mercoledì 2 maggio 2012

Vortice

Ragazzi, pensatela come volete, ma il destino è roba che esiste, e non ci si sfugge. Puoi cercare di aggirarlo, puoi pensare che finalmente ha smesso di chiederti prove, ma quando la lezione non è imparata è sempre dietro l'angolo, e prima o poi ti presenta il conto. Lascia stare le giustificazioni che uno può avere, sono tutte vere, ma anche non lo fossero state saresti probabilmente arrivato ugualmente al punto, a quel punto, perché è a quel punto che dovevi arrivare, se non hai imparato prima. E in quel momento sono cazzi, ma veramente cazzi, perché uno mica lo sa qual'è la scelta giusta. Rispettare, come adesso, una parola data e lasciar andare, farsi da parte, accettare egoisticamente la fine di qualcosa perché è più facile costruire da altre parti che ricostruire un progetto malandato; oppure seguire la propria natura, testardamente, e continuare a inseguire un ideale in cui ciecamente credi. Difficile dire. La prima costa fatica, e rischi di fare del male se non ci riesci (ed è l'ultima cosa che vuoi); la seconda costa ancora più fatica, per ciò che metti in gioco, e rischi di farti del male (e non è proprio la prima cosa che vuoi, ma sa Dio se non saresti disposto a correre il rischio). Su tutto la consapevolezza e la visione più o meno chiara di ciò che è accaduto, di ciò che è mancato, delle proprie e altrui mancanze, ma anche dei propri e altrui meriti.
Il discorso è a doppio senso, ciò che vale per me vale per gli altri. E' una storia collettiva, o al minimo una storia doppia, ed è un gran casino, perché in questa storia i limiti sono opposti: qualcuno deve imparare a lasciar andare, qualcun altro deve invece imparare a trattenere, ma le posizioni di partenza partono dalla proprie nature e dunque le posizioni oggi sono quelle di sempre, chi dovrebbe lasciar andare trattiene, chi dovrebbe trattenere molla. Un gran casino, in cui tra l'altro ci si ritrova giustamente soli, perché i deus ex machina esistono solo nelle tragedie greche e qui non è proprio il caso di richiederli.
Non conosco la soluzione, ciò che accadrà, o ciò che è giusto, ciò che è sbagliato. In questo momento ho un solo pensiero e un solo desiderio, ma da solo non basta: l'uno da solo non conta nulla, il due è lì per creare il tre, il tre in questa storia è mancato e ora manca la volontà di cercare di ottenerlo. A vedere oggi, per tutto quello che è successo, per come è successo, era quasi scontato che mancasse. Il destino deve realizzarsi, è sempre inpegnato a scorrere le pagine del suo libro e a leggere la storia, a cui lascia aperto il finale affinché noi lo si scriva. Forse in questa storia è già stato scritto, e nulla c'è ancora da aggiungere. O forse c'è ancora tanto da scrivere, e questo era solo il primo capitolo. Impossibile da sapere. Se chiedete a me siamo appena alle pagine iniziali, ma uno da solo non conta nulla, anche se l'ho dimenticato troppo spesso. Certe storie si possono scrivere solo in due.