domenica 18 novembre 2012

La stagione delle nebbie


Ne è passato di tempo. Oddio, non tantissimo. Sai, il tempo è relativo, dipende da come lo vivi. Mesi che sembrano anni, giorni che sembrano mesi... E viceversa. A me capita spesso il contrario, ore come attimi, mesi come giorni... Penso dipenda tutto da quanto ricordo si ha di sé, nel senso quanto si sia in contatto con la parte più intima di sé. Il tempo in questo caso cambia forma. 
Dovrei dirvi di come ho trascorso gli ultimi tempi, ma non c'è molto da dire. Non ho fatto granché. Ho visitato me stesso. Lunghi, interminabili momenti con me, con quella parte interiore che spesso mettiamo da parte. Quasi sempre mettiamo da parte. Poi, dall'esterno, sono successe cose, ma sono successe tutte cose, me ne rendo conto, che in qualche maniera erano state da me richiamate.
Me ne accorgo, rileggendo i post scritti lo scorso inverno (uno su tutti), di come fossi già proiettato in un altro contesto senza avere il coraggio di abbandonare ciò che avevo.
Non è mai semplice. Farlo volontariamente, intendo. Ci si aggrappa alle cose, alle situazioni, alle persone, anche se non ti rendono veramente felice, ma dentro hai quella cosa che va da sé, e ti trascina pure se non lo sai, se non la vuoi vedere. E allora a un certo punto tutto prende la direzione che inconsciamente vuoi, e ti ritrovi allo stesso risultato, vivere un altro contesto, ma arrivandoci attraverso un percorso doloroso. Sai, il dolore è una gran cosa, mantiene vivi, ma certo è meglio star bene che star male, e se stai male l'unica è sopportare, volendo nel frattempo star bene. E' come averci una qualche malattia, non la avresti voluta, l'avresti evitata, ma quando ormai ce l'hai l'unica è curarsela. Non si scappa da ciò. Non si scappa da sé.
Per cui non c'è da preoccuparsi, tutto va nella direzione desiderata, quello star bene che tutti cercano. Arrivarci, sono destini. C'è chi sta bene senza dover faticare, c'è chi invece se la deve sudare. Da queste parti è chiaro che è valida solo la seconda opzione, ma va bene, si può sopportare. Quindi lasciarsi andare, seguire il proprio essere quale che sia. Lasciar andare il superfluo e ciò che ti fa male.
Conosco una persona che lo ha fatto, lo sta facendo. E' dura rendersi conto di essere stato l'elemento superfluo, e di più di aver fatto star male. Rendersi conto di cercare le stesse identiche cose, ma di avere due nature diverse, quindi due modi diversi di arrivarci. Che quella persona è fuori dalla tua vita, o meglio, tu sei fuori dalla sua. Non vorresti, ma è così, anche se sai che hai ancora molto da dare, ma forse non le cose giuste, o non quelle richieste. O forse semplicemente non te ne accorgi, ma non riesci a dare. Non è facile rendere felice qualcuno. Prima di tutto se stessi.
Ecco, io qui non vorrei dire nulla, ma dovrei essere un altro e non lo sono. Rispetto le scelte altrui, anche quando vanno a mio danno, pure se a volte faccio fatica, ma quella persona mi manca davvero tanto. Abbiamo limiti e limitazioni però, e bisogna tenerne conto. Ma mi guardo dentro, e tutto quello che ho detto ultimamente  è vero, e non è per testardaggine, di questo sono sicuro.

14 commenti:

Soffio ha detto...

vero, non si scappa da sé

Gap ha detto...

E, nonostante sia passato del tempo, ancora non so dirti nulla. Sarebbero solo banalità.

Rouge ha detto...

@ Soffio: per scappare si scappa pure. Il problema è che ti corri dietro.

Rouge ha detto...

@ Gap: a volte non è importante cosa dire. E' importante dire qualcosa.

Minerva ha detto...

Io invece una banalità te la dico: la vita è continuo cambiamento, anche quando non vorremmo, e tale cambiamento è forzato. Hai scritto un post saggio. Ma adesso, piano piano, comincia a farti rincuorare dal fatto che il tempo passa, e che - se glielo permetti - cura la persona sensibile e intelligente. Importante è non diventare ossessionati da ciò che s'è perso, e imparare a provare gratitudine, un giorno, anche solo perché c'è stato. Un abbraccio.

Rouge ha detto...

@ Minerva: Non rifiuto i cambiamenti, anzi, sono io che li cerco. Ma c'è bisogno di punti fermi, e il problema nasce quando il punto fermo sparisce.
La gratitudine, quella c'è da un bel pezzo, e sempre ci sarà.
Un abbraccio a te.

dtdc ha detto...

giovedì son venuto da queste parti e m'aspettavo un tuo post. l'hai scritto domenica.
E' uno step importante, condividere il dolore. Stà attento anche alle possibilità di piacere che hai intorno. Se adesso ne hai la forza, avvicinale.
Un caro saluto

Rouge ha detto...

@ Bruno: la stagione è delle nebbie, dunque si intravvede poco. Quel poco cerco di prenderlo e mantengo una direzione, anche se non vedo bene la strada.
Si diraderà, prima o poi. E vedremo poi che paesaggio sarà.

Un saluto a te.

luposelvatico ha detto...

Bentornato...

Rouge ha detto...

@ Luposelvatico: grazie, ma so mica per quanto. Vedremo.

Marte ha detto...

Mi viene in mente un pezzo di Terzani, in cui parla della differenza tra cura e guarigione.
Alcuni si ostinano con le cure. Altri cercano l'equilibrio.
A volte le cure non esistono. L'equilibrio è un esercizio.

Rouge ha detto...

@ Marte: Non è vero che le cure non esistono. E' solo che a volte non funzionano, ma già il volersi curare è una cura in sé, e cercare un equilibrio è curarsi, e potrai non guarire da una cosa ma fare del bene a un'altra parte di sé.
Detto fra noi, non amo molto Terzani.

Marte ha detto...

Lo so :)
(però poteva andarti peggio, potevo citare i Marlene Kuntz)

Rouge ha detto...

@ Marte: In effetti...