La sveglia risuona di nuovo alle 7.50. La lascio risuonare, come sempre, e mi alzo in tempo per non riuscire a far nulla, perché sono pigro, perché mi piace dormire. Bere un caffè veloce, raccogliere le mie cose, uscire di casa, comprare pane e pranzo, e sigarette se mancano, e benzina se serve, mi porta via pochi calcolati minuti. Mi imbottiglio poi nella lunga coda di quanti escono dalla città per andare al lavoro. Incrocio nel viaggio, lento, l'altrettanto lunga coda di quanti in città vi entrano per gli stessi motivi, e ripenso nel mentre se non sarebbe il caso di scambiarseli i lavori -ne guadagneremmo in tempo e salute-, ma subito dopo ripenso frustrato che in effetti sarebbe un po' complicata come operazione, pensa che bello però!
Arrivo, dopo aver fatto lo stesso percorso, essermi fermato agli stessi semafori, aver cristonato contro le stesse mamme accompagna-il-bambino-a-scuola che lasciano l'auto in quarta fila.
Parcheggio al solito posto, risalgo sempre al terzo piano e mi risiedo alla scrivania, che è come l'ho lasciata, con ancora gli oggetti che avevo abbandonato pensando di non farmene più nulla. Mai dire mai, me li ritrovo invece, e i colleghi in ufficio sono gli stessi di allora, e i capi sempre loro, e il lavoro sempre quello, solo alcune facce nuove tra i dipendenti a cui ci si abitua presto. Qualcuno nello stabile che ospita altri uffici mi riconosce e scherzando mi chiede se ho finito le ferie. Massì, facciamo finta che sia andata così.
Arrivo, dopo aver fatto lo stesso percorso, essermi fermato agli stessi semafori, aver cristonato contro le stesse mamme accompagna-il-bambino-a-scuola che lasciano l'auto in quarta fila.
Parcheggio al solito posto, risalgo sempre al terzo piano e mi risiedo alla scrivania, che è come l'ho lasciata, con ancora gli oggetti che avevo abbandonato pensando di non farmene più nulla. Mai dire mai, me li ritrovo invece, e i colleghi in ufficio sono gli stessi di allora, e i capi sempre loro, e il lavoro sempre quello, solo alcune facce nuove tra i dipendenti a cui ci si abitua presto. Qualcuno nello stabile che ospita altri uffici mi riconosce e scherzando mi chiede se ho finito le ferie. Massì, facciamo finta che sia andata così.
7 commenti:
E' andata così.
Può servire anche stavolta un "in bocca al lupo"?
lo sai cos'è e com'è. Durerà fino a quando vorrai. Ci sono vincoli che prima non avevi ma vabbè, tollererai e supererai anche quelli e, una mattina, lo sai, ti sveglierai e molto candidamente, rivolerai. Io lo so, l'ho fatto più di una volta, e l'idea che posso farlo ancora se, naturalmente, ci sarà il cielo dell'azzurro giusto e mi piacerà, mi eccita e mi da speranza. La gabbia, sai, non fa per me ma se devo viverci, fin quando vorrò, me la faccio a mia misura, con lo spazio per l'esercizio di volo. Ciao Rouge.
Anche a me era venuta in mente questa cosa dello scambio di lavori, almeno si ridurrebbe il traffico!
mi unisco a Marte!
Ragazzi, cambiato nulla: pure gli interni roventi causa pareti finestra! Voglio l'autunno.
Stessa vita,stesse bestemmie,stessa merda.Con l'aggravante che mi sveglio alle 5.45.
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