Detesto girare per uffici amministrativi e il solo pensiero di ritrovarmi in una sala d'aspetto gremita di miei momentanei colleghi accaldati e sbuffanti mi fà venire l'orticaria. Anche solo l'idea di dovermi mettere in fila per prendere il numeretto mi provoca eruzioni cutanee e sindromi sconosciute, perchè ormai si viaggia a numeretti, dappertutto, dal dottore al banco affettati del supermercato, dal Centro per l'Impiego alla farmacia sotto casa, e in banca e alle poste e in qualsiasi posto dove c'è uno seduto che deve ascoltare un altro che attende di sedersi. Per confessarsi in chiesa non lo so, che è troppo che ci manco, ma penso possa essere giunto pure lì.
Detesto il numeretto, quasi quanto la burocrazia e le carte bollate. Il numeretto è il sintomo dell' italica insofferenza alle code che sfocia nell'arrogante prevaricazione nel saltare la stessa, o meglio dell' italica mancanza di rispetto verso il prossimo per cui gli altri sono e restano invariabilmente altri, emeriti sconosciuti a cui nulla si deve ma da cui tutto si pretende, sconosciuti che salutiamo (chissà perchè?) quando li incrociamo in montagna o sulla moto, per poi mandarli a cagare non appena ci si ritrova ognuno sulla propria auto. In un mondo coerente e onesto quando ti trovi a sorpassare qualcuno in una camminata montana non dovresti salutare, dovresti dire "e fai strada, pirla!" come durante il resto della giornata.
Il numeretto per me è il promemoria che quando lo stacchi ti ricorda quanto poco maturo sei, per non aver nemmeno imparato a fare una semplice coda in cui in fondo basta chiedere "chi è l'ultimo" e hai risolto tutto, invece no, noi abbiamo bisogno di farci numerare per essere un poco educati, non civili che quello è pretendere troppo.
La mia avversione per la burocrazia comunque è profonda e radicata, e fatico a comprenderne il motivo. Me ne accorgo ogni qual volta devo, per obbligo, sottostare a quelle regole comuni, sacrosante, tipo passare la revisione dell'auto, andare per uffici Inps e Centri per l'Impiego, presentare dichiarazioni dei redditi, rifare documenti: per presentare la domanda per il rinnovo del passaporto ci ho messo tipo tre mesi, tra informarmi sulla documentazione, effettuare il versamento, comprare la marca da bollo, fare una semplice fotocopia della carta d'identità, farmi fare delle fototessera, due volte, perchè le prime, quelle del fotografo, non andavano bene (questioni di luci e ombre, che ne so!), mentre andavano benissimo quelle fatte alla macchinetta scrausa dove la qualità è tale per cui pure il Papa sembra un terrorista. Va bene, forse il Papa non è l'esempio più adatto, comunque mi ci sono voluti tre mesi per mettere insieme tutto quanto e recarmi finalmente a presentare la domanda, e ancora non è finita, perchè devo ancora andare a ritirarlo. Per come la vedo io un enorme spreco di tempo, ma non credo se ne possa fare a meno, pure se sogno un mondo dove gli uffici amministrativi siano banditi, e se qualcuno provasse a metterci mano ho paura che finisca più o meno così:
"Gli presentano il progetto per lo snellimento della burocrazia. Ringrazia vivamente. Deplora l'assenza del modulo H. Conclude che passerà il progetto, per un sollecito esame, all'ufficio competente, che sta creando."
Ennio Flaiano - Diario Notturno