domenica 27 marzo 2011

Acqua e fuoco

Pioggia di marzo cade su Torino, nuvole forse rapide, spero si fermino un po'. Ho bisogno d'acqua, spinta vitale che dia slancio al troppo fuoco di questi mesi, accumulato inutilmente, lasciato ardere in maniera sbagliata, bruciando la direzione e ritrovandomelo addosso a sfogare. Cose da fare: ritrovare armonia, rimettere in quadro gli elementi. Fosse facile! Troppe cose distraggono, disperdono, allontanano. Cose inutili, fuorvianti, in cui non si ha possibilità d'intervento diretto. Si può solo stare a guardare ciò che una manica di imbecilli rivestiti d'autorità combina: Fukushima, Tripoli, Lampedusa, Roma e i suoi Palazzi, sono troppo lontani e seguono un destino tracciato da altri che io non posso modificare, non ora, forse mai. Potrei dire la mia, e sarebbe solo un'altra voce a dire cose che sicuramente altri hanno già detto meglio e peggio, e non sposterebbe una virgola del discorso: quanti realmente accettano di poter cambiare mai opinione? Anche qui, cose già dette, cose già viste, tutte scritte migliaia di anni fa: buffo, vero? Meglio allora sapere di sapere e anche di non sapere, accontentarsi per ora di stare a guardare per quanto la cosa possa fare inorridire. Non ho coscienze da mettere a posto, sensi di colpa da tacitare, ipocrisie da sperperare. So, in questo ultimo periodo, di battermene i coglioni in maniera consapevole. Guardo il mondo da un punto di vista egoistico, alla ricerca serena di un egotismo cinico e superficiale che in altri momenti avrei deplorato e che in futuro deplorerò, ma di cui ora ho la certezza di avere necessità. Chiudo i canali, la tastiera del telefono non riceve le dita, le pagine di questo spazio rimangono ferme, la mia faccia sul libro non c'è mai stata e dunque non ho amici da contare, giusto qualcuno su cui contare, il che oggi giorno è ancora una fortuna. Ma anche questi sono solo periodi. Vanno, vengono, a volte li scegli a volte no, sempre alla ricerca di quando tutto è bene, e ce ne sono, durano il tempo necessario a dare la misura e poi scattano avanti a farsi inseguire. E in tutto questo cercare ci si stupisce di come non esistano coerenze che durino una vita, solo cicli e fasi da attraversare, inglobare, superare. Lo facciamo continuamente, ma senza saperlo. Questo è il dramma.

4 commenti:

Hassan Bogdan Pautàs ha detto...

Io credo che la coerenza sia nel nutrirsi di dubbi: le domande che ti fai sono le nostre, le brevi felicità e le lunghe irrequietezze anche. E poi speriamo che smetta di piovere...

Rouge ha detto...

Ho dubbi continui, per cui dovrei essere a posto, ma spero continui a piovere, almeno per un po'. Lho detto: sono in una fase egoistica :)

Marte ha detto...

io invece "Passo le notti nero cristallo
a sceglier le carte che giocherei
A maledire certe domande
che forse era meglio non farsi mai" ogni tanto capita anche a me,peggio ancora che la fase egoistica, certe volte "voglio un pensiero superficiale".

Rouge ha detto...

Una pelle splendida è l'ultimo dei miei pensieri, ma superficiali sì, vorrebbero tanto esserlo.