lunedì 2 gennaio 2012

Effetto Belgio

Poi uno scopre che la canzone sentita per caso alla radio, di quelle che pensa tipo Bart Simpson alla lavagna "Devo assolutamente ricordarmi il nome della cantante. Devo assolutamente ricordarmi il nome della cantante. Devo assolutamente ricordarmi il nome della cantante", per poi ovviamente scordarselo un minuto dopo e ritrovarselo casualmente su un blog che segue con piacere (grazie Blackswan), è di una tizia belga.
Una volta sono stato in vacanza in Belgio. E' uno di quei posti che quando ti chiedono "Dove sei stato in vacanza?" ti tocca ripeterlo due volte, perché alla prima risposta segue la richiesta di precisazione "Dooove?" (con molte incredule "o" nel mezzo) e, dopo che l'hai ripetuto con il tono di chi sta dicendo una ovvietà, "In Belgio!" (of course!), segue la scontata domanda da italiano medio "E che cacchio c'è in Belgio?". Beh, "In Belgio... ci sono i Belgi", è di solito la risposta che diamo io e la mia bella, con me in quella estemporanea meta estiva. Se ci sono ulteriori richieste del tipo "E come sarebbero 'sti Belgi?", siamo soliti aggiungere "Tranquilli!": il fatto che siano rimasti per diciotto mesi senza un governo, e nonostante questo siano andati avanti tranquillamente, ha stupito un po' tutti tranne noi, che li abbiamo visti all'opera.
Li abbiamo visti andare in auto ai trenta all'ora e fermarsi a darti la precedenza sulle striscie, sempre, pure quando sei solo lì in prossimità senza nessuna intenzione di attraversare, con questi che si fermano e aspettano pazientemente che passi dall'altra parte, cosa che a volte fai giusto per ricambiare la cortesia. Li abbiamo visti chiudere i negozi alle diciassette e trenta, dopo otto ore di lavoro continuato, e chi ha da comprare qualcosa meglio si adegui. Li abbiamo visti assiepati in bar e ristoranti a tutte le ore, sempre con davanti porzioni il triplo le nostre, gustarsele come se avessero tutto il tempo del mondo. Li abbiamo visti poi la sera bere il giusto in un pub dove erano presenti tre generazioni, nonni figli e nipoti piccoli, tutti assieme ad assistere a un concerto rock di un gruppetto del luogo, cosa che aveva ampliato la mia conoscenza della musica belga ferma a Jacques Brel e Plastic Bertrand. Fuori dal locale, strapieno, tre auto e un centinaio di biciclette, ed eravamo a Bruges che proprio microbica manco è. Insomma, un po' lontani dal nostro modo di vivere tutto quanto, più tranquillo, più rilassato, senza stress, cosa che a volte te li fa un po' invidiare, ma intendiamoci, non penso proprio che ci andrei a vivere. Il fatto è che del Belgio la mia bella ed io abbiamo conservato un modo di dire, effetto Belgio appunto, che è solo nostro e descrive quella particolare sensazione di pienezza e sazietà mista a difficoltà digestive al limite dell'intossicazione che non ti farebbe mandare giù nemmeno una mentina per l'alito, ma che sparisce tutta a un tratto, in maniera fulminea e inaspettata. Sarà l'abuso di burro o margarina, sarà qualcos'altro, non lo so, sta di fatto che noi e il cibo belga non è che si vada tanto d'accordo.
Ecco, tornando poi a questa tizia che canta in maniera interessante e che ho ascoltato senza interruzioni per tutta la sera, apprezzandola oltremodo e riempiendomene le orecchie fino alla nausea, non vorrei che fosse per me come il cibo del suo paese. Meglio dunque prenderla a piccole dosi.

2 commenti:

Blackswan ha detto...

Mai stato in Belgio,ma credo che sia uno di quei viaggi che non mi farò mancare.A Milano, c'è un localino belga che è straordinario: ci vado spesso a gustarmi cozze e patatine fritte e bere birre suntuose.E poi non sono nemmeno tanto scarsi in fatto di musica.Da lì provengono anche i Deus,mica pizza e fichi :)

Rouge ha detto...

Non hai idea dei cofani di cozze che mangiano da quelle parti! Ti spaventano!