giovedì 20 gennaio 2011

Non ci resta che ridere

La battaglia infuria e come sempre è difficile restarne distanti tanto è rumorosa. Non puoi, semplicemente. Dovunque ti giri arriva l'eco dello scontro in lontananza che si riflette nelle radio, nelle televisioni, nei titoli di giornale, nei dialoghi nei bar, persino per strada passeggiando capti dialoghi su quanto sta avvenendo. Le forze si equivalgono, senti opinioni discordanti (incredibile che sia così) su dichiarazioni di puttane e magnaccia, commenti imbarazzati e imbarazzanti di chi nega a se stesso l'evidenza, difese sconcertanti accompagnati da rumori di unghie su specchi sempre più rotti e ancora gente che urla sbraita e mischia le carte. Poi ancora arrivano voci flebili e falsamente indignate di prelati e chierici (ipocriti) già pronti a perdonare, e altre voci, spente e incapaci di far capire che il moralismo non c'entra una beata mazza, troppo pavide per chiedere con forza di uscire da tutto questo a cui pure loro stessi hanno contribuito. Ma senti anche risate, risate sguaiate, risate comprensibili che sembrano restare l'unica arma con cui difendersi da questo quadro desolante, come se fosse vero che una sola enorme risata possa seppellirli. Sarebbe bello, ma no, non c'è proprio un cacchio da ridere.

1 commento:

Ernest ha detto...

Ciao rouge
la vignetta direi che è emblematica, non si riesce a capire fino a che punto può spingersi questo paese.
un saluto