In Elmore Leonard mi sono imbattuto più di una volta, spesso senza saperlo e mai per quella che è la sua effettiva produzione di scrittore. Ho visto negli anni diversi film tratti dai suoi romanzi, da Jackie Brown di Quentin Tarantino a Get Shorty con John Travolta, passando per Io sono Valdez con Burt Lancaster e Hombre con Paul Newman, questi ultimi western pregevoli come pure Quel Treno per Yuma, altro film tratto da un racconto dello scrittore di Detroit, nelle due versioni del '57 con Glen Ford e di cinquanta anni dopo con Russel Crowe e Christian Bale. Li ho visti e mi sono piaciuti, specie i western, dove i personaggi solo in apparenza banali fanno un tutt'uno con l'ambientazione secca e desolata del west americano, veri e propri figli dell'ambiente in cui si muovono.
In questi giorni sto leggendo una raccolta dei racconti western scritti tra gli anni '50 e '60 ed è un insolito piacere scoprire come questo Leonard è capace di prendere il lettore e trascinarlo per sentieri pietrosi e deserti battuti dal sole, tra guerrieri Apache e soldati bianchi in forti impolverati. Riesce Leonard con maestria a farlo estraniare da tutto quanto il resto, proprio come un bravo romanziere dovrebbe sempre saper fare, per facilitarne la fuga in quell' universo alternativo fatto solo di immagini evocate grazie al potere della parola scritta e riesce a farlo affidando tutta la struttura del racconto al potere della parola detta. Le storie di Leonard si sviluppano grazie a un uso esperto del dialogo fra i vari personaggi, grazie al quale a poco a poco si dipana tutto il senso delle vicende narrate e per chi legge è un ottimo invito a proseguire nella lettura/scoperta. Con un racconto di Leonard non si sa mai dove si va a finire e niente è mai dato per scontato. Un killer spietato può nascondere qualità umane insospettate e una donna indifesa può sorprenderti sopraffando un feroce guerriero indiano.
In questi giorni sto leggendo una raccolta dei racconti western scritti tra gli anni '50 e '60 ed è un insolito piacere scoprire come questo Leonard è capace di prendere il lettore e trascinarlo per sentieri pietrosi e deserti battuti dal sole, tra guerrieri Apache e soldati bianchi in forti impolverati. Riesce Leonard con maestria a farlo estraniare da tutto quanto il resto, proprio come un bravo romanziere dovrebbe sempre saper fare, per facilitarne la fuga in quell' universo alternativo fatto solo di immagini evocate grazie al potere della parola scritta e riesce a farlo affidando tutta la struttura del racconto al potere della parola detta. Le storie di Leonard si sviluppano grazie a un uso esperto del dialogo fra i vari personaggi, grazie al quale a poco a poco si dipana tutto il senso delle vicende narrate e per chi legge è un ottimo invito a proseguire nella lettura/scoperta. Con un racconto di Leonard non si sa mai dove si va a finire e niente è mai dato per scontato. Un killer spietato può nascondere qualità umane insospettate e una donna indifesa può sorprenderti sopraffando un feroce guerriero indiano.
Un po' come nella vita reale in fondo.
Oppure no?
3 commenti:
Nella vita reale le cose che sorprendono sembrano esere solo in pegio purtroppo.
bella chiusura!
ma sai che io questo Elmore Leonard non l'avevo mai sentito nominare... che ignorante!
beh, se lo consigli, rimediero'...
Cercherò di approfondire questo autore che non conosco, grazie
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