giovedì 29 novembre 2012

Che 'a vita è tant' amara



La cosa migliore è vedere Arbore a 1:45 trattenere a stento le risate.

mercoledì 28 novembre 2012

Mr. Sandman

 
Una volta chiesero a Neil Gaiman di raccontare in meno di venticinque parole la storia di Sandman, il personaggio che lo ha portato a diventare una vera e propria icona nell'ambiente fumettaro. Dopo averci pensato su un attimo rispose: Il Signore dei Sogni impara che bisogna cambiare o morire e prende una decisione.
Chi ha letto quei favolosi dieci volumi che compongono la saga di Sogno degli Eterni sa che alla fine farà entrambe le cose. Cambierà, perché nella vita è necessario il cambiamento, ma ogni cambiamento presuppone la morte di ciò che era, per lasciar spazio a ciò che ha da essere. In pratica non c'è scelta fra cambiare o morire, perché cambiare è morire, se si vuole continuare a vivere; non farlo equivale ad essere già morti, perché si nega la vita che dal cambiamento deriva.
Dico tutto questo per due motivi. Il primo perché per necessità o per scelta mi sono ritrovato a morire già enne volte, e questo fa di me un essere più vivo di quanto non appaia, bisogna solo mettersi d'accordo sul significato da dare alla parola vita. Il secondo per dare un calcio in culo a quanti, e sono tanti, ritengono il fumetto un'arte minore.
Leggetevi Sandman, e poi ne parliamo.

martedì 27 novembre 2012

C'erano una volta

 
Ecco, poi uno risente una amica di vecchissima data e questa ti smuove tutta una serie di collegamenti che partono da tutte le birre bevute insieme in un certo locale ormai defunto e sempre rimpianto qua della zona e ti portano non sai come a riascoltare tutta una serie di robe che in quel posto di certo hanno suonato più e più volte in anni in cui noi si faceva ancora le medie. Le metti in sequenza (1-2-3-4-5-6) e ti accorgi che tutto stasera sa di 1981 o giù di lì.

Tom Tom Club - Wordy Rappinghood


domenica 18 novembre 2012

La stagione delle nebbie


Ne è passato di tempo. Oddio, non tantissimo. Sai, il tempo è relativo, dipende da come lo vivi. Mesi che sembrano anni, giorni che sembrano mesi... E viceversa. A me capita spesso il contrario, ore come attimi, mesi come giorni... Penso dipenda tutto da quanto ricordo si ha di sé, nel senso quanto si sia in contatto con la parte più intima di sé. Il tempo in questo caso cambia forma. 
Dovrei dirvi di come ho trascorso gli ultimi tempi, ma non c'è molto da dire. Non ho fatto granché. Ho visitato me stesso. Lunghi, interminabili momenti con me, con quella parte interiore che spesso mettiamo da parte. Quasi sempre mettiamo da parte. Poi, dall'esterno, sono successe cose, ma sono successe tutte cose, me ne rendo conto, che in qualche maniera erano state da me richiamate.
Me ne accorgo, rileggendo i post scritti lo scorso inverno (uno su tutti), di come fossi già proiettato in un altro contesto senza avere il coraggio di abbandonare ciò che avevo.
Non è mai semplice. Farlo volontariamente, intendo. Ci si aggrappa alle cose, alle situazioni, alle persone, anche se non ti rendono veramente felice, ma dentro hai quella cosa che va da sé, e ti trascina pure se non lo sai, se non la vuoi vedere. E allora a un certo punto tutto prende la direzione che inconsciamente vuoi, e ti ritrovi allo stesso risultato, vivere un altro contesto, ma arrivandoci attraverso un percorso doloroso. Sai, il dolore è una gran cosa, mantiene vivi, ma certo è meglio star bene che star male, e se stai male l'unica è sopportare, volendo nel frattempo star bene. E' come averci una qualche malattia, non la avresti voluta, l'avresti evitata, ma quando ormai ce l'hai l'unica è curarsela. Non si scappa da ciò. Non si scappa da sé.
Per cui non c'è da preoccuparsi, tutto va nella direzione desiderata, quello star bene che tutti cercano. Arrivarci, sono destini. C'è chi sta bene senza dover faticare, c'è chi invece se la deve sudare. Da queste parti è chiaro che è valida solo la seconda opzione, ma va bene, si può sopportare. Quindi lasciarsi andare, seguire il proprio essere quale che sia. Lasciar andare il superfluo e ciò che ti fa male.
Conosco una persona che lo ha fatto, lo sta facendo. E' dura rendersi conto di essere stato l'elemento superfluo, e di più di aver fatto star male. Rendersi conto di cercare le stesse identiche cose, ma di avere due nature diverse, quindi due modi diversi di arrivarci. Che quella persona è fuori dalla tua vita, o meglio, tu sei fuori dalla sua. Non vorresti, ma è così, anche se sai che hai ancora molto da dare, ma forse non le cose giuste, o non quelle richieste. O forse semplicemente non te ne accorgi, ma non riesci a dare. Non è facile rendere felice qualcuno. Prima di tutto se stessi.
Ecco, io qui non vorrei dire nulla, ma dovrei essere un altro e non lo sono. Rispetto le scelte altrui, anche quando vanno a mio danno, pure se a volte faccio fatica, ma quella persona mi manca davvero tanto. Abbiamo limiti e limitazioni però, e bisogna tenerne conto. Ma mi guardo dentro, e tutto quello che ho detto ultimamente  è vero, e non è per testardaggine, di questo sono sicuro.

Daniele Silvestri - Testardo