
Avevo un compagno di scuola delle superiori (mio dio, già trenta anni fà!) che i Beatles li ascoltava costantemente, grazie al padre, decisamente giovane, che aveva tutti i dischi. Ne parlava sempre. A noi che li conoscevamo ovviamente, perchè trovatemi uno che non ha mai sentito una canzone dei Beatles, ma che ascoltavamo tutt'altro (all'epoca più che altro cantautori, Pink Floyd, Police) suonava strana la cosa, nel senso che nel nostro immaginario di quattordicenni il gruppo di Liverpool apparteneva al passato remoto anche se erano trascorsi solo undici anni dal loro scioglimento, e per questo lo prendevamo un po' in giro. D'altronde era di quelle cose non vissute direttamente, nel senso che non se ne poteva avere ricordo personale per questioni anagrafiche, un po' come lo sbarco sulla luna, e dunque era difficile che potessimo elevarli a miti e tantomeno comprenderne la genialità, per cui non avendo genitori illuminati e possessori di buona musica da tramandarci, avevamo dovuto partire nelle scoperte musicali per conto nostro, quindi da vicino. Beh, a distanza di anni un po' lo invidio, quel mio compagno delle superiori, più che altro per i vinili originali dei Fab Four che prima o poi si ritroverà per le mani!
So che è rimasto un fan sfegatato del quartetto più famoso del mondo, ragion per cui sarà contento di vedere il
documentario che Martin Scorsese ha girato a dieci anni dalla morte di George Harrison, quello che è sempre stato considerato a torto il terzo del gruppo, dietro i più prolifici John Lennon e Paul McCartney (sulla cui vita e morte, anche di
Paul, si è già detto e scritto di tutto), e prima del sempre troppo
sottovalutato Ringo Starr. Immagino non sarà l'unico ad esserne contento.