giovedì 30 luglio 2009

Troppo pigro (per odiare)

Io la burocrazia la detesto, non dico di odiarla solo perchè l'odio è uno di quei sentimenti che non vanno sprecati così alla leggera (odiare presuppone un impiego di energie troppo grande per chi è troppo pigro come me), per cui mi limito a disprezzarla con ogni mia cellula.

Detesto girare per uffici amministrativi e il solo pensiero di ritrovarmi in una sala d'aspetto gremita di miei momentanei colleghi accaldati e sbuffanti mi fà venire l'orticaria. Anche solo l'idea di dovermi mettere in fila per prendere il numeretto mi provoca eruzioni cutanee e sindromi sconosciute, perchè ormai si viaggia a numeretti, dappertutto, dal dottore al banco affettati del supermercato, dal Centro per l'Impiego alla farmacia sotto casa, e in banca e alle poste e in qualsiasi posto dove c'è uno seduto che deve ascoltare un altro che attende di sedersi. Per confessarsi in chiesa non lo so, che è troppo che ci manco, ma penso possa essere giunto pure lì.

Detesto il numeretto, quasi quanto la burocrazia e le carte bollate. Il numeretto è il sintomo dell' italica insofferenza alle code che sfocia nell'arrogante prevaricazione nel saltare la stessa, o meglio dell' italica mancanza di rispetto verso il prossimo per cui gli altri sono e restano invariabilmente altri, emeriti sconosciuti a cui nulla si deve ma da cui tutto si pretende, sconosciuti che salutiamo (chissà perchè?) quando li incrociamo in montagna o sulla moto, per poi mandarli a cagare non appena ci si ritrova ognuno sulla propria auto. In un mondo coerente e onesto quando ti trovi a sorpassare qualcuno in una camminata montana non dovresti salutare, dovresti dire "e fai strada, pirla!" come durante il resto della giornata.

Il numeretto per me è il promemoria che quando lo stacchi ti ricorda quanto poco maturo sei, per non aver nemmeno imparato a fare una semplice coda in cui in fondo basta chiedere "chi è l'ultimo" e hai risolto tutto, invece no, noi abbiamo bisogno di farci numerare per essere un poco educati, non civili che quello è pretendere troppo.

La mia avversione per la burocrazia comunque è profonda e radicata, e fatico a comprenderne il motivo. Me ne accorgo ogni qual volta devo, per obbligo, sottostare a quelle regole comuni, sacrosante, tipo passare la revisione dell'auto, andare per uffici Inps e Centri per l'Impiego, presentare dichiarazioni dei redditi, rifare documenti: per presentare la domanda per il rinnovo del passaporto ci ho messo tipo tre mesi, tra informarmi sulla documentazione, effettuare il versamento, comprare la marca da bollo, fare una semplice fotocopia della carta d'identità, farmi fare delle fototessera, due volte, perchè le prime, quelle del fotografo, non andavano bene (questioni di luci e ombre, che ne so!), mentre andavano benissimo quelle fatte alla macchinetta scrausa dove la qualità è tale per cui pure il Papa sembra un terrorista. Va bene, forse il Papa non è l'esempio più adatto, comunque mi ci sono voluti tre mesi per mettere insieme tutto quanto e recarmi finalmente a presentare la domanda, e ancora non è finita, perchè devo ancora andare a ritirarlo. Per come la vedo io un enorme spreco di tempo, ma non credo se ne possa fare a meno, pure se sogno un mondo dove gli uffici amministrativi siano banditi, e se qualcuno provasse a metterci mano ho paura che finisca più o meno così:

"Gli presentano il progetto per lo snellimento della burocrazia. Ringrazia vivamente. Deplora l'assenza del modulo H. Conclude che passerà il progetto, per un sollecito esame, all'ufficio competente, che sta creando."

Ennio Flaiano - Diario Notturno

Brazil (Terry Gilliam, 1985) - Information Retrieval

lunedì 20 luglio 2009

Difficile dire

E dunque bisogna ripartire. In fondo è durata troppo e non che lo volessi, ma quando le cose diventano troppo pesanti per fortuna te ne accorgi. Segnali di malessere, piccoli all'inizio, poi sempre più grandi e pressanti, una voce che senti sempre più spesso, dentro, fino a che diventa troppo forte per metterla a tacere. E poi quell' insofferenza, verso quasi tutto, in particolare verso un paio di cose che conosco bene ma che evito di dirmi.
E' difficile da spiegare, o meglio è difficile da trasformare in parole, eppure in fondo, nel profondo, è tutto così chiaro che abbaglia.
Come quello che è successo ieri, per tutta la giornata di ieri. Vai a spiegare, come una gita in montagna riesca a trasformarsi in metafora di una esistenza. Ci sarebbe troppo da dire e troppo sforzo nel cercare le parole adatte per trasformare il linguaggio delle emozioni in un codice parlato comprensibile a tutti, ma non tutti capirebbero, perchè non tutti le stanno vivendo e non tutti, fortunati, le hanno già vissute.
La mia bella ha compreso subito, ma non avevo dubbi lo facesse. Ci si trova, in fondo, e non è un caso, perchè nulla è mai un caso, e se una notte di inizio novembre ci siamo ritrovati non è certo per caso o per scherzo del destino. Ma anche questo è difficile da spiegare, come pure perchè a volte preferirei vivere nei tre minuti di una canzone, o nelle cento pagine di un libro, piuttosto che vivere (punto). C'è meno fatica, senza dubbio, e rifiuto il fatto che io debba farla, senza pensare che ne faccio, anche troppa, senza volerlo veramente. Sprecando energie inutilmente, e ciò pare mi basti, o meglio penso mi basti, o meglio ancora sono convinto mi debba bastare. C'è molto di karmico, penso, in tutto questo, ma anche qui è difficile da spiegare, e sarebbe un discorso lungo, come pure dire quello che dovrei fare da adesso in poi.
Mi accontento, per ora, di mettere un punto fermo e rilanciare i dadi. In fondo cos'è, tutto quello che abbiamo attorno, se non un enorme gioco dell'oca?

The Strokes - Hard To Explain (live)

domenica 19 luglio 2009

Promemoria

"Qualcosa è nascosto. Vai a cercarlo.
Vai e guarda dietro i monti.
Qualcosa è perso dietro i monti.
Vai. E' perso e aspetta te."
Joseph Rudyard Kipling

Non chiedetemi il senso di questa frase e il motivo per cui l'ho scritta. Il perchè lo conosco, il senso lo sto cercando.

The Style Council - My ever changing moods

mercoledì 15 luglio 2009

Corsa e ricorsa

Io e l'attività fisica abbiamo divorziato circa ottantasettemilaseicento sigarette fa, cicca più cicca meno, che in termini temporali corrispondono a circa dodici anni. Divorzio consensuale, beninteso. Io ero stanco di sudare correndo, molto più comodo farlo stando seduto in macchina, e l'attività fisica si sentiva sottovalutata, bistrattata, non compresa. D'altronde è femmina. Per cui si era arrivati a una separazione che soddisfaceva entrambi, lei perchè poteva dedicarsi a giovani amanti della fatica corporea, gente che passa ogni minuto libero sotto il torchio di istruttori in chiaro abuso di steroidi, io perchè mi ero tolto di torno un fastidio che mi perseguitava sin dai tempi dell'ora di ginnastica alle elementari, quando la maestra unica oggi tornata di moda costringeva me e i miei compagni a noiosi quanto stupidi esercizi di ginnastica in una palestra mal riscaldata e senza l'attrezzo fonfamentale per attirare quelli come me: il pallone da calcio.
Per anni non abbiamo più avuto modo di rifrequentarci io e l' attività fisica, se non per qualche estemporanea rimpatriata in incontri di calcetto o in qualche camminata montana che non prevedesse il pranzo a base di polenta e cinghiale nel rifugio più vicino. Incontri fugaci e insoddisfacenti, sia da una parte che dall'altra. Forse c'entrava il mio rapporto con la sigaretta, anche lei femmina e mooolto più esigente, che si è sempre intromessa tra noi e non ha mai permesso non dico un rapporto duraturo ma se non altro una sincera amicizia.
In genere d'estate ci si ribecca, capita tutti gli anni, e anche quest'anno ho avuto modo di rivederla in una uscita montanara a quota 2200. Un breve istante, che mi ha fatto tornare la voglia di scambiarci ancora due chiacchiere, cosicchè ieri sera, sfidando l'orario un po' troppo serale e il clima reso ancora più afoso da una brevissima pioggia, con una vocina dentro che ogni cinque secondi, regolare, chiedeva sei proprio sicuro? sai quello che fai? ho lasciato un biglietto alla mia bella ("vado a correre una mezzora", che voleva dire se entro un'ora non mi vedi comincia a fare il giro degli ospedali!), ho calzato le scarpe da ginnastica e mi sono unito a passo lento agli altri amanti della mia ex amica, direzione sud verso Piazza d'Armi, obiettivo fare più passi possibili e, preferibilmente, rientrare a casa sano e salvo.
Che dire? E' stato breve ma intenso. Durato il tempo necessario a prendere contatto con organi corporei che manco più sapevo di avere, tipo milza e polmoni. Questi ultimi in particolare sono quelli che più si sono fatti notare, più che altro per la loro assenza (di fiato), per non parlare poi delle gambe, che ci hanno messo tipo due chilometri a capire che hanno anche altre funzioni oltre a reggere il bacino e quello che ci sta sopra. Ma va bene così, mica pretendo di fare la Turin Marathon al prossimo giro!
E poi, è strano. Non so perchè, ma la cicca fumata a fine corsa ha sempre un sapore migliore! Mah, valle a capire le femmine. Sarà mica gelosa?
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P.S.
Chi ha riconosciuto il personaggio della foto è un comunista!

martedì 14 luglio 2009

Oggi sciopero

Adesione all'appello di Diritto alla Rete contro il DDl alfano che imbavaglia la Internet italiana.

lunedì 13 luglio 2009

L'estinzione dei Lupi

La prima partita di calcio che ho visto dal vivo fu un regalo di mio fratello maggiore, più vecchio di me di sei anni. Quando si è ragazzi avere un fratello più grande, di parecchio più grande, è comodo per tante ragioni, in casa ad esempio si becca tutte quelle fastidiose domande tipo cosa vuoi per cena, a cui poi io, una volta rimasto solo a vivere con i miei, avrei regolarmente risposto "lasagne", perchè si poteva richiedere qualsiasi cosa che tanto la cena era già bella e pronta e la domanda era solamente retorica. In più il fratello maggiore fa in genere da apripista al minore, evitandogli di commettere gli stessi errori, cosa generosa quanto inutile, perchè il minore di solito ne commette di diversi, magari peggiori, ma se non altro in famiglia non ci si annoia!
Il mio di fratello, oltre a svolgere i compiti di cui sopra, ha provveduto forse non volendo a iniziarmi a pratiche che io poi avrei affinato. Devo a lui il primo fumetto "letto" (a quattro anni guardi le figure e interpreti quello che dicono a seconda delle espressioni), il primo vero concerto dal vivo (Angelo Branduardi, Palazzetto dello Sport, Torino, 1981, tournée album "Concerto"), e appunto la prima partita di calcio, al Comunale di Torino il 31 gennaio 1982, in campo la Juventus contro l' Avellino, squadra della nostra terra.
L' Avellino quell'anno era alla sua quarta stagione in serie A, e le sue maglie verdi ci sarebbero rimaste per altre sei, per poi cominciare una altalena fra serie cadetta e serie C durata fino allo scorso campionato.
Quella domenica (perchè ai tempi si giocava solo di domenica!) arrivammo allo stadio in macchina, con noi un amico di mio fratello, pure lui di quella nutrita colonia di paesani emigrati nel cuneese che avremmo ritrovato in parte davanti ai cancelli della curva Maratona destinata agli ospiti. Comprammo i biglietti alla biglietteria dello stadio (perchè all'epoca si poteva ancora farlo!), con questo amico che si era portato dietro un bandierone di quattro metri per quattro, con una asta lunga sei metri, pesantissima, tanto che faceva una fatica bestiale a maneggiarla. Ci fecero entrare (perchè all'epoca si poteva ancora portare aggeggi del genere in uno stadio e a pochi veniva in mente di tirarlo in testa a qualcunaltro!), ma vista la fatica che faceva a reggerla forse si augurava che gliela sequestrassero. Alla fine la legò in cima alla curva e lì rimase a far bella figura per tutta la partita.
Quell'anno i Lupi avevano una bella squadra. Ne facevano parte gente che poi sarebbe finita in grossi club, Tacconi, Vignola, Favero, Juary. In più il capitano Di Somma, Mario Piga, Beruatto, insomma una bella compagine che alla fine si sarebbe nuovamente salvata dalla retrocessione. Quella domenica a Torino ne presero però quattro, con una tripletta di Pietro Paolo Virdis e un gol su rigore di Liam Brady l'irlandese, ma a me interessava veramente poco, perchè ero e sono rimasto sostenitore di entrambe le quadre.
Fino ad oggi, perchè l'Avellino Unione Sportiva 1912 non esiste più. E' fallito schiacciato dai debiti, e dopo l'ultima retrocessione in terza serie non ha potuto iscriversi al campionato di Prima Divisione della Lega Pro, la ex serie C. E' in buona compagnia, col Pisa il Treviso il Venezia e la Samb, anche loro impossibilitate a continuare nei professionisti, e a me dispiace, perchè anche nel calcio sta accadendo come nella vita reale, dove il divario fra ricchi e poveri è sempre più marcato. Per una Inter che paga 11 milioni di euro all' anno al solo Ibrahimovic ci sono intere squadre a cui basterebbe un decimo per garantirsi la sopravvivenza, ma tant'è.
Ad ogni modo dei Lupi in Irpinia resta il ricordo. Per me di quella mia prima partita dal vivo, a Torino, il 31 gennaio 1982.

venerdì 10 luglio 2009

Traffic report

Che poi uno dice massì un concertino ogni tanto bisogna pur vederlo, se poi è pure aggratis tanto meglio e dunque che importa se il Traffic quest'anno lo hanno portato in trasferta alla Venaria lasciando alla Pellerina storica solo la casa del Grande Fratello in tournée a farci i provini, che lì materiale subumano ce ne stà in abbondanza a volerlo cercare, essendo meta di grigliate sudamericane e puttan tour notturni, quindi proprio il genere adatto a farsi rinchiudere cinque mesi in un alloggio che avrà pure tanto di comfort ma forse è meglio la galera, che almeno sai con chi hai a che fare.

E quindi hai detto massì che sarà mai andare alla Venaria, che è mica tutta sta città e vuoi non trovare un evento così, anche se dalle micromappe che hai visto in giro non è che si capisca tanto bene dov'è che suoneranno e manco sul sito si capisce, o almeno io e la mia bella non capiamo, perchè dove c'è scritto main stage dai tuoi ricordi della visita alla Reggia ci dovrebbe essere qualcosa d'altro, ma appunto te alla Reggia ci sei già stato e vuoi che non sia segnalata una roba come il Traffic massimo evento musicale torinese da qualche anno a 'sta parte!

Per cui si parte con l'amico ritrovato e si va, in ritardo perchè tutti e tre si arriva a casa tardi causa lavoro e i panini dei porcari sono troppo indigesti per stomaci che hanno superato le quaranta primavere quindi mangi a casa e ovvio fai tardi, ma si va e si arriva pure, e quando arrivi occhio alle indicazioni, perchè figurati se non mettono un cavolo di cartello con su scritto Traffic ad indicarti il luogo deputato, solo che cartelli non ce ne sono anche se li cerchi col lanternino e quindi vai alla Reggia, perchè comunque è da quelle parti che suonano e vuoi che da lì non si capisca dove lo fanno!

E invece ti ritrovi davanti a 'sta casona reale, che è tanto bellina di sera con le sue fontane luminose e le luci tutte apposto ma in questo preciso momento ti frega una mazza di giochi d'acqua e lucette azzurre e verdi, vuoi chitarre disturbate e luci stroboscopiche di cui però non si sente e si vede traccia, vedi solo gente giovane e un po' meno che gira a vuoto come te e impreca ad alta voce su dove cazzo avranno piazzato il palco e i porcari e i venditori di magliette e tutto il resto.

Chiedi in giro ma ne sanno meno di te, per cui la mia bella tira fuori doti affinate in anni di inter rail e va a chiedere all'unico della piazza che ha una mappa decente per poi inseguirlo tipo pedinamento, finchè non ci si ritrova immersi in un' onda di gente che manco ai mondiali del 2006 e capisci che sei sulla strada giusta per trovare 'sto cacchio di concerto di Nick Cave & The Bad Seeds, perchè vista l'ora saranno già arrivati loro a chiudere in bellezza la serata.

Camminando capiamo di essere sulla strada giusta incrociando un sottoposto di Bertolaso e tendendo l'orecchio al suono che finalmente arriva da dietro l'angolo, per cui ci si affretta e ogni tanto si fa caso alla totale assenza del benchè minimo cartello che indichi che lì si sta mettendo in scena la manifestazione torinese per eccellenza, e appare ovvio che gli organizzatori, sapendo di avere a che fare con gente che bene o male prima o poi ti trova, avranno sicuramente voluto risparmiare sulla cartellonistica che deturpa e che ha il difetto di costare troppo per un evento completamente aggratis.

Alla fine arriviamo nel piazzale, pieno di non ho idea di quante mila persone ma certo tante perchè siamo in fondo e si vede un po' una mazza, ma c'è il maxischermo e la fronte a dir poco alta dell' australiano canterino la vediamo comunque in tutta la sua stempiatura, e rimaniamo lì a goderci lo spettacolo rimpiangendo i prati della Pellera dove se eri stanco ti ci potevi svaccare, mentre qui è tutta terra battuta male e per di più in aperta campagna, con una bisa umida che arriva dalla Mandria a penetrarti la schiena ultraquarantenne anche lei come lo stomaco.

Ma bello, il concertino è proprio bello e Nicola Caverna e i Semi Cattivi lì sul palco se la cavano proprio bene, e lo diciamo venendo via senza aspettare i bis, che la macchina è un po' imbottigliata dove la abbiamo lasciata e chi c'ha voglia di far coda, e lo ripetiamo pure mentre un gruppo di venditori abusivi di acqua e birra attrezzati di tutto punto con bacinelle con le ruote e luce incorporata rompono le fila di carabinieri e steward e si immettono nell'area palco come black bloc nella zona rossa, ed è una scena buffa, a pensarci, vedere una bacinella rotolante spinta da un grassone con due caramba che gli corrono dietro.

Torniamo via, non cercando nemmeno i cartelli questa volta al contrario, che tanto siamo alla Venaria e che sarà mai, difatti la macchina la troviamo subito e torniamo in città, con la sensazione che la Venaria è proprio bellina, specie con le lucette e i giochi d'acqua, ma cacchio, vuoi mettere la Pellerina?

giovedì 9 luglio 2009

L'Aquila Gran Varietà

La sfiga che attanaglia L'Aquila e dintorni da tre mesi a questa parte non accenna a diminuire.
Dopo il disastroso terremoto e la presenza quasi quotidiana del Bandana per settimane, dopo le nuove continue scosse e il continuare a vivere in tenda, dopo il G8 con tutto il baraccone a visitar rovine e a fare la faccia contrita, ci mancava l'arrivo in stile Apocalypse Now dell'ex leader del PD Uolter Veltroni nel ruolo di accompagnatore dell' attore George Clooney (sic)!
L'ex medico di E.R. dopo l'incontro con i fans in una tendopoli ha dichiarato che "la gente vuole tornare a casa" smentendo la convinzione comune che stiano lì perchè gli piace fare campeggio. Ha dichiarato inoltre che "se la mia presenza qui attira l'attenzione dei media, io sono felice", questo prima che qualcuno lo avvisasse che a pochi km di distanza ci sono solo gli uomini più potenti del pianeta con qualche migliaio di giornalisti al seguito.
Ormai si fà di tutto pur di non far calare l'attenzione sull'Aquila e dintorni e dopo oggi c'è chi giura che la prossima mossa sarà destinare la caserma di Coppito ad accogliere le spoglie di Michael Jackson. Indizio rivelatore la presenza di uno degli zombie di Thriller al fianco di Clooney.

mercoledì 8 luglio 2009

Ultimissime

Da Repubblica:
Stupri Roma, 5 le donne aggredite
"Il Dna conferma: lo stesso uomo"

Sempre da Repubblica:
"G8, Michelle non incontra Alemanno. "Motivi di sicurezza"

Sarà mica lui?

martedì 7 luglio 2009

No global papa


A dieci anni di distanza da Seattle pure Ratzinger si è accorto che una certa globalizzazione produce danni. Lo dice e lo scrive nell'ultima enciclica Caritas in Veritate pubblicata oggi (qui il testo integrale, qui una breve sintesi).
Meglio tardi che mai.


domenica 5 luglio 2009

Ne resterà solo uno!

Prosegue la ricerca a sinistra del Comunista Che più Comunista non si Può (cccp). Al concorso, cominciato nell' ormai lontano 1991 con lo scioglimento del vecchio Partito Comunista Italiano, partecipano tutte quelle componenti che ad esso bene o male si richiamano e si ispirano, con l'obiettivo dichiarato di arrivare al Comunista Unico.
Le regole del gioco sono semplici: si prende un partito comunista, si designa un leader e lo si lascia giocare per un po' di tempo, dopodichè lo si divide in due (il partito, non il leader), con l'obiettivo di arrivare prima o poi ad averne uno, sia di leader che di partito, capace di riunirli tutti, sempre che nel frattempo sia rimasto qualcosa da riunire. Ad oggi, dopo 18 anni di gare, i risultati sono senza dubbio apprezzabili e si è a buon punto nella prima fase di frantumazione, si contano infatti più formazioni di sinistra e relativi leader che squadre di calcio in serie A!
A proporsi per ultimo, dopo aver pronunciato la frase di rito che dà il diritto a concorrere, "fondo un nuovo partito che unisca la sinistra italiana", è l'ex Pdci Marco Rizzo, con il movimento Comunisti-Sinistra Popolare.
Al nuovo concorrente va il nostro più sincero in bocca al lupo.
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sabato 4 luglio 2009

Dubbi, domande, constatazioni e richieste

Il decreto sicurezza fortemente voluto dalla Lega alla fine è passato, a colpi di fiducia, segno che forse non tutta la maggioranza era coesa sui provvedimenti da adottare. Visto il clamore che stanno suscitando gli articoli relativi alle nuove leggi sull'immigrazione e sulla sicurezza pubblica, che da oggi può avvalersi delle cosiddette ronde, si potrebbe pensare che forse qualche anima sensibile in seno al governo ci può anche essere, ma a rileggermi le norme che entreranno a breve in vigore mi viene il dubbio che forse qualcuno poteva essere in disaccordo su altri articoli, ad esempio quello relativo all'inasprimento del 41bis, il carcere duro per i reati di mafia, oppure all'articolo relativo alle infiltrazioni mafiose nei lavori pubblici.
Chissà, non lo sapremo mai.
Riguardo alle norme più discusse, quelle relative alle ronde e all'immigrazione, mi limiterò a rimandarvi a questo post per la prima e a fare una domanda per la seconda: data la situazione di crisi attuale, che non da lavoro a nessuno, italiano o straniero che sia, qualcuno ha una idea migliore? Il punto dolente è che purtroppo nella situazione in cui ci troviamo non siamo più in grado di accogliere nessuno, e questo è un dato di fatto. Poi, sulle cause e sui possibili effetti, possiamo pure discuterne, ma questo è.
Un po' meno fumo e ipocrisia a sinistra e in Vaticano, please.
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Aggiornamento
Prima che qualcuno pensi che io sia diventato leghista tutto d'un tratto mi spiego sulla domanda che ponevo sopra, che è posta senza toni polemici anche se in maniera un po' ingenua, ma davvero mi piacerebbe conoscere le proposte in materia di immigrazione.
Metto qui e qui i dati relativi rispettivamente al Rapporto sull'Immigrazione del dicembre 2007 e i dati sulla disoccupazione relativo all'anno 2008, che ho anche inserito in fase di commento.
Detto questo dico anche che a mio avviso la legge passata è senz'altro discriminatoria e ingiusta, indegna di un paese civile etc etc, continuo però anche a chiedermi che fare concretamente.
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Aggiornamento 2
Proprio in tema di immigrazione è scoppiata qua a Torino una bagarre, ridicola, che si gioca sulla pelle di duecento extracomunitari provenienti da Somalia Eritrea e Darfur, gente che insomma scappa da situazioni di guerra oltrechè di povertà, accolti in Italia con lo status di rifugiati.
Si è deciso il trasferimento dal quartiere popolare San Paolo a una caserma posta in un quartiere chic della città, Borgo Po a ridosso della Gran Madre, alloggi da 4000-5000 euro al metro quadro, residenti dunque benestanti.
Sollevamento popolare, a destra come a sinistra, per richiedere che si torni sulle decisioni prese.
Non giudico e non commento, mi limito a constatare che un problema c'è, di tipo culturale, logistico e strettamente materiale: non si riesce cioè a garantire una casa e un lavoro a chi ne avrebbe tutti i diritti oltrechè il bisogno.
Le leggi sull'immigrazione fatte passare dalla Lega sono quasi tutte certamente ingiuste, ma dall'opposizione qualcuno stà pensando a qualche soluzione rispettosa dei diritti umani o si fanno solo generiche dichiarazioni di dissenso?

mercoledì 1 luglio 2009

Sospeso

Sono immobile, in molti sensi. Saturno e Urano pare si siano messi di impegno nel rompermi le balle, col risultato che ogni mio movimento è bloccato in partenza, in pratica manco nasce. Attorno a me invece tutto ruota talmente in fretta che non faccio in tempo a fermare lo sguardo su un particolare per metterlo a fuoco: quando finalmente lo vedo questo è già superato. Tutto mi pare bruci nel giro di un niente, tutto mi pare viaggi a velocità supersonica e io mi sento fermo, come non mai mi verrebbe da dire, non ci fossero ricordi che dicano il contrario. Non faccio in tempo a rendermi conto che Michael Jackson è morto (cazzo! è proprio morto! l'alieno è morto!) che già lo hanno sezionato ancora più che da vivo (proprio un destino balordo il suo), gli eredi si stanno litigano i figli, i suoi soldi, le sue proprietà e i suoi debiti, mentre i fan gridano al complotto (e te pareva!) e c'è già di sicuro (vedrete, salterà fuori) chi lo ha visto vivo in un bar di Caracas.
Le notizie e le illazioni sul conto del nero che volle farsi bianco si susseguono ad un ritmo frenetico, mentre il poveraccio non è stato ancora manco seppellito ed è lì ad aspettare che qualcuno si degni di farlo. Si dirà che è colpa dello show businnes, e d'altronde se la sua vita è sempre stato un palcoscenico, pure la sua morte la si stà mettendo in scena, ma se per larghi tratti della sua esistenza ha potuto recitato in un kolossal, oggi gli tocca far parte di un B-movie che un giorno (forse) sarà anche di culto.
Il tutto in tre giorni tre.
Troppo veloce, troppo frenetico, non riesco a starci dietro. Un caso del genere solo qualche tempo fa avrebbe impiegato anni a svilupparsi, mentre oggi lo si brucia in una settimana. Non è l'unico caso: l'onda studentesca, le cazzate di Berlusconi, le ronde, la crisi, il PD, le sconfitte a sinistra, tutto viene fagocitato in tempi troppo brevi per essere assorbiti. Tutto scorre, tutto stanca, tutto annoia. Se ne parla per un po', ci si accalora e ci si allarma, si firmano petizioni e si fanno barricate, ma durano lo spazio di un mattino, come certe manifestazioni sindacali.
Noto una frenesia in giro allarmante e la vedo girarmi attorno, e più tutto intorno ruota più io mi sento fermo in mezzo, incapace di fare un passo. Sono fermo, immobile e sospeso come in un video dei Digitalism. Sono attorniato da informazioni non richieste che arrivano da ogni parte e che comincio ad odiare. Televisione, radio, giornali, internet, blog, sms, e-mail, mp3, facebook, twitter, i-phone, dvd, tutto insieme, tutto in un secondo: se l'aereo casca nel mezzo del nulla io lo so, se al mio amico han tolto cinque punti di patente io lo so, se il maledetto aborigeno dall'altra parte del mondo scorreggia io lo so, ma non sono certo di volerlo sapere.
Com'è che cantava Giovanni Lindo Ferretti?
Ah, già! Aspetto un'emozione, sempre più indefinibile.