martedì 31 marzo 2009

Gorillaz - Clint Eastwood

L' Americano

Ci sono meccanismi che a me provincialotto trapiantato nella grande città ancora sfuggono, e temo ci vorrà ancora un po' per farli miei. Del tipo che alla prima domenica di sole per i torinesi i casi sono due: o riversarsi tutti fuori città, intasando ogni possibile strada tra la Val d'Aosta e il Col di Tenda, oppure ritrovarsi tutti in centro per lo struscio con annessa coda da Fiorio per il gelato, di cui a me frega poco ché manco mi piace, ma mi tocca farla lo stesso per via che la mia bella è orgogliosamente torinese, per cui che ve lo dico a fare?
Per contro, se come questa domenica la giornata è grigia e piovosa il caso è uno solo, tutti al cinema! E io che da sempeterno provinciale ragiono in banalissimi termini di esperienza acquisita, e penso ancora che andare al primo spettacolo di una domenica pomeriggio lasci ancora ottime possibilità di vedersi il film in santa pace e al limite pure di scegliersi il posto migliore, mi accorgo di sbagliarmi di brutto, perchè il cinema è preso d'assalto da torme di anziani all'unica uscita settimanale e da rare coppiette in cerca di riparo. Mi sa che dovrei prendere la sana abitudine di controllare il tempo prima di uscire, non tanto per sapere come vestirmi quanto per prevedere le mosse dei miei concittadini, ma ad ogni modo c'è sempre l'amica fidata che arriva per tempo a prendere i biglietti, sfidando la calca dei pensionati, per cui possiamo goderci l'ennesima fatica in celluloide del rivalutatissimo Clint Eastwood, Gran Torino. Rivalutatissimo perchè, diciamocelo pure, c'era qualcuno che venti anni fà se lo filava questo attore che tanto piaceva a Sergio Leone perchè "aveva due espressioni, una col cappello e una senza"? Certo i cultori del western, di cui è stato indiscusso protagonista nella trilogia del dollaro tutta italiana e per altre pellicole di tutto rispetto, da La Notte Brava del Soldato Jonathan di Don Siegel, a Lo Straniero senza Nome di cui è anche regista, come pure di quel capolavoro assoluto di genere che è stato Gli Spietati, che gli è valso 4 Oscar tra cui miglior film e miglior regia. In mezzo però, a parte Fuga da Alcatraz, ci sono molti film minori, sia come attore che come regista, fino appunto alla svolta negli anni 90, dove ha inanellato una serie di successi che lo hanno portato ad essere uno dei più apprezzati film maker sulla piazza.
Clint ha l'enorme merito di saper raccontare per immagini le storie che sceglie. I suoi film non hanno mai effetti speciali o inquadrature da mozzafiato, sono scarni ed essenziali, ma a differenza di altri registi forse più quotati, non annoia mai. Ricorda in questo, per usare un paragone fumettistico, Will Eisner. Come lui prende lo spettatore dal momento in cui si siede sulla poltrona e lo accompagna sino alla fine, senza stancarlo, senza annoiarlo, coinvolgendolo, facendolo entrare nella storia e portandolo dove vuole lui. Perchè i film di Eastwood hanno sempre un fine, il motivo per cui si è messo dietro la macchina da presa: dire la sua, e lo fa in maniera impeccabile dal punto di vista cinematografico. Si può non essere d'accordo con la sua visione della vita, si può pensare che la società non debba essere per forza la stessa che lui vorrebbe, aggrappata ai solidi principi americani di patria famiglia e libertà, ma gli si deve comunque il rispetto delle idee, se sono portate avanti in maniera giusta.
In Gran Torino Eastwood ha scelto per sè come già in Million Dollar Baby la parte del vecchio mentore, alla sua maniera, burbera e scontrosa, e attraverso uno spaccato di America, la Detroit delle periferie, ha raccontato lo spirito stesso dell'America, che ha tanti difetti, è razzista e attenta al suo cortile, ma ha il pregio di saperli superare se intravede in chi ci vuole vivere elementi in comune. L'America, che trova il suo simbolo in una splendida Ford Gran Torino modello 1972, è di chi se la merita, non importa la sua origine, contano i valori, che Clint nei suoi film si sforza di trasmettere.
Si può essere d'accordo o meno su quei valori, ma a me piace Clint Eastwood, attore, regista, americano, uomo.

venerdì 27 marzo 2009

La pazzia di re Silvio

Onestamente, comincio ad essere divertito nell' ascoltare le ultime dichiarazioni del nostro malgrado Presidente del Consiglio su lavoro lavoratori e parlamentari. Una sequela di frasi buttate lì che se non si sapesse da chi sono state pronunciate penseresti subito a un discorso fra vecchietti al circolo degli anziani:
C'è la crisi? Bisogna lavorare di più (cribbio!)!
I disoccupati? Che vadano a cercarsi un lavoro (io ai miei tempi....!)!
I parlamentari? Scaldano solo la poltrona (e beh, qui come fai a dargli torto?).
Ma la cosa che più mi fa ridere (per non piangere, ovvio) è notare come queste esternazioni vengono accolte dal berlusconiano destrorso verdelega che lo ha votato: con un misto di delusione e un accenno di rabbia repressa, perchè il poveraccio, che è uno che lavora e che ci aveva pure creduto a tutte le panzane da campagna elettorale, lo sa bene che sta diventando indifendibile.
Comunque sia, non so perchè, ma a me più va avanti e più mi torna in mente La Pazzia di Re Giorgio, un bel film di qualche anno fa sulle vicende mentali di Re Giorgio III d'Inghilterra, che aveva, come dire, un po' sbroccato con l'andare degli anni.
Devo dire che ce lo vedrei bene il nostro, in camiciona da notte e bandana, mettersi a correre di notte sul prato di Arcore, con tutto il seguito appresso come il suddetto re. L'età, perlomeno, è la stessa.

The Madness of King George Movie Trailer

mercoledì 25 marzo 2009

Angeli sonnambuli

Istruzioni per l'uso: avviate il video postato in fondo, ascoltate e leggete.

C'era un luogo fino a qualche giorno fa dove sapevo di poter andare certo di trovare scampoli di vita vera. Un luogo virtuale come questo, un blog, la voce di qualcuno che col tempo era diventata ricerca quotidiana.
La prima volta che ci capitai fu per caso, come spesso avviene girando per blog, ma il caso non è faccenda a cui credo pienamente e di questo a volte ne ho quasi la certezza. Il nome del posto, Angeli Sonnambuli, lo trovai splendido e veritiero, perchè in fondo siamo tutti dormienti senza saperlo, e mi ci fermai.
L'ingresso in quel luogo era salutato da una musica dolcissima, la stessa che state ascoltando, ed era un modo per salutare chi entrava facendogli capire che doveva, se voleva star lì, abbandonare ogni altro pensiero, lasciarsi andare e entrare nel mondo di chi lo abitava. Ed era quello che succedeva. Stando lì avevi la sensazione di essere veramente a un passo dal suo creatore, spettatore impotente dei suoi scritti, che poi sapevi essere la sua vita. Avevi anche, e una volta gliel'ho detto, una sorta di pudore nell'entrare nella sua vita, in quello che scriveva. Tra noialtri, blogger annoiati e confusi, e lui, forse confuso ma annoiato proprio no, c'era un abisso di sentimenti espressi, a volte con rabbia, a volte con commiserazione, spesso con tenerezza, ma sempre veri, e lo sapevi. Era dato da quello il pudore che provavi nel leggerlo. Pudore di sapere di entrare nella vita di una persona, di intuire molto di lui, di condividerne a volte i segreti. Di sapere anche che molti di quei sentimenti e di quelle sensazioni erano gli stessi sentimenti e le stesse sensazioni che tu stesso avevi provato in altriquando incerti e dolorosi, e di intuire di non riuscire a dir nulla di veramente utile, se non commenti frettolosi e in parte stupidi. Pudore dell'impotenza e della propria pochezza.
I suoi ultimi post, prima che decidesse che una fase di vita fosse conclusa, prima di rimuovere quello spazio, avevano qualcosa di taciuto, qualcosa che il suo creatore aveva deciso di non condividere, se non per accenni, piuttosto preoccupanti. E la domanda è se puoi preoccuparti di qualcuno che non hai mai visto, di cui non conosci il nome nè il volto, che conosci solo per quello che ha scritto, ma, ti dici, proprio quello che ha scritto te lo rende vicino, e sai di conoscerlo pure senza averlo mai visto, e rispondi alla fine di sì alla domanda. Puoi preoccuparti, perchè il caso non esiste (pensateci bene) e se finisci in un luogo è perchè puoi finire solo in quel luogo e in quel momento, frequentare quelle persone e non altre, e dentro qualcosa ti dice che siamo in fondo tutti legati, da fili talmente sottili che ci permettiamo l' illusione che non esistano.
Quel luogo oggi non c'è più, e del suo creatore conosco solo lo pseudonimo e una parte del suo percorso. So però che il suo futuro sarà meno intricato di quello che ha appena concluso.
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Buona vita, AngS.

Sigur ros - Staralfur

domenica 22 marzo 2009

Lezioni di vita

Il locale è ancora semivuoto ma è la sua dimensione ideale, ti permette di girarci senza dover spintonare e ai piatti il solito dj si permette di passare roba meno ballabile ma certo migliore di quello che dovrà metter su fra non molto. Se lo osservi durante la serata te ne accorgi quando sta suonando dischi per passione e quando per tirar sù la paga. In questo momento è lì che campiona una sola frase presa da Material Girl, Madonna è costretta a ripetere in continuo I am a material I am a material I am a material ed entra in una altra realtà sulle prime note acide dei Chemical Brother di Hey Boy, Hey Girl. La gente a bordo pista si accorge del salto temporale solo a livello inconscio, sottolinea la finezza ordinando un'altra birra e si butta a muoversi giusto mentre il pezzo cambia ritmo.
Dietro i piatti la serata è ufficialmente cominciata e l'accanimento nel miscelare dischi da proporre si perde nella routine, niente più motown d'annata, funky scelti e vecchi rock steady, ora è lavoro.
Al mio fianco il Professore ascolta e guarda senza proferire parola. Ha qualche anno più di me, almeno sette o otto, un figlio o due forse, insegna Diritto al liceo cittadino e non lo avresti mai detto, forse neanche lui lo avrebbe mai detto, ma non sai se per il fatto che lui possa insegnare qualcosa o per via della materia insulsa che ha scelto. Viene qui tutti i venerdì sera, e tutti i sabati sera, e a volte pure tutte le domeniche sera che Dio manda in terra, tanto che pensi che lo paghino per esser lì a far presenza, ma non è così. E' parte dell'arredamento e lo sa, ma non è che gli interessi molto, gli interessa solo star lì ad ascoltare buona musica, fra gente più giovane di lui che spesso lo saluta dandogli rispettosamente del lei, i suoi studenti, di sicuro.
Io stò lì in attesa che la seconda birra entri in circolo, la solita birra, sono abitudinario, non bevo altro. Penso dovrei segnalare la cosa alla ditta importatrice o alla casa madre, dopo tutti gli ettolitri che ho dapprima ingoiato e poi evacuato. Che cavoli, in un mondo serio mi spetterebbe quantomeno uno sconto sulle future consumazioni, invece nisba, mi tocca pagare tutto sull'unghia neropittata di fresco della Tiziana, passato dark, cicatrice sulla guancia e occhio spento, che guarda tutti allo stesso modo e non sai se guardi davvero o se sia ancora nel suo mondo fatto di camice viola capelli cotonati e siringa sul comodino.
Siamo lì, il Professore ed io, come altre volte a goderci lo spettacolo di giovane vita che balla a tempo, a farci entrare fin nelle ossa la musica oltre volume che esce dalle casse alla nostra destra, a bere dalla bottiglia e a non dire nulla, che tanto non c'è nulla da dire. Lo guardo, ha un sorriso appena accennato sulle labbra e lo vedi che si sta divertendo, e te ne accorgi che è soddisfatto di tutto quello che ha. E' in quel momento che mi dice una frase, non ho mai capito quanto serio fosse, ma non ha troppa importanza: "Sai, uno a vent'anni pensa che un giorno, quando ne hai il doppio, finisce tutto, si cambia, si diventa seri. Invece no, alla fine si rimane la stessa testa di cazzo di sempre".

sabato 21 marzo 2009

In attesa

Chiede, come se gli importasse qualcosa, ma sul blog ma non posti più nulla? E io che effettivamente noto un calo notevole della mia e quindi della vostra presenza in questi spazi non so proprio cosa rispondere. Boh, e che ne so perchè non scrivo più?
Sarà la primavera che non arriva magari, per cui tutto da mesi mi sembra freddo e inospitale, come sta diventando questa Italia in Bandana (chi mi segue sa di che parlo), o forse il fatto che marzo è astrologicamente all'opposto del mio bellissimo mese, per cui se in quello in cui sono nato posso dare il meglio, all'opposto in questo mese amorfo e sconclusionato non resco a dare nulla. Ma voi non credete nell'astrologia e io ho ancora poca conoscenza della materia per convincervi del contrario, per cui forse la risposta più semplice è che... non mi viene nulla da dire.
Dovrei, potrei, parlare di rumeni stupratori inseguiti da ronde padane, o di improvvise svolte a sinistra da parte di ex chierichetti prestati alla politica. Potrei, dovrei, parlare di PapaRatsi che spara minchiate preservative, che mi chiedo se sa cos'è e se lo ha mai usato un preservativo e poi mi rispondo chiaro che sì, e se non lui di certo chi è sotto di lui. E poi anche del nano ministro che alza il tiro delle parole a proposito di studenti tupamaros (la prossima definizione quale sarà? Terroristi?), o di ministri nani che infestano il tubo catodico a tutte le ore, che mi chiedo se non c'hanno un cazzo d'altro da fare e mi rispondo che no, non c'hanno un cazzo d'altro da fare! per cui mi sento pure scemo a farmi domande così scontate.
E poi ancora, mica è finita, di piccoli idioti che crescono sniffando figurine puzzolenti, futuri decerebrati che schianteranno il loro autoblindo comprato a rate tornando a casa ubriachi il sabato sera, dopo una nottata a base di pasticche e musica a palla sulle rotte dei puttan tour. Oppure di grandi fratelli che scopano grandi sorelle dentro fattorie musicali su qualche isola famosa in diretta tv, o di neopostautonomi che le danno a neopostfascisti sulle scale di qualche università mentre attorno tutti filmano, e il giorno dopo tutti su youtube a rimirar il grande momento della propria vita, quello di cui viver di rendita per i prossimi quarant'anni, che ancora oggi c'è chi mi fracassa i marroni con l'aver fatto il '68, buona scusa per la coscienza, da tirar fuori assieme al suv che tengono gelosamente in garage.
Non ho avuto voglia di scrivere su queste cose, che un mese fà mi avrebbero fatto incazzare e dato voglia di scrivere, mentre ora mi sembrano sempre le stesse e mi annoiano e basta.
Passerà, purtroppo. Per ora mi illudo e attendo il giorno perfetto.

Lou Reed and V.A. - Perfect Day

domenica 8 marzo 2009

Caro Zack ti scrivo

Dopo una attesa per me durata mesi, e dopo aver finalmente visto Watchmen al cinema, una domanda mi sorge spontanea: ma tu Zack Snyder regista, quando è stato distribuito il dono della sintesi, dov'eri? Eri andato in bagno un momento?

No perchè il film è comunque riuscito, le scene iniziali sono dei quadri fantastici, la storia è bella e piena di spunti interessanti (il bene e il male che si confondono, la società corrotta e violenta, il tempo come concetto relativo, la vita umana stessa come concetto relativo), e nell'insieme non è girato nemmeno malaccio, con tutti quegli effetti speciali che tanto aiutano. D'altronde devi ammettere che la sceneggiatura era già bella pronta, che ad uno come Alan Moore, l'autore del fumetto da cui il film è tratto, non puoi certo andargli a insegnare come raccontare una storia per immagini, però, porca miseria, adattarlo un attimo alle esigenze del grande schermo non è una cosa così scandalosa! Delle scelte dovevi farle, 'chè sennò visto il materiale che avevi a disposizione avresti dovuto girare una pellicola di cinque ore come minimo, e allora scelta per scelta, visto che del fumetto qualcosa hai dovuto comunque tagliare, perchè non tagliare un po' di più?

No perchè caro Zack in certi punti il film, lasciatelo dire, è veramente noioso.

Ho capito che volevi attenerti quanto più possibile al fumetto, come già avevi fatto per 300 di Frank Miller, ma lo capisci da te che non puoi fare lo stesso con una roba come Watchmen. Che poi il suo autore come per tutte le pellicole tratte dai suoi lavori (From Hell, V for Vendetta, La Leggenda degli Uomini Straordinari) si è pure dissociato, considerandolo infilmabile e non volendo manco i credits che pure gli sarebbero spettati, per cui avevi carta bianca e certi dialoghi potevi stringarli, certe scene potevi incastrarle, altre potevi tranquillamente tagliarle. Ne sarebbe venuto fuori un film con un ritmo più accelerato ma non per questo meno bello, visto che la storia la salvavi comunque. Insomma centosessantatre minuti sono decisamente troppi per chi deve rimanere incastrato in una pur comoda poltrona, senza intervallo che l'usanza s'è persa chissà mai perchè (a me piaceva così tanto uscire a fumare!), e con lo sbadiglio che naturalmente ogni tanto arriva, in attesa che l'azione ricominci.

Ok, Watchmen non è il solito fumetto supereroistico, anzi ad esser sinceri più che di supereroi qui si parla di antieroi, e il modo in cui è raccontato va al di là del semplice fumetto, tanto che è stato inserito nella lista dei cento migliori libri di tutti i tempi, ma queste cose noi che siamo appassionati di nuvole parlanti le sappiamo, e proprio per questo merita tutto il rispetto dovuto alle grandi opere. Allora non puoi correre il rischio che chi queste cose non le sa si sganasci la mandibola sbadigliando, o peggio ancora rida per certe tue ingenuità.

Ma benedetto Zack, come cavolo ti è venuto di inserire come commento musicale, in una scena dove due fanno sesso dopo una precedente clamorosa cilecca, Hallelujah di Leonard Cohen me lo devi proprio spiegare! Insomma è.... ridicolo, oltre che indifendibile.

Per non parlare della Cavalcata delle Valchirie nella scena del Vietnam! Sì lo so, Apocalypse Now e tutto il resto, ma neppure l'ultimo studente del Dams avrebbe fatto quella scelta e, perdonami, tu che dovresti quasi insegnare al Dams non mi puoi fare 'ste cose. E poi Kc and The Sunshine Band! Ma chi te l'ha scelta la colonna sonora, Awanagana?

Va bene, scusami, è che alla fine Watchmen per un fumettaro è come Elvis per un rockettaro, come Roby Baggio per un calciofilo, come la Bibbia per un cristiano: non glielo puoi toccare impunemente. Qualche critica ti tocca, pure se il film gli è piaciuto, pure se sà già che lo vorrà avere in dvd e che gli piacerebbe tanto vedere un giorno al cinema pure Marvels oppure Kingdom Come o meglio ancora tutti e due.

Dì un po' Zack, non è che te la senti di girare pure quelli?

venerdì 6 marzo 2009

Crisis? What crisis?


Secondo il Bandana la crisi mondiale "non è così tragica".
Chissà se hanno letto lui e i pagliacci che lo circondano questi articoli:

http://ilgiorno.ilsole24ore.com/monza/2009/03/06/156152-allunga_fila_delle_vertenze.shtml
http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200903articoli/9709girata.asp
http://www.unita.it/newsansa/20942/crisi_inps_riparte_la_corta_per_cassa_integrazione
http://www.unita.it/newsansa/21141/rischio_fallimento_per_la_general_motors
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/200903articoli/41635girata.asp

chissà se hanno mai fatto un giro per agenzie interinali e centri per il lavoro, chissà se hanno mai visitato le migliaia di aziende coglione che li hanno votati sperando che gli venisse lasciata qualche briciola e che ora stan chiudendo, chissà se sono mai passati tipo dal mio panettiere che per risparmiare lesina sul sacchetto di plastica, e potrei continuare a lungo ma mi fermo, che son troppo occupato a sbarcare il lunario per pensare anche alla demenza senile di questo settantaduenne che si crede statista.

giovedì 5 marzo 2009

Torino (come Napoli che va in montagna)

San Salvario è uno dei quartieri multietnici di Torino. In passato ha attraversato momenti di tensione, normali quando due o più culture vengono a contatto, e ci sono stati problemi di ordine pubblico che oggi appaiono rientrati nella normale amministrazione. Dalla edizione cartacea de La Stampa scopro che proprio nel cuore di questo quartiere, in via Campana ang. via Belfiore, aprirà i battenti la prima filiale italiana della Bank Chaabi du Maroc, la Banca Popolare del Marocco, dedicata ai cittadini marocchini residenti all'estero come già avviene nella vicina Francia. Una banca islamica dunque, con le sue regole dettate dal Corano, eticamente e moralmente più "umane" che non le nostre.
Ancora una volta Torino fà da apripista per una iniziativa che toccherà poi varie altre città italiane, tra cui Roma e Milano.
Come da tradizione insomma.

Sigur Ros - Hoppipolla