lunedì 22 giugno 2009

Aspettando un nuovo medioevo

Vedremo, come andrà a finire questa storia di veline e di donnine, ma anche di potenti e di ospedali pugliesi. Per ora si è obbligati ad assistere ad uno spettacolo indegno da tardo impero, indegno forse anche per il tardo impero, tra arriviste disponibili e potenti presunti satiri, presunti satrapi, presunte vittime di complotti internazionali orditi a loro danno da chissà quale mano potente e ostile, che forse c'è forse no. Con buona pace di noi poveri fessi che pensavamo fosse lui il potente, e ancor più fesse dunque le ragazze che gli si sono concesse e quanti gli scodinzolano attorno.
In questi anni di fine impero la politica è scomparsa, sotterrata da una montagna di spazzatura ideologica, giornalistica e reale, la morale è cosa vecchia e superata, l'etica sconosciuta. Oggi invece di politica inchieste e manovre economiche leggiamo sui maggiori quotidiani cronache da rotocalco, assistiamo ai quotidiani di famiglia titolare Siamo Tutti Berlusconi , come a dire che per difendere un puttaniere siamo tutti puttanieri, notiamo telegiornali nazionali occultare quello che sta diventando imbarazzante oltremisura (per le frequentazioni del nostro Presidente del Consiglio con un indagato dalla Guardia di Finanza, mica per il "giro" di ragazze: di quello in fondo chissenefrega), al silenzio (imbarazzato? solidale? complice?) sia a destra che a sinistra, e noi lì in mezzo a guardare e leggere e a cercare di informarci con sempre maggiore difficoltà, inebetiti da tanto ciarpame seminato per vent'anni e maturato oggi, a chiederci se gli imperi debbano sempre cadere con un bagno nel liquame.
Ma tranquilli, non cadrà ancora, non è ancora tempo. Il gran varietà del G8 è imminente e nessuno, nè a destra nè a sinistra, è pronto a raccogliere l'eredità, scomoda, del ducetto in lupetto nera. E poi lo schifo non ha ancora toccato l'apice, c'è ancora gente che non ha capito e che non sa, che ancora lo vota e lo difende, che lo invidia (sic) e lo insegue.
Ci vorrà ancora del tempo, poi sarà di nuovo medioevo, e per il rinascimento....beh, quello è ancora lontano.

sabato 20 giugno 2009

Antropologicamente diversi

"Vergogna, non avete nobilità d’animo, non sapete cos’è la libertà, non sapete cos’è la democrazia. Restate dei poveri comunisti”.
Queste le parole del Bandana rivolte a quanti lo hanno contestato in un comizio in quel di Cinisello Balsamo (qui il video). Parole dette da uno che colleziona ragazze ben più giovani di lui come fossero figurine e che non si fa scrupolo a corrompere avvocati per il proprio interesse, tanto per fare un paio di esempi, denotano certo una "nobilità d'animo" eccezionale, come pure di sapere bene cosa sia la "libertà", tanto da pensare che tutti gli altri, magistrati e giornali in primis, ne abbiano troppa, e si sà il troppo fa male, per cui bisogna levargliene un po' con leggi ad hoc.

Nobile da parte sua anche il fatto che appena tornato al potere decidesse che la legge sarebbe stata uguale per tutti tranne che per lui e altri tre tirati in ballo proprio per non far vedere che si stava esagerando, come nobilissima anche la legge elettorale con cui siamo costretti a votare, vero esempio di democrazia, dove il popolo non può far nient'altro che sottoscrivere scelte operate dalle segreterie di partito.

Su un fatto siamo d'accordo, quando dice che "siamo antropologicamente diversi".

Infatti, non c'è proprio paragone.

venerdì 19 giugno 2009

Live in Turin

L'estate è arrivata e come ogni anno si porta dietro un bel po' di eventi musicali da godersi all'aperto a Torino e dintorni .
Tra i rientri, dopo un paio d'anni di assenza, il Chicobum Festival a Borgaro Torinese, che inaugura oggi per protrarsi fino a fine luglio. Da segnalare la presenza di Stewart Copeland batterista dei Police nella Notte della Taranta il 1 Luglio, Caparezza il 6 luglio e i Motel Connection il 25 giugno.
Già dal 3 giugno invece si sta svolgendo Colonia Sonora al Parco della Certosa Reale di Collegno e si protrarrà sino al 25 luglio proponendo tra gli altri Roy Paci & Aretuska, Goran Bregovic e uno spettacolo teatrale di Ascanio Celestini.
La rassegna più attesa, il Traffic, quest'anno abbandona il Parco della Pellerina per trasferirsi alla Venaria Reale per i concerti gratuiti e in varie location della città, come già gli scorsi anni, per gli eventi collegati. Il Festival andrà in scena dall' 8 all' 11 luglio e vedrà protagonisti tra gli altri Nick Cave & The Bad Seeds, Primal Scream e nella serata conclusiva gli Underworld.
Insomma una estate come al solito ricca di musica.
Spero di godermene un po'.

Underworld - Cowgirl [Everything, Everything]

Non svegliare il can che dorme! Ovvero: Oggi mi ha telefonato il Bandana

Su Torino giornate di afa, in piemontese "tuf", marcando leggermente la t iniziale dando un senso onomatopeico alla parola. Caratteristiche del tuf sono (nell'ordine): caldo feroce, umidità a percentuali ittiche, nel senso che si boccheggia come pesci e si vorrebbe avere le branchie come loro, cielo di un colore indefinito tra l'azzurro e il grigio, totale assenza di nuvole tranne un enorme velo di vapore che avvolge tutto impedendoti la visuale delle colline e delle montagne circostanti.
In queste giornate la mia pressione tende a scendere nel negozio di alimentari sotto casa a cercare il frigo delle verdure e a sistemarcisi dentro, il mio corpo azzera tutte le attività non necessarie, e il mio cervello tende a sciogliersi nell'umidità all'ottanta per cento che avvolge tutto.
Per reazione alla calura giornaliera il mio metabolismo mi costringe a cercare il fresco notturno, che non c'è, per cui il mio metabolismo non da prova di grande furbizia, ma resta il fatto che vado a letto decisamente tardi e, potendolo fare, mi alzo decisamente tardi.
Ma dato il caldo fatico a prendere sonno, anche grazie al continuo via vai sotto casa di auto che si fermano a portiere aperte e lo stereo a palla, per comprare le sigarette all'automatico proprio sotto il mio palazzo. Dalla musica che arriva capisco chi si ferma, della serie dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei, e mi sono fatto una certa esperienza in materia, beccando alle prime note se il soggetto aspirante fumatore è italiano o straniero, uomo o donna, vecchio o giovane, chierico o zulù. Questi ultimi sono la categoria peggiore, in quanto il tunza tunza che li caratterizza va necessariamente ascoltato a livelli altissimi sennò non c'è gusto, per cui quando un tamarro si ferma all'angolo e pompa nelle casse quella sottospecie di musica, in genere dopo pochi minuti senti quella della sirena d'ambulanza che arriva a prelevare qualcuno dei tanti anziani della zona a cui è preso un infarto.
La musica (!?!) che mi ha svegliato stanotte proprio mentre avevo preso sonno, e voi lo sapete quanto è fastidioso essere svegliati proprio nell'attimo in cui sei di là e saluti Morfeo, era di una categoria diversa, tra lo zulù e il nostagico. Dalla finestra sono arrivate le note di una Loredana Bertè anni '80 e gli strilli dell'auomobilista donna che ci cantava assieme a squarciagola NonSonoUnaSignora, e mai dichiarazione poteva suonare più appropriata, perchè signora forse no ma stronza sicuramente sì.
Comunque il sonno è rotto e prosegue a fatica tra una decina di risvegli dovuti a gatto che miagola, e vabbeh, caldo che soffoca, e vabbeh, sveglia che suona ma la si spegne ci si gira dall'altra parte e vabbeh, testimone di Geova che rompe al citofono volendo assolutamente parlare con me di Bibbia e della fine del mondo e vabbeh, finchè a metà mattinata, appena riaddormentato, suona il telefono. Sacramento il giusto e rispondo con voce impastata e bollicine nel cervello, dall'altra parte una voce, stranamente familiare, con accento vagamente lumbard comincia a recitare "Caro amico e cara amica...". Ci metto qualche secondo a dissolvere le bolle che ho in testa per collegare quella voce a qualcosa di conosciuto, a capire che è un nastro registrato, uno spot elettorale per i vicini ballottaggi e che la voce è proprio la sua, di Papi, del Bandana in persona! E a questo punto tutti i vabbeh detti in precedenza prendono forma e vendetta nel più sincero vaffanculo che ho mai pronunciato nella mia vita!
Dall'altra parte non c'era nessuno a sentirlo, ed è un peccato. Mi consolo pensando a energie smosse, a input lanciati nel mondo, a vaffa che viaggiano comunque nell'etere e prima o poi, lo so, finiscono per arrivare a destino, perchè vedere il suo faccione da tutte le parti passi, leggere di tutte le minchiate che combina passi, sentirlo nominare duecento volte al giorno passi, ma pure venire a rompere le balle a casa mentre uno dorme, no!
Eccheccazzo!

mercoledì 17 giugno 2009

Frasi da Paz

Mi chiamo Andrea Michele Vincenzo Ciro Pazienza, ho ventiquattr'anni, sono alto un metro e ottantasei centimetri e peso settantacinque chili. Sono nato a San Benedetto del Tronto, mio padre è pugliese, ho un fratello e una sorella di ventidue e quindici anni.

Disegno da quando avevo diciotto mesi, so disegnare qualsiasi cosa in qualunque modo.


Da undici anni vivo solo. Ho fatto il liceo artistico, una decina di personali e nel '74 sono divenuto socio di una galleria d'arte a Pescara: "Convergenze", centro di incontro e di formazione, laboratorio comune d'arte. Sempre nel '74 sono sul Bolaffi. Dal '75 vivo a Bologna. Sono stato tesserato dal '71 al '73 ai marxisti-leninisti. Sono miope, ho un leggero strabismo, qualche molare cariato e mal curato. Fumo pochissimo. Mi rado ogni tre giorni, mi lavo spessissimo i capelli e d'inverno porto sempre i guanti.


Ho la patente da sei anni ma non ho la macchina. Quando mi serve, uso quella di mia madre, una Renault 5 verde. Dal '76 pubblico su alcune riviste. Disegno poco e controvoglia. Sono comproprietario del mensile "Frigidaire". Mio padre, anche lui svogliatissimo, è il più notevole acquerellista ch'io conosca.


Io sono il più bravo disegnatore vivente.


Amo gli animali ma non sopporto di accudirli.


Morirò il sei gennaio 1984.


(Andrea Pazienza da Paese Sera, 4 gennaio 1981)

Su una cosa sbagliava, sull'ultima frase.

martedì 16 giugno 2009

L'importante è saperlo

Sono nato verso la fine degli anni '60 e posso dire, con gli Offlaga Disco Pax, che "ho fatto l'esame di seconda elementare nel 1975: il socialismo era come l'universo in espansione". Evidentemente nel frattempo deve aver trovato il suo limite ed è imploso, perchè crescendo di socialismo ne ho visto ben poco. Sì ok, quello di Craxi, anni '80 o giù di lì, ma se quello era socialismo io sono Martina Navratilova, e comunque quelli, i socialisti, avevano già barattato la falce e il martello per un garofano, il che la dice lunga, o almeno dovrebbe.
Mica lo sapevo, crescendo, che mi sarei ritrovato in un mondo folle.
Ma va bene, ne prendo atto, l'importante è saperlo.

E' questa considerazione che mi fà accettare pure frasi come queste, quando invece ti saresti aspettato almeno un po' di freddezza da parte di uno di colore definito "abbronzato" da un pagliaccio travestito da premier.
E vabbèh.

Tears for Fears - Mad World

giovedì 11 giugno 2009

Depeche Mode - Everything Counts

A question (of time)

Musicalmente gli anni '80 sono stati una vera merda, fatevelo dire, e per averne una prova fateci caso durante una di quelle feste fatte in casa, quelle feste dove a un certo punto, verso la fine, si comincia a mettere di tutto e di più, perchè l'angolo del come eravamo fa sempre presa, e perchè all'inizio chi mette dischi si impegna a farti ballare ma con un certo stile, mettendoti pure You Really Got Me dei Kinks e My Generation degli Who, per quel gusto un po' mod che piace tanto a chi se li è mancati per una manciata di anni, nascendo in ritardo. Ma le giovani leve presenti sono un po' restie a certe note, cresciute a Rihanna e Sean Paul come sono, per cui giustamente s'annoiano, e quindi il bravo selezionatore, che tanto giovane leva non è, alla lunga sbraca, e per farti ballare pompa nelle casse il riempipista del millennio, Ymca dei Village People, che quando senti quelli attorno a te urlare come ultras "uaiemsiei" vorresti che lo spirito di Ian Curtis si materializzasse nel salotto e spaccasse il lettore cd a bottigliate.
Ma dicevo fateci caso, a quella selezione che di solito copre quaranta anni di popolare musica, e cercateci dei pezzi recuperati in quella decade infausta. Se siete fortunati, e se il padrone di caso è della vostra stessa razza, un po' di Cure e di Smiths magari li ascoltate, e Prince è ovvio, 'chè Kiss non può mai mancare, ma se vi va di sfiga vi toccherà rompervi le orecchie con mentre-la-tv-diceva-mentre-la-tv-cantava-bevila-perchè-è-tropicana (ye)! Insomma una canzone di merda per una decade di merda e i Depeche Mode, che sono l'unico motivo per cui non butteresti nel cesso tutta ma proprio tutta la musica anni 80, ti tocca spararteli sullo stereo di casa, in cuffia, col volume a livello massimo. E mentre le prime note di Everything Counts arrivano e ti riportano ai tuoi sedici anni, la domanda arriva di conseguenza ed è sempre la stessa: ma quanto facevano cagare gli anni '80?

P.S.
Dave Gahan è tornato e sta bene, dicono le cronache (fonte Fullsong.it). Tutti i fan che stanno aspettando da mesi le due date italiane del Tour of the Universe (a Roma il 16 e a Milano il 18 giugno) possono tirare un sospiro di sollievo.

martedì 9 giugno 2009

Pino Daniele - Yes I Know My Way

Yes i know my way
ma nun' è addò m'aie purtato tu
Yes i know my way
mo' nun me futte cchiù
mo' nun me futte cchiù
tu vaje deritto e i' resto a pere
và tu va tant'io sbareo
Yes i know my way
'e guaie mie 'e saccio i'
ma chi me crede
yes i know my way
ma tu nun puo' venì
ma tu nun puo' venì
i' m'arreseco sulo si vale 'a pena 'e tentà'
ma po' chi mm'o ffa' fa
Siente fa' accussì nun dà retta a nisciuno
fatte 'e fatte tuoie
ma si haje suffrì' caccia 'a currea
siente fa' accussì
miette 'e creature 'o sole
pecchè hanna sapè' addò fà friddo
e addò fà cchiù calore

Anima e corpo

Rispetto a un anno fa, alle elezioni politiche di un anno fa, il risultato uscito dalle urne europee non mi ha stupito più di tanto e, strano ma vero, non mi ha neanche lasciato amareggiato.
Insomma, era prevedibile. Dopo l'ennesima scissione avuta in seno a Rifondazione Comunista nel gennaio scorso, con l'uscita di quelli che poi sono diventati Sinistra e Libertà (che scusate ma a me continua a far venire in mente Ken Loach, ma va beh, divagazioni), era piuttosto evidente un ulteriore frazionamento del voto.
Quello che a mio avviso era importante era verificare quanti ancora sperano e vogliono un partito di sinistra in Italia, al di là dei frazionamenti e delle sottigliezze verbali, dell'essere più o meno di sinistra, più o meno vicini al Pd, più o meno duro e puro, perchè il voto espresso questo fine settimana è stato di appartenenza, senza dubbio.
Siamo circa 2.800.000 persone, circa un 7% che oggi non ha più rappresentanza e che l'avrebbe ancora se una classe politica ottusa, inconcludente e spaventata non l'avesse portata a questo.
L'ho detto nel post precedente, apparteniano tutti allo stesso ceppo, veniamo tutti dallo stesso mondo, in noi sono raccolte tutte le anime che oggi si presentano divise ma che in realtà fanno parte di uno stesso corpo, elettorale ma non solo.
In ognuno di noi c'è la voglia di nuovo espressa da Vendola e Fava, ci sono le tematiche ambientaliste dei Verdi, l'orgoglio del passato del Pdci, la confusione di Rifondazione, il femminismo e la volontà critica di SC, il laicismo l'antifascismo e il senso di uguaglianza di tutti. C'è anche la rabbia e l'estremismo di Ferrando, perchè c'è qualcuno di noi che non si è mai trovato a pensare quello che lui porta avanti nel suo programma?
Siamo tutte queste cose che oggi sono smembrate e viaggiano da sole e trovo assurdo che non si riesca a capire che noi, la base, avremmo potuto votare indifferentemente per Rc o SeL o per qualcuno degli altri se ci fosse stato un solo soggetto a presentarsi, se qualcuno che è lì a cercare di capire dove va il popolo che vorrebbe rappresentare si fosse fermato un solo secondo a riflettere su cosa siamo veramente.
C'è voglia di sinistra che sia allo stesso tempo progressista e riformista ma anche legata all'orgoglio delle proprie radici e che abbia in sè anche qualcosa di più estemo, a ricordare che c'è sempre qualcuno che stà peggio. Detta così pare impossibile coniugare il tutto, ma non è quello che siamo, non è quello che abbiamo detto e scritto e letto tante volte?
Noi tutti siamo sia Rifondazione che Sinistra e Libertà, Verdi Comunisti Italiani e dei Lavoratori, inutile negarselo.
L'appello che bisognerebbe fare ai nostri dirigenti tutti è questo, di fermarsi a riflettere, di mettere da parte quella insana tendenza a fare sofismi su tutto, di distinguere sempre e comunque, di differenziarsi anche dal proprio compagno di poltrona. Di lavorare finalmente per riunire e non per dividere, di mettere da parte l'orgoglio e di ricominciare con umiltà.
Di far tornare a casa le tante anime che oggi vagano alla ricerca di un corpo, che è lì in attesa, basta andare a cercarlo.

giovedì 4 giugno 2009

La logica da fumettaro

Bonetti è il primo ad arrivare all'appuntamento, un po' in anticipo. Si siede a un tavolo appartato, per quanto parlare di tavoli appartati da Fiorio è come parlare di spiagge libere a Loano in agosto, ma fa del suo meglio nel cercare di mantenere una certa distanza dagli altri avventori.

Ordina al cameriere baffuto in divisa d'ordinanza un analcolico con cui intende ingannare l'attesa e si mette a leggere il libro che si è portato dietro. Ha ancora questa idea assurda per cui se sei solo e leggi qualcosa dai meno nell'occhio, ma sbaglia, come sempre: per dire, leggere Maus da Fiorio può pure sembrati figo e un tono te lo da anche, però siamo in Italia e se leggi un libro in pubblico non passi certo inosservato, se poi il libro è un fumetto e pure di un autore dal cognome intrascrivibile puoi star certo che ti noteranno praticamente tutti.

Il Furbi ed io arriviamo con una puntualità che scandalizza persino noi e ci sediamo ai lati opposti del tavolo. Il Bonetti ci dedica una occhiata distratta, ci saluta a malapena e sembra veramente rapito dalle vicende narrate, e mentre il Furbi tira fuori una copia del Manifesto, io ordino due birre al baffuto che serve ai tavoli.

"Allora hai deciso per chi votare?" mi chiede il Furbi girando rumorosamente le pagine del quotidiano.

A queste parole il Bonetti si desta e alza gli occhi dal libro, solo gli occhi, e mi fissa con aria interrogativa.

Io tiro fuori una sigaretta e dico che non ho ancora deciso, diciamo che sono combattuto tra diverse opzioni e che non ho ancora maturato una scelta convincente. Più che altro mi chiedo se continuare in una logica da fumettari o se saltare definitivamente il fosso e darmi a una sana ignoranza della materia.

Il Furbi posa via il giornale e fa un lungo respiro prima di dire "Il tuo problema è che non si capisce mai di che cazzo parli", con tono vagamente provocatorio. “Cos’è adesso ‘sta logica fumettara e di che fosso vai cianciando?”.

“Beh, i tempi sono cambiati”, dico, “il mondo è andato avanti. Faccio per ragionare, ma non è detto che si debba per forza rimanere legati a se stessi e a quello che piaceva prima. Insomma non è che se uno legge fumetti per una vita poi non può più smettere o non può cercarsi altre letture”.

"Che il mondo sia andato avanti avrei qualcosa da obiettare", dice il Furbi incrociando le mani, "qua mi sembra si stia tornando piuttosto indietro, non dico di tanto ma di almeno una ottantina di anni è sicuro. Ad ogni modo se il tuo parallelo è tra fumetto e voto ti dico che ci sono obblighi di coerenza che fanno si che il mio voto vada per una parte che disgraziatamente in questo momento storico si trova fuori dall'arco costituzionale, il che fa di me un extraparlamentare a tutti gli effetti non senza una certa punta di orgoglio devo ammettere, ma di fatto un reietto che vorrebbe invece avere una voce, in nome della pluralità alla base di ogni democrazia, dove anche l'ultimo della scala sociale ha diritto di rappresentanza e il dovere di portare avanti le proprie battaglie in tutte le sedi democratiche e civili e sociali e.....

"Senti", lo interrompo, "non ho detto che non voterò. So bene che finirò per votare per l'ennesima volta quella bandiera rossa con falce e martello, ho solo detto che mi sto seriamente chiedendo se non è il caso di guardare oltre".

"Infatti", interviene il Bonetti, "bisogna guardare oltre questa società del consumo dove tutto è mercificato. Riportare la gente ai giusti valori di solidarietà, uguaglianza e...."

"Eccheccazzo", dico bloccandogli la frase a metà, "non intendevo questo. Intendevo solo guardare oltre. E basta".
"Ma oltre che, si potrà sapere?" chiede un Furbi lievemente alterato.

"Insomma", provo a spiegare, "da quanto votiamo da quella parte lì? Praticamente da che abbiamo votato la prima volta, giusto? A parte qualche deviazione di cui ci siamo subito pentiti abbiamo sempre sostenuto quel partito, lo abbiamo visto nascere, poi dividersi, poi dividersi ancora, e poi nuovamente. Eravamo quasi al 9% quando eravamo tutti uniti, se oggi sommiamo tutte le componenti che ne sono fuoriuscite siamo ancora li attorno, percento più percento meno. E siamo sempre noi e siamo sempre gli stessi".
Il Furbi mi guarda interrogativo: "E allora? Che c’entra la logica fumettara?”
"E allora hai presente quelli che comprano e leggono fumetti? Son sempre loro e son sempre gli stessi, non aumentano e non diminuiscono. Se tu vai a una convention oggi e la paragoni a una di vent’anni fa ti accorgi che son sempre le stesse facce, la stessa tipologia di persona, e né aumentano e né diminuiscono: il numero si mantiene costante".

"Bene, e dunque?”

"E' per fare un esempio. Chi legge fumetti lo fa perchè gli piace leggere fumetti da sempre. Insomma, ce l'ha dentro. Non che non legga altro, però quella cosa che ogni tanto lo porta a comprare le nuvole parlanti è lì e non se ne va: gli rimarrà sempre".

I miei due interlocutori mi guardano perplessi, io continuo: "Il popolo dei fumettari è minoritario rispetto alla maggioranza delle persone, ed è a suo modo elitario, perchè chi legge giornaletti sa che ha qualcosa che altri non possono capire. Ha i suoi riti, i suoi miti, le sue date. Pure, per continuare il paragone, all'interno di questa minoranza ci sono varie correnti, chi gli piace il manga, chi la linea chiara, chi i comics e via dicendo, e di solito una cosa esclude l'altra, perchè un mangofilo vuole solo quello, insomma minoranze di minoranze".

"Mi sembra una stronzata" sentenzia il Furbi.

"Aspetta, fallo andare avanti che son curioso" dice invece il Bonetti.

"Quello che voglio dire è che pur avendo una base comune si è per nostra natura intrinseca divisi, tanto che è quasi inutile cercare una unità di intenti. In più c'è la consapevolezza, questa sì comune, di essere più fighi degli altri perchè si conosce una cosa che agli altri è negata, ed anche il fatto di sapere di essere un numero finito di persone è una cosa che fa piacere, perchè difficilmente il fumetto può diventare fenomeno di massa nonostante gli sforzi per propagandarlo, e se diventasse mai di massa chi oggi li legge sono certo smetterebbe. Per cui il popolo dei fumettari è destinato a rimanere quello che è, e il popolo dei rossi pure, perchè si è già raggiunto il numero massimo di persone che possono capire la faccenda ed altri, in fondo in fondo, manco se ne vogliono".


"Per cui cosa intendi fare?” chiede il Bonetti.

"Io? Beh, una opzione sarebbe comprare riviste dove c'è un po' di tutto e pure fumetti, per cui votare Pd, ma ho idea che alla lunga sarei in disaccordo con le scelte delle tavole inserite e la cosa finirebbe per stufarmi. Oppure non leggere affatto e allora votare per i destrorsi, ma è una ipotesi impraticabile, essendo affetto da letturite acuta”.

“E il tuo guardare oltre allora dove va a finire?” chiede il Furbi rinfrancato.

“A pensarci bene ho idea che mi sarà impossibile, almeno in quel senso. Vorrà dire che continuerò a leggere fumetti, a chiedermi perché più gente non legge fumetti, a litigare con chi legge solo manga e a non capire chi non legge affatto. E continuerò a votare comunista. Posso fare altro?”.


Un secondo di silenzio, in cui i due mi guardano senza dir nulla.

Due secondi di silenzio.

“Certo sei strano, tu” dice il Furbi mentre il Bonetti se ne torna alla sua lettura. Io bevo la mia birra e penso che noi, quell’oltre, difficilmente lo vedremo mai. Per fortuna.