Per come si è risolto il risultato del "referendum" spartiacque di Mirafiori è di quelli che fanno rabbia, ma è forse se non il risultato migliore che si potesse avere quello che più limita i danni. Lo sapete già, ha vinto di poco il Sì all'accordo, che prevede tutta una serie di concessioni certe da parte degli operai in cambio di investimenti e piani aziendali ancora tutti da definire, grazie al voto determinante degli impiegati che in quell'accordo non perdono quasi nulla. Siamo sempre all'italianissimo "armiamoci e partite", dove non vince la logica del bene comune ma quella del particolare individuale, o comunque sia il presunto bene comune è scambiato col sacrificio di altri. Tutto ciò non stupisce: un paese che da sedici anni si fa governare da chi ben sappiamo nonostante tutto è quasi normale che agisca così. Ma veniamo al risultato del voto e al perchè, forse, è il risultato migliore.
Avesse vinto il no avremmo assistito a un deciso scatto di orgoglio da parte operaia, un rifiuto di logiche aziendali sempre più improntate allo sfruttamento e un chiaro risveglio da parte della gente, ma avremmo anche avuto una azienda legittimata a dare seguito alle minacce di chiusura senza pagare lo scotto di una decisione tanto grave. La colpa infatti sarebbe stata fatta ricadere su quanti hanno spinto per il no all'accordo, Fiom, Cobas e forze extraparlamentari di sinistra, che già deboli e disgregate di suo non credo avrebbero potuto reggere a un urto del genere. Nel dire questo ricordiamo che il voto di Mirafiori andava ben al di là del solo stabilimento torinese, coinvolgendo suo malgrado anche tutte le aziende dell'indotto Fiat che sarebbero state trascinate nello stesso destino della casa di riferimento. Parliamo di circa 1.000 aziende con 40.000 addetti nel solo torinese che già oggi se la passano male e che in caso di chiusura di Mirafiori non se la sarebbero passata certo meglio. Considerato che anche tra gli operai vale la logica di cui sopra, armiamoci e partite, facile immaginare chi avrebbero potuto incolpare.
In caso di vittoria netta del fronte del Sì ci sarebbe stata la sconfitta totale della politica sindacale Fiom e la possibilità concreta di estendere accordi come quello di Mirafiori a tutte le altre realtà lavorative, con conseguenze disastrose in materia di diritti e qualità della vita, e con vantaggi ancora tutti da verificare. Possibilità scongiurata, visto il risultato incerto del voto.
Questa vittoria invece (monca, risicata, stentata, falsa, dove sappiamo bene che buona parte dei Sì erano estorti) mantiene inalterati i rapporti di forza, anzi delegittima in larga parte quei sindacati che hanno firmato in fretta e furia, e costringe Fiat a investire come promesso. Il peso della Fiom all'interno di Mirafiori ne esce rafforzato (e sarà difficile estrometterla dalla fabbrica) a scapito dei sindacati gialli che, a meno di non essere dei completi idioti, dovranno rivedere le loro strategie filoaziendali in nome del lavoro purchè sia.
Per come siamo messi non c'è sconfitta migliore di questa, e visto il risultato ci sono margini per poter riaprire una trattativa più seria e meno lesiva nei confronti dei lavoratori, cosa che immagino la Fiom richiederà certamente. Insomma, da che parte è realmente la sconfitta?
Avesse vinto il no avremmo assistito a un deciso scatto di orgoglio da parte operaia, un rifiuto di logiche aziendali sempre più improntate allo sfruttamento e un chiaro risveglio da parte della gente, ma avremmo anche avuto una azienda legittimata a dare seguito alle minacce di chiusura senza pagare lo scotto di una decisione tanto grave. La colpa infatti sarebbe stata fatta ricadere su quanti hanno spinto per il no all'accordo, Fiom, Cobas e forze extraparlamentari di sinistra, che già deboli e disgregate di suo non credo avrebbero potuto reggere a un urto del genere. Nel dire questo ricordiamo che il voto di Mirafiori andava ben al di là del solo stabilimento torinese, coinvolgendo suo malgrado anche tutte le aziende dell'indotto Fiat che sarebbero state trascinate nello stesso destino della casa di riferimento. Parliamo di circa 1.000 aziende con 40.000 addetti nel solo torinese che già oggi se la passano male e che in caso di chiusura di Mirafiori non se la sarebbero passata certo meglio. Considerato che anche tra gli operai vale la logica di cui sopra, armiamoci e partite, facile immaginare chi avrebbero potuto incolpare.
In caso di vittoria netta del fronte del Sì ci sarebbe stata la sconfitta totale della politica sindacale Fiom e la possibilità concreta di estendere accordi come quello di Mirafiori a tutte le altre realtà lavorative, con conseguenze disastrose in materia di diritti e qualità della vita, e con vantaggi ancora tutti da verificare. Possibilità scongiurata, visto il risultato incerto del voto.
Questa vittoria invece (monca, risicata, stentata, falsa, dove sappiamo bene che buona parte dei Sì erano estorti) mantiene inalterati i rapporti di forza, anzi delegittima in larga parte quei sindacati che hanno firmato in fretta e furia, e costringe Fiat a investire come promesso. Il peso della Fiom all'interno di Mirafiori ne esce rafforzato (e sarà difficile estrometterla dalla fabbrica) a scapito dei sindacati gialli che, a meno di non essere dei completi idioti, dovranno rivedere le loro strategie filoaziendali in nome del lavoro purchè sia.
Per come siamo messi non c'è sconfitta migliore di questa, e visto il risultato ci sono margini per poter riaprire una trattativa più seria e meno lesiva nei confronti dei lavoratori, cosa che immagino la Fiom richiederà certamente. Insomma, da che parte è realmente la sconfitta?
6 commenti:
Non lo so Rouge, non lo so, quando Chiarle (e a te che sei di Torino non ho bisogno di ricordare chi sia), afferma che i referendum sono vinti anche con un voto di differenza, e che si felicita perchè è il primo referendum che il suo sindacato (il maggiore a Mirafiori) vince negli ultimi 15 anni, immagina come la penserà Marchionne...
Temo non ci sarà "pietà" per gli sconfitti, spero di sbagliarmi.
Alla luce di questo straordinario (nei numeri degli operai, sia ben chiaro, non certo nel risultato finale) risultato, spero tu veda in modo un filino più positivo l'importante fiaccolata alla quale tu hai avuto modo di partecipare e che probabilmente, grazie a tutti quelli come te, ha dato un pò di coraggio ad alcuni che hanno votato no contro ogni previsione della vigilia...
@ Russo: nel giochino delle dichiarazione è scontato che Marchionne e il segretario della Fim torinese guardino al risultato come a una vittoria. Ma è un giochino, appunto. Tu ci sei stato dentro e sai bene che in ambito sindacale non possono valere le logiche politiche (chiamiamole così) dove la maggioranza è un voto in più e basta. Un sindacato deve raccogliere maggioranze ben più vaste perchè siano realmente rappresentative. Certo poi si portano a casa anche accordi passati col minimo scarto, ma lo si fa una volta, perchè alla prossima non è detto ti vada bene. Insomma, sono chiari segnali che qualcosa non va, specie quando nemmeno tutti i tuoi iscritti ti vengono dietro.
Riguardo alla fiaccolata forse è andata proprio come hai detto, e devo ammettere di essere un po' più rinfrancato. Soprattutto per aver rivisto finalmente in televisione gente come Airaudo e Landini (pure Cremaschi via, seppure nella sua solita concitazione) parlare di cose serie in modo serio e dando merda a palate a tutti i politicanti di mestiere. Visto che è gente che arriva dalla nostra parte (quella che oggi è fuori dal parlamento) non può che fare piacere e dare un minimo di speranza (se non proprio di alternativa).
Sono contento soprattutto della seconda parte delc tuo messaggio, a quelli come te che sono andati alla fiaccolata dobbiamo tutti essere riconoscenti: i lavoratori che (logicamente) avevano paura ad esporsi pubblicamente e quelli come me che non potevano fisicamente esserci.
A volte non ci rende conto delle cose importanti che facciamo e del messaggio fondamentale del quale ci facciamo strumento.
E' un nostro vizio atavico, vedere il bicchiere sempre mezzo vuoto.
Quando fra 30 anni ripenserai a quella fiaccolata capirai di essere stato protagonista della Storia e per la Storia, io momenti come quello che hai vissuto la scorsa settimana ho avuto la fortuna di viverne qualcuno, ma non posso che sentirmi un pò invidioso di chi riesce a viverne altri ai quali non ho avuto il privilegio di vivere da protagonista.
Quando leggo un fondo di Scalfari, non certo Cremaschi, che da dei sindacati gialli a Cisl e Uil dopo quello che è successo la settimana scorsa a Torino, credo che il merito sia anche di persone come te che si sono esposte e hanno lottato.
Non so se ho reso l'idea...
Nulla da aggiungere al post e al vostro dialogo. Aggiungo solo il commento lasciato in altro blog.
Ma noi siamo qui, ancora e sempre, a parlare al vento che porterà lontano le nostre parole fino a chi saprà ascoltarle e capirle
Quel 45% per noi è una speranza e un messaggio a quelli che dicono ancora di essere di sinistra ma sono solamente politici imbarazzanti!
Ripartiamo da qui raccogliamo quel 45%!
un saluto
Ma il vero scandalo è come si faccia a metter contro gli operai e gli impiegati ma soprattutto come l'intera sinistra (con rare eccezioni) non abbia difeso la classe operaia che al momento non ha alcun tipo di rappresentanza politica e sappiamo bene dove porta il vuoto di rappresentanza.
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