mercoledì 11 maggio 2011

Rivedendo la situazione

Ecco, uno poi da qualche anno a questa parte tutte le volte che viene chiamato a quel diritto (dovere) di mettere una crocetta sopra il simbolo di un partito si ritrova a pensare ma che cacchio vado a perder tempo che tanto alla fine cambia mai una mazza e se cambia di solito è perchè la mazza te la ritrovi in quel posto, e allora gli piglia pure un po' di sconforto e per qualche diecina di secondi quell'uno pensa seriamente di delegare tutto agli altri e risparmiarsi la scarpinata fino al seggio, poi però pensa che di votazioni non ne ha mai saltata una, fosse anche solo per avere poi il diritto di lamentarsi, perchè se c'è una cosa che quell'uno non riesce a capire sono quelli che si lamentano si lamentano si lamentano ma poi la domenica del voto magari vanno al mare in montagna o al Valentino, se non direttamente fuori dai seggi a guardare quelli che entrano e che escono e a pensare guarda quelli che coglioni. Ecco, quelli proprio non si riesce a capirli, che uno pensa che alla fine è un po' come per le riunioni di condominio (per quanto qua il condominio è bello grande), dove se non ci vai è naturale che poi ti tocca accettare le decisioni altrui, e in effetti questi che non vanno a votare alle elezioni le regole condominiali le osservano (le osservano?): non vanno alle riunioni, non votano le mozioni, non rompono poi i coglioni. Per le elezioni invece no, non vanno, non votano, spaccano le balle ugualmente, va a capire perché.
Comunque si diceva per dieci secondi uno pensa chissenefrega, poi si ripiglia e si informa per vedere su chi mettere 'sta benedetta croce, ma già al primo sguardo la situazione è desolante, con tutti quei simboli che il più vecchio avrà al massimo cinque anni tranne uno dove c'è una figura con uno scudo, uno spadone e un pitale calato in testa: questo ne ha una ventina. Tanti sono personalizzati col nome del leader di riferimento, e questo dovrebbe dirla lunga sui contenuti di quei partiti che per farsi riconoscere devono mettere in bella mostra il nome del tizio che di solito va in televisione, la domanda in questo momento comunque è: ma quanti cacchio ce ne sono? Parliamo di Torino, dodici candidati sindaco, trentasette liste elettorali, centinaia e centinaia di candidati alle altre poltrone, e manco uno su cui mettere la mano sul fuoco, così, a scatola chiusa.
A questo punto allora si applica il metodo classico e si comincia a scremare. Via le liste patacca, e già scendiamo a sei sindaci e ventisei liste; via il terzopolista perchè appoggiato dai chierici e da chi fino a ieri era con la destra e via via via (ovviamente) pure il candidato berlusconide appoggiato da legaioli e destrorsi vari.
Siamo rimasti con quattro candidati e dodici liste (Pd-Idv-Sel più alleati vari; Partito Comunista dei Lavoratori; Movimento a Cinque Stelle; Federazione della Sinistra-Sinistra Critica), e qui comincia il bello. Per dire Fassino, PD, lo si vota o no? No, non lo si vota. Dopo l'ultima tornata elettorale si è fatto espresso giuramento sulla barba di Carletto Marx di non mettere più croci su candidati del Partito Democratico (ballottaggi esclusi); perchè su metà delle loro posizioni non si è d'accordo, perchè del voto utile si è già avuto modo di pentirsi un paio di volte e può bastare; perchè tra chi lo appoggia c'è uno che ha confuso la destra con la sinistra e mastica l'italiano poco e male, e un altro che vorrebbe unire la sinistra ma intanto divide tutti quelli che gli stanno attorno. Di quest'ultimo quando parla si capisce praticamente nulla, a parte quella faccenda del sogno che però anche lì non è che sia poi tanto chiara la cosa, il tutto però espresso in un italiano perfetto, almeno quello.
Dunque niente Pd, e buttiamo poi alle ortiche il Movimento nato sulle tracce del guru genovese, perchè parliamoci chiaro: da queste parti stanno parecchio sulle balle quelli che salgono sui pulpiti, da qualsiasi parte arrivino. Poi sarà anche vero che buona parte del loro programma (lunghissimo, dettagliatissimo) è preso paro paro da tematiche di sinistra e ambientaliste, ma c'è pure parecchio populismo, tanta antipolitica che lascia il tempo che trova e un che di talebano che disturba. Si ha come l'impressione che a lasciarli fare questi ti trovano pure il modo corretto di pisciare, e siccome uno è abituato a pisciar come gli pare va da sè che si guarda da altre parti.
Da altre parti, chi è rimasto? Toh, che coincidenza, quelli che una volta erano una cosa sola e oggi chissà perché devono viaggiare separati! Per dire, il PCL lo si voterebbe pure volentieri, però anche loro, cacchio, un compromesso ogni tanto.... E va bene il voto utile no, ma pure il voto inutile pare un tantino esagerato.
Per cui alla fine, rivedendo la situazione, ci si accorge che si rimane sempre lì, gira che ti rigira sempre lì andiamo a finire. Quanta fatica per nulla.

2 commenti:

Rouge ha detto...

Questo post se lo era mangiato google. Ne era rimasta una bozza di tre quarti, per il resto sono andato a memoria (tanto, chi di voi se lo ricorda?).

Hassan Bogdan Pautàs ha detto...

Ciao @Rouge, io non ero ancora riuscito a leggerlo... Sul dilemma Bossuto VS Bertola, Ho provato a risponderti su Torino Anni '10:

http://www.torinoanni10.com/2011/05/elezioni-amministrative-torino/

Per il resto, direi che non è fatica per nulla. Quattro o cinque consiglieri non allineati in Comune servono davvero. E poi forse la biografia dei singoli vale più del loro simbolo.

Ora vediamo come va, e poi ci divertiremo (ci divertiremo?) analizzando come è andata.