
Il capo officina ha la mia età, lavora dalle sei alle diciotto, cinque giorni a settimana e spesso anche al sabato mattina. Nel suo lavoro è in gamba, mi sembra di capire. Con lui ho avuto un interessante scambio di opinioni sulla situazione lavorativa e politica italiana, il cui riassunto sta nelle sue frasi "tanto in qualche modo te lo pigli in culo comunque" e nella sempre gettonata "alla fine son tutti uguali". Sembra un bravo tipo.
La ragazza slava moglie e madre da poco lavora lavora lavora, e non si stacca mai dalla macchina, e si accontenta dei mille euro al mese che porta a casa facendo tre turni nonostante sappia che il suo lavoro in altri posti è meglio pagato e che anche lì dove ci troviamo dovrebbe essere meglio pagato. Per ora le va bene così, dice: il figlio è piccolo e il lavoro è vicino casa. La capisco.
La donna dal nome siciliano si lamenta di continuo di un'altra donna che lavora lì, il cui nome ignoro, che ha come principali difetti, a suo dire, l'esser grassa oltre il dovuto e l'essere stronza in misura proporzionale. A sentire la sicula di seconda generazione pare che la donna grassa e stronza sia odiata da tutti in quel posto, per motivi che non sono stato troppo ad indagare, ma essendo l'unica, a quanto mi par di capire, che mal accetta la situazione lavorativa in cui si trova (operaia tre turni per quattro soldi al mese) ho come l'impressione che sia anche l'unica con un po' di sale in zucca, per quanto non conoscendola mi riservo ogni commento.
Poi c'è il ragazzo marocchino, magro come un fil di ferro, che anche lui pare stia un po' sull'anima a tanti, e anche lui mal accetta la situazione alla pari della donna grassa e stronza (dicono). Con lui ci ho parlato, e non mi sembra che abbia nulla fuori posto in quanto a ragionare e a far valere i propri diritti, per cui se tanto mi dà tanto ho proprio idea che nel resto della truppa operaia che riempie la baracca ci sia qualcosa che non proprio non va. Ma non li conosco tutti, non ci ho mai parlato, per cui meglio non dire nulla.
Pare strano, ma quando entri lì dentro il mondo di fuori sembra non esista più. In tre settimane che son lì non ho sentito nominare Berlusconi, Fukushima, la Libia etc una sola volta. Mai, nemmeno una volta. E sì che ne sono successe più in tre settimane che negli ultimi tre anni!
Il posto è a quaranta chilometri da casa. Con la benzina a un euro e mezzo, beh vedete voi, comunque è uno dei pochi posti dove pare assumano invece di licenziare. E' una boita, con macchinari nuovissimi che permettono di fare lavorazioni fichissime, ma pur sempre una cacchio di boita. Per chi non sapesse cos'è una boita, e navigando sull'internet venisse a scoprire che è "una piccola azienda, fabbrica o officina", non si lasci ingannare dalla descrizione che di per sé dice poco o comunque nulla di male, ma con uno sforzo di fantasia cerchi di andare indietro di trenta-quarant'anni e visualizzi una officina di quell'epoca, rimasta nelle infrastrutture tale e quale a quell'epoca, ma con l'aggiunta di sporcizia e decadenza pari al numero di anni in cui siete andati indietro, bagni spogliatoi e mensa compresa.
Tranne che per i dipendenti storici, come in tutte le boite c'è un giro di gente che fa spavento: prima di me negli ultimi mesi mi dicono che ne sono passati una quindicina. Quasi tutti ragazzotti, chi è rimasto una settimana, chi non ha superato i due giorni di prova. Il record degli ultimi arrivi pare sia stato un tizio che ha retto un mese e mezzo, poi ha trovato altro e se l'è filata. Non stento a crederci: le paghe sono al minimo sindacale, il lavoro è pesante, l'ambiente una merda.
Sì lo so, non ripetetemi cose che so da me: bisogna accontentarsi, in tempi di magra, etc etc. Le so da me tutte queste cose, difatti sono lì, in attesa d'altro sempre se arriva, ma posso aspettare. Ma come disse un mio collega operaio, una ventina di anni fa, a chi gli rimproverava i troppi lamenti: "Cambio orari ogni settimana perchè lo decidono altri, lavoro per quattro soldi al mese perché l'hanno deciso altri, mi spacco il culo otto ore al giorno perchè così vogliono altri. Almeno di lamentarmi potrò deciderlo io?"