giovedì 29 settembre 2011

Nelle mani di Gordon Gekko




Mentre in Italia sui canali Raiset si intervista lo Zio Michele, in Gran Bretagna alla BBC.........

martedì 27 settembre 2011

Chi rompe paga

Voi mi volete far parlare di Berlusconi, ma io, scusatemi tanto, non ho più voglia di parlare di Berlusconi, ché qua il problema non è più Berlusconi, ché negli anni e nel tempo ne ho già detto qui e altrove tutto il male possibile, ma non per quello che lui è, che alla fin fine non ci ho mai mangiato assieme e dunque non posso dire di conoscerlo, ma per tutto quello che poteva produrre un personaggio come lui, anche solo a conoscerlo a distanza, per quel che si vedeva e per quel che se ne diceva, non solo da quei cattivoni di Biagi e Montanelli, o da quegli altri di Repubblica o di Avanzi, ma pure dagli amiconi del Giornale o nel Parlamento, tutte cose che non ci voleva tanta scienza a capire e che poi hanno puntualmente finito per produrre questo escremento di Paese che ci ritroviamo oggi (toh, la pensiamo uguale, ma per motivi diversi).
Che, ve lo devo dire, a me Berlusconi sta sulle scatole praticamente dalla prima volta che ne ho sentito parlare, e la prima volta che ne ho sentito parlare è stato per via del suo ingresso nel mondo del calcio (che all'epoca di televisioni mi importava davvero poco e in politica lui non c'era ancora entrato direttamente), un ingresso prepotente e già cafone (min 0.43) con elicotteri e cavalcate delle valchirie e miliardi su miliardi di lire buttati sul mercato per accaparrarsi pure chi non gli serviva affatto, così, tanto per non lasciarlo alla concorrenza, la qual cosa (lo strapagare chi pensava potesse servirgli) si capiva subito che non era una gran bella cosa, perché poi tutto sarebbe andato ad aumentare per potergli stare al passo, aumentare dentro e fuori dai campi, perché a un potere forte è naturale che vengano a contrapporsi altri poteri forti, e si innesca un meccanismo che poi non si sa mica dove può portare, ma qualche idea ad esempio dalle parti di corso Galfer credo se la siano fatta, ora. Certo non gli puoi imputare pure questo, lo schifo di calcio che ci ritroviamo che fra tutte le cose è poi il meno, sto esagerando mi direte, e invece ve lo imputo e esagerando forse sì, ma in natura è tutto un causa ed effetto, ad azione corrisponde reazione, e se è vero che la farfalla batte le ali qui e scatena un uragano là allora è anche vero che se la butti tutta solo sul potere dei soldi quello che ne può venire è solo una montagna di merda: quello che ha combinato nelle televisioni e nel calcio lo ha poi ripetuto in politica, paro paro, ma senza vincere la Champion's League.
Ma comunque, nonostante le vostre insistenze, io non voglio parlare di Berlusconi, o meglio non vorrei parlare di Berlusconi ora, adesso, perché si è già detto tutto e il contrario di tutto negli anni, ma soprattutto perché a me sta sulle balle l'indignazione a comando, quella montata ad arte da chi gli si contrappone per arrivare a farlo fuori finalmente, il che sarebbe cosa buona e giusta, non fosse però che gioca sulle spalle di noialtri. Ora che il manicomio è in mano ai pazzi e il burattino ha da tempo sganciato i fili, chi a suo tempo ne ha permesso l'ascesa ne vorrebbe al più presto la caduta; dunque tutti a dargli contro, industrialotti e borghesucci e pretacci e pure quel resto di mondo che fino a non molto tempo fa ne tollerava la cafonaggine, ma prova che ti riprova quello non casca, e per cui anche in questo girotondo la soluzione è nel finale: tutti giù per terra, e in quei tutti -cazzarola- ci stiamo pure noi, anzi, ci stiamo più di tutti noi.
E quindi lo capisco, ve ne do atto, che qua pure se non hai voglia di parlare di Berlusconi, finisci per dover parlare di Berlusconi, perché alla fin fine è tutto ma proprio tutto legato alla sua figura (soprattutto alle sue figure), e questa storia dell'Italia fatta andare a rotoli non smetterà finché non si sarà levato di mezzo, gli attacchi all'Italia continueranno, il marcio (quello sacrificabile) verrà sempre più a galla e quindi, viene da pensare, prima se ne va prima finisce 'sta faccenda. Ma a me vien da dire, porca zozza, che voi, industrialotti e borghesucci e pretacci della malora ce l'avete messo lì, e a voi ora tocca schiodarlo da lì, ché noi quello che si doveva dire lo si è detto e quello che si doveva fare lo si è fatto, e il problema adesso, per noialtri, non è più Berlusconi, ma siete voi e il vostro cervello all'ammasso pronto a pensare, appena quello casca, che mai e poi mai siete stati berlusconiani, e mai e poi mai avete creduto in quella rivoluzione liberale da barzelletta, e mai e poi mai e poi mai lo avete difeso. Io lo so, vi conosco, siete fatti così, ma non ci provate nemmeno, quando fra non molto tutto andrà in malora e per rimettere in sesto la baracca saranno lacrime e sangue e tagli e privatizzazioni e diritti azzerati e pensioni negate, a dire che "siamo tutti sulla stessa barca": chi rompe paga, porca puttana. E i cocci sono suoi.

lunedì 26 settembre 2011

I miti non muoiono mai

La notizia mi ha spiazzato: giuro, non avevo mai preso in considerazione l'ipotesi che Sergio Bonelli potesse morire! Per qualche secondo, mentre scorrevo veloce tra le righe sullo schermo, è stato come se mi stessero dicendo che era mancato Tex Willer o, per rimanere a un personaggio da lui ideato, Zagor, lo Spirito con la Scure. E mi ha stupito ancor più leggere della sua età, 79 anni, mio padre, praticamente.
Giuro, per me Sergio Bonelli ha sempre avuto una età indefinita, mai saputa con certezza, forse perchè l'ho sempre raffrontato a suo padre Gianluigi, il creatore di Tex, e un figlio rimane per sempre giovane nella memoria: la mente gioca strani scherzi, quando ci si va a incastrare. La mia, di memoria, porta con sé innumerevoli ore trascorse a comprare, leggere, scambiare, catalogare, custodire, rileggere e vendere quei libretti che devono proprio a lui il formato che porta il suo nome. Ho divorato, come chiunque della mia generazione, per tutta l'infanzia quintalate di Tex, Zagor, Mister No, Comandante Mark, Piccolo Ranger, Un Ragazzo nel Far West, per poi passare oltre, nell'adolescenza, a Martin Mystérè, Dylan Dog, Nathan Never e tutti gli altri. Ho ancora, e guai a chi le tocca, le bellissime saghe della Storia del West e di Ken Parker, forse le cose qualitativamente migliori pubblicate dalla sua casa editrice assieme allo sfortunato esperimento di Orient Express e alle collane Un Uomo un'Avventura e I Protagonisti, tentativi di entrare nel mercato del fumetto d'autore, oggi ricercatissimi dai collezionisti fumettari. Tentativi che era giusto fare, per quanto si discostassero leggermente dalla filosofia di casa Bonelli: in fondo il loro prodotto era e rimane strettamente popolare (inteso come comprensione, non come tasche), per quanto di livello decisamente alto se si fa un confronto qualità/prezzo.
Ecco, all'inizio ho detto che non riuscivo a crederci che potesse essere morto, e la cosa a pensarci non mi stupisce più di tanto. I miti non muoiono mai veramente, Sergio Bonelli per me lo era già.

giovedì 15 settembre 2011

Oggi son pieno di lassmesté!

Ragazzi, questo è un Paese destinato ad andare in vacca, ma non perché in giro ci siano cattivoni in cravatta e maniche di camicia che spostano soldi e titoli a seconda del fatto che un tizio settantacinquenne erotomane e liftato dica "a" piuttosto che "b" (va beh, magari pure per quello), ma perché in questo cacchio di Paese a forma di stivale una percentuale altissima delle persone che lavorano si ritrovano a fare un qualcosa per cui non sono minimamente portate e di cui in ultima analisi gli importa una sega! La professionalità in questa italietta è morta e sepolta, il lavoro è visto come un qualcosa che ci si è ritrovati a dover fare, ma a cui dedicare il minor dispendio di energie possibili. Devo dire che la maggioranza in questo secondo aspetto riesce benissimo, almeno a giudicare da come vanno avanti oggi le cose. Una volta uno aveva un mestiere, nella maggioranza dei casi qualcosa che si era scelto e per cui si sentiva portato. Oggi i mestieri non esistono più e se ci sono sono fatti da gente che vorrebbe/dovrebbe tanto occuparsi di altro.
Prendi i meccanici per esempio. Io andavo da uno che purtroppo oggi è a godersi la meritata pensione ed è un peccato (andava quantomeno prima clonato), perché davvero non ne trovi più di gente che non avevi nemmeno finito di spegnere il motore dell'auto che già ti diceva che difetto aveva. Oggi vai dal meccanico come dal salumiere: fammi questo, fammi quello, ti controllano col computer se i valori sono a posto, il computer dice che i valori sono a posto e finita lì. Poco importa se la macchina continua a non andare e magari alla fine è solo un problema di, che ne sò, un cavetto delle balle da sostituire. Il mio vecchio meccanico magari non mi faceva neanche alzare il cofano, questi di oggi capaci a sostituirti il motore!
O i medici della mutua? Oddiomadonna i medici della mutua! Ecco, lì ci vai come dal meccanico ma senza il computer. Per qualsiasi stronzata ti bombano di antibiotico senza preoccuparsi dell'etimo della parola, ti prescrivono diecimila esami inutili giusto per sentirsi a posto (loro, non tu) e escludono qualsiasi motivazione che esuli dal malessere fisico. Provate a dirgli, ad esempio, che vi siete ammalati per questioni emotive, perché magari state facendo una vita di merda stressante e noiosa e non ce la fate più: vi guarderanno come alieni appena sbarcati sulla terra! No, per il medico della mutua esistono corpi che si ammalano, punto e basta. Robe di virus, batteri, robe così. Che tu abbia anche una mente o persino dell'altro che potrebbe "ammalarsi" non è tenuto minimamente in considerazione: per questi distributori semiautomatici di pillole sono solo superstizioni, ovviamente.
E poi tutta la marea di impiegati, professionisti, tecnici, che evidentemente lavorano tra un post su facebook e l'altro: ma a voi non capita, ad esempio, di sentirvi dire al momento dell'accordo "tutto bene, tempo tot e tutto è a posto!", per poi vedere i tempi mai rispettati e il "tutto bene" trasformato con l'aggiunta di "per modo di dire"? In questa Italia del cazzo i pacchi non ti arrivano mai in tempo, nonostante la formula garantita ventiquattro ore; se la tua linea del telefono non funziona non c'è nessuno che ti possa risolvere il problema, salvo cambiare gestore per litigare con qualcuno diverso; farti allacciare il gas è una impresa degna di Ulisse; per ottenere qualcosa dall'asl devi parlare con tre persone diverse che ti diranno tre cose diverse ed è un miracolo che alla fine riesci ad aveve quello che volevi (con tempi biblici, ovviamente). Nello scaricare le responsabilità ad altri, beh in quello sì, in quello sono tutti molto bravi!
Epperò una volta non era così, almeno mi pare (occavoli, era già così? Sto invecchiando!). Forse non era proprio un posto meraviglioso dove vivere, gente che tirava a fregarti ce ne è sempre stata, ma almeno una volta mi sembrava ci si facesse più remore, c'era più gente di cui potersi fidare, gente che ci teneva di più alla propria faccia. Ho l'impressione che oggi per la maggioranza l'unica faccia che conti sia quella sul libro, dove conti amici, dici mi piace, metti faccine, inoltri minchiate.......

N.E.R.D. - Wonderful Place

martedì 13 settembre 2011

Nessuno tocchi Madonna, parte seconda



(La parte prima sta qua)


Come ormai noto anche alle pietre sordomute, pare proprio che la nostra italietta sia lì lì per andare in default. Sì insomma, per andare in bancarotta, o se preferite in fallimento, o se capite meglio per andare alla malora: insomma, per andare del c..o (oh, lah!)!. In questa situazione ci si aspetterebbe che chi tiene in mano i fili di questo disgraziatissimo Paese corra ai ripari, che politici e scaldasedie lavorino giorno e notte per cercare di evitare quello che ormai sembra inevitabile, che insomma almeno ora, che tutto sta andando a ramengo, si diano finalmente da fare, non dico per noialtri, ma cazzarola almeno per loro stessi. Voglio dire, io se fossi al posto loro penso mi (con rispetto parlando) cacherei in mano, non fosse altro per il rischio di venire poi, a disastro avvenuto, inseguito coi forconi (altro che monetine questa volta!). Penso che non dormirei la notte, a pensare a bund e spread e btp e alla cavolo di speculazione e allo stivale che va sempre più a fondo pure per colpa mia. A che pensano invece i nostri (si fa per dire) baldi delegati filoguidati pidiellini? A pigliarsela con Madonna! No, non la Madonna, ma proprio Louise Veronica Ciccone in arte Madonna che si è permessa di dire una frasetta sul nostro puttaniere preferito: "Cosa penso di Berlusconi? L'Economist ha già detto tutto." Apriti cielo! La Carlucci, la Santadeché e Giovanardi (mioddio, Giovanardi: ma che abbiamo fatto di male?) a fare dichiarazioni una più idiota dell'altra.
Sarebbe bene che invece di prendersela con Madonna (mai prendersela con Madonna), cominciassero ad invocarla perchè interceda per loro. Quell'altra però, quella a cui pensiamo noi tutti i giorni in genere ad alta voce preceduta da un termine che piace tanto al loro adorato capo: se va come sembra ne avranno bisogno.

Madonna - Beautiful Stranger

domenica 11 settembre 2011

Torino rules

Che poi alla fine resto un tifoso, tranquillo, pure sportivo penso, ma pur sempre un tifoso. E allora sono soddisfazioni da poco, ma mi inorgoglisce sapere che la squadra per cui tengo, nella città in cui vivo, si rende protagonista di un qualcosa che potrebbe diventare uno spartiacque nella storia calcistica italiana. Non è stata la Juventus il primo club in Italia, bisogna dirlo, a dotarsi di uno stadio di proprietà. Per prima ci fù la Reggiana quindici anni fa con lo stadio Giglio, è però senz'altro la prima a sposare una filosofia che da noi non ha mai preso piede, ma che all'estero, Inghilterra e Spagna in testa, adottano da decenni: rendere lo stadio un luogo di aggregazione, un centro polifunzionale in grado di inserirsi nel contesto urbano non solo per meriti sportivi e restituire così alla città un quartiere per certi versi problematico.
Oggi si è giocata la prima partita ufficale nel nuovo impianto e l'impressione all'ingresso in campo delle squadre, a chi pure non la vedeva dal vivo ma su uno schermo come me, era di star guardando la Premier League. I tifosi a pochi metri dal campo, come altri in Italia, con poche barriere a dividere, non sono una novità per noi, ma vanno nella direzione giusta: responsabilizzare lo spettatore rendendolo più partecipe dell'evento; relativizzare quello che in fondo è solo e resta uno spettacolo sportivo; riportare famiglie e bambini a godersi la gara. L'esordio è stato da ricordare: bella partita, larga vittoria, tifosi entusiasti e forse increduli per il regalo che la squadra ha fatto non solo a se stessa ma anche a loro. C'è da augurarsi che si continui così, che i tifosi arrivino a pensare allo stadio come alla propria "casa" e a trattarla con il rispetto che merita.
Torino città aggiunge un nuovo primato alla sua lunga lista (da sempre qui nascono nuove cose che poi trovano miglior fortuna e valorizzazione da altre parti), e conferma la sua vocazione ad essere propositiva non solo per sè, ma anche per il resto del Paese. Vedremo. Speriamo.

mercoledì 7 settembre 2011

Il primo e ultimo

Siccome negli ultimi due mesi ho dovuto macinare in solitudine chilometri su chilometri tra Torino e Cuneo per questioni per niente simpatiche, e siccome la musica rimane pur sempre un buon modo per distogliere la mente, condiderato che novità musicali apprezzabili in questo momento non me ne sono giunte all'orecchio, ne ho approfittato per saturare il lettore mp3 dell'auto con la sola discografia dei Beatles, per intero, pure le registrazioni dell'Anthology, il live alla Bbc, e chi più ne ha più ne metta. Non pago di ciò, nel poco tempo libero e sempre per distogliere la mente, ho pure setacciato qualche libreria alla ricerca di materiale sull'argomento, ho trovati alcuni volumi interessanti, li ho comprati e letti e, per completare l'opera, una volta riavuta la possibilità di navigare nell'internet, ho pure cercato roba sul tubo.
Tranquilli, ho finito. Oggi, per la prima volta da due mesi, in macchina ho ascoltato altro, per cui il periodo è passato e ne posso tirare le somme, vale a dire che qua sotto trovate la mia personalissima classifica dei loro brani, i dieci pezzi che più mi piacciono in ordine di pubblicazione.

1. Norwegian wood (Lennon) - Rubber Soul 1965
2. We can work it out (Lennon/McCartney) - singolo 1965
3. Eleonor Rigby (McCartney) - Revolver 1966
4. She said, she said (Lennon) - Revolver 1966
5. Rain (Lennon) - singolo 1966
6. A day in the life (Lennon/McCartney) - Sgt. Pepper's..... 1967
7. I am the walrus (Lennon) - Magical Mistery Tour 1967
8. Strawberry fields forever (Lennon) - Magical Mistery Tour 1967
9. Helter skelter (McCartney) - The Beatles (White Album) 1968
10. Something (Harrison) - Abbey Road 1969

P.S
Sì, ho escluso quasi tutto il periodo della beatlemania (non che non mi piacciano i brani dei primi anni, ma preferisco quelli successivi); sì, lo so che per convenzione i brani erano tutti firmati Lennon/McCartney (ma ormai la paternità la si conosce di tutti, per cui tanto vale dirla); sì, mi sono accorto che sette brani su dieci sono di John Lennon.
P.S.2
E' il primo e ultimo post in cui faccio una classifica. Forse.

The Beatles - Free As A Bird

lunedì 5 settembre 2011

Lavooraatooriii!

Tempo fa una notizia riportante quello che stanno facendo allo Statuto dei Lavoratori, pulircisi il di dietro, praticamente, mi avrebbero fatto incazzare come una bestia. Mi ci sarei rovinato la giornata. Avrei inveito contro 'sto governo di incapaci capitanati da una schiera di vecchietti rimbambiti; contro i sindacati gialli volontariamente piegati a novanta; contro la finta opposizione parlamentare erroneamente denominata "sinistra"; contro industriali in gonnella o in maglioncini blu che chiedono sempre di più, sempre di più; contro quella parte di beoti che abita lo stivale che li ha mandati a decidere per tutti; contro l'altra parte altrettanto beota che continua ad andare avanti come niente fosse. Avrei dato fondo a tutta la mia nutrita riserva di bestemmie in due dialetti e tre lingue diverse. Me le sarei gustate pronunciandole, scandendone le parole per farle arrivare meglio, usando toni diversi a seconda dell'indirizzo, consapevole che sarebbero state merce di scambio utile a calmarmi i nervi e pacificarmi l'animo.
Oggi no. Sul serio, non mi fa incazzare. Voglio dire, cosa ci si poteva aspettare? E' la naturale evoluzione di un discorso cominciato anni addietro che oggi va a compimento (guardatevi una limitata cronologia). Oggi c'è poco (anzi molto) da fare. Scioperare, certo, chi può farlo, ma il punto è tale che anche chi può farlo oggi è talmente ricattato, o talmente impegnato a cercare di sfangarla, da non avere forza sufficiente a portare avanti alcunché. Si può però, e questo può farlo chiunque a suo modo, ricominciare a dire di no. Dire di no a lavori di merda sottopagati, agli stage (parolina magica degli ultimi anni) spremineodiplomati, alle giornate di prova non retribuite, agli straordinari non retribuiti, ai telelavoro fregatura, ai call center, ai part time del cazzo, a tutte quelle formule contrattuali in cui ci hanno ingabbiato. Dire di no alle richieste non giustificate, come ad esempio informare l'azienda della propria volontà di scioperare o di essere iscritto a un sindacato. Dire no a qualsiasi cosa vada contro il proprio interesse personale, ricordarsi che qualsiasi concessione fatta da chiunque a un padrone (usiamolo 'sto cazzo di termine) va a danno di tutti i dipendenti, anche di altre aziende. Dire no a tante piccole grandi cose che quotidianamente si concedono sul luogo di lavoro, anche se non si è affatto tenuti a farlo: scegliete voi, pensateci, sono certo le troverete.
Costa fatica, lo so, e non sempre ve lo potete permettere, avete moglie-figli-famiglia-paura del futuro-un mutuo-la macchina a rate-le bollette da pagare-le ferie da programmare-tutti gli ammennicoli che riempiono lo spazio della vostra (breve) esistenza da comperare, ma pensateci, pensateci su bene, sono certo che una soluzione la troverete per salvaguardare la vostra dignità. Che di questo si tratta. Non ve ne siete accorti?