
Siamo uno strano paese, questo lo sappiamo tutti, e a volte mi viene il dubbio che la constatazione venga accompagnata dal sorrisetto soddisfatto tipico di chi si sta vantando, anche se non c'è nulla per cui farlo.
Siamo un paese che dà più importanza alle polemiche televisive che non alle faccende reali, che adora far polemiche sterili, e più sono stupide più ci piacciono. Un Paese in cui tutti sappiamo bene cosa bisogna fare, come si dovrebbe fare per far girare le cose per il verso giusto, ma nessuno riesce a farlo, anche perchè nessuno riesce a convincere nessuno. Si nasce con una opinione e si muore con quella, sia quella che sia.
Siamo un paese di santi navigatori e opinionisti, dove ognuno dice la sua su qualsiasi argomento, anche se non ha nulla da dire, anche se fà il giardiniere e si sta parlando di fisica nucleare. Pure io, certo. D'altronde sono italiano e anch'io sono ammalato di opinionite, per cui dico la mia, anche se non avrei nulla da dire.
Perchè in fondo cosa ne so io di terremoti e di cosa bisogna fare per prevenire i danni, o di come si governa un paese, per dire. So però che se fossi un amministratore pubblico, e mi arrivasse una informativa che denunciasse dei rischi per la comunità derivante da eventuali probabili scosse, forse mi preoccuperei. Forse. Se l'eventuale dolo ricadesse sulle mie spalle certo mi preoccuperei, ma il fatto è che prima di me, o sotto di me, o affianco a me c'è sicuramente qualcuno su cui scaricare la responsabilità. Non lo dico perchè lo farei, lo dico perchè si fà, e non in cattiva fede.
Per dire, arriva una informativa come
questa e poco ma sicuro chi l'ha letta ha trovato tra le righe della stessa il modo per non poter intervenire, perchè di competenza magari della Provincia, o della Regione, o del Governo, o del Comune, o dell'ufficio di fianco, o del compagno di scrivania, ma non sua, e comunque non solo sua.
Poniamo che vorresti intervenire, fare qualcosa: dopo poco ti accorgi che sei impossibilitato a farlo. Troppe pastoie burocratiche, oppure troppa gente da interpellare, oppure c'è la scusa dei soldi che mancano, o che ora la priorità è la Sagra della Trippa e del Limoncello e i soldi sono destinati a questo, perchè nell'immediato portano soldi che adesso mancano e chissenefotte di domani.
Sono esempi stupidi, ma credetemi, è così che va. Il guaio è che va così in tutte le attivita italiane, sia pubbliche che private.
Qui nessuno ha responsabilità di nulla perchè le responsabilità sono talmente frazionate che alla fine tutti hanno colpa e tutti hanno ragione, o nessuno ha colpa e nessuno ha ragione. Se ci pensate vi accorgerete che è così dappertutto, in ogni ambito, in ogni settore, in ogni faccenda di questa Italia.
Questo Paese è malato alla radice di immobilismo e di irresponsabilità, intesa come mancanza di responsabilità. C'è qualcuno davvero responsabile di qualcosa? No, ognuno ha la sua scusa e siamo tutti così: come bambini abbiamo bisogno di qualcuno che ci guidi, perchè da soli non ce la facciamo, e se combiniamo qualche cazzata, che ci vuoi fare, so criature!
Forse siamo stati un gran popolo, quando ancora eravamo sotto mille padroni forse lo eravamo. Dico forse perchè anche lì, centocinquanta anni fa non è che avessero le idee ben chiare su cosa si dovesse fare: una Italia repubblicana o con una monarchia illuminata, sotto un re o sotto il Papa, una federazione o uno stato unitario? Alla fine qualcuno decise per tutti e si andò avanti, ma, come si dice a Napoli, fù come dare 'o pazziariello 'mmano a 'è creature, il giocattolo in mano ai bambini. Oggi, centocinquanta anni dopo, il giocattolo non funziona più, e quello che era un popolo bambino non è mai cresciuto.
Una volta si diventava adulti dopo che la vita ti metteva di fronte a qualche trauma. Di quanti terremoti abbiamo ancora bisogno per crescere?