venerdì 30 ottobre 2009

Di fuffa n° 1

Oroscopo del giorno: Vergine.

"Oggi vi sentirete come abbandonati? Non guardate fuori di voi perché qualcosa è avvenuto all'interno di voi stessi. Saturno proprio oggi vi lascia dopo due lunghi anni lasciando con sé un bagaglio carico di maturità. Salutatelo con dolcezza, bando alle amarezze o malinconie!"

.

Proprio ora che mi ero abituato a quel rompicoglioni.

giovedì 29 ottobre 2009

Di recensioni

Ci sono due cose, parlando di cinema, per me completamente inutili: la classifica dei più visti nelle sale e le recensioni dei film.
La prima è quella cosa che spinge ad andare a vedere un film anche per il fatto che ci siano andati altre vagonate di persone. Questo non vuol dire che il film sia bello, magari sì ma magari anche no. Ad esempio io ho un gusto mio e magari Parnassus lo hanno visto milioni di persone a cui ha decisamente fatto cagare, mentre a me non è detto che non piaccia visto che adoro Terry Gilliam e finora non mi ha mai deluso. O magari fa cagare anche a me (non l'ho ancora visto, magari vi dirò!) e allora il successo al botteghino vuol solo dire che era una cagata di successo, cosa che tra l'altro ho pensato di The Millionaire lo scorso anno, quando a tre quarti di film mi sono chiesto quali oscuri criteri avessero spinto i giurati del premio Oscar a dare 8 statuette a una tale puttanata e perchè quella merda stava piacendo a tutti quanti me escluso, domanda quest'ultima che può mettere in crisi tutto un sistema di valori basato sulla negazione dell'individualismo e sulla comunione di sentimenti alla base di un mondo ideale al di là da venire, a pensarci.
Dell' inutilità della seconda cosa relativa al cinema ho invece preso ieri piena coscienza, dopo aver letto a posteriori la recensione che fanno qui di un film di un paio di anni fa che ieri sera ho rivisto con mio sommo godimento.
Il film in questione è L'Assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford del regista neozelandese Andrew Dominik, film lungo almeno in proporzione al titolo visto che dura qualcosa come 160 minuti, di ambientazione western ma che col genere c'entra poco.
Scrive l'autrice della recensione: "Il film di Dominik si limita all'introspezione psicologica senza riuscire ad appropriarsi dell'universo western né a calarvi l'eroe più discusso della mitologia americana (...) privo del fascino irresistibile del cavaliere romantico, della grandezza dei suoi sentimenti, dell'amore per gli spazi aperti, della radiosità che lo rese popolare e lo consacrò alla leggenda: il bandito d'onore, il bandito battista, l'espropriatore degli espropriatori".
Ora, a parte chiedersi dove mai abbia preso questa idea di Jesse James "radioso" e onorevole bandito modello Robin Hood che leva ai ricchi per dare ai poveri, quando in realtà era solo un ex guerrigliero sudista che campava di rapine ammazzando senza stare a pensarci e approfittava dei sentimenti antinordisti giusto per coprirsi il culo, viene l'idea di un film mal riuscito, né più né meno, e a voler seguire i consigli del genio recensore uno se ne sta a casa e evita di buttar via soldi.
Peccato alcune cose, che il film che ho visto io voleva essere davvero un film psicologico; che il punto di vista non è su Jesse presunto eroe ma su Robert presunto codardo; che è un film sul mito e sulla costruzione della propria vita sull'immagine di un'altra persona, dove uccisa l'una muore anche l'altra. E' anche un film sui sentimenti umani molto semplici, quali l'amicizia e la sua caducità, ma soprattutto sul coraggio e la vigliaccheria, presenti in ognuno in egual maniera, dove l' "eroe" Jesse uccide sparando alle spalle un ex amico, così come farà poi con lui il "codardo" Robert.
E' un film volutamente lento, con una colonna sonora di Nick Cave e Warren Ellis drammatica e ben legata alle immagini. Queste sono piene di gesti quotidiani che non siamo abituati a vedere in un western, e lo fa apprezzare proprio per per quello spogliare il genere di tutta l'epicità che lo ha sempre contraddistinto per riportarlo semplicemente a livello umano. Il film sembra dire che la vita non ha niente di epico: è fatta di tante piccole cose, di qualche momento esaltante e di tante debolezze. Nessuno sembra sfuggire a questa legge, non il piccolo vanaglorioso Robert Ford ma nemmeno il grande eroe Jesse James, che viene qui riportato alla sua giusta dimensione proprio dalle parole ("è solo un essere umano") di chi di quella venerazione si è nutrito fino a pensare di potercisi sostituire. Niente di epico dunque, anche se il film dice allo stesso tempo, e soprattutto, che non si possono uccidere i miti.
Per tornare a noi dunque si può dire che io abbia visto una roba completamente diversa da chi aveva recensito il film (o anche solo che chi lo aveva recensito si era messa a guardarlo pensando di vedere Ombre Rosse ed era rimasta delusa per il mancato arrivo degli indiani!), da qui l'inutilità della sua recensione, almeno per il sottoscritto.
Poi certo, sicuramente ci sarà stato chi avrà visto il film dopo averne letto la descrizione e sarà uscito dalla sala lamentando di mancate sparatorie e grandi spazi, indiani urlanti e banditi "radiosi". Immagino gli stessi che "i neri hanno il ritmo nel sangue", "non c'è più la mezza stagione" e "i comunisti mangiano i bambini".

Nick Cave in The Assassination Of Jesse James

mercoledì 28 ottobre 2009

Dettagli minimali

C'è da dire, su questi tempi di sovraffollamento mediatico, di urla scomposte e inconcludenti, dove ognuno dice la sua senza pensare se sia giusto o sbagliato e dove tutto ormai si confonde e si annulla a vicenda, che valgono di più e colpiscono meglio il segno poche semplici parole dette in mezzo a una canzone che tanti discorsi ripetuti fino alla noia.
E' il caso dell'ultimo brano di Franco Battiato Inneres Auge (lo potete ascoltare qui), dove l'autore siciliano riprende l'indignazione che già aveva segnato Povera Patria nell'ormai lontano '91, in maniera cruda e diretta nelle prime due strofe, o dello spaccato sociale descritto nella consueta maniera ironica dagli Elio e le Storie Tese in Storia di un Bellimbusto (qui il video ufficiale, qui il brano integrale, dialoghi finali compresi).
Piccole cose, forse.

domenica 25 ottobre 2009

Cambiare

Siamo tornati dalle miniferie già da un po', duravano solo quattro giorni e, tranquili, la bevuta alla vostra salute l' abbiamo fatta, con un rosso di Borgogna che a dire il vero non valeva un nostro Nebbiolo ma in compenso costava quattro volte tanto.
E' stata una bella vacanza seppur breve. Respirare nuova aria, godere della vista naturale che gli enormi spazi francesi concedono a differenza del nostro territorio, intasato di gente e cementificato, ma soprattutto aver tenuto lontano per quattro giorni notizie inutili e deprimenti, è stato salutare, un vero momento di "vacanza".

Ora, al ritorno, sto faticando a riprendere contatto con questo stupido blog, per vari motivi. Da un lato è venuto fuori un rifiuto quasi totale per le vicende marce dell'italietta (che si susseguono a ritmo continuo, vedo: non fai in tempo a girarti un attimo che spuntano fuori calzini turchesi e trans cineoperatori, almeno l'industria del ricatto funziona senza temere crisi!), per cui al solo accendere un televisore o sfogliare un giornale e vedere le solite facce politiche da cazzo, mi viene quella che in piemontese viene definita "pecola", che sarebbe una metaforica reazione cutanea che interessa il fondoschiena con conseguente distacco della pelle dalla sua sede naturale.
Non parliamo poi delle vicende della pseudosinistra e delle sue primarie, di cui ho ricevuto incessante notizia tramite posta elettronica per quell'errore che avevo fatto un paio di anni fa nell'iscrivermi alle loro newsletter, con la conseguenza che ora sono bombardato di mozioni Marino e di mozioni Bersani e di mozioni Franceschini con cui mi comporto come per qualsiasi altro spam, operando un "canc" pressocchè immediato, perchè diciamola tutta: non mi frega una mazza di Franceschini Marino e Bersani, come non ho nessuna intenzione di sprecare il mio tempo per andare a mettere una croce per uno di loro in questa sciocchezza delle primarie che per me resta come Halloween, una americanata di cui potremmo fare benissimo a meno. Vinca chi cacchio vuole, che tanto a conti fatti non cambierà niente, al limite si sposta leggermente il peso politico da una parte o dall'altra, ma sempre fuffa rimane. Non è da loro che può venire il cambiamento che ci aspettiamo.
Della crisi poi, quella la sto vivendo sulla mia stessa pelle, come ho vissuto su di me gli effetti di una politica del lavoro sbagliatissima nella sua impostazione. Non ci andava un genio per prevedere gli effetti, economici e sociali, di una mobilità applicata al lavoro, per cui si sapeva da subito che inevitabilmente avremmo assistito ad un abbassamento sia degli stipendi che della professionalità, ma questi erano discorsi da operaiacci di sinistra che come noto capiscono una mazza, che sono ancorati al passato e che ancora credono nel posto fisso: oggi gli effetti sono sotto gli occhi di tutti e ringraziamo le destre ma soprattutto le sinistre per questo bel regalo con annessa presa per il culo quando, a disastro avvenuto, si fa finta di riscoprire il vantaggio del valore del lavoro garantito.

Ne ho un po' le balle piene di sentire e leggere su televisioni e giornali parole inutili pronunciate da gente inutile, di leggere sul web di cose utili ma inefficaci, e di contribuire al piagnisteo generale unendoci il mio. Ci si rende conto, a un dato momento, che si stà sprecando tempo ed energie nell'occuparsi di cose su cui si può fare ben poco, se non urlare alla luna, con la conseguenza di tralasciare una cosa molto più importante, se stesso e la qualità della propria vita, specie se le frustrazioni dovute a situazioni esterne a sè finiscono per deprimere e rendere sempre più impotente. C'è chi come me non riesce a mantenersi distaccato, ad operare una scissione fra mondo interiore e mondo esteriore, una difesa necessaria alla propria salute fisica e mentale, per cui quel disagio di cui parla e legge relativo allo schifo italiano, lo vive sulla propria pelle somatizzandolo.
E non va bene, o almeno a me non va più bene. Ora sento forte la necessità di recuperare cose che ho tralasciato, invischiato in una realtà quotidiana per lo più esterna a me che mi ha svuotato e reso debole, a cui ho elargito energie andate perse che avrebbero avuto certo un miglior destino se indirizzate correttamente.
Ripartire dunque, da me e da vicino, ma soprattutto da me, trovare il modo di utilizzare meglio le proprie risorse senza sprecarle a vuoto, con l'unica conseguenza di deprimersi e annullarsi. Cercare il modo di essere veramente utili a se stessi e agli altri in maniera concreta ed efficace.
Questo forse comporterà un cambiamento in questo stupido blog, forse scriverò solo di fuffa, forse solo di me che poi è la stessa cosa, o forse non scriverò affatto, non lo so. So solo che a volte per sopravvivere è necessario cambiare.

Bjork - Human Behaviour

giovedì 15 ottobre 2009

Miniferie

E' stata una settimana importante per questioni molto personali che non sto ad elencarvi, cose tipo prospettive ritrovate e punti di vista riaggiornati. E' stato stancante, molto, e questo mi ha tenuto un po' distante dai blog che seguo con amicizia, ma ad essere sincero non avrei avuto le forze per impegnarmi in discussioni del genere Bandana et similia.
Domani io e la mia bella si va per quattro giorni in terra di Francia, che a noi piace sempre di più, a recuperare un po' di vacanza che non ci siamo concessi questa estate e a respirare un po' di aria diversa da quella italiana, che non so a voi ma a me comincia veramente ad ammorbare.
Non ve lo garantisco, ma se ci scappa magari un bicchiere di beaujoleais alla vostra salute ve lo dedico pure.
Prosit.

mercoledì 14 ottobre 2009

Una piccola richiesta al futuro segretario del PD

Questa qua sopra: fuori dai coglioni. Subito.

The Smiths - The Boy With The Thorn In His Side

The boy with the thorn in his side
Behind the hatred there lies
A murderous desire for love
How can they look into my eyes
And still they don't believe me ?
How can they hear me say those words
Still they don't believe me ?
And if they don't believe me now
Will they ever believe me ?
And if they don't believe me now
Will they ever, they ever, believe me ?
Oh ...

The boy with the thorn in his side
Behind the hatred there lies
A plundering desire for love
How can they see the Love in our eyes
And still they don't believe us ?
And after all this time
They don't want to believe us
And if they don't believe us now
Will they ever believe us ?
And when you want to Live
How do you start ?
Where do you go ?
Who do you need to know ?

sabato 10 ottobre 2009

Quando Marx bussa alle porte

In questo megapaesone che è Torino il campanello di casa non suona mai inaspettato, quando lo fa è perchè sai già che suonerà. Qui non è come al paesello di mille anime da cui manchi da troppi anni, e nemmeno come il paese di diecimila persone dove hai trascorso gran parte dell'esistenza. In quei posti può anche succedere che un amico inaspettato passando sotto casa tua ti faccia uno squillo per fare due ciance, solo, e per scroccarti un caffè. Qui no, nel paesone di un milione di abitanti nessun campanello suona mai per caso. Quando lo fa ti stupisci e associ il suono inaspettato a una invariabile scocciatura da scrollarsi al più presto. Può essere magari un vicino che conosci solo di vista, che saluti educatamente quando lo incroci sulle scale, ma di cui fatichi a ricordare il nome e il piano in cui abita, ma è raro che un vicino suoni alla tua porta, più probabile che sia, dato che è sabato e oltre alla mia porta ha suonato pure a quella a fianco, il testimone di Geova vestito come in un film americano anni '70, camicia bianca con maniche arrotolate e cravatta scura, occhiali spessi e aria da avvocato di quarta serie, oppure il ragazzotto impettito che tiene all'igiene del tuo appartamento e vuole a tutti i costi rifilarti un aspirapolvere affinchè tu riesca a tenere tutto bello igienizzato lo spazio in cui vivi.
E' chiedendomi chi dei due devo mandare a cagare che mi appresto ad aprire la porta, quando da fuori mi arriva il suono di parole che dicono "lotta comunista signora, il giornale di lotta comunista", indirizzato alla mia vicina ultraottantenne che a quanto pare è più svelta di me in faccende di porte e di campanelli. Ovviamente la vicina lancia dalla porta chiusa un educato "no, grazie", probabilmente accompagnato da un segno della croce (ma questa è una mia supposizione), nel frattempo io ho aperto non credendo alle mie orecchie: "ma allora ci siete ancora" dico mentre l'uomo dall'aria brizzolata mi allunga una copia del loro giornale e si affretta a chiamarmi "compagno" : "certo che sì, siamo ancora qua. Se puoi fare una offerta per la causa....".
Prendo il giornale e lascio l'obolo, ancora incredulo e gli chiedo a quale gruppo appartengono. Nella risposta, generica e affrettata, come di un venditore che trova un raro cliente e deve affrettarsi a portarlo dalla sua, sento parole come "borghesia", "classe operaia", "lotta di classe".
Incredibile. Un balzo indietro di venti anni almeno, e tra l'altro credo che l'uomo brizzolato venti anni fa facesse la stessa cosa, distribuire volantini, fuori dalla facoltà di lettere a Palazzo Nuovo.
E penso, poi, a come mi suonano strane quelle parole oggi, dove tutto è confuso e fatichi a distinguere nella massa dove sono le classi che dovrebbero fare la lotta, e pure dove sono le classi a cui fare la lotta. Una ricetta vecchia per un problema sempre attuale, o invece i problemi oggi sono nuovi e diversi e attaccarsi a Marx e Lenin è un po' come curare ancora con i salassi? E quella mia voglia di nuovo, di diverso, che non rinneghi nulla ma che guardi oltre?
Va beh, non ho voglia di rispondermi. Per il momento mi godo il suono di quelle parole pronunciate per strada e casa per casa, come una volta.

And the winner is....

Nobel per la Pace a Barack Obama.
Al presidente degli Stati Uniti d'America.
Stati Uniti che spendono 515 miliardi di dollari all'anno in spese militari.
Stati Uniti che hanno circa 800 basi militari in giro per il mondo (dati del 2007, ma non sono diminuite di molto).
Stati Uniti presenti attivamente in almeno 4 conflitti: Iraq, Afghanistan, Somalia, Pakistan.
Nobel per la Pace.
Sticazzi.

venerdì 9 ottobre 2009

Tanto rumore per nulla

Sulle polemiche relative alla Consulta che ha bocciato il Lodo Alfano, che ancora continua a tenere banco attraverso le dichiarazioni del Bandana (qui), basterebbe citare quel gran filosofo di origine serba che corrisponde al nome di Vujadin Boskov, che la vita ha voluto casualmente calciatore prima e allenatore di calcio poi:
"Rigore è quando arbitro fischia!".
Chiusa la polemica.

Tutto va ben, madama la marchesa

Anni fa, quando ancora cristonavo davanti a un tornio a tutte le ore del giorno e della notte, nel senso che "giravo" su tre turni, uno sciopero generale di otto ore convocato dai sindacati era qualcosa di pesante. Voleva dire, oltre al danno in termini economici per il lavoratore, che una serie di scioperi precedenti di due o quattro ore non avevano ottenuto gli esiti sperati e si era obbligati a mobilitare tutta la propria forza, per dare un segnale alla controparte ma anche al Paese tutto.
Una mobilitazione dei metalmeccanici era la mobilitazione principe. La sua federazione, la Fiom , se si muoveva trascinava con sè anche le altre sigle meno potenti e faceva da traino anche ad altri settori produttivi. Insomma una roba seria, intesa come una roba seria nel gioco dei segnali dati e ricevuti e che aveva anche un certo risalto mediatico, non dico dirette televisive, ma la giornata di sciopero era preceduta da commenti dei segretari anche in televisione e sulla stessa un minimo di risalto veniva dato: si sentivano i rappresentanti sindacali, si sentivano le loro controparti, si sentiva cosa aveva da dire il ministro interessato.
Oggi si è celebrato lo sciopero generale dei metalmeccanici e dei precari della scuola, grandi manifestazioni in tutta Italia con i maggiori cortei a Milano, Roma, Firenze e Napoli. Circa 250.000 tute blu richiamate dalla sola Cgil sono dunque scese in piazza per protestare contro i licenziamenti e la chiusura delle fabbriche, per l'estensione della cassa integrazione a tutti i lavoratori delle aziende in crisi, contro l'ipotesi di contrattazione separata nei contratti aziendali.
Nel Tg2 delle 13 la notizia stata data dopo la notizia del Nobel per la Pace a Obama (che intanto continua a far la guerra in Afghanistan, vabbeh, poi me la spiegano), dopo le ultime polemiche relative al Bandana ormai in pieno delirio autoreferenziale (io di qua, io li là... due palle!), dopo la notizia della riapertura del processo Mills (ancora Bandana), dopo che Maroni decanta l'azione di governo in tema di lotta alla mafia (e ancora il Bandana presente), dopo che Brunetta decanta l'azione del governo contro i fannulloni (Bandana sempre presente in video).
A questo punto, dopo i fannulloni, si da notizia dello sciopero, inserendola oltretutto in un contesto dove si dice che secondo l'Istat la produzione industriale è aumentata del 7% ad agosto (ma in pratica è diminuita del 18%, chennesò non si è capito una mazza): e qui sfilano le bandiere rosse dei metalmeccanici, in un minuto scarso dove per caso si intervista il segretario della Fiom Rinaldini che dice poche scontate parole. Della posizione di Confindustria non è dato sapere e del pensiero del Ministro del Lavoro Sacconi in proposito pare non sia indispensabile conoscere. Ma ancora grazie, perchè sul Tg1 non viene intervistato manco Rinaldini e sulle pagine on line vengono date poche inutili notizie.
Tornando al tg2, finito il servizio sullo sciopero si dà immediata notizia che secondo l'Ocse ad agosto ci sono forti segnali di ripresa, come a dire che cacchio vogliono 'sti scioperanti, dopodichè si passa a tragedie varie in giro per il mondo, ad esempio dal Pakistan dove ci si ammazza per le strade, dalle Filippine ancora alluvionata (prima di dare la notizia che nel messinese si scava ancora), poi un po' di cronaca italiana inutile (ladro che chiama il 113) e per finire calcio e il solito servizio di chiusura protagonista qualche animale (oggi era il turno dei gatti mi pare).
Su trenta muniti almeno la metà sono stati occupati dal governo (e quanto è bello e quanto è bravo) e dal Bandana con gli affaracci suoi, il resto fuffa e lo sciopero è passato talmente sottotono che secondo me stenteranno a credere che ci sia stato pure quelli che vi hanno partecipato.
Ma d'altronde la crisi è alle spalle, siamo in netta ripresa e la marea di precari e senza lavoro che ci sono in giro è solo gente diversamente occupata. Io difatti sono occupato a perdere tempo scrivendo qua sopra.

giovedì 8 ottobre 2009

La cura

Mentre le vicende private e non dell'amatissimo (cosi pare, al 68% degli italiani) PresdelCons tengono banco su tutti i media con la dichiarata incostituzionalità del Lodo Alfano da parte della Consulta della Corte Costituzionale, questo Paese sta attraversando la peggior crisi degli ultimi trenta anni, spalmata su più livelli, economico, sociale, politico.
I dati del Fondo Monetario Internazionale per il prossimo anno sono preoccupanti, con un tasso di disoccupazione previsto attorno al 10,5% e con un ulteriore aumento del nostro debito pubblico. Già in questo 2009 l'economia italiana ha visto ridursi drasticamente la ricchezza prodotta, un -5% che in pratica ci riporta a livelli del secolo scorso, e le previsioni sulla ripresa della crescita sono sconfortanti, prevedendola lenta a partire solo dal prossimo anno. Questo significherà che tante ditte che in questo 2009 hanno retto, il prossimo anno saranno costrette a chiudere i battenti.
Quindi meno lavoro, meno denaro, più povertà, più disagio sociale.
Mentre tutto questo incombe sulle nostre teste (per rimanere solo in ambito italiano, che in ambito internazionale si profila ben altro, vedi qui), sui giornali nelle televisioni e nella vita pubblica si è costretti a parlare malgrado tutto del settantatreenne PresdelCons, se è o meno un corruttore, se è o meno un puttaniere, se è o meno un pedofilo etc etc. L'attenzione è volta esclusivamente alla sua persona anche in occasione di catastrofi naturali, vedi Abruzzo o Messina, dove la sua presenza fa da catalizzatore e spesso distoglie dalle questioni concrete.
Preso atto che bisogna comunque riconoscergli doti non comuni di resistenza, detto fra noi ne abbiamo un po' le palle piene di vedere l'opposizione di questo governo occuparsi solo di questo uomo e sarebbe meglio, molto meglio, cominciare a occuparsi seriamente di problemi concreti, cominciando a prendere le distanze da tutto ciò che riguarda la figura del PresdelCons. Non che questo non rappresenti un problema, ma il timore, fondato, è che nel momento in cui finalmente il premier deciderà di ritirarsi a vita privata, non senza prima aver sistemato le sue cose, il vuoto che lascerà sarà enorme, e questo detto senza nessun rimpianto ma solo constatando la situazione attuale che vede un Pdl totalmente identificato con il suo leader senza possibili successori (tranne il solito Fini), e una Lega che ha comunque bisogno di alleati per poter governare, e senza B. pare difficile che altri si accompagnino al carroccio.
Nel centrosinistra la situazione è se possibile peggiore, con un Partito Democratico che fatica a nascere perdendosi tra lotte interne e una mancanza desolante di strategia a lungo termine, con un Italia dei Valori il cui unico pregio è quello di fare una opposizione dura a parole ma a volte inconcludente nei fatti, e con un Partito Radicale di cui si sono perse le tracce (qualcuno ha più sentito una parola da Bonino e compagni?). Della vera sinistra non parliamo nemmeno, vista la scarsa visibilità che hanno oggi i partiti dell'area extraparlamentare, e la loro naturale tendenza alla frammentazione. Il vuoto dunque anche da questa parte e quello che viene fuori è che in pratica tutta la politica italiana, di destra come di sinistra, giri esclusivamente attorno alla figura del premier e nessuno pensi a quello che invece sarebbe necessario fare per questioni che riguardino la maggioranza degli italiani. Colpa del berlusconismo, certo, ma anche colpa di chi il berlusconismo lo subisce pensando di attaccarlo.
Intanto quello che si muove (vedi qui), è come al solito dalla parte sbagliata, nel senso che si ripropongono i soliti schemi che vogliono i poteri forti decidere per le sorti del paese.
In questo clima di democrazia malata la sensazione è che alla malattia si stia cominciando a rispondere con una cura, ma dovremo faticare ancora molto per smaltire le tossine accumulate e arrivare ad una guarigione. Resta da stabilire quanto durerà la terapia, ma soprattutto chiedersi una cosa fondamentale: se è questa la cura giusta.

Paolo Rossi - Pericle

martedì 6 ottobre 2009

Come di cose già viste

Gli attacchi contro il PresdelCons vanno concretizzandosi e stiamo arrivando a snodi cruciali. Dopo la sentenza Mondadori e dopo un logorante attacco a mezzo stampa che dura da mesi tra puttane e foto di dubbio gusto, querele e dimissioni e battibecchi televisivi, cosa ci riserva il futuro prossimo lo si potrà vedere già da oggi quando la Consulta della Corte Costituzionale si pronuncerà sul Lodo Alfano. In caso di giudizio negativo l'attuale governo sarebbe costretto a ripresentare la norma sotto altra veste e non è detto che il provvedimento passi, specie dopo la presa di distanza del solito Fini, ormai nemico dichiarato, mentre nel frattempo tutti i procedimenti giudiziari contro il premier (e sono parecchi) riprenderebbero a marciare.
Che sia in atto un enorme scontro di poteri in cui noi tutti siamo pedine ignare, inconsapevoli e stupide nel lasciarci manovrare è evidente da tempo. Per dire, il Presdelcons ha una forza mediatica politica economica e tutto il resto, ma anche altri hanno la stessa forza, magari non così evidente, e la usano spesso allo stesso modo. Per noi cittadini fuori dai giochi diventa complicato capire dove sta la ragione e dove il torto in maniera inequivocabile, c'è una cosa però che anche a noi ignare pedine balza agli occhi, l'arroganza con cui l'attuale premier si è imposto nella vita del Paese, l'uso spregiudicato dei mezzi a sua disposizione e il disprezzo quasi assoluto delle regole.
Viene da dire che in fondo il PresdelCons non ha fatto niente di diverso da chi lo ha preceduto, in termini di gestione del potere, perchè per certi versi in Italia la democrazia non si è mai vista, non quella vera, quella che da al popolo potere di decisione. E' solo che nei cinquanta anni di regime democristiano siamo stati governati da gente che aveva imparato dai preti l'arte del comando, governando la cosa pubblica con piglio gesuitico, lasciando l'illusione di contare qualcosa anche a chi in realtà non è mai contato nulla. Di diverso c'è stata l'arroganza dell'attuale premier di ergersi a modello di una Italia che negli ultimi venti anni ha contribuito a plasmare a sua somiglianza. Detto fra noi non un bel modello: ha contribuito a imbarbarci oltremisura, ha sdoganato il peggio dei nostri difetti rendendoci impresentabili oltre che ai nostri stessi occhi anche e soprattutto ad occhi stranieri. Proprio in campo internazionale il premier paga il dazio maggiore, di fatto è isolato in maniera imbarazzante e con lui tutti noi, al momento.
Ieri sulla Stampa abbiamo letto di uno sfogo in cui il Presdel Cons ha detto che gli "verrebbe da lasciare l'Italia". Strana la vita, come a volte ci si trova d'accordo tra opposti schieramenti: anche a noi è venuta voglia di lasciare l'Italia in questi anni, un sacco di volte, ma per motivi diversi.
Viene da chiedersi quale sarà la destinazione finale del nostro in caso di espatrio, una dacia in Russia dall'amico Putin o una tenda nel deserto dall'altro amico Gheddafi? Difficile dire.
Ad Hammamet intanto stanno ritinteggiando Villa Craxi. Non si sa mai.

sabato 3 ottobre 2009

E' la politica, bellezza.

No scusate, adesso ragioniamo un secondo, perchè non capisco il motivo per cui ci si scandalizza se ieri l'opposizione non ha votato compatta contro il decreto contenente un abominevole scudo fiscale, che permette il rientro di capitali illegalmente depositati all'estero con una aggiunta di depenalizzazioni di reato che è un po' come dare del fesso alla maggioranza di cittadini onesti e ligi alle regole democratiche. Chiaro segnale, questo scudo, della disperata ricerca da parte del governo di fondi che non si sa più dove andare a prendere.
Mettiamo che l'opposizione avesse approfittato del regalo datogli da una frangia della maggioranza, i finiani che hanno disertato il voto, e mettiamo che in ragione della temporanea prevalenza numerica il decreto non fosse passato, poi che sarebbe successo? Seguendo l'iter burocratico il governo avrebbe dovuto rimettere il mandato, ma l'opposizione è pronta a ricevere questo regalo? Onestamente no, non ancora, non lo sarà per parecchio e non lo vorrà per parecchio.
Oggi la situazione dice che abbiamo una opposizione dove un Partito Democratico perennemente in congresso non ha ancora capito da che parte vuole girarsi, la cui situazione interna è prossima a una inevitabile scissione (che non sarebbe detto tra noi un danno, magari si semplificano le cose, Rutelli torna a fare la Dc, Bersani e soci orfani Ds che tornano finalmente a guardare a sinistra, come avrebbe dovuto essere dall'inizio), quindi per niente pronta a proporsi come partito di governo.
Abbiamo una parte dell'opposizione, l'Idv, con cui si può andare d'accordo, visto da sinistra, solo per quanto riguarda l'antiberlusconismo. Una opposizione dove le forze di sinistra, fuori dai giochi parlamentari, sono ancora lontanissimi da una qualsiasi forma di ripresa, e dubito riescano mai a riprendersi dagli scossoni e dalle scissioni degli ultimi anni.
Abbiamo una situazione economica di crisi non ancora arrivata al suo pieno, perchè bisogna dirlo, non abbiamo ancora visto niente. Tra qualche mese, quando finiranno gli ammortizzatori sociali per chi ne ha già usufruito questo anno e non ha trovato ancora lavoro, quando ci si renderà conto che la ripresa è ancora prossima da venire, quando altre fabbriche chiuderanno o andranno in difficoltà, ecco, quella sarà la crisi, e nessuno sano di mente, in logiche di partito, ha intenzione di prendersi una così enorme gatta da pelare. Per la situazione di crisi economica che stiamo vivendo, oltre che di valori etici e morali, sarebbe inopportuna una crisi anche di governo, con conseguente vuoto dirigenziale e visto come stanno le cose, con una divisione esasperata nel Paese tra sedicente destra e sedicente sinistra, con conseguenze difficilmente prevedibili.
Abbiamo inoltre un Presidente del Consiglio che nonostante i continui attacchi più o meno legittimi è ancora saldamente in sella e che più che preoccuparsi dei pericoli dati da una opposizione evanescente deve preoccuparsi del dissenso crescente in casa propria ma non ancora formato in maniera evidente.
E' chiaro che in questo momento una alternativa valida a Berlusconi non c'è e se mai ci fosse certo non verrebbe dall'attuale opposizione, semmai da Fini e i suoi, sempre che il Presidente della Camera riesca a coagulare attorno a sè un numero consistente di sostenitori. Il rischio, visto da sinistra, sarebbe in questo caso di avere una destra al governo che si comporti semplicemente da destra al governo, senza le esasperazioni berlusconiane, capace quindi di consolidare il consenso una volta per tutte, vista la naturale tendenza italiana a un certo tipo di governo, senza contare che Berlusconi non ha ancora perso l'appoggio popolare e ci vorrà ancora del tempo affinchè ciò avvenga, per cui l'alternativa a Berlusconi è data da Berlusconi stesso e un ulteriore governo Berlusconi non farebbe altro che peggiorare la situazione, dato che ne approfitterebbe per sistemare gli ormai pochi fastidi rimasti pendenti.
Paradossalmente quindi l'unico ad avvantaggiarsi di un voto contrario sulla fiducia posta ieri alla Camera sarebbe stato solo Berlusconi.
Quindi la scelta di alcuni deputati dell'opposizione di starsene a casa ieri e di non votare contro è stata la cosa migliore che potessero fare e quella che sembra una battaglia persa in realtà è una vittoria. Non si è caduti nella trappola finiana, non si è accelerato un processo inevitabile di caduta di questo governo per cui non si ancora pronti, si è lasciato passare una porcata talmente grande che anche il più stupido berlusconiano inteso come popolino adorante, avverte come una ingiustizia e ne va quindi a minare la fiducia, da usare a futura memoria. Si lascia inoltre al governo la briga di muoversi in un contesto di crisi dove si hanno pochi margini di manovra per uscirne bene, a meno di attuare misure largamente impopolari come più tasse ai più ricchi e più tagli dovunque come sarebbe costretto a fare il Pd in caso di subentro al governo, col rischio di un nuovo ritorno di Berlusconi non sconfitto in maniera totale.
Quindi, sarebbe stata vera vittoria quella di ieri? E' evidente che no, non lo sarebbe stata, per cui perchè stupirsi?
E' la politica, bellezza.