"Così stanco da non dormire / le due di notte non c'è niente da fare" cantava Lucio Dalla anni fà. Non sono stanco, non tanto da non dormire, ma sono le due di notte ed è l'ora che preferisco. E' pazzesco come quando non lavoro il mio orologio naturale si sposta in avanti automaticamene, portandomi a cercar sonno sempre più tardi. Va da sè che mi alzo anche sempre più tardi, pure se le ore di sonno rimangono le solite sette, ma chissà perchè la gente ti guarda male se scendi a far colazione alle undici e hai l'impronta del cuscino ancora in faccia! Che poi a me dormire non è che dispiaccia poi tanto: mantiene giovani, dicono.
Sono le due di notte e a quest'ora la città si è acquietata, poche auto in strada, qualcuno a spasso col cane, qualche ragazzotto che rientra allegro a casa. La mia bella di là sta già dormendo, io sul balcone fumo osservo la notte e mi stupisco, di come l'aria fuori sia più respirabile che al mattino, dove lo smog puoi tagliarlo a fette spesse.
Ripenso alla giornata trascorsa, se ha portato a qualcosa, ma è un pensiero che dura lo spazio di una nota. Non sempre ci sono cambiamenti, anzi quasi mai ce ne sono, ma lo sai che è solo una apparenza. Tutto cambia, giorno per giorno. La città cambia, chi la popola cambia, io cambio, ma è un mutamento lento e ci se ne avvede solo a cose fatte. Un mattino lo specchio ti restituisce un volto che sai che è il tuo, ma all'improvviso lo vedi più vecchio, speri più maturo, e prima di quel momento non te ne eri mai accorto, ti sembra quasi che il tuo volto sia cambiato dalla sera alla mattina. Da non credere, ma questo è ciò che ti sembra ed è lo stesso per il mondo attorno a te. All'improvviso ti accorgi che quella canzone ha più di trent'anni, che certe parole che ancora usi son passate di moda, che attorno a te convivono ragazzini pettinati come nei manga giapponesi e a te fanno proprio cagare i manga giapponesi, per cui per associazione... Fatichi a capire come si tengono su i jeans a vita così bassa da essere defunta, forse c'è un bottone che li lega alle mutande, e fatichi a capire come tutti siano diventati così atermici. E tutto l'inverno che vedo gente con gli slip di fuori e già ora, che ci saranno sei gradi, gli ombelichi sono in bella mostra. Bah! In fondo è invidia la mia, non tanto per i jeans a vita bassa, che preferivo altre divise, quanto magari per l'età, che a pensarci se andasse a ritroso, da vecchio a giovane, uno se la godrebbe di sicuro di più.
Va beh, lasciamo perdere. Butto via la cicca e rientro in casa.
Stanotte non ho niente da dire, se non che a volte vale la pena staccare.
11 commenti:
Ed io, alle 4.26, chiudo il libro di Principi di ingegneria chimica, e ti lascio questo commento. Notte.
Be', soprattutto se poi scrivi un post come questo, sì che vale la pena staccare! Mi hai fatto venire nostalgia del periodo in cui anche io avrei potuto permettermi l'ombelico di fuori... Tiempe belle 'e 'na vota!
Mi spieghi cosa vuol dire essere atermici? Non so cosa vuol dire questa parola, ma mi piace...magari senza temperatura? Senza la capacità di farsi toccare dal freddo o dal caldo o da qualunque altra emozione?
Atermici, mi piace...
@ Chiara: Dicesi atermico un oggettto che non trasmette calore.
Nel mio caso è probabile io abbia usato un termine sbagliato, nel senso che intendevo personaggi insensibili alle variazioni termiche. Avrei dovuto usare termoanestetizzati. Brutto, vero?
A me interessa sempre di più il prima e il dopo di questi attimi di vita : da dove venivi alle 2 di notte? Che hai fatto dopo che ti sei alzato alle 11 il giorno dopo?
Cazzarola, questi film sono sempre incompleti della parte più interessante! Ciao
@ Le Favà: notte a te.
@ Bastian: suvvia, che si è sempre giovani. Basta esserne convinti. Io lo sono, ad esempio :)
@ Aleph: intanto benvenuto da queste parti. Ti devo però deludere, 'chè mi sa che nè il prima nè il dopo fossero di particolare interesse. Ah, dopo ho pettinato Enea lo stupido gatto.
un saluto.
Certe notti trascorse come quella da te descritta non fanno male anzi. Ti permettono di fare delle riflessioni che nelle altre ore della giornata non faresti mai. E poi, vuoi mettere: una sigaretta, il balcone, la città quasi ferma.
Da oltre dieci anni che ho smesso di fumare mi ha assalito la nostalgia, oltre al balcone naturalmente.
quando troviamo un attimo di vuoto siamo più vulnerabili agli assalti dei pensieri, a volte penso che uno si riempe la vita solo per legittima difesa.
Mi ritrovo molto nel tuo sguardo sui nuovi giovani che ti (ci) fanno capire che quando hai ricordi di 20 anni fa vuol dire che non potrei più liberarti della nostalgia...
Sussurri obliqui
Kazz, pensavo di essere l'unico over 40, ad avere questi pensieri. Forse l'ho scritto su un altro blog: da trent'anni faccio una foto tessera ogni sei mesi e la metto in fila con le altre. E' terribile e stupendo veder come la curva della vita salga fino ad un punto definito, per poi assestarsi ed infine iniziare a scendere. Non è solo questione fisica. Guardo i ragazzi di oggi, quelli che hanno vent'anni. Non li posso criticare, perchè io a a vent'anni, mi andavo a picchiare ai concerti punk. Penso che ci siano delle cose che comprendi quando sei ragazzo e non comprendi quando non hai più l'età per farlo. Non è cattiva fede o nostalgia dei tempi andati. Cosa penseranno dei ventenni, questi ragazzi, quando avranno quaranta anni? Quello che mi strugge è che io e molti di noi, tra vent'anni, andremo per i sessanta, settanta e saremo nell'età durante la quale, se hai una opinione, non frega un kazzo a nessuno...
Ciao, sei il Rouge che conosco? Se sì, non sapevo del tuo blog. Lo leggerò con calma. Ti consiglio di andare a veder il mio e del mio amico Augusto Rasori.
A presto
Giorgio sommacal
@ Giors: ebbene sì, maledetto Carter, mi hai scovato anche stavolta!!
Verrò a trovarti senz'altro.
A presto.
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