
martedì 31 gennaio 2012
Torino (che non è New York)

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giovedì 26 gennaio 2012
lunedì 23 gennaio 2012
Hanno tutti ragione

Poi gli autotrasportatori, vai a capirli. Che per anni hanno ingoiato aumenti su aumenti su aumenti, di gasolio pedaggi e balzelli vari, uno in fila all'altro tutti a limargli i profitti, e te che ci lavori a stretto contatto eri lì a chiederti "ma a questi gli va sempre tutto bene?" perché mai uno sciopero, mai una protesta, tutti solo lì a scannarsi tra loro abbassando i prezzi delle corse al livello delle patate o facendo pigiare sull'ecceleratore al disgraziato autista, ora tutto a un tratto si svegliano, proprio nel momento in cui gli si va incontro col recupero più veloce delle accise, trimestrale e non annuale, pure quelle delle loro belle auto tra il suv e l'ammiraglia di uso privato ma intestate alla ditta. Dice che "il gasolio è caro, e pure le autostrade son care": e che cacchio dovrei dire io, che son l'ultimo dei dipendenti e della benzina che consumo e dei pedaggi che pago non recupero manco mezza cippa? Che forse forse sto messo un pochetto peggio, ecco che dovrei dire, ma alla fine, andando a vedere, tutti i torti manco ce l'hanno. Lascia stare i benzinai, che è una vita che si lamentano, sono nati per lamentarsi i benzinai, pure ora che ormai stan dietro una cassa come maschere al cinema. Mica c'hanno tutti i torti, che pare che a loro poco gli rimane di tutto il venduto, ma chissà come mai rilevare una stazione di servizio costa l'iradiddio. Mistero.
E poi gli avvocati, vuoi che non abbiano le loro ragioni gli avvocati? Anche loro avranno le loro ragioni, non le capisco, ma magari ce le avranno. E i professionisti tutti, a cui levano i minimi tariffari. Ecco quelli la ragione ce l'hanno per davvero, perché è un livellamento in basso per categorie a cui poi si chiede conto in sede civile e penale per eventuali disastri, e siccome mi paghi come vuoi tu, ma lavoro come voglio io, non stupitevi in futuro per tetti che cascano e pareti che si incriccano. Insomma, va a finire che pure i notai c'avranno le loro ragioni, un club così esclusivo che è quasi un peccato andarlo a toccare, e pure i politici che difendono gli interessi di notai farmacisti avvocati tassisti autotrasportatori: gente che vota, no?
Insomma, c'hanno tutti ragione, e mi viene il sospetto che l'unico che ha torto qua sono io. Perchè io farei tutto diverso, solo che diverso come mica si sa.
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giovedì 19 gennaio 2012
L'insostenibile leggerezza

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venerdì 13 gennaio 2012
domenica 8 gennaio 2012
Mettiamola in questo modo

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venerdì 6 gennaio 2012
Mal di denti

martedì 3 gennaio 2012
Io, per me, farei così
C'è questa nuova norma che toglie i vincoli d'orario ai negozianti e sembra una cosa buona e giusta perché li lascia liberi di decidere quando e come tenere aperti, permettendogli, si dice, di incrementare i guadagni, e a pensarci io in teoria dovrei essere tra quelli contenti della cosa, ché già normalmente arrivo all'ultimo momento a far compere e spesso, causa lavoro o pigrizia, resto senza acqua da bere, tanto per dire, cosa che mi costringe a fare il giro dei bar per comprare il necessario ad arrivare al giorno dopo (mi si dirà che c'è sempre quella del rubinetto, e tanti me lo dicono che c'è sempre quella del rubinetto, ma a questi rispondo che la berrei volentieri l'acqua del rubinetto, come ho sempre fatto in altri luoghi e altri tempi, se quella che esce dal rubinetto della zona in cui abito non avesse un sapore tipo piscina olimpica e un concentrato calcareo come solo in alcune grotte sottomarine).
Poi però i piccoli commercianti si incazzano per questa nuova norma che in teoria andrebbe a loro vantaggio, ma che in realtà va a esclusivo vantaggio di chi come me è troppo pigro o arriva tardi da lavoro e resta senza acqua da bere e, ovviamente, alle grosse catene di distribuzione che saranno le sole a potersi permettere orari lunghi e commessi per poterli affrontare, fatto salvo ovviamente qualche commerciante che ha come missione nella vita quella di tenere aperto il più possibile il negozio per poter permettere a quelli come me, pigri e che hanno la scusa di lavorare, di potersi approvvigionare di acqua da bere nell' orario che più gli fa comodo. A me, che sono stato tra le altre cose un piccolo commerciante di libri che aveva come guadagno sul venduto la stessa percentuale che le grosse catene possono permettersi di dare come sconto, stanno sulle balle i centri commerciali e le grosse catene distributive, quindi capisco i piccoli commercianti e mi viene da essere dalla loro parte, però capisco pure me che sono pigro e ho la scusa di lavorare e resto senza acqua da bere: un bel dilemma.
Per ovviare al problema la soluzione sarebbe semplice semplice: riduciamo l'orario di lavoro a sei ore per tutti i dipendenti (a parità di stipendio ovviamente) e lasciamo la faccenda dell'orario dei negozi così com'è. In questo modo io che sono troppo pigro e ho la scusa di lavorare avrei il tempo per comprare tutta l'acqua da bere che voglio dal negoziante che preferisco, senza avere sulla coscienza nessun commerciante costretto a orari prolungati per stare dietro alla concorrenza delle grosse catene di distribuzione. E magari, hai visto mai, sarebbe un modo per tornare a distinguere il giorno dalla notte e il sabato dalla domenica.
Poi però i piccoli commercianti si incazzano per questa nuova norma che in teoria andrebbe a loro vantaggio, ma che in realtà va a esclusivo vantaggio di chi come me è troppo pigro o arriva tardi da lavoro e resta senza acqua da bere e, ovviamente, alle grosse catene di distribuzione che saranno le sole a potersi permettere orari lunghi e commessi per poterli affrontare, fatto salvo ovviamente qualche commerciante che ha come missione nella vita quella di tenere aperto il più possibile il negozio per poter permettere a quelli come me, pigri e che hanno la scusa di lavorare, di potersi approvvigionare di acqua da bere nell' orario che più gli fa comodo. A me, che sono stato tra le altre cose un piccolo commerciante di libri che aveva come guadagno sul venduto la stessa percentuale che le grosse catene possono permettersi di dare come sconto, stanno sulle balle i centri commerciali e le grosse catene distributive, quindi capisco i piccoli commercianti e mi viene da essere dalla loro parte, però capisco pure me che sono pigro e ho la scusa di lavorare e resto senza acqua da bere: un bel dilemma.
Per ovviare al problema la soluzione sarebbe semplice semplice: riduciamo l'orario di lavoro a sei ore per tutti i dipendenti (a parità di stipendio ovviamente) e lasciamo la faccenda dell'orario dei negozi così com'è. In questo modo io che sono troppo pigro e ho la scusa di lavorare avrei il tempo per comprare tutta l'acqua da bere che voglio dal negoziante che preferisco, senza avere sulla coscienza nessun commerciante costretto a orari prolungati per stare dietro alla concorrenza delle grosse catene di distribuzione. E magari, hai visto mai, sarebbe un modo per tornare a distinguere il giorno dalla notte e il sabato dalla domenica.
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lunedì 2 gennaio 2012
Effetto Belgio

Una volta sono stato in vacanza in Belgio. E' uno di quei posti che quando ti chiedono "Dove sei stato in vacanza?" ti tocca ripeterlo due volte, perché alla prima risposta segue la richiesta di precisazione "Dooove?" (con molte incredule "o" nel mezzo) e, dopo che l'hai ripetuto con il tono di chi sta dicendo una ovvietà, "In Belgio!" (of course!), segue la scontata domanda da italiano medio "E che cacchio c'è in Belgio?". Beh, "In Belgio... ci sono i Belgi", è di solito la risposta che diamo io e la mia bella, con me in quella estemporanea meta estiva. Se ci sono ulteriori richieste del tipo "E come sarebbero 'sti Belgi?", siamo soliti aggiungere "Tranquilli!": il fatto che siano rimasti per diciotto mesi senza un governo, e nonostante questo siano andati avanti tranquillamente, ha stupito un po' tutti tranne noi, che li abbiamo visti all'opera.
Li abbiamo visti andare in auto ai trenta all'ora e fermarsi a darti la precedenza sulle striscie, sempre, pure quando sei solo lì in prossimità senza nessuna intenzione di attraversare, con questi che si fermano e aspettano pazientemente che passi dall'altra parte, cosa che a volte fai giusto per ricambiare la cortesia. Li abbiamo visti chiudere i negozi alle diciassette e trenta, dopo otto ore di lavoro continuato, e chi ha da comprare qualcosa meglio si adegui. Li abbiamo visti assiepati in bar e ristoranti a tutte le ore, sempre con davanti porzioni il triplo le nostre, gustarsele come se avessero tutto il tempo del mondo. Li abbiamo visti poi la sera bere il giusto in un pub dove erano presenti tre generazioni, nonni figli e nipoti piccoli, tutti assieme ad assistere a un concerto rock di un gruppetto del luogo, cosa che aveva ampliato la mia conoscenza della musica belga ferma a Jacques Brel e Plastic Bertrand. Fuori dal locale, strapieno, tre auto e un centinaio di biciclette, ed eravamo a Bruges che proprio microbica manco è. Insomma, un po' lontani dal nostro modo di vivere tutto quanto, più tranquillo, più rilassato, senza stress, cosa che a volte te li fa un po' invidiare, ma intendiamoci, non penso proprio che ci andrei a vivere. Il fatto è che del Belgio la mia bella ed io abbiamo conservato un modo di dire, effetto Belgio appunto, che è solo nostro e descrive quella particolare sensazione di pienezza e sazietà mista a difficoltà digestive al limite dell'intossicazione che non ti farebbe mandare giù nemmeno una mentina per l'alito, ma che sparisce tutta a un tratto, in maniera fulminea e inaspettata. Sarà l'abuso di burro o margarina, sarà qualcos'altro, non lo so, sta di fatto che noi e il cibo belga non è che si vada tanto d'accordo.
Ecco, tornando poi a questa tizia che canta in maniera interessante e che ho ascoltato senza interruzioni per tutta la sera, apprezzandola oltremodo e riempiendomene le orecchie fino alla nausea, non vorrei che fosse per me come il cibo del suo paese. Meglio dunque prenderla a piccole dosi.
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