lunedì 5 settembre 2011

Lavooraatooriii!

Tempo fa una notizia riportante quello che stanno facendo allo Statuto dei Lavoratori, pulircisi il di dietro, praticamente, mi avrebbero fatto incazzare come una bestia. Mi ci sarei rovinato la giornata. Avrei inveito contro 'sto governo di incapaci capitanati da una schiera di vecchietti rimbambiti; contro i sindacati gialli volontariamente piegati a novanta; contro la finta opposizione parlamentare erroneamente denominata "sinistra"; contro industriali in gonnella o in maglioncini blu che chiedono sempre di più, sempre di più; contro quella parte di beoti che abita lo stivale che li ha mandati a decidere per tutti; contro l'altra parte altrettanto beota che continua ad andare avanti come niente fosse. Avrei dato fondo a tutta la mia nutrita riserva di bestemmie in due dialetti e tre lingue diverse. Me le sarei gustate pronunciandole, scandendone le parole per farle arrivare meglio, usando toni diversi a seconda dell'indirizzo, consapevole che sarebbero state merce di scambio utile a calmarmi i nervi e pacificarmi l'animo.
Oggi no. Sul serio, non mi fa incazzare. Voglio dire, cosa ci si poteva aspettare? E' la naturale evoluzione di un discorso cominciato anni addietro che oggi va a compimento (guardatevi una limitata cronologia). Oggi c'è poco (anzi molto) da fare. Scioperare, certo, chi può farlo, ma il punto è tale che anche chi può farlo oggi è talmente ricattato, o talmente impegnato a cercare di sfangarla, da non avere forza sufficiente a portare avanti alcunché. Si può però, e questo può farlo chiunque a suo modo, ricominciare a dire di no. Dire di no a lavori di merda sottopagati, agli stage (parolina magica degli ultimi anni) spremineodiplomati, alle giornate di prova non retribuite, agli straordinari non retribuiti, ai telelavoro fregatura, ai call center, ai part time del cazzo, a tutte quelle formule contrattuali in cui ci hanno ingabbiato. Dire di no alle richieste non giustificate, come ad esempio informare l'azienda della propria volontà di scioperare o di essere iscritto a un sindacato. Dire no a qualsiasi cosa vada contro il proprio interesse personale, ricordarsi che qualsiasi concessione fatta da chiunque a un padrone (usiamolo 'sto cazzo di termine) va a danno di tutti i dipendenti, anche di altre aziende. Dire no a tante piccole grandi cose che quotidianamente si concedono sul luogo di lavoro, anche se non si è affatto tenuti a farlo: scegliete voi, pensateci, sono certo le troverete.
Costa fatica, lo so, e non sempre ve lo potete permettere, avete moglie-figli-famiglia-paura del futuro-un mutuo-la macchina a rate-le bollette da pagare-le ferie da programmare-tutti gli ammennicoli che riempiono lo spazio della vostra (breve) esistenza da comperare, ma pensateci, pensateci su bene, sono certo che una soluzione la troverete per salvaguardare la vostra dignità. Che di questo si tratta. Non ve ne siete accorti?

2 commenti:

il Russo ha detto...

Dignità, ecco la parolina magica.
Solo questa ci resta, in quanti siamo ancora disposti a non barattarla per un piatto di lenticchie?

Ernest ha detto...

L'obiettivo è distruggere lo Statuto!