giovedì 25 agosto 2011

Il terzo dei quattro

Avevo un compagno di scuola delle superiori (mio dio, già trenta anni fà!) che i Beatles li ascoltava costantemente, grazie al padre, decisamente giovane, che aveva tutti i dischi. Ne parlava sempre. A noi che li conoscevamo ovviamente, perchè trovatemi uno che non ha mai sentito una canzone dei Beatles, ma che ascoltavamo tutt'altro (all'epoca più che altro cantautori, Pink Floyd, Police) suonava strana la cosa, nel senso che nel nostro immaginario di quattordicenni il gruppo di Liverpool apparteneva al passato remoto anche se erano trascorsi solo undici anni dal loro scioglimento, e per questo lo prendevamo un po' in giro. D'altronde era di quelle cose non vissute direttamente, nel senso che non se ne poteva avere ricordo personale per questioni anagrafiche, un po' come lo sbarco sulla luna, e dunque era difficile che potessimo elevarli a miti e tantomeno comprenderne la genialità, per cui non avendo genitori illuminati e possessori di buona musica da tramandarci, avevamo dovuto partire nelle scoperte musicali per conto nostro, quindi da vicino. Beh, a distanza di anni un po' lo invidio, quel mio compagno delle superiori, più che altro per i vinili originali dei Fab Four che prima o poi si ritroverà per le mani!
So che è rimasto un fan sfegatato del quartetto più famoso del mondo, ragion per cui sarà contento di vedere il documentario che Martin Scorsese ha girato a dieci anni dalla morte di George Harrison, quello che è sempre stato considerato a torto il terzo del gruppo, dietro i più prolifici John Lennon e Paul McCartney (sulla cui vita e morte, anche di Paul, si è già detto e scritto di tutto), e prima del sempre troppo sottovalutato Ringo Starr. Immagino non sarà l'unico ad esserne contento.

George Harrison - Living In The Material World (Martin Scorsese's movie trailer)


domenica 21 agosto 2011

Jusqu'ici tout va bien...

Io poi di economia ci capisco nulla e sarà per quello che non ci ho un euro che m'avanza, il che di questi tempi è utile, nel senso che non ce l'hai da perdere, e allora puoi pure permetterti il lusso di guardare con un minimo di disincanto a questo gran bailamme che è ancora in corso di borse che cascano, miliardi che fumano, manovre e contromanovre per raddrizzare il timone della nave che il nostro baldo ministro economico chiama simpaticamente Titanic. Che poi a me più che il Titanic (inteso come film, dato che siamo figli di una cultura mediatico-visiva e la Storia è filtrata da Hollywood) la situazione richiama alla mente La Haine (questa parte qui, la Storia di un Uomo che Cade da 50 Piani), un po' perchè a Di Caprio preferisco tutta la vita Vincent Cassel, e un po' perchè gli happy endings vanno bene al cinema e solo al cinema, ché nella vita reale tutto si può dire tranne che i finali siano happy (anche se il film di Kassovitz non è che finisca proprio bene).
No, nella vita reale le cose in genere vanno in vacca, tutte le cose, pure quelle che per lungo tempo si è portati a pensare che vanno bene. Il perché è presto detto, ma ve lo risparmio, ci arrivate da soli, e poi oggi è una bella calda giornata di sole senza traffico e adesso si è pure alzato un venticello gradevole a spazzare via l'afa e i servizi terroristico-catastrofici con cui i telegiornali ci ammorbano da anni ogni volta che la temperatura sale un pochetto di più (cari signori giornalisti, la chiamano estate, e faceva caldo pure quando avevate i calzoni corti e le ginocchia sbucciate: ricordate?). Per cui per qualche ora metto da parte i problemi dell'ultimo mese (gli unici per cui posso fare qualcosa), mi lascio scivolare addosso i problemi delle borse e dei governi (per cui non posso fare proprio nulla), mi godo il sole e il venticello e la birra fresca e cerco, per quanto mi riesce, di allontanare quel pensiero che ogni tanto arriva: a che piano saremo arrivati?

Joe Jackson - Happy Ending


lunedì 8 agosto 2011

Vacanza (nel senso di assenza)

Un giorno vi racconterò dell'ultimo mese, di connessioni interrotte, di telefonate a vuoto, di operatori a volte inesperti a volte imbecilli, di tecnici antipatici, di contratti che gira che ti rigira son sempre gli stessi, e poi di corsie d'ospedale, di lunghe attese, di pensieri e di angosce, di telefonate a parenti, di litigate con parenti, di realtà, di karma, di chi vede e di chi non si rende conto, del caso che non esiste e dell'andare sempre avanti. Pure vi racconterò di tamponamenti con pochi danni, di punture d'insetti, di nervi a pezzi, di vacanze non fatte, di tempo libero strappato con le unghie, di Beatles e di canzoni, e di testi che a leggerli dicono molto più di ciò che cantano. Un giorno. Non oggi. Buone vacanze.

The Beatles - Rain