Ecco, ora che pure Giovanni Sartori ci ha spiegato che il disastro che sta ancora avvenendo a Fukushima non è atomico ma sismico siamo tutti più tranquilli, e qualcuno per cortesia lo dica anche ai giapponesi: ne saranno senz'altro rinfrancati. In questo articolo l'ottantasettenne politologo fiorentino si allinea al collega Panebianco e si preoccupa di cosa potrà accadere nei prossimi venticinque anni, quando il fabbisogno energetico mondiale crescerà in previsione del 60%, ora che per uno sfortunato incidente (che però -diamine- è sismico e non nucleare) a tutto il mondo ha preso una strizza da paura e ha sospeso ulteriori costruzioni di centrali in attesa di verifiche (noi no, anzi sì, boh? ma che bel governo deciso che abbiamo!) e ora che al nostro principale fornitore di petrolio abbiamo riservato il trattamento che siamo soliti riservare a chi ha la ventura di stipulare con noi trattati di alleanza (solo un paio di anni fa, da questo governo mica da altri), e cioè tirargli bombe in testa appena si distrae un attimo. Ma tralasciando le questioni di politica estera, in cui ancora una volta questo governo di cialtroni sta dimostrando tutta la sua pochezza, e tornando a Sartori e alla sua analisi del disastro giapponese, che non è nucleare ma -cazzarola!- sismico, per cui basta costruire in zone sicure e il più è fatto, la prendiamo per buona e andiamo a vedere il nostro territorio come è messo in quanto a movimenti tellurici, scoprendo che beh, qualche zona in val padana pure ci sarebbe, considerato che una centrale ha bisogno di parecchia acqua per funzionare a dovere. Certo in quanto ad acqua in quelle zone ce ne è pure in abbondanza, così tanta che forse qua i maremoti non arrivano ma le alluvioni sì, per cui il rischio che qualcosa vada storto c'è sempre e senza contare qualche eventuale matto in vena di scherzi a base di bombe (ma non diciamolo a Sartori, la cosa lo destabilizzerebbe). Ma poniamo che ci vada bene e la centrale sopravviva (sempre e continuamente facendo gli scongiuri) e duri per la quarantina di anni che è la sua vita media (non proprio longeve, 'ste centrali), la domanda finale, facendo i conti della serva è: ma mi conviene? Ci spendo 4-4,5 miliardi di euro per costruirla, poi non si sa bene quanto per mantenerla, infine una cifra variabile per smantellarla (per Caorso pare si sia arrivati a 450 milioni di euro) senza contare lo stoccaggio e smaltimento delle scorie (altre centinaia di milioni di euro) che rimarranno lì in eredità a figli e nipoti. Ecco, io sono l'ultimo dei pirla e ci capisco poco di analisi costi, ma mi pare abbastanza evidente che o i benefici sono talmente alti da giustficarne il rischio o altrimenti che cacchio le facciamo a fare? Che le facciamo a fare. La mia opinione è che alla fine non le facciamo, che questi cialtroni che governano sanno benissimo che non si faranno mai, e che il tutto è solo un modo, l'ennesimo, per spillare soldi alla collettività senza colpo ferire tra consulenze analisi e studi di fattibilità, e la storia infinita del Ponte sullo stretto di Messina insegna: 450 milioni di euro buttati al cesso senza che si sia posato nemmeno un mattone. Quindi, per tornare a Sartori, più che la "voragine di vuoto energetico" a preoccuparci dovrebbe essere la voragine che si crea nelle casse statali, soldi pubblici che potrebbero essere utilizzati meglio se non in ricerca perlomeno in risparmio. Ma in un Paese governato da un vecchio bacucco, dove gli opinionisti sono altrettanti vecchi bacucchi (se non nell'età di certo nella testa), pensate che l'idea di "ricerca" e soprattutto "futuro" possa davvero rappresentare qualcosa?
14 commenti:
La deriva dei continenti dovrebbe suggerirci di farle, al massimo, sulla luna, 'ste cazzo di centrali. E la deriva di certi cervelli suggerisce di spedirci pure loro... :D
@ Zio: La deriva degli incontinenti.
La voragine è nelle menti di questi giornalisti che collezionano figuracce senza fare un piega (vedi la figuraccia sul nucleare di quella macchietta di Oscar Giannino.
Mi chiedo solo dove sia finita la ragionevolezza, quella cosa che una volta si chiamava saggezza o come volete voi. Non hanno nemmeno un po' di sana paura.
@ Lucien: questi non fanno proprio di mestiere il giornalista, ragion per cui l'opinione è ancora più autorevole. Dovrebbe esserlo almeno. Giannino è un economista e basa tutto sul rapporto costi/benefici. A parer suo i benefici sarebbero maggiori (paragonati ad altre forme di energia, ovviamente), ma quello che mi chiedo è se nei costi siano compresi quelli da eventuali danni collaterali e quelli futuri di mantenimento in scurezza delle scorie. Dato che queste ci mettono centinaia di anni per smettere di essere un pericolo, mi pare che il calcolo sia quantomeno non verificabile e sbrigativo. Ma ripeto, non ne so nulla di analisi costi.
@ Gap: paura? e che gli frega a 87 anni?
Sì, sul nucleare la penso come te, sia per l'assurdità di costruirle, che sul fatto che qui in Italia appaiono come una scusa per distribuire prebende ad amici e parenti. Quell'articolo di Sartori ha irritato anche me, senza competenze in materia, sta lì a sentenziare, e non ci fa una bella figura.
Mi riconosco appieno: "sono l'ultimo dei pirla e di analisi dei costi ci capisco poco". Poi guardo su Wikipedia una foto della Centrale di Trino Vercellese adagiata sul Po (http://it.wikipedia.org/wiki/Centrale_elettronucleare_Enrico_Fermi) e penso all'alluvione del '94. E allora, sai che ti dico: meglio decidere sull'onda dell'emozione che morire di terrore sotto una nube radiottiva. Magari resterò anche al buio, ma almeno mi sentirò un po' meno pirla :)
@ Vincenzo: oh là, per una volta siamo d'accordo :))
@ Hassan: Siamo gli ultimi dei pirla, ma non è che quelli che comandano lo siano di meno. Anzi.
La deriva degli incontinenti è troppo bella. Sei un grande! :D
ecco hai detto bene questi vogliono scegliere per noi e per i figli dei nostri figli!
assurdo
@ Ernest: questo Paese è diventata la patria dell'assurdo, ma sono spettacoli a cui non ci si abitua mai.
...mi chiedo: qualcuno ha mai fatto una stima, dico stima, su quanti kilowatt picco possono essere prodotti da tutti i tetti d'Italia compatibilmente posizionati per la produzione di energia elettrica con pannelli fotoltaici?
Posta un commento