
Cominciammo a notare la sua costante assenza natalizia piuttosto in ritardo, che era ormai qualche anno che mancava alle riunioni della vigilia e su quella assenza e sui suoi silenzi sulla questione continuano a circolare insistenti voci. La più comune lo vuole restio a partecipare a quella operazione buonista dello scambiarsi auguri a perdere che tanto lo imbarazza: dover sorridere di circostanza, stringere mani e pronunciare parole a suo avviso vuote è cosa diventata pesante da sopportare, questa la tesi, per cui il Furbi scompare per sottrarsi a quel martirio. Ma sembra piuttosto inverosimile che arrivi a nascondersi per una settimana solo per questo, semplicemente grugnirebbe un po' di più, ma non è certo da Furbi nascondersi.
Qualcuno aveva tirato fuori vecchie madri e vecchie sorelle a cui il Furbi reca visita una volta l'anno, ma sia io che il Bonetti sappiamo bene che non ha famiglie da visitare, anzi pare anche strano che uno come lui possa aver avuto una madre come tutti e non si è invece autogenerato e concepito.
Niente Urss dunque, forse Cuba allora dicono altri, ma se fosse Cuba dove può trovare i soldi per l'aereo rimane un mistero ancora più grande, senza contare poi che di una cosa così ne avrebbe sicuramente parlato. Avrebbe certo raccontato dei suoi incontri con Fidel, e se non con il Lider Maximo almeno con Raul, e se non con il fratellino della rivoluzione almeno con un lontano cugino di Camilo Cienfuegos, insomma con qualcuno che avesse avuto anche solo un minimo collegamento con il Granma, ma lo avrebbe di sicuro raccontato!
No, niente Cuba o Russia o Cina, ogni natale il Furbi sparisce dalla circolazione ma rimane certamente in zona e scoprire dove è ormai diventata una questione di principio per il Bonetti e me, e quest'anno, complici vacanze forzate, ci siamo attrezzati per risolvere il mistero e svelarlo al mondo (del bar).
La mattina del venti dicembre dunque ci siamo ritrovati sotto casa del Furbi di buon ora. Già verso le sette siamo al coperto di un androne posto di fronte alla sua abitazione, in attesa che il nostro esca di casa, pronti a seguirlo in ogni sua mossa. Complice la cattiva situazione metereologica, che dà neve e freddo per tutta la giornata, il Bonetti si è attrezzato per l'evenienza e si è presentato con scarponi anfibi neri, cappottone grigio con martingala lungo fino alle caviglie, guanti e sciarpone di lana grezza color topo e colbacco di pile con falcetto e martelletto al centro: praticamente un ufficiale dell'Armata Rossa alla parata del 1980!
Io, per la cronaca, sono vestito normale.
Il Furbi esce verso le nove, ma dato che in quelle condizioni è impossibile seguire qualcuno senza essere notati decido unilateralmente di rimandare all'indomani, utilizzando magari un'auto e pregando il Bonetti di vestirsi in maniera più adeguata ai tempi, cosa che per fortuna questa volta fà. L'indomani quindi siamo nuovamente puntuali sotto la casa dell'osservato, senza tenute nostalgiche e comodamente seduti nell'auto imprestataci dalla sorella del Bonetti per l'occasione.
Il Furbi esce al solito verso le nove, sale sulla sua Fiat Punto color granata e imbocca i primi viali. Noi a debita distanza lo seguiamo e lo vediamo dirigersi verso ovest, fuori città. Ci stupiamo alquanto nel vederlo imboccare l'ingresso del parcheggio del più grande centro commerciale della zona: che noi sapessimo mai il Furbi aveva messo piede in quel "luogo di perdizione edoconsumistica offusca menti", parole sue. Lo stupore aumenta quando lo vediamo varcare a piedi l'ingresso del centro e infilarsi tra la folla che già a quell'ora passeggia con sguardo tra l'affrettato e il perso nei corridoi. Lo perdiamo di vista quasi subito, complice la scarsa dimestichezza con il luogo, visto che anche il Bonetti ed io solitamente prediligiamo posti più tranquilli e meno affollati per i nostri acquisti, e complice anche il senso di claustrofobia che ci prende ad entrambi dopo pochi minuti che sembrano eterni, trascorsi in mezzo al bailamme di gente con pacchi dappertutto, e luci dappertutto e merci dappertutto, e babbi natale distribuenti doni a bambini vocianti e piangenti, e come ulteriore tortura dappertutto sentire quelle canzoncine rincoglionenti cantate con voci calde da crooner rincoglioniti per utenti da rincoglionire. Troppo, anche per noi.
A questo punto, perse le speranze di ritrovare il Furbi, dopo aver vagato per un po' decidiamo di soprassedere e di riprovare il giorno dopo.
Il terzo giorno ripetiamo l'inseguimento e capito che la destinazione è la stessa lo precediamo, in maniera da tenerlo costantemente sott'occhio. Quando il Furbi varca l'ingresso del centro noi siamo già là ad attenderlo, e si affaccia in noi l'idea che alla fine giocare alla Cia è pure divertente. Con lo spirito di chi finora ha nascosto transfughi nel bagagliaio e ha attraversato Checkpoint Charlie almeno tre volte al giorno seguiamo la figura magra del Furbi fino all'ingresso destinato al personale, dopodichè nuovamente lo perdiamo, perchè da dentro continuano ad uscire addetti alle pulizie e camerieri e commessi e pure quel panzone di Babbo Natale, ma del Furbi nessuna traccia. Per maggior sicurezza ci infiliamo nella stanza a controllare, ma anche qui niente e nessuno. Insomma, un mistero.
Io e il Bonetti cerchiamo di non darci per vinti, in fin dei conti fino lì il nostro è sicuramente arrivato e sarà da qualche parte di certo, il problema è capire dove e il guaio è che non ne abbiamo la minima idea.
Vaghiamo dunque per il centro commerciale in cerca del Furbi ma dopo qualche ora ci sediamo sconsolati in un bar a fare il punto della situazione. Di fronte a noi le solite torme di persone in cerca di acquisti e poco più in là uno spiazzo dove un Babbo Natale distribuisce doni a bambini turbolenti. Il vociare della marmaglia è assordante, quasi quanto quello degli adulti e questo Babbo Natale là in mezzo appare piuttosto in difficoltà.
Ne parliamo io e il Bonetti e concordiamo sul fatto che fare Babbo Natale è certamente il più ingrato mestiere che ci possa essere, tutto il giorno in mezzo ai marmocchi a far finta di essere allegri, magari sforzandosi di fare il vocione da Babbo Natale e mantenere l'aria bonaria di chi vuol bene a tutto il mondo, bambini compresi, che è la parte più dura.
Osservandolo meglio però, il Babbo Natale che siede a pochi metri da noi non appare proprio bonario, anzi sembra piuttosto burbero, più un Nonno Natale che un babbo. Rifila pacchetti senza badare se chi gli sta davanti è un maschietto o una femminuccia, non è raro che una bambolina finisca nelle mani di un bambino o una macchinina in quelle di una bambina, e spesso i genitori tornano indietro a cambiare il regalo. In questo caso il Babbo Natale borbotta qualcosa e cambia la merce, ma è evidente che è contrariato.
Insomma, non proprio modi da Babbo Natale, la voce poi, non è per niente quella che ci si aspetta da quella figura, troppo sgraziata e poco amichevole, seppure le parole sembrano quelle giuste. La maniera poi impacciata con cui si presta alle foto di rito tenendo i bambini sulle ginocchia, e il modo come poi li allontana danno l'idea di uno che coi bambini poco ha a che fare, e non fosse per la stazza fisica sembrerebbe quasi che sotto quei vestiti ci sia uno che i bambini li mangerebbe a colazione, non avesse timore che gli restino sullo stomaco come un cibo cattivo.
"Cavoli" dice il Bonetti, "da come li tratta sembra il Furbi con la barba e cinquanta chili in più!".
Io guardo il Bonetti e poi quel Babbo Natale, e per un momento mi sembra quasi di scorgere sotto la barba bianca il sorrisetto tipico del nostro amico mentre dà una pacca sul sedere a un bambino per rimandarlo dalla mamma, ma è questione solo di un attimo.
"Seeh, il Furbi! Come ti vengono certe idee a te!" dico. "Dai va, andiamocene a casa, che tanto quello non lo ritroviamo più. E anche quest'anno non scopriamo nulla!".
Mentre ci alziamo e prendiamo l'uscita il Bonetti pensa a voce alta: "Ma chissà che fine farà mai il Furbi tutti gli anni sotto Natale! Bel mistero".