lunedì 30 maggio 2011

Ballare sulle macerie

Quand'è che ce lo hanno infilato in quel posto? Metaforicamente, certo, ma è lì che ce l'abbiamo, lo sentiamo tutti i giorni, comunque, chiedevo, quando? Quand'è che tutto è cambiato in quel mondo in cui trascorriamo gran parte dell'esistenza, quelle otto ore giornaliere (un terzo, mica poco) in cui si vende il proprio tempo in cambio di denaro? Quand'è che il nostro tempo ha cominciato a valere così poco?
Torno indietro a guardare, anni passati, noi figli del riflusso catapultati nel mondo del lavoro modellato a suon di lotte e di botte dai nostri padri. Tutto così facile. Uscire, trovar lavoro, essere pagati il giusto. Diritti acquisiti, poco da conquistare, tutto da perdere. Avremmo dovuto saperlo, che la cosa non era finita lì, che ancora tanto c'era da fare. Nessuno ce lo ha detto, o forse eravamo così intenti a ballare, a berci Milano e a divertirci a più non posso, che non abbiamo ascoltato a dovere. Sembrava tutto così facile. Dei poveri idioti, "pigri di testa e ben vestiti", allocchi attirati da insegne luminose.
E' cominciata lì? Probabile. Recuperare coscienza, se non l'hai formata, è difficoltoso, ma non impossibile. Ma se sei addormentato arrivano giorni come quel 31 luglio 1992, lavoratori già in vacanza, Trentin che firma e si dimette, e noi al ritorno dalla playa con la bella sorpresa di una erosione costante in busta paga. Non un giorno da ricordare come vittorioso, ma ancora tutto sembrava andar bene. Il lavoro, c'era. I diritti, erano ancora lì. Ancora per poco.
4 giugno 1997, governo di centrosinistra (Prodi I), termini nuovi, lavoro interinale, nuovi schiavi, e noi che li vedevamo arrivare ad arrancare un mese o due, nella speranza di una assunzione che quasi mai seguiva, sapevamo che schifezza era. E gli scioperi li facevamo. Per lottare (che bella parola), lottavamo. In nome di cosa, ecco, questo era già poco chiaro. Si è lottato a vuoto, concesso repliche di un copione troppe volte visto, ormai conosciuto, atteso e neanche più recensito. Spettacoli per sempre più intimi, tranne rare eccezioni.
Altra data, 14 febbraio 2003, governo di centrodestra (Berlusconi II): è questo il san valentino da ricordare come pietra tombale sul mondo del lavoro? Nasce qui la generazione dei precari, generata dai figli del riflusso? Forse sì, però non è finita lì: in quel posto ci è stato messo, ora è il caso di renderlo permanente. Altre date si aggiungono, ancora più nere: 15 giugno 2010, accordo di Pomigliano, 15 gennaio 2011, Mirafiori, ma verrebbe da dire Caporetto per quel che ne è venuto dopo. Ed è storia di oggi, e non ci sono Cadorna destituiti e Diaz a prenderne il posto, non si intravede una linea del Piave da difendere, non si vede neanche, il Piave. L'esercito è ormai sbandato, chi ci guida è incompetente, chi è dalla nostra parte è impotente.
La battaglia è perduta, senza dubbio. Adesso tocca solo difendere il posto di lavoro (eccolo lì, il Piave) e ringraziare di avercelo ancora o di trovarne uno, a paga minima s'intende. Intanto festeggiamo per un Fassino o per un Pisapia, per un De Magistris o perchè gli altri perdono, finalmente, e non importa che a vincere sia solo l'altra faccia della medaglia. Piccole consolazioni, dureranno poco: sulle macerie non è semplice ballare.

sabato 28 maggio 2011

Il pensiero è confortante

Allora, google funziona a cazzo, di nuovo dopo il casino di un paio di settimane fa. Questo blog da qualche giorno riscontra problemi di visualizzazione, e io stesso non riesco a commentare su alcuni di voi (quelli che nel commento richiedono un profilo).
Potrei portare tutto su wordpress, dove esiste un clone di Cronache Tauriniche, ma mi crea problemi di cookie e menate varie: in pratica dovrei abilitare la qualunque e non mi va. Potrei pure farmi una copia di tutto il blog, o meglio aggiornarla, che da qualche parte ce l'ho già, ma richiede tempo e voglia. Non ne ho, e poi, che me ne farei?
Per cui se per qualche motivo indipendente dalla mia e vostra volontà qualcuno dovesse porre fine al giochino di scriversi addosso e commentarsi a vicenda che tanto allieta le nostre giornate (e serate, e, a volte, nottate) salutiamoci in anticipo e teniamolo a mente: questa cacchio di società di sé non lascerà traccia. Non so a voi, ma il pensiero mi conforta.

giovedì 26 maggio 2011

Arrivando da sud

Io un po' mi ci ero affezionato a quelle tre colonne intarsiate opera di Arnaldo Pomodoro che accoglievano chi arrivava a Torino da Moncalieri, comparse all'ingresso della città in quella straordinaria stagione che sono state le Olimpiadi 2006. Sembravano dire all'automobilista, reduce dallo spettacolo triste delle ciminiere appena lasciato in tangenziale in forte contrasto con il verde della collina poco distante, che stava per entrare in una città proiettata in avanti. Dava un senso di futuro, di modernità: ciminiere anch'esse a uno sguardo distratto, ma di tutt'altro tipo e senso.
Costava troppo mantenerle, per cui restituite all'autore. In sostituzione avrebbe dovuto essere costruita una fontana (questa
qua), ma non si è fatto in tempo, o non si è trovato uno sponsor: sono tempi di tiramenti di cinghia d'altronde.
Oggi in quella rotonda, biglietto da visita presentato a sud, è rimasto il basamento circolare dipinto di un raccapricciante azzurro (neanche savoia) con quattro enorni coccarde tricolori sull'esterno che rimandano a quella proiettata sul vicino Palazzo del Lavoro, e al posto delle colonne tre pennoni con le bandiere (italiana, europea, torinese? Boh, non si vedono) perennemente cascanti, ché Torino non è certo famosa per il vento. Una tristezza infinita.
Poi sarà anche vero, come
dice qualche genio, che con la cultura non si mangia, ma si vive meglio però. Penso.

Finezze

Il Bandana distribuisce ancora insulti a chi vota a sinistra. Non è la prima volta, allora eravamo coglioni, oggi senza cervello, ma non è il caso di prendersela: sapesse le bestemmie che gli arrivano tutti i giorni!

mercoledì 25 maggio 2011

Di ministri, statistiche e polli

Allora l'Istat dice tra le altre cose che un italiano su quattro è a rischio povertà, il che tradotto significa che quello che guadagna gli basta a malapena ad arrivare a fine mese. Dunque un quindici milioni più o meno che ogni mese, tutti i mesi, deve fare una serie di capriole per arrivare a quello successivo.
Il nostro baldo Ministro dell'Economia Tremonti contesta questi dati : rivolgendosi alla platea, che così a istinto non mi sembrava la sala mensa della Fiat, chiede: "Alzi la mano chi di voi è povero.", e si risponde: "Nessuno". Per usare un francesismo, grazie al cazzo Ministro!
Trova poi, il Ministro, discutibile quella rappresentazione, che però, parole sue, "E' assolutamente e oggettivamente nei dati". Quindi discutibile in base a cosa? Al fatto che "Risulta da tutte le statistiche che la ricchezza in Italia non è scesa in questo decennio, ma è comunque salita". Quali statistiche? "Le più ufficiali e formali". In effetti se andiamo a spulciare i dati della Banca d'Italia sulla ricchezza (relativi al 2009) si scopre che questa è effettivamente aumentata dell'1,1% rispetto all'anno precedente.
Quindi, dato che tutte queste statistiche sono vere, tutto ciò significa semplicemente che chi era ricco si è arricchito, e chi era povero si è ulteriormente impoverito, ma questo il nostro baldo Ministro immagino lo sappia benissimo, dato che studia molto. Ma c'è da capirlo: mica ci può venire a dire che le statistiche "più ufficiali e formali" sono alla maniera di Trilussa.

lunedì 23 maggio 2011

Il fascino del perdente

Ecco, poi umanamente mi spiace per Gigi Delneri, ormai ex tecnico di una Juventus abbonata ai cambi di progetto (che poi, se tutte le volte si cambia, quali mai saranno non si sa. Bah, calcio moderno!).
Era indubbiamente la sua grande occasione per salire di livello, l'ultima in un grande club dopo i flop alla Roma e al Porto. Occasione sprecata, forse era destino.
Le attenuanti le ha tutte: per aver dovuto allenare la Juve meno competitiva (con meno campioni) degli ultimi quarant'anni e per aver dovuto fare i conti con una sequela di infortuni impressionante nel momento topico della stagione. C'è però anche da dire che nel deludente consuntivo finale (settimi in campionato, dunque fuori dai piazzamenti per le coppe europee, eliminati in Europa League già nella fase a gironi, fuori ai quarti in Coppa Italia) un po' del suo ce lo ha messo, se non altro per non aver saputo trovare rimedio ai difetti che la squadra aveva evidenziato da subito, in primo luogo una fragilità difensiva imbarazzante e una mancanza di concentrazione nei momenti decisivi. Almeno in questo credo che il tecnico friulano qualche colpa ce l'abbia, ma siamo però tutti d'accordo che a parte il solito Del Piero e un paio d'altri la Juve appena passata era infarcita di mezze calzette e il settimo posto ne esprime appieno il valore. Da altre parti si sarebbe andati avanti, col progetto. Alla Juve non puoi permetterti di sbagliare, ma questo credo che l'allenatore di Aquileia lo sapesse benissimo e lo avesse messo in conto.
Ora, con un paio d'anni di ritardo, arriva Antonio Conte, e magari è anche andata bene così. Ma è l'ennesimo cambiamento di preparazione, di mentalità e, soprattutto, di tattica. Arrivano anche, pare, pure gente qualitativamente migliore di quelli che ha avuto a disposizione Delneri (Pirlo, Pazienza, Ziegler, Lichtsteiner, si parla addirittura di Ribery), e alla fine è anche per questo che umanamente mi spiace per il friulano, che ha dovuto invece avere a che fare con i Motta e i Grygera e i Sissoko e i Martinez.
Che ci volete fare, trovo che i perdenti abbiano un fascino tutto particolare.

sabato 21 maggio 2011

La complessità delle cose semplici

E' tutto il pomeriggio che ascolto questo pezzo, di qualche anno fa. Senza stancarmi, una, due, venti volte e più. Un ripetere a ogni passaggio delle stesse sensazioni, un rievocare di ricordi, vecchi, molto vecchi, anche non miei. Rivedermi in un altro Appennino, rivedere scene appartenute a un passato scomparso, vivo solo in vecchie foto e nei racconti sfuocati, sempre più distanti, dei miei vecchi. Ho calpestato anch'io nella mente memorie e passi d'altri, avvertito una stanchezza di secoli, provato gioia nel riannodare ricordi, rammentato che il dolore, è vero, inchioda. E mi sono stupito, tutte le volte, di come questo pezzo, così semplice nella sua struttura, abbia una complessità, di parole, che affascina e conquista. E mi sono rallegrato, tutte le volte, pensando al titolo, di come questo pezzo mi renda tutt'altro che inquieto.

C.S.I. - Inquieto (live Acoustica Videomusic)

venerdì 20 maggio 2011

Questioni irrisolte

Me ne stavo ieri a cristonare dietro particolari meccanici di un certo peso e precisione che non ne volevano sapere di girar dritti (non vi sto a spiegare cosa vuol dire, chi conosce sa), per cui per non rifare parte del lavoro preparatorio mi arrangiavo a suon di martello di gomma (un paio di colpi e vai come gira bene), e mentre la bastarda macchina lavorava quasi a ogni posar di martello arrivava la domanda mai risolta: ma come diavolo fa la scure di Zagor a funzionare se è legata solo da quattro giri di corda marcia?
Eh sì lo so, son problemi.

P.S. Dovete assolutamente cliccare sul link (e andare al 6'01''!)

domenica 15 maggio 2011

Le idee sul mondo

Poi uno ha tutte le sue idee riguardo alle cose del mondo, che non sono proprio le sue idee nel senso nate nella sua testa, ma sono diventate sue dopo aver letto parecchio spulciando nelle librerie tra titoli più o meno battuti o, più tardi, andando a scovare robe sull'internet e sempre dialogando via via con gente di varia natura. Perché è così che funziona nel farsi le idee riguardo alle cose del mondo; uno legge, poi ne parla, chi ascolta dice fico oppure dice che cazzata, e in base all'opinione che tu hai di chi ti sta di fronte finisci per capire se quella idea può diventare una tua idea, perché se di fronte hai uno che reputi un imbecille e questo dice fico, tu nove su dieci l'idea la butti nel cesso e gliela lasci volentieri, se invece dice che cazzata, beh è probabile che l'idea sia giusta e allora te la tieni e la fai tua.
Succede poi che queste sue idee sedimentino, un po' perchè uno ci mette tanto a farsele, e buttarle via dispiace sempre un tantino, e un po' anche perchè crescendo si diventa meno sensibili alle novità e ai cambiamenti, ma sempre credo per via che uno ci mette tanto tempo a cercare di capirci qualcosa che quando gli pare di esserci arrivato ci rimane abbarbicato ben bene e guai a chi si mette in mezzo. Ciò non toglie però che di continuo si stia lì a ragionare se le proprie idee riguardo alle cose del mondo siano o meno non dico le più giuste ma se non altro le meno peggio, e da qui tanta di quella falegnameria applicata alla mente che manco potete immaginare.
Ora, se quelle idee riguardo alle cose del mondo sono osteggiate da un tale che è reputato da una buona fetta del pianeta e certamente pure da quell'uno un perfetto imbecille, sempre per quel ragionamento per contrari che tante volte si è applicato e che, vi assicuro, funziona alla grande, è naturale che non solo ci si rimane abbarbicati, ma quelle idee le si porta avanti a maggior ragione, specie considerando il fatto che quelle idee (puttana eva!) cominciano a circolare in maniera contorta pure in movimenti stellati di comica ispirazione. Che a pensarci quest'ultima è una roba veramente folle, un po' come se a te piace un certo progressive rock e invece dei Genesis sei un fan dei Marillion, non so se mi spiego. Ad ogni modo è così che sta andando e tutti a dar la colpa a quelle idee senza star tanto lì a ragionare se siano giuste o no, se putacaso siano finite nelle teste sbagliate che hanno dato seguito ad azioni sbagliate o cose di questo tipo: no, si butta a mare un secolo e mezzo di ragionamenti e tentativi di applicazione (osteggiati in ogni modo) perchè, appunto, è "roba dell'altro secolo", come se il cristianesimo, ad esempio, fosse invece l'ultima scoperta del genere umano e non una roba che di secoli ne ha infilati venti uno dietro l'altro!
Ecco, poi succede che quelle idee riguardo alle cose del mondo ci si ritrova in quattro gatti a portarle avanti nel senso di viverle, seppure si vedono le piazze gremite di gente che una volta pensava le stesse cose (magari le viveva anche), oggi non sa più che cacchio pensare e guarda di qua e di là senza capirci una mazza, alla ricerca del nuovo e lontano dal capire che il nuovo ce l'aveva già e ha preferito buttarlo a mare, perchè qualcuno gli ha detto che era roba vecchia o perchè solo stufa di aspettare.
Ma è così che vanno le cose, si legge, si parla, ci si fa delle idee, le si sente proprie, ci si rimane attaccati per il tempo necessario che qualcuno ti dica che son vecchie, si sceglie poi se buttarle a mare o continuare a credere che siano ancora le migliori possibili per te. Io, per me, per ora me le tengo. Questione solo di imbecilli che le avversano forse, o che quello che è nuovo mi pare una brutta copia del vecchio e mi tengo l'originale. Oppure, semplicemente, che io odio andare al mare.

Urban Species - The Ropes

mercoledì 11 maggio 2011

Rivedendo la situazione

Ecco, uno poi da qualche anno a questa parte tutte le volte che viene chiamato a quel diritto (dovere) di mettere una crocetta sopra il simbolo di un partito si ritrova a pensare ma che cacchio vado a perder tempo che tanto alla fine cambia mai una mazza e se cambia di solito è perchè la mazza te la ritrovi in quel posto, e allora gli piglia pure un po' di sconforto e per qualche diecina di secondi quell'uno pensa seriamente di delegare tutto agli altri e risparmiarsi la scarpinata fino al seggio, poi però pensa che di votazioni non ne ha mai saltata una, fosse anche solo per avere poi il diritto di lamentarsi, perchè se c'è una cosa che quell'uno non riesce a capire sono quelli che si lamentano si lamentano si lamentano ma poi la domenica del voto magari vanno al mare in montagna o al Valentino, se non direttamente fuori dai seggi a guardare quelli che entrano e che escono e a pensare guarda quelli che coglioni. Ecco, quelli proprio non si riesce a capirli, che uno pensa che alla fine è un po' come per le riunioni di condominio (per quanto qua il condominio è bello grande), dove se non ci vai è naturale che poi ti tocca accettare le decisioni altrui, e in effetti questi che non vanno a votare alle elezioni le regole condominiali le osservano (le osservano?): non vanno alle riunioni, non votano le mozioni, non rompono poi i coglioni. Per le elezioni invece no, non vanno, non votano, spaccano le balle ugualmente, va a capire perché.
Comunque si diceva per dieci secondi uno pensa chissenefrega, poi si ripiglia e si informa per vedere su chi mettere 'sta benedetta croce, ma già al primo sguardo la situazione è desolante, con tutti quei simboli che il più vecchio avrà al massimo cinque anni tranne uno dove c'è una figura con uno scudo, uno spadone e un pitale calato in testa: questo ne ha una ventina. Tanti sono personalizzati col nome del leader di riferimento, e questo dovrebbe dirla lunga sui contenuti di quei partiti che per farsi riconoscere devono mettere in bella mostra il nome del tizio che di solito va in televisione, la domanda in questo momento comunque è: ma quanti cacchio ce ne sono? Parliamo di Torino, dodici candidati sindaco, trentasette liste elettorali, centinaia e centinaia di candidati alle altre poltrone, e manco uno su cui mettere la mano sul fuoco, così, a scatola chiusa.
A questo punto allora si applica il metodo classico e si comincia a scremare. Via le liste patacca, e già scendiamo a sei sindaci e ventisei liste; via il terzopolista perchè appoggiato dai chierici e da chi fino a ieri era con la destra e via via via (ovviamente) pure il candidato berlusconide appoggiato da legaioli e destrorsi vari.
Siamo rimasti con quattro candidati e dodici liste (Pd-Idv-Sel più alleati vari; Partito Comunista dei Lavoratori; Movimento a Cinque Stelle; Federazione della Sinistra-Sinistra Critica), e qui comincia il bello. Per dire Fassino, PD, lo si vota o no? No, non lo si vota. Dopo l'ultima tornata elettorale si è fatto espresso giuramento sulla barba di Carletto Marx di non mettere più croci su candidati del Partito Democratico (ballottaggi esclusi); perchè su metà delle loro posizioni non si è d'accordo, perchè del voto utile si è già avuto modo di pentirsi un paio di volte e può bastare; perchè tra chi lo appoggia c'è uno che ha confuso la destra con la sinistra e mastica l'italiano poco e male, e un altro che vorrebbe unire la sinistra ma intanto divide tutti quelli che gli stanno attorno. Di quest'ultimo quando parla si capisce praticamente nulla, a parte quella faccenda del sogno che però anche lì non è che sia poi tanto chiara la cosa, il tutto però espresso in un italiano perfetto, almeno quello.
Dunque niente Pd, e buttiamo poi alle ortiche il Movimento nato sulle tracce del guru genovese, perchè parliamoci chiaro: da queste parti stanno parecchio sulle balle quelli che salgono sui pulpiti, da qualsiasi parte arrivino. Poi sarà anche vero che buona parte del loro programma (lunghissimo, dettagliatissimo) è preso paro paro da tematiche di sinistra e ambientaliste, ma c'è pure parecchio populismo, tanta antipolitica che lascia il tempo che trova e un che di talebano che disturba. Si ha come l'impressione che a lasciarli fare questi ti trovano pure il modo corretto di pisciare, e siccome uno è abituato a pisciar come gli pare va da sè che si guarda da altre parti.
Da altre parti, chi è rimasto? Toh, che coincidenza, quelli che una volta erano una cosa sola e oggi chissà perché devono viaggiare separati! Per dire, il PCL lo si voterebbe pure volentieri, però anche loro, cacchio, un compromesso ogni tanto.... E va bene il voto utile no, ma pure il voto inutile pare un tantino esagerato.
Per cui alla fine, rivedendo la situazione, ci si accorge che si rimane sempre lì, gira che ti rigira sempre lì andiamo a finire. Quanta fatica per nulla.

Galliano - Reviewing the situation

martedì 10 maggio 2011

Coda

Solita panetteria, locale piccolissimo, solito orario. Il posto è vuoto, le commesse sono nel retro a preparar pizze e focaccine, io aspetto paziente vicino alla cassa: prendo sempre le solite quattro pagnotte, ormai non devo neanche più chiedere. Una madama sui cinquanta con cicaloni scuri a coprirle la faccia entra e va dritta al bancone. La commessa (non la solita, una che c'è ogni tanto, mi conosce poco) rientra e ci guarda come a chiederci chi è arrivato prima. La madama ordina non so che cazzo, senza neanche preoccuparsi se fosse o meno il suo turno, io resto basito: è la terza volta in un mese che qualcuno mi passa davanti nello stesso posto. Le altre volte il locale era affollato, le commesse due e piuttosto oberate. Oggi no. Oggi non c'era un cane. Oggi sbotto: "Prego signora, mi passi pure davanti!". La madama si volta appena, sorpresa, come a chiedersi chissà con chi ce l'ha questo qui. Poi, sicura: "Ah, pensavo fosse alla cassa per pagare, che ne so io (sic)". Questi non sanno mai un cazzo, non fanno mai un cazzo, non è mai colpa loro. Ribatto che quand'anche fossi stato alla cassa a pagare venivo comunque prima di lei nella fila. Risponde "Che poi con gli occhiali scuri (quegli enormi cicaloni neri che le coprono mezzo volto, ndr) non vedo bene". Concludo dicendo che "Beh, farebbe bene a levarseli, se proprio non vede a un metro e mezzo di distanza".
Ecco, poi uno dice la solidarietà, l'uguaglianza, la fratellanza, il genere umano e tutte quelle balle lì. A calci in culo in un lager in Molise. Ecco la soluzione.

lunedì 9 maggio 2011

Disgusto

La notizia me l'ero persa, è di qualche giorno fa, l'ho ritrovata su La Stampa di ieri e mi ha lasciato un notevole senso di disgusto addosso. Non è questione di indignazione facile, è proprio questione di non riuscire a capire quanto cinismo ci possa essere in una persona (definiamola così) che non solo pensa una roba del genere, un gioco sui sette operai della Thyssen di Torino morti in quel posto di lavoro che tra l'altro stavano per perdere (quella fabbrica avrebbe chiuso), ma si prende la briga e il tempo di dargli seguito aprendo una pagina web, minuti in cui forse gli può anche essere balenato per la testa il pensiero di desistere, voglio sperare, ma non lo ha fatto. Quanto disprezzo c'è nel pensare a dei lavoratori come a persone irresponsabili, morti per "mancanza di professionalità, inadempienze varie, e forse abuso di alcool e droghe leggere, che ignorano le misure di sicurezza": responsabili dunque della loro stessa fine. Quanto cattiveria c'è in una persona (insisto nel termine) che pensa che un risarcimento pecuniario di qualunque entità possa sopperire alla perdita di un figlio, di un marito, di un padre morto sul luogo di lavoro, e quanto identico disprezzo e indifferenza c'è in chi, qualche centinaio, ha lasciato commenti dello stesso tenore su quella pagina.
Ora si sta indagando, per diffamazione a mezzo stampa, ma l'augurio che gli si può fare non è di vederli condannati, è che sia rimasto in tutti loro un briciolo di umanità per poter provare vergogna.


Qualche link, per ricordare (1,2,3,4,)

venerdì 6 maggio 2011

Tempi così

No, tranquilli, non è che non abbia più nulla da dire.
E' che in questo periodo mi manca proprio il tempo. Dieci post cominciati e non finiti la dicono lunga, d'altronde.
Succede.

The Police - No time this time