sabato 17 aprile 2010

Che dire? (Quando non c'è niente da dire)

Un post forse inutile con una importante nota al fondo.
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In una striscia dei primi anni '70 della serie Mafalda l'amica Susanita impreca contro l'aumento della popolazone terrestre. Alla domanda dell'altro amico Felipe su quale possa mai essere il problema Susanita risponde: "Che fra tanta gente, noi individualisti non ci troveremo per niente bene!".
In realtà, per quello che vedo sento e leggo in giro, Quino è stato smentito bellamente dai fatti, ritrovandoci invece in una società dove ognuno canta per sè, incurante delle opinioni altrui. Con questo non intendo certo chiamarmi fuori: faccio parte anch'io purtroppo del coro stonato che si alza quotidianamente, e anch'io come tutti mi ritengo depositario di insindacabili verità.
Lo si vede dalle piccole cose, come gira il mondo. Anche una discussione banale sui mali della Juventus, per parlare di fuffa, ti può dare l'idea della chiusura mentale su posizioni stabilite per non dover essere mai cambiate: per me, da subito, è stato un errore mandare via Ranieri la scorsa stagione, per altri era cosa buona e giusta. Nonostante i fatti stiano avvalorando la mia tesi (la Juve infatti sta giocando la peggior stagione da quaranta anni a questa parte e Ranieri alla Roma sta facendo grandi cose), c'è ancora tra quelli che erano per l'allontanamento chi caparbiamente si ostina a rimanere sulla propria idea, non ammettendo nemmeno l'evidenza.
Frutto di un pensiero ottuso o solo salvaguardia delle proprie idee? Non essendo questi di cui parlo degli ultras irriducibili ma normalissimi simpatizzanti (con un certo grado di cultura, tra l'altro) verrebbe da pensare alla seconda ipotesi, dunque a dire che pur di non ammettere un errore di valutazione si persiste nell'errore, rifiutando di vedere la realtà così come è. In pratica salvaguardare le proprie idee, per quanto sbagliate siano, è più importante che riconoscerne la loro oggettività, quasi come se rimettendo il proprio pensiero si perdesse la propria identità, il "penso dunque sono" portato alle estreme conseguenze.
Ora, stiamo parlando di calcio e dunque di niente, ma lo stesso atteggiamento mentale si presenta in tutti gli ambiti che prevedono una presa di posizione personale: difficilmente troverete mai qualcuno disposto a fare un passo indietro a rivedere le proprie tesi e a riconoscere quelle degli altri come giuste. Al massimo capiterà che cambierà idea e sosterrà successivamente di averla sempre pensata così!
Finchè si parla di calcio va bene, il problema arriva quando si vanno a toccare temi un po' più seri, ma anche lì il modello è applicato nella stessa identica maniera: ci si fa una idea, si sceglie un campo, si gioca sempre in quello, nonostante tutto.
Dato che le idee non sono poi così individuali e originali (costa tempo e fatica e noi siamo solo quello che siamo), e che in genere si prendono solo a prestito idee altrui per farle proprie e in cui riconoscersi (chè l'uomo è un animale sociale e menate del genere), assistiamo a una forma di individualismo schizofrenico dove si hanno idee proprie mutate da idee altrui e inserite in un contesto collettivo da cui si differisce per questioni a volte di punteggiatura, necessarie a mantenere l'illusione del proprio essere individuale. Questo crea danni, perchè pur riconoscendo intimamente a posteriori una cosa come sbagliata non lo si ammette per non venir meno a ciò che si è pensato e detto: la coerenza valore assoluto anche quando si è in errore, l'ideologia prende il posto dell'idea, il "penso dunque sono" diventa "idealizzo dunque sono", e tutto è filtrato attraverso l'ideologia, per cui anche la morte di un comico viene vissuta non per quella che è (la morte di uno che ti ha fatto ridere) ma per quello che l'ideologia impone (essendo lui di destra non è il caso di celebrare troppo). Ho fatto questo esempio ma se ne potrebbero fare diecimila al contrario, con la ragione a sinistra e il torto a destra, dove la realtà dei fatti è occultata sotto il velo della propria incapacità di riconoscere un proprio eventuale errore di valutazione.
Dunque nessuno cambia idea, dunque per ognuno la propria opinione è valida e immutabile nel tempo, dunque uno che appoggiava Bandana continuerà ad appoggiare Bandana nonostante tutto, non perchè non possa riconoscere che sia quello che è, ma per non riconoscere che ci si è sbagliati la prima volta e dunque non scadere ai propri stessi occhi. Questo, per chi è a destra, causa un certo immobilismo, a sinistra invece, complice la necessaria e giusta presa di coscienza post-muro, accade l'assurdo di mettere in discussione tutto ma proprio tutto, anche quello che non dovrebbe essere messo in discussione: in pratica si è immobili per i motivi inversi, per quanto la ritengo una condizione preferibile, mettere in discussione tutto piuttosto che accettare acriticamente tutto.
Il pentimento (non religioso) non è una sensazione dei nostri tempi, di conseguenza l'umiltà non è una dote attuale, da qui tutto il resto di considerazioni che si possono trarre. E che sono certo chiunque trarrà, a modo suo.
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P.S.
Le Cronache Tauriniche per il momento si interrompono. Difficile per me in questo momento dire cose che non sono già state dette in questi due anni, difficile anche trovare il tempo e la voglia, soprattutto, di farlo, dunque meglio fermarsi qui.
E' un arrivederci, perchè continuerò a seguirvi sulle vostre pagine, e forse prima o poi mi tornerà la voglia di aggiornare le mie.
Ci si vede dunque, e buone cose a tutti.

lunedì 12 aprile 2010

Icone

Giornate di pellegrinaggi sotto la Mole.
C'è chi sfida la pioggia per dare una occhiata veloce a un telo controverso, chi riempie i palazzetti sera dopo sera per ascoltare uno già ascoltato duecento volte, ed entrambi fanno il pienone. A ognuno la sua icona.
Io, per me, avessi 28 euro da buttare sceglierei altro.
Tipo, non so, questi qui.

Editors - Smokers Outside the Hospital Door

venerdì 9 aprile 2010

Allons enfants

Il Bandana in quel di Francia si lancia in ipotesi di riforme costituzionali ("Sì al modello francese!" In salsa italiana, però) subito bocciate dal collega di partito Fini. Quando si dice partire col piede giusto e avere le idee chiare!
Conoscendo il tipo, adulatore, capace di essere filoisraeliano con gli israeliani, filopalestinese con i palestinesi, filorusso con i russi, filodittatoriale coi dittatori (qui e qui), filoamericano con gli americani (qui e qui), c'è da scommettere che se fosse stato in visita in Germania avrebbe elogiato il cancellierato alla tedesca e in Gran Bretagna la monarchia all'inglese. In verità credo che il modo in cui gli verrà data la possibilità di mantenersi immune e legittimamente impedito a rispondere delle accuse a lui rivolte da più parti poco gli interessi: fosse pure una investitura papale o la visita dell'arcangelo Gabriele l'importante è arrivarci.
Non che sia contrario a rivedere i meccanismi che regolano l'esecutivo, ma se le premesse sono queste non c'è da stare allegri. Non è che si potrebbe aspettare qualche anno? Il tempo che si levi dalle balle, magari.

Les Negresses Vertes - Hou! Mama Mia

lunedì 5 aprile 2010

Percorsi

E' un ripetermi questo, ma continuano a piacermi i percorsi umani e mi piacciono sempre quegli uomini che li seguono coscientemente, se ciò non è frutto di calcolo. Se è un bisogno personale la ricerca di una verità e di un senso, apprezzo sempre chi li intraprende.
Mi piacciono gli anticonformisti, chi è padrone delle proprie scelte, chi è disposto a rivedere la propria vita con luci nuove, sempre cercando, e mi interessa poco il punto di arrivo, trovo importante il cammino.
Continuo a trovare adorabile una frase di Muhammad Alì (un uomo che osserva il mondo a cinquant'anni allo stesso modo in cui lo ha fatto a venti, ha sprecato trent'anni della sua vita) e trovo ancora adorabile il testo di una canzone, di un anticonformista che sta seguendo una sua strada, quale che sia. A me basta che nel cammino l'abbia lasciata.

A tratti

(G.L.Ferretti)

A tratti percepisco tra indistinto brusio
Particolari in chiaro,
Di chiara luce splendidi,
Dettagli minimali in primo piano,
Più forti del dovuto e adesso so
Come fare non fare, quando dove perché
E ricordando che tutto va come va
Come fare non fare, quando dove perché
E ricordando che tutto va come va
Ma non va, non va, non va, non va...

Nell'occhio inconsapevole di un cucciolo animale,
Archivio vivente della Terra,
Un battito di ciglia sonnolente racchiude un'esistenza
Spazio determinato, costretto dilatabile
Spazio determinato, costretto dilatabile mi incanta...

Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è
Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è

In toghe svolazzanti e lunghe tonache,
divise d'ordinanza tute folgoranti,
in fogge sempre nuove innumerevoli colori,
in abiti eleganti con la camicia bianca, la cravatta blu

Chi è stato è stato e chi è stato non è
Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è
Chi è stato è stato e chi è stato non è
Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è
Consumati gli anni miei,
vistosi movimenti sulla Terra,
grandiosi necessari, futili patetici

Come fare non fare, quando dove perché
E ricordando che tutto va come va
Come fare non fare, quando dove perché
E ricordando che tutto va come va
Ma non va, non va, non va...

Non fare di me un idolo mi brucerò,
se divento un megafono m'incepperò,
cosa fare non fare non lo so,
quando dove perché riguarda solo me,
io so solo che tutto va ma non va,
non va, non va, non va, non va...
Sono un povero stupido so solo che
Chi è stato è stato e chi è stato non è
Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è
Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è
Chi è stato è stato e chi è stato non è
Se tu pensi di fare di me un idolo
Lo brucerò,
Trasformami in megafono m'incepperò,
cosa fare non fare non lo so,
quando dove perché riguarda solo me,
io so solo che tutto va ma non va,
non va, non va, non va, non va...

C.S.I. - A tratti

giovedì 1 aprile 2010

Mut(o l)amento

Quando votai la prima volta tra le liste c'erano ancora Democrazia Proletaria e il Movimento Sociale-Destra Nazionale. Altri tempi, di pentapartiti e di socialisti ladri, di Milano da bere e pure da mangiare, ma pure tempi di Pci ancora ignaro di quanto stava per accadere e di Verdi e Radicali catalizzatori a sinistra di timidi tentativi di protesta per chi voleva politiche diverse, ma diverse come non è che si sapesse tanto bene. Qualcuno, non a sinistra, cominciava a votare una roba che si chiamava Lega Lombarda, che non si capiva bene cosa fosse e cosa volesse, qualcuno non l'ha capito ancora oggi e si stupisce, tutte le volte, che prendano voti, però era già lì, più di venti anni fa.
A pensarci era un altro mondo.
Il Muro, quello tedesco, era ancora in piedi, la cortina era sempre di ferro e non di latta, come si sarebbe appurato qualche anno dopo, e si viveva in bilico tra due giganti, un equilibrio precario che però reggeva, in un qualche suo modo. La rivoluzione non era più tanto alle porte, e in futuro non ci sarebbe più stata nemmeno come sensazione, però c'era una storia neanche tanto lontana a far da guida, si era tutto sommato compatti (anche senza socialcosi!) e il "sol dell'avvenire" non sembrava così precario, ma forse era solo una sensazione dovuta all'età, non saprei dire con certezza. Ah, dimenticavo, il Bandana c'era già anche lui, con pochi capelli e più magro, ma si accontentava di stare dietro le quinte a collezionare televisioni e aziende, oltre a fare il padrone del Milan. Antipatico lo era già, ma per altri motivi.
Poi, qualche anno dopo, cominciò una fase che dura ancora oggi e che vi risparmio, che tanto la conoscete già: sinistra disgregata, Bandana al potere, Lega a governare.
Sono cambiate tante cose, anche la protesta oggi prende altre forme. In passato il rifiuto di tutto quanto e l'astensione dal voto come scelta politica era tutto sommato la scelta di pochi, mentre oggi mi pare prenda sempre più piede e in maniera sempre più convinta. La nascita di soggetti nuovi tende sempre più a slegarsi da quella che era la visione politica di un tempo, dettata comunque da una ideologia, quale che fosse. Oggi vengono fuori robe come l'Italia dei Valori che non ho ancora capito di che cacchio parla (forse perchè io Di Pietro non lo capisco, inteso proprio quando apre bocca!), un partito di destra che però è alleato con la sinistra, per quanto a pensarci pure il Pd è un partito di (centro)sinistra che però a volte mi pare più a destra che a (centro)sinistra.

Viene pure fuori, ed è il dato interessante di oggi, un Movimento (a cinque stelle) nato da uno di quei socialcosi che al tempo del mio primo voto erano ancora nella fantasia di ricercatori e scrittori di fantascienza. Parto dell'impegno di un ex-comico ed ex-attore che è passato dallo sfasciare i computer nei suoi spettacoli perchè mezzo considerato diabolico, a capirne e sfruttarne il potenziale fino a diventare una icona del web. Oggi proprio la rete è al primo posto nel suo programma, dove trovi anche parecchia ecologia, tanto populismo, un pizzico di sinistra. Qualche vaffa assestato qua e là, il gemellaggio con Di Pietro e Travaglio icone anche loro della rete (e pure della sinistra! Mah! va a capire come va il mondo), il martellamento quotidiano via internet, dove è il sito più seguito, la nascita di centri di aggregazione in suo nome (i meetup) e di liste civiche che alla fine fanno il botto alle elezioni regionali, attirando scontenti di tutti i colori ma più che altro rosso sinistra, verde ecologista e popolo cosidetto viola (che non so a voi ma a me come colore sa di jella), nato su internet e slegato da partiti e ideologie fino a non molto tempo fa imperanti. Insomma, metodi nuovi per tempi nuovi, che fa apparire il tempo del mio primo voto e le sue dinamiche una cosa sorpassata, roba vecchia, preistoria.

Ecco, ovviamente se ci penso a me non sembra sia passato tutto 'sto tempo da quel mio primo voto. Gli sviluppi li ho seguiti e li ricordo tutti, per cui mi sembra normale pensare a, che ne so, il Partito Democratico come evoluzione (meglio: involuzione) del Partito Comunista, lo stesso vale per Rifondazione, Pdci, Sinistra e Libertà, Sinistra Critica, Partito del Lavoratori e quanti cacchio ce ne sono ancora che ho perso il conto. Ho presente la storia che c'è dietro e questo non mi da la dimensione del tempo che è passato. Immagino però che a uno di venti-trent'anni, che al tempo del mio primo voto già tanto se era nato, la situazione attuale appaia vecchia, immutata, stantia, tanto più che oggi le cose sono decisamente più veloci. Il rapporto col tempo è cambiato, il mondo attorno a noi muta velocemente, almeno nelle forme, che nella sostanza nulla muta mai, per cui i sedici anni da che va avanti l'attuale film sono l'equivalente dei miei quaranta in cui governavano Andreotti e la DC. Capisco che ne abbiano le balle piene, così come le avevamo noi, e capisco anche come gli possa fregare poco di comunismo, lotte di classe e sinistra in genere. Roba dell'altro secolo, nel vero senso della parola.

A questo punto che dire. Un po' mi viene da pensare ai cimiteri degli elefanti, in cui noialtri che ancora continuiamo a credere in una cosa che ha visto qualche vittoria e tante sconfitte lentamente ci avviamo, un po' al fatto che la mia è senza dubbio la generazione più sfigata mai apparsa sulla faccia della terra, incastrata com'è tra le vecchie che non si levano dai coglioni e le nuove che già ci hanno preso il posto. In ritardo per il '68, troppo piccoli per il '77, in anticipo per ciò che è venuto dopo, una generazione nata analogica e dovuta per forza di cose diventare digitale, rimanendo però analogica nella mente. Siamo cresciuti in un mondo di certezze e punti fermi per ritrovarci a brancolare oggi in una realtà melliflua che fatichiamo a comprendere, costretti sempre ad inseguire, ad aggiornarsi, in un continuo mettersi in pari con i tempi che cambiano. Questo almeno è ciò che mi appare, politicamente parlando, e la sensazione dopo queste elezioni è di chi ancora una volta è stato tagliato fuori, forse in maniera definitiva, con l'unica soluzione per la mia generazione di dover accantonare ciò che si è creduto per trent'anni, di riallinearsi e dare atto del cambiamento avvenuto. Chi a sinistra vorrà continuare ad esistere politicamente dovrà per forze di cose virare il rosso col viola, e non è solo una questione cromatica.

Alla fine di tutte queste elucubrazioni mi viene in mente un brano, di quegli anni del mio primo voto, Cccp Fedeli alla Linea che cantavano "e poi mi vuoi fedele a te all'avanguardia alle novità / adorante il progresso le mode la modernità / mi sono sviluppato già abbastanza non ne posso più / mi sono sviluppato anche troppo anche di più".
Ecco, per me stesso oggi, politicamente, è un po' così. Avanti i prossimi.