venerdì 31 ottobre 2008

Flouciart

Schema guida per la risoluzione dei problemi in Italia.

Giù a Roma è molto usato, pare.

Equazioni

Leggo sulla Stampa che il defunto in esilio Bettino Craxi aveva a suo tempo avvertito il leader libico Gheddafi di possibili attacchi americani sul proprio territorio.
Questo episodio mi ricorda, per quelle stupide associazioni personali, l' espressione inebetita del mio prof di Tecnologia alla notizia del bombardamento (andavo ancora a scuola e il suddetto prof se ne arrivò in aula bianco in volto), il suo commento "questi sono pazzi", il nostro stupore del suo stupore, le risate alla notizia che la ritorsione libica nei nostri confronti si era limitata a un missile verso Lampedusa finito miseramente in mare (si era giovani, che ci volete fare?).
Dunque Craxi ne esce bene dalla vicenda.
Craxi che era contro gli americani.
Craxi che fu poi sputtanato da Tangentopoli.
Tangentopoli che aveva come principale alfiere Di Pietro.
Di Pietro che oggi è all'opposizione in Parlamento.
Parlamento che è guidato dal Bandana.
Bandana che era amico di Craxi.
Non ero bravo in matematica, e l'equazione non è semplice.
Meditate gente, meditate.

mercoledì 29 ottobre 2008

Mala tempora ricurrunt (2)

Decreto Gelmini firmato.
Si riproiettano film già visti.
Cazzo.

Mala tempora ricurrunt

Episodio 1
Ce ne stavamo ieri sera io e la mia bella (che tra l'altro: tanti auguri a te, tanti auguri a te) a seguire un corso serale dalle parti di via Po. A parte la claustrofobia provata nel trovarsi accavallati tipo tram alle otto del mattino, gli scaracchi nel microfono del relatore di turno, gli scaracchi di molti in sala che l'autunno è arrivato e la tosse pure, non è andata poi così male.
Mentre noi riprovavamo l'emozione e la noia del ritrovarsi in una scuola (tipo, non proprio, ma più o meno) dalle finestre sulla strada arrivava l'eco del corteo studentesco che sfilava verso Palazzo Nuovo al suono dei Rage Againt the Machine (ennesimo motivo di simpatia da parte mia verso la protesta contro la Gelmini: se va bene quella ascolta Laura Pausini!).
Nell'intervallo (l'intervallo. Ma da quando non ne faccio uno?) scendo in strada e mi dirigo verso l'università, scavalcando maestre cantanti, universitari occupanti e celerini osservanti. Bello, ho poco tempo ma bello.
Più tardi ripassiamo davanti alla facoltà occupata e lì per lì mi ci sarei fiondato, non fosse che l'ora è tarda, la situazione appare tranquilla e la mia età è quella che è. Camminando, in un vicolo m'è parso di vedere un tizio in eskimo verde.
Non ci giurerei, ma ci sarebbe stato bene.

Episodio 2
Questa mattina zappando in radio alla ricerca di un canale senza pubblicità (ma quanta cazzo ne passano?) mi becco in sequenza S.O.S degli Abba versione Pierce 007 Brosnan e Meryl Streep (e vabbèh!), poi Paolo Pa (Paolo maledetto ma perchè non l'hai perchè non l'hai detto. Mai.) del Banco del Mutuo Soccorso.
S.O.S. e Banco del Mutuo Soccorso.
Che ci sia un velato messaggio?

lunedì 27 ottobre 2008

Tempo di rinascere

La manifestazione del Pd contro il governo di sabato 25 è archiviata, e ognuno ha recitato la sua parte, come da copione. Uolter ha fatto la conta e forse si aspettava qualcosa di più, il Bandana e la sua accolita si son dati da fare, anche troppo, per sminuire quello che per ora è il ritrovo più numeroso di una opposizione a cui ancora non hanno spiegato come si fà opposizione. Noialtri orfani di rappresentanza in Parlamento ci siamo divisi (che novità!) fra quanti appoggiavano l'adunata piddina e quanti invece avrebbero preferito un flop della stessa. Personalmente mi auguravo andasse bene: alla peggio non avrebbe cambiato nulla (come difatti è), ma se fosse andata male oggi parlerebbero di consenso al 120% invece di limitarsi al 72% (che poi, ma siamo sicuri che ce l'hanno tutto sto consenso? mah).
A sinistra intanto cominciano a vedersi i primi timidi segnali di vita, i primi tentativi di ricostruire una base dispersa dalle vicende degli ultimi anni. Le elezioni di aprile hanno fatto deflagare tutte le contraddizioni di un popolo che negli anni aveva perso di vista il suo vero obiettivo, quello di essere dalla parte di chi non ha e di chi non può, crogiolandosi in un narcisismo sterile e infruttuoso. Ad aprile la bomba è scoppiata e ci ha investito in pieno, ma la miccia era stata accesa già parecchio tempo prima e non da mani esterne.
Oggi credo si possa cominciare a ricomporre il volto della sinistra, quella vera, quella che ora non ha rappresentanza nelle stanze romane se non in uno sparuto gruppo all'interno di quelle opposizioni da barzelletta che ci ritroviamo.
Ripartire dalle basi, ripartendo dalla base dei nostri ideali. Toglierci di dosso tutte quelle sovrastrutture fuorvianti e inutili e concentrarsi solo sul messaggio principale dell'essere di sinistra. Tornare a pensare che un mondo giusto, libero e egualitario può essere possibile, e andare in quella direzione.
Il tempo per farlo ce l'abbiamo, purtroppo.

giovedì 23 ottobre 2008

Help! (Ainizzambadi)

Ci sono momenti in cui ci si sente come nella illustrazione sopra.
Questo è un po' uno di quelli.
P.S.
L'illustrazione è di Jean Moebius Giraud.

mercoledì 22 ottobre 2008

Formidabile quest'anno

Faccio parte di una generazione sfigata, arriviamo sempre tardi agli appuntamenti importanti.
Nel '68, per dire, alcuni di noi manco erano nati e nel '77 ci scambiavamo figurine tra i banchi delle elementari. Avevamo le orecchie certo, e ogni tanto ci arrivavano voci truci di telegiornale, dove giornalisti seriosi elencavano scontri di piazza e stragi rosse e nere. Che quegli anni fossero di piombo ce lo hanno detto poi dopo, e in effetti i ricordi in bianco e nero ben si prestano a quella definizione, ma noi eravamo ancora in una età beata e a volte penso pagherei per tornarci.
A tutte le generazioni tocca vivere il periodo contestatario, è legge di natura. A noi toccò di vivere il 1985, che rispetto al 1977 era come lo Zecchino d'Oro rispetto agli Mtv Music Awards. Non chiedetemi per quale riforma stessimo protestando perchè onestamente non lo ricordo, sta di fatto che per noi studenti di una scuola di provincia la "lotta" si limitò a un paio di scioperi e a una sottospecie di occupazione. Dubito che anche i più informati di noi sapessero per cosa si stesse in piazza, ma tant'è, un paio di giorni di sega facevano comodo a tutti. Il movimento della Pantera dell' 89 lo vidi da dentro una fabbrica, che già la scuola mi sembrava una cosa distante e delle proteste successive non ho memoria, ma credo si possano ricondurre alla legge di natura di cui sopra.
In questi giorni la protesta studentesca è tornata a manifestare in piazza e a occupare atenei e facoltà per dire no alla riforma del Ministro della Distruzione Gelmini, che prevede tra un grembiulino e una classe separata anche la convertibilità delle università in fondazioni, privatizzandole di fatto. E' il primo passo per svendere la scuola pubblica al miglior offerente: questa riforma ha come unico intento di allargare ancora di più il divario fra ceti abbienti e ceti medio-poveri, impedendone l'accesso a chi non se lo può permettere economicamente. Sono di ieri le statistiche Ocse che vedono l'Italia tra i peggior paesi al mondo per disuguaglianza economica, peggio di noi stanno quegli Stati Uniti a cui da anni ci rifacciamo chissà mai perchè, visto che è "terra di opportunità" solo per chi può permettersele (non parliamo poi di U.s.a. "terra delle libertà"!).
Questo 2008 si sta dimostrando sempre più un anno particolare, per i cambiamenti che sta portando a livello mondiale. Un modello economico sta cadendo a pezzi e un intero sistema sta rendendo evidenti tutte le sue contraddizioni, a cominciare dalle differenze sempre più marcate tra chi sta sopra e spadroneggia e chi sta sotto e subisce.
Contro questo stato di cose non si può fare nient'altro che far salire la protesta, da qualsiasi parte arrivi, per dimostrare a chi ha il potere che non è questa la via che vogliamo seguire, anzi, che non possiamo più permetterci di seguirla.
Io sto con gli studenti e i professori che protestano. Se quella di oggi fosse anche solo perchè nei bagni manca la carta igienica starei comunque con loro. E sto con gli operai in cassa integrazione, che sono sempre di più e destinati ad aumentare. Sto con i No Tav e i No Dalmolin, con i disoccupati di tutta Italia e con chi protesta per gli inceneritori. Sto con la sinistra quando va in piazza, pure se c'è Di Pietro, e starò anche con Uolter sabato prossimo, pure se è una delusione con gambe ed occhiali. Non mi interessa da dove arriva il dissenso, l'importante in questo momento è che arrivi. Ma soprattutto sto con noi, figli di una generazione di merda che non ha saputo mantenere e tramandare le lezioni che pur conosceva, che ha svenduto gli ideali per quattro bond e un suv ed ora si ritrova con niente in tasca e poco nel cuore.
Può essere un anno formidabile questo 2008, da ricordare, e qualcosa mi dice che lo ricorderemo a lungo. Mi auguro che sia per qualcosa di buono.

giovedì 16 ottobre 2008

I compagnucci

Ed eccoli qua, questi campioni del liberismo, questi fenomeni del libero commercio che quando la baracca crolla, dopo averla depredata per benino, scoprono lo Stato. Ora l'intervento di quest'ultimo non è roba da comunisti, non è più un peccato, anzi, ora addirittura è una impellente necessità.
Hanno scoperto questo nuovo pozzo di San Patrizio da dove attingere. Le compagnie aeree vanno in vacca? Che problema c'è, ci pensa lo Stato. Le banche dopo aver spremuto il limone per bene falliscono? Ma c'è lo Stato! L'economia va in malora perchè a guidarla c'è da anni una accolita di figli di puttana? Chiediamo aiuto allo Stato!
Che sia chiara una cosa, lo Stato siamo noi, non voi.
Lo Stato sono tutti quelli che ne hanno sempre rispettato le regole, sono tutti quelli che non riescono a pagare un mutuo, sono tutti quelli con un contratto a termine da mille euro e zero prospettive, quelli che dopo quaranta anni di lavoro campano con pensioni da cinquecento euro al mese. Siamo noi, che in tutti questi anni abbiamo pagato tasse tutte e subito, direttamente in busta paga, che abbiamo sostenuto pensioni e casse integrazioni, elargito fondi perduti ai soliti furbi che sapevano come approfittarne, che abbiamo visto buttar via i nostri soldi in cattedrali nel deserto. Che ci siamo accollati mutui bastardi e li abbiamo rinegoziati a condizioni peggiori di prima, che ci siamo sudati ogni goccia di benzina, ogni metro in autostrada, ogni zecca su vagoni di treni sempre più schifosi. Noi che al supermercato perdiamo ore a confrontar prezzi, che non capiamo un cazzo di economia perchè nessuno ce lo spiega che è tutta una presa per il culo, che prendiamo multe su multe perchè la macchina devi solo comprarla, mica puoi anche guidarla. Noi che abbiamo sempre pagato tutto, che ancora continuiamo a farlo e che continueremo a pagare, questa volta col ricatto più infame, perchè se non si aiutano le imprese i primi a risentirne sappiamo bene che saremo noi che ci lavoriamo.
E allora aiutiamole ste cazzo di imprese, aiutiamo Alitalia, aiutiamo le banche a succhiarci ancora più sudore, aiutiamoli questi ricchi, ma solo di avidità, paghiamola ancora una volta la tangente per lavorare e poter continuare a vivere. Ma voi, politicanti da quattro soldi, liberisti di sta beata cippa campioni solo nel rubare e fottere, fateci almeno il piacere di andarvene, una volta e per sempre, semplicemente a cagare!

mercoledì 15 ottobre 2008

Io rifletto

Commentavo ieri su un blog amico un suo post di ringraziamento a Roberto Saviano per aver avuto il coraggio di portare alla conoscenza nazionale quello che in terra di Campania conoscono bene da anni. Il ringraziamento è doveroso, e mi accodo, ma il mio commento è stato: "A Saviano auguro di mantenersi vivo, di scappare e di riuscire a ricostruirsi una vita normale. Ha sacrificato la sua oltremisura".
Poco dopo aver commentato ho letto sempre sul blog di Wil il suo aggiornamento riportante la notizia del tentativo di eliminarlo da parte della camorra (potete leggerlo qui).
Già ieri sera Roberto ha lasciato una dichiarazione sconfortata ma pienamente condivisibile (potete leggerla qui) e mi stupisce di come non sia giunta prima.

Quello che ha fatto Roberto Saviano con le sue parole è qualcosa che non ha precedenti. Gomorra è un pugno allo stomaco diretto a tutti, una inchiesta sotto forma di romanzo che ha raggiunto lo scopo che si era prefisso, far emergere quello che era sommerso solo per chi non voleva vedere. Lo ha detto con crudezza, in modo chiaro e preciso, senza sotterfugi, andando dritto al cuore del problema, con un coraggio che solo la sua giovane età poteva dare.
Perchè Roberto è giovane, tanto giovane. Ventotto anni nella società di oggi non sono niente e sono tutto. Sono gli anni migliori sotto certi aspetti, perchè non hai l'avventatezza e la stupidità di un ventenne, ma neanche quell'inizio di rassegnazione e di noia di un quarantenne.
Anni in cui le scelte si sedimentano, vieni fuori per quello che sei ma hai ancora margini di evoluzione, vivi in maniera consapevole forse per la prima volta e non hai perso l'ingenuità di anni più giovani. Roberto ha sacrificato tutto questo in nome di un ideale fortissimo, quel desiderio di verità e giustizia che ha cercato di smuovere in tutti quanti noi, agitando le acque torbide in cui tutti noi ci muoviamo.
Non so quanto fosse realmente cosciente di quello che sarebbe potuta essere dopo, la sua vita, e non so quanto fossero realmente coscienti i suoi editori, i suoi amici, quanti possono averlo consigliato, quanti sul suo nome dopo hanno mietuto successi. Quanto calcolato fosse il rischio, se nel conto si fosse messo il sacrificio degli anni migliori della propria vita. Me lo sono sempre chiesto e immagino che in questi anni se lo sia chiesto anche lui.
Io non lo avrei fatto, perchè non so se avrei avuto il suo coraggio, qualcuno dice la sua ingenuità. Io nel quadro sopra sono quello che sta sotto, specchio riflesso di qualcosa di vero.
E allora Roberto scappa, fujetenne, mantieniti vivo. Per te stesso e la tua vita, ma anche per me, come per tutti quelli che di te sono solo un riflesso sbiadito.

lunedì 13 ottobre 2008

Che simpatico umorista

Ecco, lo sapevo. Il nostro malgrado Presidente del Consiglio proprio non riesce a trattenersi. E' più forte di lui, proprio non ce la fà, in ogni occasione lui deve dirla.
E sì che andava tutto bene, il suo amicone Giorgio Daubliu questa volta gli aveva riservato alla Casa Bianca una accoglienza degna di un re, al posto della solita costinata tra mucche e odore di merda nel suo ranch in Texas. Il Bandana era persino riuscito a mantenere un atteggiamento quasi marziale mentre sotto di lui sfilavano pifferai in costume d'epoca, persino a dire in conferenza stampa cose certo scontate ma seguendo un filo logico, quando tac! la barzelletta: "La storia ricorderà Giorgio Daubliu Bush come un grande, grandissimo presidente".
Dalla tomba di J.F. Kennedy ad Arlington alcuni giurano di aver sentito uscire delle risate!

domenica 12 ottobre 2008

Di crolli e zappe

Se fosse un film sarebbe diretto sicuramente dai fratelli Coen. Diciamolo, la situazione venuta a crearsi in questa settimana nerissima sui mercati mondiali ha un che di tragicomico. Il castello di carta che han creato per pagarsi la loro costosissima vita di merda sta crollando e uno dei principali responsabili della crisi, in quanto rappresentante dello Stato più arrogante mai apparso sulla faccia della terra, quell'analfabeta che ancora per poco abita la Casa Bianca, dopo aver sparso terrore a livello politico, finanziario e pratico in giro per il mondo assieme a chi gli sta sopra, se ne salta su e dice che: «Siamo davanti a una grave crisi globale che richiede forti risposte globali. Siamo insieme in questa crisi, ne usciremo insieme».
A parte il fatto che mai nessuno si è mai sognato di chiedere a noi poveracci cosa pensassimo realmente dei loro giochetti finanziari, per non parlare della loro cazzo di globalizzazione, e dell'economia e del pil che sale e dell'inflazione che scende e dei mazzi e dei lazzi, che la risposta sarebbe stata senz'altro un fate fùrb e va a travajé, piciu! (che noi siam gente che suda e lo capiamo che se la terra non la zappi è difficile che ci cresca qualcosa), a me personalmente verrebbe da dire che me ne stavo tanto tranquillo a casa mia a pensare a come tirare fine mese senza che ci si aggiungesse quest'altra rogna da risolvere.
Ma va bene, vorrà dire che come al solito noialtri afflitti da pessimo karma dovremo nuovamente farci un mazzo tanto per rimettere in sesto il mondo rovinato da 'sta manica di imbecilli.
Che poi la cosa che più mi fa girar le balle è che mentre fino a ieri han buttato via miliardate di soldi per far crollare tutti i sistemi comunisti o socialdemocratici in giro per il mondo, in quanto "statalisti", oggi se ne vengono a dire che gli stati devono intervenire a salvare la baracca. Ora, lo Stato siamo noi. Tutti quanti certo, pure loro, purtroppo. Peccato che mentre finora noialtri ci siamo consumati il cervello a forza di pensare a come far quadrare la vitaccia, questi figli di puttana se la sono spassata alla grande tra alberghi a ventiquattro stelle e ristoranti alla moda.
Per cui cari signori che giocate a governare il mondo senza esserne capaci, se dobbiamo fare le cose facciamole bene: giusto salvare la baracca, che se crolla becca pure noialtri fessi, ma facciamo in modo di ricostruirla senza piani troppo alti. Che se uno invece di portarsi a casa milioni di euro al mese se ne porta solo migliaia credo campi bene lo stesso, no?
E se non sapete come fare fatevi un giro da 'ste parti che vi si spiega dall'inizio come deve girare il mondo: sapete, la zappa aiuta a pensare molto meglio di una mazza da golf!

venerdì 10 ottobre 2008

Così ridevano

Nell'immagine due anziani abitanti del terzo mondo alla notizia delle difficoltà occidentali.
La foto sopra può avere tanti significati, ognuno tragga le conclusioni che preferisce. Per quello che mi riguarda mi ha ricordato (a volte dimentico) che non vale la pena angosciarsi più di tanto, che tutto è relativo e che a volte bisogna staccare.
Il video sotto mi ha sempre messo di buon umore. Se avete tempo prendetevi 4 minuti e se non ce l'avete fate in modo di prenderveli.
A tutti una buona giornata.

Stereophonics - Have A Nice Day

giovedì 9 ottobre 2008

Enigma Giulio

Qualcuno gentilmente mi aiuta a comprendere questo personaggio? Perchè io proprio non riesco a inquadrarlo.
Giulio Tremonti ha l'aria dello snob secchione presuntuoso e saccente e non sprizza certo simpatia. Non ride mai, il massimo che gli si vede fare è un sorrisetto forzato proprio di chi sa che deve ogni tanto sorridere per compiacere l'interlocutore, ma ne farebbe volentieri a meno, come del resto pure dell'interlocutore. Tutto il contrario del suo immediato superiore, quel dispensatore di barzellette idiote che tra un centro estetico e una discoteca ogni tanto gioca a fare il Presidente del Consiglio.
Ha scritto libri dai titoli che manco Nostradamus: Lo Stato Criminogeno (1997), L'Europa vecchia, la Cina, il mercatismo suicida: come reagire (2005), La Paura e la Speranza : La crisi che si avvicina e come superarla (2008). Non li ho letti, mi sono ripromesso di farlo, ma so già che butterei via i soldi essendo io quanto di più lontano dal capirci qualcosa di economia e finanza.
In luglio, ma è da anni che lo va ripetendo, si è lasciato andare a dichiarazioni poco confortanti ma che si stanno dimostrando purtroppo veritiere (vedi post).
Da Ministro dell'Economia in carica ha avviato una politica fatta di tagli e contenimento, chiedendo e ottenendo di blindare la finanziaria 2008 già a settembre, cosa mai avvenuta prima, ha tentato in qualche modo di toccare anche gli interessi di banche e petrolieri con la Robin Hood Tax (non so quanto ci sia effettivamente riuscito), si è lasciato andare a critiche al sistema globale e al nuovo ordine mondiale, per ultimo oggi si è messo di traverso all'ennesima porcata che il suo governo e la sua maggioranza ha tentato di far passare, un emendamento salva manager sul decreto Alitalia che avrebbe effetti anche per altre situazioni (vedi qui), facendo di fatto quello che avrebbe dovuto fare l'opposizione evanescente che ci ritroviamo.
E' lo stesso Ministro che anni fa, ai tempi del primi tre governi del Bandana (2001-2006) voleva liberalizzare pure le spiaggie e ce la menava con la finanza creativa, lo stesso che dovette abbandonare il suo dicastero dopo tre anni dopo essere stato accusato da Fini di aver truccato i conti della finanziaria 2003?
Insomma, qualcuno mi spiega chi è Tremonti?

martedì 7 ottobre 2008

I had a dream

Ci incontriamo io Bonetti e il Furbi al Caffè Roberto, ora di aperitivi, locale gremito. Aspettiamo piatto in mano Beppe Sarotto, come al solito in ritardo, e l'attesa ci snerva alquanto. Bonetti tenta di nascondere il nervosismo trangugiando olive ascolane e lanciando occhiate furtive verso l'entrata. Il Furbi appare tranquillo, ha la solita espressione che assume durante le crisi, con l'occhio sinistro leggermente strizzato, non molto ma abbastanza da alzargli la bocca quel tanto che basta a stampargli in faccia un mezzo sorriso da furbetto, da cui il soprannome.
Io bevo birra e mi guardo attorno.
La gente infreddolita - il riscaldamento è spento per via del razionamento - è accalcata ai banconi del cibo e parla poco, quasi nulla. Più che altro riempiono i piatti ben oltre la loro capienza, dando l'impressione che per molti quello è l'unico pasto della giornata e resterà tale fino alla sera successiva. Anche ai tavoli la gente è silenziosa, stretti nei cappotti, lo sguardo fisso al piatto. In sottofondo la filodiffusione trasmette musicaccia lounge intervallata dalle ultime disposizioni del Ministero del Bene Comune.
"Ma quando cacchio arriva Sarotto?" chiede Bonetti, visibilmente teso.
"Calma" risponde il Furbi "Avrà trovato traffico".
"Traffico? Ma se non c'è una macchina in giro"
"Lui viaggia in tram"
"Non ci sono manco più tram a quest'ora. Staccano alle 8 lo sai, no?"
"Avrà preso la bici"
"Lavora a due isolati da qui, cazzo prende la bici".
"Cazzo ne so. Cominci a stressarmi lo sai?"
"E basta" intervengo io, "tra poco arriva. E' in ritardo di solo quindici minuti e non è mai stato puntuale in vita sua".
"Come cazzo ha fatto il comando a affidargli l'operazione non capisco" dice Bonetti addentando l'ennesima oliva.
"Magari se non lo sbandieri ai quattro venti ci fai un favore" dice il Furbi, "Sai vorrei almeno cominciarla l'operazione, senza essere fermato come un pirla prima".
Le ultime parole le dice mentre una sirena della Polizia Pubblica sovrasta il sottofondo sempre più lounge. Hanno vietato l'ascolto di gran parte della musica Pre-Libertà perchè non consona ai nuovi valori ma quella l'hanno mantenuta, chissà perchè. Certo poteva andar peggio. Potevano salvare la bachata.
Finalmente Sarotto entra nel locale sempre più freddo e sempre più umido. Il Furbi gli fà un cenno con la mano ma Sarotto fa finta di non vederlo e va dritto al bancone. Sottobraccio stringe una cartellina rossa e indossa una specie di completo blu scuro e una coppola a quadrotti.
Lo vedo sporgersi oltre il bancone e parlare all'orecchio del barista, gli affida la cartellina e poi viene verso di noi. In faccia lo trovo diverso, ma ancora non so dire il perchè.
Bonetti manda giù l'ultima oliva ascolana e non è più così nervoso, io e il Furbi ci stringiamo per far posto al compagno capo dell'operazione, che più lo guardo e meno somiglia a Sarotto. Mi ricorda qualcuno, ma non mi viene in mente chi. Bah.
"Compagni" fa lui con aria greve, "è per stanotte".
"Cosa?" chiede Bonetti
"Come cosa" dice Sarotto lisciandosi il pizzo (ma ce l'aveva già quel pizzetto?)
"Eh, per stanotte. Cosa".
Sarotto pare interdetto. Guarda Bonetti, (che tra l'altro non somiglia più a Bonetti: sfoggia baffoni neri e capelli all'indietro e anche lui mi ricorda qualcuno ma mica mi viene chi) con l'aria di chi sta pensando "questo porterà solo guai", ma poi prosegue senza farci troppo caso.
"L'ora è giunta. Stanotte ci riprenderemo quello che è nostro, compagni. L'orrido regime del Bandana terminerà questa notte stessa. Tutto è pronto. Il barista sta provvedendo a nascondere gli ordini nel cibo dell'aperitivo, perciò occhio a non mangiare tutto, i bigliettini bisogna leggerli non mangiarli".
"Ma stai scherzando?" dice il Furbi che anche lui non somiglia più al Furbi e ora sfoggia un paio di occhialetti tondi. "E se finiscono in mani sbagliate?"
"Tranquillo. Qua son tutti dei nostri." e dicendo questo gira la testa a guardarsi alle spalle.
Ci guardiamo attorno anche noi. Il locale non è cambiato, ma la gente non è più vestita come prima, ora sfoggiano camice larghe senza colletto gli uomini, gonne lunghe e foulard in testa le donne: sembrano tutti usciti da un romanzo di Cechov. Stridono con la musicaccia in sottofondo e anche con i miei ricordi ma sembrano essere a loro agio e guardano tutti verso di noi alzando il bicchiere.
E poi a un tratto mi viene in mente a chi somigliano i miei amici, solo che ormai dei miei amici non hanno nulla e Josif Bonetti, Vladimir Sarotto e Leon Furbi parlano fitto fitto in una lingua piena di osky e di off che lì per lì non capisco ma che per qualche motivo strano comprendo ugualmente.
Josif Bonetti Stalin parla poco, si liscia i baffoni e lancia occhiatacce a Leon Furbi Trotsky. Vladimir Sarotto Lenin dal canto suo parla di continuo e ogni tanto sbrocca: tira fuori una ramazza e la agita roteandola sopra le nostre teste, agitandosi non poco. Gli faccio notare che a far cosi gli può prendere un coccolone ed è meglio che stia più calmo, ma ormai il nostro è lanciato: urla slogan a squarciagola, tipo quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare, strappa una tenda rossa dalla parete e si fionda all'uscita cantando l'internazionale. Trotsky gli corre dietro portandosi appresso tutti gli altri e restiamo il barista, io e Stalin nel locale ormai deserto.
Dalle casse della radio sentiamo il comunicato serale del Ministero del Bene Comune ed è il Bandana in persona che parla: tendiamo l'orecchio, magari è importante, invece è la solita barzelletta scema con le risate registrate.
Stalin si alza e fa per andare. Con lenti movimenti della dita si abbottona la giubba di tela bianca, mentre da fuori arriva l'eco dei primi spari. Lancia uno sguardo alla cassa acustica sopra la nostre teste e dice: "E' per questo che quell'uomo è destinato a perdere. Le barzellette proprio non le sa raccontare".
Poi, rivolto a me chiede "Tu che fai, non vieni?"
Io guardo l'orologio sul comodino, mi giro dall'altra parte e dico:
"Ancora cinque minuti, mamma".

lunedì 6 ottobre 2008

Go west

In Elmore Leonard mi sono imbattuto più di una volta, spesso senza saperlo e mai per quella che è la sua effettiva produzione di scrittore. Ho visto negli anni diversi film tratti dai suoi romanzi, da Jackie Brown di Quentin Tarantino a Get Shorty con John Travolta, passando per Io sono Valdez con Burt Lancaster e Hombre con Paul Newman, questi ultimi western pregevoli come pure Quel Treno per Yuma, altro film tratto da un racconto dello scrittore di Detroit, nelle due versioni del '57 con Glen Ford e di cinquanta anni dopo con Russel Crowe e Christian Bale. Li ho visti e mi sono piaciuti, specie i western, dove i personaggi solo in apparenza banali fanno un tutt'uno con l'ambientazione secca e desolata del west americano, veri e propri figli dell'ambiente in cui si muovono.
In questi giorni sto leggendo una raccolta dei racconti western scritti tra gli anni '50 e '60 ed è un insolito piacere scoprire come questo Leonard è capace di prendere il lettore e trascinarlo per sentieri pietrosi e deserti battuti dal sole, tra guerrieri Apache e soldati bianchi in forti impolverati. Riesce Leonard con maestria a farlo estraniare da tutto quanto il resto, proprio come un bravo romanziere dovrebbe sempre saper fare, per facilitarne la fuga in quell' universo alternativo fatto solo di immagini evocate grazie al potere della parola scritta e riesce a farlo affidando tutta la struttura del racconto al potere della parola detta. Le storie di Leonard si sviluppano grazie a un uso esperto del dialogo fra i vari personaggi, grazie al quale a poco a poco si dipana tutto il senso delle vicende narrate e per chi legge è un ottimo invito a proseguire nella lettura/scoperta. Con un racconto di Leonard non si sa mai dove si va a finire e niente è mai dato per scontato. Un killer spietato può nascondere qualità umane insospettate e una donna indifesa può sorprenderti sopraffando un feroce guerriero indiano.
Un po' come nella vita reale in fondo.
Oppure no?

giovedì 2 ottobre 2008

La Cainana

Mi imbatto girando per notizie in questa intervista rilasciata dalla figlia del Bandana al Corriere della Sera e improvvisamente penso che la Patagonia non sia poi un brutto posto dove andare a vivere!!

mercoledì 1 ottobre 2008

Anime migranti

Avrei voluto parlare di Chiaiano e la sua lotta contro la discarica sul suo territorio, di sindaci che si incatenano perchè vogliono sapere cosa sta accadendo alla propria terra , di termovalorizzatori che dividono l'opinione pubblica. Avrei anche voluto parlare di sud ed emigrazione e di quanti sono costretti a guardare la propria terra da lontano, ma ad ogni pensiero mi veniva in mente sempre e solo questo pezzo del 1993 degli Almamegretta.
Dedicato a quanti hanno dovuto mettere i propri ricordi in una valigia.

Almamegretta - Sud