. Arrivammo in treno e scendemmo all'est, un po' per errore e un po' per scelta, in una mattinata grigia di pioggia e di fumo. Ci colpì l'atmosfera tetra della Hauptbahnhof (quella vecchia, quella di oggi è un'altra) con le volte in metallo pesante non verniciato, la mancanza di luce sufficiente, l'addetta alle informazioni che non conosceva altre lingue oltre al tedesco e al russo, l'odore pungente di pessima benzina che ci investì non appena uscimmo, i giovani punk appena fuori lo Zoo.
Prendemmo stanza in un enorme complesso poco fuori la città, a sud, probabilmente una ex caserma riconvertita in albergo: tante stanze arredate alla meglio, corridoi semivuoti e bagno in comune. Costava poco.
Si notava ancora in Berlino la differenza tra ciò che era stato e ciò che avrebbe potuto essere, erano ancora due mondi differenti a contatto per quanto già le cose stavano velocemente cambiando. La penombra, di luce e di sentimento, della parte est ancora resisteva nei quartieri popolari, coi lampioni che mal illuminavano le vecchie Trabant e Skoda parcheggiate sui ciottoli delle vie fuori casa.
Mangiammo una sera salsiccie patate e birra in una taverna color legno nel sobborgo che ci ospitava, dove ci servirono pane nero preso direttamente dal congelatore. Colpa nostra che lo richiedemmo, da loro non usava. Ai tavoli pochi vecchi dall'aria di chi ne aveva viste tante, e noi, giovani italiani che ancora non avevano visto niente.
Ci devo tornare a Berlino, prima o poi.

Garbo - A Berlino... Va Bene

mercoledì 4 novembre 2009

Il politico e la neve

Ci si chiede a volte cosa differenzia un politico da una persona normale. Che cosa hanno in più che li distingue dalla gente comune, da quelli che al mattino si alzano per andare nelle fabbriche e negli uffici, che tirano su le saracinesche delle loro attività o che si mettono alla guida di un furgone, sì insomma quelli che politici non sono, anche se a volte gli viene il dubbio che potrebbero tranquillamente esserlo, ma poi, tac!, il politico tira fuori una soluzione a cui i comuni mortali non arrivano e allora è lì che sorge la domanda. Cos'ha in più un politico per pensare a soluzioni a cui un'altra persona, normale appunto, non arriverebbe neanche se di mestiere facesse lo sceneggiatore di fumetti, o meglio ci arriverebbe ma la userebbe nel suo lavoro, non certo nella vita reale. Uno direbbe niente, e invece a volte arriva uno che ti stupisce e ti fa chiedere ma come fa? Caspita! Come non averci pensato prima! Proprio vero che politici si nasce!
Ad esempio il problema della neve, che uno non ci pensa ma d'inverno qua a Torino nevica pure, e quando nevica il traffico si blocca e crea disagio all' automobilista, perchè uno quando nevica non è che può guidare come quando non nevica e quindi telefonare, messaggiare, fumare, mandare a cagare il vicino, passare col rosso, invadere la corsia preferenziale degli autobus, scaccolarsi il naso, tutto contemporaneamente, quando nevica deve fare più attenzione e magari partire in anticipo, oppure non partire affatto e starsene a casa, e questo è un danno perchè non si lavora e le produzioni si bloccano e, cacchio, son soldoni che vanno in fumo!
E poi, se dopo la neve viene una gelata, succede anche che il disagio è esteso anche al pedone, che quando il selciato è gelato non è che può camminare come quando è asciutto e quindi telefonare, messaggiare, fumare, non cagare il vicino, passare col rosso, attraversare fuori dalle strisce, scaccolarsi il naso, tutto contemporaneamente, quando è gelato deve fare attenzione a dove mette i piedi sennò casca a culo per terra e magari finisce all'ospedale e, cacchio, anche qui son soldoni che vanno in fumo!
Che poi, diciamolo, 'sta neve in città, ma a che cacchio serve? Vista una viste tutte, le foto della Mole sotto la neve le hai fatte l'altro anno e se vuoi la neve puoi sempre andare al Sestriere che lì sì che c'è n'è bisogno! Son solo soldi buttati a spalarla via, a pensarci bene, per cui il bravo politico, che è anni che fa politica, praticamente è nato con la politica e oggi è nientemeno che Vice Coordinatore Regionale Vicario Pdl Piemonte e pensa a un sacco di soluzioni tra cui sgomberare i centri sociali ("Il nostro buon senso è la tolleranza zero"), calcolatrice alla mano ci pensa sù e ti tira fuori la soluzione: bombardiamo le nubi con ioduro d'argento, azoto liquido e polvere di cemento, e invece della neve pioggia a volontà!
Voilà, trovata la soluzione, e pensare che era così semplice. Che poi si può pure perfezionare e quindi, visto che i fine settimana con la pioggia sono una tristezza, bombardiamo le nubi il venerdì sera all'ora dell'aperitivo e sole a volontà per tutto il week end!, che son cose che si posson fare, se anche i contadini della provincia di Cuneo da anni bombardano le nubi per allontanare i temporali vuol dire che si possono decisamente fare, con buona pace di chi pensa che le scie chimiche siano stronzate. E poi d'estate, tutto quel caldo: due bombette in aria e vai con la pioggia! Fico, no?
Non c'è nulla da fare, i politici hanno una marcia in più! Perchè voi, ammettetelo, voi ci avreste mai pensato?

Fortezza Europa

A volte qualcosa, o qualcuno, mi sveglia dal torpore e mi ricorda, di nuovo, che molto passa sopra le nostre teste senza che ne abbiamo sentore. Modifiche a milioni di vite, decise da burocrati zelanti e uomini di Stato incoscienti, il tutto senza troppo clamore, come un gas letale. Casca l'ultimo vincolo e tutto è pronto, qualcuno sarà forse ricompensato per i suoi tradimenti.
Si posa la prima pietra, reale, per la nuova fortezza.

http://www.youtube.com/watch?v=KltbGTEx8X0&feature=related

Asian Dub Foundation - Fortress Europe

Keep bangin' on the wall
Keep bangin' on the wall
OF FORTRESS EUROPE!
2022 -A new European order
Robot guards patrolling the border
Cybernetic dogs are getting closer and closer
Armoured cars and immigration officers
A burning village in Kosovo
You bombed it out now you're telling us go home
Machine guns strut on the cliffs of Dover
Heads down people look out! we're going over
Burnin up! can we survive re-entry
Past the mines and the cybernetic sentries
Safe european homes built on wars
You don't like the effect don't produce the cause
The chip is in your head not on my shoulder
Total control just around the corner
Open up the floodgates Time's nearly up
Keep banging on the wall of Fortress Europe
Keep banging
Keep banging on the wall of Fortress Europe
We got a right , know the situation
We're the children of globalisation
No borders only true connection
Light the fuse of the insurrection
This generation has no nation
Grass roots pressure the only solution
We're sitting tight
Cos assylum is a right
Put an end to this confusion
Dis is a 21st century Exodus
Dis is a 21st century Exodus
Burnin' up can we survive re-entry
Past the landmines and cybernetic sentries
Plane, train, car , ferry boat or bus
The future is bleeding coming back at us
The chip is in your head not on my shoulder
Total control around the corner
Open up the floodgates Time's nearly up
Keep banging on the wall of Fortress Europe
Keep banging
Keep banging on the wall of Fortress Europe
Dis is a 21st century Exodus
Dis is a 21st century Exodus
They got a right - listen not to de scaremonger
Who doesn't run when they're feel the hunger
From where to what to when to here to there
People caught up in red tape nightmare
Break out of the detention centres
Cut the wires and tear up the vouchers
People get ready it's time to wake up
Tear down the walls of Fortress Europe

lunedì 2 novembre 2009

New disposition

Ho detto basta, oggi, in poche parole. Fuori, mentre davo le mie ragioni del distacco, necessario ormai, pioveva come se la terra non avesse mai visto acqua. Poi il sapore liberatorio di parole di dimissioni è stato accompagnato dal ritorno, letterale, del sole a illuminare. E mentre mi lasciavo alle spalle due anni di lavoro, accompagnati da dubbi e da incertezze, per entrare in una nuova fase con nuovi dubbi e nuove incertezze, l'atmosfera era ideale, e nell'intimo trovava spazio una nuova disposizione.

The Temper Trap - Sweet Disposition

Non è un paese per vecchi

Andare a Lucca Comics una volta era tanto semplice. Si partiva dalla provincia di Cuneo in genere al mattino presto per poter essere nella cittadina toscana prima di pranzo, si parcheggiava molto comodamente nei pressi del palazzetto dello sport sede della convention, si faceva un primo giretto di ispezione, si pranzava, si trascorreva qualche altra ora fra gli stand tutti posizionati in una unica sede, si decideva che se ne aveva abbastanza quando la ressa diventava maggiore, verso le sedici più o meno, quindi si salutava Lucca e si facevano poi altre tre ore e mezzo di auto per essere di ritorno a casa in tempo per la cena. In queste dodici/tredici ore si parlava SOLO di fumetto: alla fine ne avevi fatto talmente il pieno che non ne aprivi uno da leggere per una settimana, ma ne valeva la pena.
L'ultima volta che mi ci sono recato è stato diversi anni fa, la solita macchinata di amici, tra cui questo qui, accomunati chi per passione chi per lavoro dall'interesse per le nuvole parlanti. Poi, complice l'età che avanza e la pigrizia che aumenta, il fatto che in genere quando c'è Lucca Comics è ormai novembre per cui il tempo spesso fa schifo, una certa disaffezione da parte mia per questioni personali, il fatto che "ormai Lucca è un carnaio" e che difficilmente compri qualcosa a prezzi umani (parlo di vecchi fumetti, ovviamente), la gita in Toscana è stata sostituita dalla visita alle edizioni di Milano e, molto più comodamente, Torino: magari non sono il massimo, ma proprio per questo riesci ancora a vedere qualcosa senza doverti far largo tra la ressa con un machete.
Ieri sono tornato a Lucca, per via che il novantasettenne nonno della mia bella vive da quelle parti e quindi abbiamo unito le due cose, fermandoci per una notte. Beh, andare a Lucca Comics oggi non è più tanto semplice.
Gli organizzatori hanno da qualche edizione spostato la manifestazione da fuori le mura a dentro, disclocando i vari padiglioni in giro per la città. Parcheggiare non è più tanto comodo, adesso. Per poter fare i biglietti, e farci dare l'indispensabile braccialetto che ti permette l'ingresso agli stand, abbiamo perso almeno tre quarti d'ora tra il chiedere informazioni alla hostess che ovviamente ce ne dà una sbagliata, il richiedere informazioni questa volta giuste, e trovare la biglietteria, il tutto muovendosi nel centro di una Lucca letteralmente invasa da ggiovani vestiti un po' manga, un po' halloween e un po' semplicemente pirla. Bello, a prima vista. Alla seconda vista, che per me arriva dopo circa dieci minuti, avrei voluto trasformarmi in una versione moderna e aggiornata del Joker e combinare qualche simpatico scherzetto a tutta quella bella maraglia, magari a base di napalm e bombe a grappolo!
Insomma dopo un' ora e un quarto dal nostro ingresso in Lucca non ho ancora visto un cacchio di fumetto, e la cosa comincia a darmi sui nervi. Finalmente, dopo un'ora e mezzo, riesco a vedere il primo giornalino, ma è talmente tanta la ressa che si capisce subito quanto sia ardua l'impresa che mi ha spinto verso quel manicomio, cioè cercare una cosa sola (chè mi devo imporre obiettivi mirati sennò mi spendo lo stipendio in posti del genere), l'unico volume di Hellblazer che mi manca, e in mancanza comprare qualche nuova interessante uscita. Più facile a dirsi che a farsi, visto che avvicinarsi ai banchi e cercare con calma è cosa pressocchè impossibile da fare con soddisfazione, almeno per i vecchietti come me. Alla fine è stato solo un gran girare tra banchi presi d'assalto dalla nuova gioventù fumettara, comprare due nuove uscite (sempre di Hellblazer, che però potevo comprare pure alla fumetteria all'angolo), sfogliare qualche volume interessante, vedere quà e là disegnatori famosi al lavoro, ma soprattutto esaurire la serie di bestemmie rivolte ai ggiovani con zaino Invicta sulle spalle che pensano di trovarsi in Piazza San Carlo una domenica d'agosto invece che in mezzo a un carnaio epocale.
Proprio vero che si invecchia!

Ramones - Spider-Man




venerdì 30 ottobre 2009

Di fuffa n° 1

Oroscopo del giorno: Vergine.

"Oggi vi sentirete come abbandonati? Non guardate fuori di voi perché qualcosa è avvenuto all'interno di voi stessi. Saturno proprio oggi vi lascia dopo due lunghi anni lasciando con sé un bagaglio carico di maturità. Salutatelo con dolcezza, bando alle amarezze o malinconie!"

.

Proprio ora che mi ero abituato a quel rompicoglioni.

giovedì 29 ottobre 2009

Di recensioni

Ci sono due cose, parlando di cinema, per me completamente inutili: la classifica dei più visti nelle sale e le recensioni dei film.
La prima è quella cosa che spinge ad andare a vedere un film anche per il fatto che ci siano andati altre vagonate di persone. Questo non vuol dire che il film sia bello, magari sì ma magari anche no. Ad esempio io ho un gusto mio e magari Parnassus lo hanno visto milioni di persone a cui ha decisamente fatto cagare, mentre a me non è detto che non piaccia visto che adoro Terry Gilliam e finora non mi ha mai deluso. O magari fa cagare anche a me (non l'ho ancora visto, magari vi dirò!) e allora il successo al botteghino vuol solo dire che era una cagata di successo, cosa che tra l'altro ho pensato di The Millionaire lo scorso anno, quando a tre quarti di film mi sono chiesto quali oscuri criteri avessero spinto i giurati del premio Oscar a dare 8 statuette a una tale puttanata e perchè quella merda stava piacendo a tutti quanti me escluso, domanda quest'ultima che può mettere in crisi tutto un sistema di valori basato sulla negazione dell'individualismo e sulla comunione di sentimenti alla base di un mondo ideale al di là da venire, a pensarci.
Dell' inutilità della seconda cosa relativa al cinema ho invece preso ieri piena coscienza, dopo aver letto a posteriori la recensione che fanno qui di un film di un paio di anni fa che ieri sera ho rivisto con mio sommo godimento.
Il film in questione è L'Assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford del regista neozelandese Andrew Dominik, film lungo almeno in proporzione al titolo visto che dura qualcosa come 160 minuti, di ambientazione western ma che col genere c'entra poco.
Scrive l'autrice della recensione: "Il film di Dominik si limita all'introspezione psicologica senza riuscire ad appropriarsi dell'universo western né a calarvi l'eroe più discusso della mitologia americana (...) privo del fascino irresistibile del cavaliere romantico, della grandezza dei suoi sentimenti, dell'amore per gli spazi aperti, della radiosità che lo rese popolare e lo consacrò alla leggenda: il bandito d'onore, il bandito battista, l'espropriatore degli espropriatori".
Ora, a parte chiedersi dove mai abbia preso questa idea di Jesse James "radioso" e onorevole bandito modello Robin Hood che leva ai ricchi per dare ai poveri, quando in realtà era solo un ex guerrigliero sudista che campava di rapine ammazzando senza stare a pensarci e approfittava dei sentimenti antinordisti giusto per coprirsi il culo, viene l'idea di un film mal riuscito, né più né meno, e a voler seguire i consigli del genio recensore uno se ne sta a casa e evita di buttar via soldi.
Peccato alcune cose, che il film che ho visto io voleva essere davvero un film psicologico; che il punto di vista non è su Jesse presunto eroe ma su Robert presunto codardo; che è un film sul mito e sulla costruzione della propria vita sull'immagine di un'altra persona, dove uccisa l'una muore anche l'altra. E' anche un film sui sentimenti umani molto semplici, quali l'amicizia e la sua caducità, ma soprattutto sul coraggio e la vigliaccheria, presenti in ognuno in egual maniera, dove l' "eroe" Jesse uccide sparando alle spalle un ex amico, così come farà poi con lui il "codardo" Robert.
E' un film volutamente lento, con una colonna sonora di Nick Cave e Warren Ellis drammatica e ben legata alle immagini. Queste sono piene di gesti quotidiani che non siamo abituati a vedere in un western, e lo fa apprezzare proprio per per quello spogliare il genere di tutta l'epicità che lo ha sempre contraddistinto per riportarlo semplicemente a livello umano. Il film sembra dire che la vita non ha niente di epico: è fatta di tante piccole cose, di qualche momento esaltante e di tante debolezze. Nessuno sembra sfuggire a questa legge, non il piccolo vanaglorioso Robert Ford ma nemmeno il grande eroe Jesse James, che viene qui riportato alla sua giusta dimensione proprio dalle parole ("è solo un essere umano") di chi di quella venerazione si è nutrito fino a pensare di potercisi sostituire. Niente di epico dunque, anche se il film dice allo stesso tempo, e soprattutto, che non si possono uccidere i miti.
Per tornare a noi dunque si può dire che io abbia visto una roba completamente diversa da chi aveva recensito il film (o anche solo che chi lo aveva recensito si era messa a guardarlo pensando di vedere Ombre Rosse ed era rimasta delusa per il mancato arrivo degli indiani!), da qui l'inutilità della sua recensione, almeno per il sottoscritto.
Poi certo, sicuramente ci sarà stato chi avrà visto il film dopo averne letto la descrizione e sarà uscito dalla sala lamentando di mancate sparatorie e grandi spazi, indiani urlanti e banditi "radiosi". Immagino gli stessi che "i neri hanno il ritmo nel sangue", "non c'è più la mezza stagione" e "i comunisti mangiano i bambini".

Nick Cave in The Assassination Of Jesse James

mercoledì 28 ottobre 2009

Dettagli minimali

C'è da dire, su questi tempi di sovraffollamento mediatico, di urla scomposte e inconcludenti, dove ognuno dice la sua senza pensare se sia giusto o sbagliato e dove tutto ormai si confonde e si annulla a vicenda, che valgono di più e colpiscono meglio il segno poche semplici parole dette in mezzo a una canzone che tanti discorsi ripetuti fino alla noia.
E' il caso dell'ultimo brano di Franco Battiato Inneres Auge (lo potete ascoltare qui), dove l'autore siciliano riprende l'indignazione che già aveva segnato Povera Patria nell'ormai lontano '91, in maniera cruda e diretta nelle prime due strofe, o dello spaccato sociale descritto nella consueta maniera ironica dagli Elio e le Storie Tese in Storia di un Bellimbusto (qui il video ufficiale, qui il brano integrale, dialoghi finali compresi).
Piccole cose, forse.

domenica 25 ottobre 2009

Cambiare

Siamo tornati dalle miniferie già da un po', duravano solo quattro giorni e, tranquili, la bevuta alla vostra salute l' abbiamo fatta, con un rosso di Borgogna che a dire il vero non valeva un nostro Nebbiolo ma in compenso costava quattro volte tanto.
E' stata una bella vacanza seppur breve. Respirare nuova aria, godere della vista naturale che gli enormi spazi francesi concedono a differenza del nostro territorio, intasato di gente e cementificato, ma soprattutto aver tenuto lontano per quattro giorni notizie inutili e deprimenti, è stato salutare, un vero momento di "vacanza".

Ora, al ritorno, sto faticando a riprendere contatto con questo stupido blog, per vari motivi. Da un lato è venuto fuori un rifiuto quasi totale per le vicende marce dell'italietta (che si susseguono a ritmo continuo, vedo: non fai in tempo a girarti un attimo che spuntano fuori calzini turchesi e trans cineoperatori, almeno l'industria del ricatto funziona senza temere crisi!), per cui al solo accendere un televisore o sfogliare un giornale e vedere le solite facce politiche da cazzo, mi viene quella che in piemontese viene definita "pecola", che sarebbe una metaforica reazione cutanea che interessa il fondoschiena con conseguente distacco della pelle dalla sua sede naturale.
Non parliamo poi delle vicende della pseudosinistra e delle sue primarie, di cui ho ricevuto incessante notizia tramite posta elettronica per quell'errore che avevo fatto un paio di anni fa nell'iscrivermi alle loro newsletter, con la conseguenza che ora sono bombardato di mozioni Marino e di mozioni Bersani e di mozioni Franceschini con cui mi comporto come per qualsiasi altro spam, operando un "canc" pressocchè immediato, perchè diciamola tutta: non mi frega una mazza di Franceschini Marino e Bersani, come non ho nessuna intenzione di sprecare il mio tempo per andare a mettere una croce per uno di loro in questa sciocchezza delle primarie che per me resta come Halloween, una americanata di cui potremmo fare benissimo a meno. Vinca chi cacchio vuole, che tanto a conti fatti non cambierà niente, al limite si sposta leggermente il peso politico da una parte o dall'altra, ma sempre fuffa rimane. Non è da loro che può venire il cambiamento che ci aspettiamo.
Della crisi poi, quella la sto vivendo sulla mia stessa pelle, come ho vissuto su di me gli effetti di una politica del lavoro sbagliatissima nella sua impostazione. Non ci andava un genio per prevedere gli effetti, economici e sociali, di una mobilità applicata al lavoro, per cui si sapeva da subito che inevitabilmente avremmo assistito ad un abbassamento sia degli stipendi che della professionalità, ma questi erano discorsi da operaiacci di sinistra che come noto capiscono una mazza, che sono ancorati al passato e che ancora credono nel posto fisso: oggi gli effetti sono sotto gli occhi di tutti e ringraziamo le destre ma soprattutto le sinistre per questo bel regalo con annessa presa per il culo quando, a disastro avvenuto, si fa finta di riscoprire il vantaggio del valore del lavoro garantito.

Ne ho un po' le balle piene di sentire e leggere su televisioni e giornali parole inutili pronunciate da gente inutile, di leggere sul web di cose utili ma inefficaci, e di contribuire al piagnisteo generale unendoci il mio. Ci si rende conto, a un dato momento, che si stà sprecando tempo ed energie nell'occuparsi di cose su cui si può fare ben poco, se non urlare alla luna, con la conseguenza di tralasciare una cosa molto più importante, se stesso e la qualità della propria vita, specie se le frustrazioni dovute a situazioni esterne a sè finiscono per deprimere e rendere sempre più impotente. C'è chi come me non riesce a mantenersi distaccato, ad operare una scissione fra mondo interiore e mondo esteriore, una difesa necessaria alla propria salute fisica e mentale, per cui quel disagio di cui parla e legge relativo allo schifo italiano, lo vive sulla propria pelle somatizzandolo.
E non va bene, o almeno a me non va più bene. Ora sento forte la necessità di recuperare cose che ho tralasciato, invischiato in una realtà quotidiana per lo più esterna a me che mi ha svuotato e reso debole, a cui ho elargito energie andate perse che avrebbero avuto certo un miglior destino se indirizzate correttamente.
Ripartire dunque, da me e da vicino, ma soprattutto da me, trovare il modo di utilizzare meglio le proprie risorse senza sprecarle a vuoto, con l'unica conseguenza di deprimersi e annullarsi. Cercare il modo di essere veramente utili a se stessi e agli altri in maniera concreta ed efficace.
Questo forse comporterà un cambiamento in questo stupido blog, forse scriverò solo di fuffa, forse solo di me che poi è la stessa cosa, o forse non scriverò affatto, non lo so. So solo che a volte per sopravvivere è necessario cambiare.

Bjork - Human Behaviour

giovedì 15 ottobre 2009

Miniferie

E' stata una settimana importante per questioni molto personali che non sto ad elencarvi, cose tipo prospettive ritrovate e punti di vista riaggiornati. E' stato stancante, molto, e questo mi ha tenuto un po' distante dai blog che seguo con amicizia, ma ad essere sincero non avrei avuto le forze per impegnarmi in discussioni del genere Bandana et similia.
Domani io e la mia bella si va per quattro giorni in terra di Francia, che a noi piace sempre di più, a recuperare un po' di vacanza che non ci siamo concessi questa estate e a respirare un po' di aria diversa da quella italiana, che non so a voi ma a me comincia veramente ad ammorbare.
Non ve lo garantisco, ma se ci scappa magari un bicchiere di beaujoleais alla vostra salute ve lo dedico pure.
Prosit.

mercoledì 14 ottobre 2009

Una piccola richiesta al futuro segretario del PD

Questa qua sopra: fuori dai coglioni. Subito.

The Smiths - The Boy With The Thorn In His Side

The boy with the thorn in his side
Behind the hatred there lies
A murderous desire for love
How can they look into my eyes
And still they don't believe me ?
How can they hear me say those words
Still they don't believe me ?
And if they don't believe me now
Will they ever believe me ?
And if they don't believe me now
Will they ever, they ever, believe me ?
Oh ...

The boy with the thorn in his side
Behind the hatred there lies
A plundering desire for love
How can they see the Love in our eyes
And still they don't believe us ?
And after all this time
They don't want to believe us
And if they don't believe us now
Will they ever believe us ?
And when you want to Live
How do you start ?
Where do you go ?
Who do you need to know ?

sabato 10 ottobre 2009

Quando Marx bussa alle porte

In questo megapaesone che è Torino il campanello di casa non suona mai inaspettato, quando lo fa è perchè sai già che suonerà. Qui non è come al paesello di mille anime da cui manchi da troppi anni, e nemmeno come il paese di diecimila persone dove hai trascorso gran parte dell'esistenza. In quei posti può anche succedere che un amico inaspettato passando sotto casa tua ti faccia uno squillo per fare due ciance, solo, e per scroccarti un caffè. Qui no, nel paesone di un milione di abitanti nessun campanello suona mai per caso. Quando lo fa ti stupisci e associ il suono inaspettato a una invariabile scocciatura da scrollarsi al più presto. Può essere magari un vicino che conosci solo di vista, che saluti educatamente quando lo incroci sulle scale, ma di cui fatichi a ricordare il nome e il piano in cui abita, ma è raro che un vicino suoni alla tua porta, più probabile che sia, dato che è sabato e oltre alla mia porta ha suonato pure a quella a fianco, il testimone di Geova vestito come in un film americano anni '70, camicia bianca con maniche arrotolate e cravatta scura, occhiali spessi e aria da avvocato di quarta serie, oppure il ragazzotto impettito che tiene all'igiene del tuo appartamento e vuole a tutti i costi rifilarti un aspirapolvere affinchè tu riesca a tenere tutto bello igienizzato lo spazio in cui vivi.
E' chiedendomi chi dei due devo mandare a cagare che mi appresto ad aprire la porta, quando da fuori mi arriva il suono di parole che dicono "lotta comunista signora, il giornale di lotta comunista", indirizzato alla mia vicina ultraottantenne che a quanto pare è più svelta di me in faccende di porte e di campanelli. Ovviamente la vicina lancia dalla porta chiusa un educato "no, grazie", probabilmente accompagnato da un segno della croce (ma questa è una mia supposizione), nel frattempo io ho aperto non credendo alle mie orecchie: "ma allora ci siete ancora" dico mentre l'uomo dall'aria brizzolata mi allunga una copia del loro giornale e si affretta a chiamarmi "compagno" : "certo che sì, siamo ancora qua. Se puoi fare una offerta per la causa....".
Prendo il giornale e lascio l'obolo, ancora incredulo e gli chiedo a quale gruppo appartengono. Nella risposta, generica e affrettata, come di un venditore che trova un raro cliente e deve affrettarsi a portarlo dalla sua, sento parole come "borghesia", "classe operaia", "lotta di classe".
Incredibile. Un balzo indietro di venti anni almeno, e tra l'altro credo che l'uomo brizzolato venti anni fa facesse la stessa cosa, distribuire volantini, fuori dalla facoltà di lettere a Palazzo Nuovo.
E penso, poi, a come mi suonano strane quelle parole oggi, dove tutto è confuso e fatichi a distinguere nella massa dove sono le classi che dovrebbero fare la lotta, e pure dove sono le classi a cui fare la lotta. Una ricetta vecchia per un problema sempre attuale, o invece i problemi oggi sono nuovi e diversi e attaccarsi a Marx e Lenin è un po' come curare ancora con i salassi? E quella mia voglia di nuovo, di diverso, che non rinneghi nulla ma che guardi oltre?
Va beh, non ho voglia di rispondermi. Per il momento mi godo il suono di quelle parole pronunciate per strada e casa per casa, come una volta.

And the winner is....

Nobel per la Pace a Barack Obama.
Al presidente degli Stati Uniti d'America.
Stati Uniti che spendono 515 miliardi di dollari all'anno in spese militari.
Stati Uniti che hanno circa 800 basi militari in giro per il mondo (dati del 2007, ma non sono diminuite di molto).
Stati Uniti presenti attivamente in almeno 4 conflitti: Iraq, Afghanistan, Somalia, Pakistan.
Nobel per la Pace.
Sticazzi.

venerdì 9 ottobre 2009

Tanto rumore per nulla

Sulle polemiche relative alla Consulta che ha bocciato il Lodo Alfano, che ancora continua a tenere banco attraverso le dichiarazioni del Bandana (qui), basterebbe citare quel gran filosofo di origine serba che corrisponde al nome di Vujadin Boskov, che la vita ha voluto casualmente calciatore prima e allenatore di calcio poi:
"Rigore è quando arbitro fischia!".
Chiusa la polemica.

Tutto va ben, madama la marchesa

Anni fa, quando ancora cristonavo davanti a un tornio a tutte le ore del giorno e della notte, nel senso che "giravo" su tre turni, uno sciopero generale di otto ore convocato dai sindacati era qualcosa di pesante. Voleva dire, oltre al danno in termini economici per il lavoratore, che una serie di scioperi precedenti di due o quattro ore non avevano ottenuto gli esiti sperati e si era obbligati a mobilitare tutta la propria forza, per dare un segnale alla controparte ma anche al Paese tutto.
Una mobilitazione dei metalmeccanici era la mobilitazione principe. La sua federazione, la Fiom , se si muoveva trascinava con sè anche le altre sigle meno potenti e faceva da traino anche ad altri settori produttivi. Insomma una roba seria, intesa come una roba seria nel gioco dei segnali dati e ricevuti e che aveva anche un certo risalto mediatico, non dico dirette televisive, ma la giornata di sciopero era preceduta da commenti dei segretari anche in televisione e sulla stessa un minimo di risalto veniva dato: si sentivano i rappresentanti sindacali, si sentivano le loro controparti, si sentiva cosa aveva da dire il ministro interessato.
Oggi si è celebrato lo sciopero generale dei metalmeccanici e dei precari della scuola, grandi manifestazioni in tutta Italia con i maggiori cortei a Milano, Roma, Firenze e Napoli. Circa 250.000 tute blu richiamate dalla sola Cgil sono dunque scese in piazza per protestare contro i licenziamenti e la chiusura delle fabbriche, per l'estensione della cassa integrazione a tutti i lavoratori delle aziende in crisi, contro l'ipotesi di contrattazione separata nei contratti aziendali.
Nel Tg2 delle 13 la notizia stata data dopo la notizia del Nobel per la Pace a Obama (che intanto continua a far la guerra in Afghanistan, vabbeh, poi me la spiegano), dopo le ultime polemiche relative al Bandana ormai in pieno delirio autoreferenziale (io di qua, io li là... due palle!), dopo la notizia della riapertura del processo Mills (ancora Bandana), dopo che Maroni decanta l'azione di governo in tema di lotta alla mafia (e ancora il Bandana presente), dopo che Brunetta decanta l'azione del governo contro i fannulloni (Bandana sempre presente in video).
A questo punto, dopo i fannulloni, si da notizia dello sciopero, inserendola oltretutto in un contesto dove si dice che secondo l'Istat la produzione industriale è aumentata del 7% ad agosto (ma in pratica è diminuita del 18%, chennesò non si è capito una mazza): e qui sfilano le bandiere rosse dei metalmeccanici, in un minuto scarso dove per caso si intervista il segretario della Fiom Rinaldini che dice poche scontate parole. Della posizione di Confindustria non è dato sapere e del pensiero del Ministro del Lavoro Sacconi in proposito pare non sia indispensabile conoscere. Ma ancora grazie, perchè sul Tg1 non viene intervistato manco Rinaldini e sulle pagine on line vengono date poche inutili notizie.
Tornando al tg2, finito il servizio sullo sciopero si dà immediata notizia che secondo l'Ocse ad agosto ci sono forti segnali di ripresa, come a dire che cacchio vogliono 'sti scioperanti, dopodichè si passa a tragedie varie in giro per il mondo, ad esempio dal Pakistan dove ci si ammazza per le strade, dalle Filippine ancora alluvionata (prima di dare la notizia che nel messinese si scava ancora), poi un po' di cronaca italiana inutile (ladro che chiama il 113) e per finire calcio e il solito servizio di chiusura protagonista qualche animale (oggi era il turno dei gatti mi pare).
Su trenta muniti almeno la metà sono stati occupati dal governo (e quanto è bello e quanto è bravo) e dal Bandana con gli affaracci suoi, il resto fuffa e lo sciopero è passato talmente sottotono che secondo me stenteranno a credere che ci sia stato pure quelli che vi hanno partecipato.
Ma d'altronde la crisi è alle spalle, siamo in netta ripresa e la marea di precari e senza lavoro che ci sono in giro è solo gente diversamente occupata. Io difatti sono occupato a perdere tempo scrivendo qua sopra.

giovedì 8 ottobre 2009

La cura

Mentre le vicende private e non dell'amatissimo (cosi pare, al 68% degli italiani) PresdelCons tengono banco su tutti i media con la dichiarata incostituzionalità del Lodo Alfano da parte della Consulta della Corte Costituzionale, questo Paese sta attraversando la peggior crisi degli ultimi trenta anni, spalmata su più livelli, economico, sociale, politico.
I dati del Fondo Monetario Internazionale per il prossimo anno sono preoccupanti, con un tasso di disoccupazione previsto attorno al 10,5% e con un ulteriore aumento del nostro debito pubblico. Già in questo 2009 l'economia italiana ha visto ridursi drasticamente la ricchezza prodotta, un -5% che in pratica ci riporta a livelli del secolo scorso, e le previsioni sulla ripresa della crescita sono sconfortanti, prevedendola lenta a partire solo dal prossimo anno. Questo significherà che tante ditte che in questo 2009 hanno retto, il prossimo anno saranno costrette a chiudere i battenti.
Quindi meno lavoro, meno denaro, più povertà, più disagio sociale.
Mentre tutto questo incombe sulle nostre teste (per rimanere solo in ambito italiano, che in ambito internazionale si profila ben altro, vedi qui), sui giornali nelle televisioni e nella vita pubblica si è costretti a parlare malgrado tutto del settantatreenne PresdelCons, se è o meno un corruttore, se è o meno un puttaniere, se è o meno un pedofilo etc etc. L'attenzione è volta esclusivamente alla sua persona anche in occasione di catastrofi naturali, vedi Abruzzo o Messina, dove la sua presenza fa da catalizzatore e spesso distoglie dalle questioni concrete.
Preso atto che bisogna comunque riconoscergli doti non comuni di resistenza, detto fra noi ne abbiamo un po' le palle piene di vedere l'opposizione di questo governo occuparsi solo di questo uomo e sarebbe meglio, molto meglio, cominciare a occuparsi seriamente di problemi concreti, cominciando a prendere le distanze da tutto ciò che riguarda la figura del PresdelCons. Non che questo non rappresenti un problema, ma il timore, fondato, è che nel momento in cui finalmente il premier deciderà di ritirarsi a vita privata, non senza prima aver sistemato le sue cose, il vuoto che lascerà sarà enorme, e questo detto senza nessun rimpianto ma solo constatando la situazione attuale che vede un Pdl totalmente identificato con il suo leader senza possibili successori (tranne il solito Fini), e una Lega che ha comunque bisogno di alleati per poter governare, e senza B. pare difficile che altri si accompagnino al carroccio.
Nel centrosinistra la situazione è se possibile peggiore, con un Partito Democratico che fatica a nascere perdendosi tra lotte interne e una mancanza desolante di strategia a lungo termine, con un Italia dei Valori il cui unico pregio è quello di fare una opposizione dura a parole ma a volte inconcludente nei fatti, e con un Partito Radicale di cui si sono perse le tracce (qualcuno ha più sentito una parola da Bonino e compagni?). Della vera sinistra non parliamo nemmeno, vista la scarsa visibilità che hanno oggi i partiti dell'area extraparlamentare, e la loro naturale tendenza alla frammentazione. Il vuoto dunque anche da questa parte e quello che viene fuori è che in pratica tutta la politica italiana, di destra come di sinistra, giri esclusivamente attorno alla figura del premier e nessuno pensi a quello che invece sarebbe necessario fare per questioni che riguardino la maggioranza degli italiani. Colpa del berlusconismo, certo, ma anche colpa di chi il berlusconismo lo subisce pensando di attaccarlo.
Intanto quello che si muove (vedi qui), è come al solito dalla parte sbagliata, nel senso che si ripropongono i soliti schemi che vogliono i poteri forti decidere per le sorti del paese.
In questo clima di democrazia malata la sensazione è che alla malattia si stia cominciando a rispondere con una cura, ma dovremo faticare ancora molto per smaltire le tossine accumulate e arrivare ad una guarigione. Resta da stabilire quanto durerà la terapia, ma soprattutto chiedersi una cosa fondamentale: se è questa la cura giusta.

Paolo Rossi - Pericle

martedì 6 ottobre 2009

Come di cose già viste

Gli attacchi contro il PresdelCons vanno concretizzandosi e stiamo arrivando a snodi cruciali. Dopo la sentenza Mondadori e dopo un logorante attacco a mezzo stampa che dura da mesi tra puttane e foto di dubbio gusto, querele e dimissioni e battibecchi televisivi, cosa ci riserva il futuro prossimo lo si potrà vedere già da oggi quando la Consulta della Corte Costituzionale si pronuncerà sul Lodo Alfano. In caso di giudizio negativo l'attuale governo sarebbe costretto a ripresentare la norma sotto altra veste e non è detto che il provvedimento passi, specie dopo la presa di distanza del solito Fini, ormai nemico dichiarato, mentre nel frattempo tutti i procedimenti giudiziari contro il premier (e sono parecchi) riprenderebbero a marciare.
Che sia in atto un enorme scontro di poteri in cui noi tutti siamo pedine ignare, inconsapevoli e stupide nel lasciarci manovrare è evidente da tempo. Per dire, il Presdelcons ha una forza mediatica politica economica e tutto il resto, ma anche altri hanno la stessa forza, magari non così evidente, e la usano spesso allo stesso modo. Per noi cittadini fuori dai giochi diventa complicato capire dove sta la ragione e dove il torto in maniera inequivocabile, c'è una cosa però che anche a noi ignare pedine balza agli occhi, l'arroganza con cui l'attuale premier si è imposto nella vita del Paese, l'uso spregiudicato dei mezzi a sua disposizione e il disprezzo quasi assoluto delle regole.
Viene da dire che in fondo il PresdelCons non ha fatto niente di diverso da chi lo ha preceduto, in termini di gestione del potere, perchè per certi versi in Italia la democrazia non si è mai vista, non quella vera, quella che da al popolo potere di decisione. E' solo che nei cinquanta anni di regime democristiano siamo stati governati da gente che aveva imparato dai preti l'arte del comando, governando la cosa pubblica con piglio gesuitico, lasciando l'illusione di contare qualcosa anche a chi in realtà non è mai contato nulla. Di diverso c'è stata l'arroganza dell'attuale premier di ergersi a modello di una Italia che negli ultimi venti anni ha contribuito a plasmare a sua somiglianza. Detto fra noi non un bel modello: ha contribuito a imbarbarci oltremisura, ha sdoganato il peggio dei nostri difetti rendendoci impresentabili oltre che ai nostri stessi occhi anche e soprattutto ad occhi stranieri. Proprio in campo internazionale il premier paga il dazio maggiore, di fatto è isolato in maniera imbarazzante e con lui tutti noi, al momento.
Ieri sulla Stampa abbiamo letto di uno sfogo in cui il Presdel Cons ha detto che gli "verrebbe da lasciare l'Italia". Strana la vita, come a volte ci si trova d'accordo tra opposti schieramenti: anche a noi è venuta voglia di lasciare l'Italia in questi anni, un sacco di volte, ma per motivi diversi.
Viene da chiedersi quale sarà la destinazione finale del nostro in caso di espatrio, una dacia in Russia dall'amico Putin o una tenda nel deserto dall'altro amico Gheddafi? Difficile dire.
Ad Hammamet intanto stanno ritinteggiando Villa Craxi. Non si sa mai.