sabato 17 gennaio 2009

Non è un paese per atei

Dunque gli AteoBus sono stati fermati ancor prima di partire. A quanto pare la concessionaria degli spazi pubblicitari della società di trasporti genovese ha deciso di non concedere lo spazio all'Uaar (qui trovate il comunicato stampa dell'associazione e qui le motivazioni della mancata concessione).
Ed è di oggi anche la notizia che la clinica Città di Udine, che avrebbe dovuto accogliere Eluana Englaro e dove si sarebbe dovuto sospenderne l'alimentazione forzata (dando corso alle sentenze emesse da Cassazione, Corte d'Appello e Corte Costituzionale), si è tirata indietro, per paura di ritorsioni (!!!) da parte del Ministero della Salute.
Chi aveva qualche dubbio sul potere della Chiesa in Italia è servito.

6 commenti:

progvolution ha detto...

è chiaro che esiste ancora un evidente servilismo verso i clericali.
La situazione è penosa eppure su questo aspetto sono ottimista per il futuro. Mi pare di cogliere segnali positivi verso una visione più laica dello Stato che in un futuro prossimo potrebbe migliorare l'attuale stato di catatonia mental-clericale
Sussurri obliqui

Anonimo ha detto...

Quanto finto moralismo ... non è laico lo stato?

Rouge ha detto...

@ Prog: a questo punto direi che è ben più di un evidente servilismo. Lascia stare il bus, che era una provocazione per dare visibilità al problema (direi riuscendovi) e alla associazione, e prendi il caso Englaro. Personalmente sarei anche contrario a staccare l'alimentazione, ma sulla richiesta di interruzione dell'alimentazione forzata esiste la sentenza di un tribunale che lo consente, confermata in altre due sedi fino alla Corte Costituzionale.
Di cosa altro c'è bisogno per applicare la legge in Italia?

Rouge ha detto...

@ XPX: solo di nome.

Anonimo ha detto...

Forse ero io quella che aveva i dubbi a cui ti riferivi... ammetto che la mia posizione corrente si è modificata nel modo che segue: il Vaticano sta perdendo passi, posizioni e credibilità in quasi tutto il mondo occidentale tranne che in Italia. L'Italia è davvero rimasta l'ultima roccaforte papale. E lo dico con convinzione, perché persino nella ex-cattolicissima Irlanda il vaticano non ha più potere, i preti pedofili sono sbattuti in prima pagina ed i vescovi che li proteggono derisi ed additati dall'opinione pubblica.

Per quanto riguarda i bus atei... erano un'idea tipicamente anglosassone che ha funzionato bene in Gran Bretagna, appunto, un paese anglosassone. In Italia? Not ready yet, I'm afraid.

Il mio pensiero in questo momento va però alla famiglia di eluana ed al grande dolore che stanno provando. Al di là dei problemi legali, questo è sadismo allo stato puro: quei poveracci non riescono a darsi una chiusura, ad avere un funerale, a mettersi il cuore in pace e celebrare il ricordo di eluana quando era una persona! Chiudo qui perché comincio a ribollire...

Rouge ha detto...

@ Martina: non mi riferivo espressamente a te, era in generale e riferito per certi versi anche a me stesso, che molte volte ho creduto di comprendere e in un certo senso giustificare il potere che ha la Chiesa. In pratica la mia posizione era che la Chiesa, o chiunque detiene un potere, lo usa, ed è normale che sia così. Penso che se quel potere lo avessi io certamente lo userei, magari in altro modo, ma lo userei. Ed è quello che fanno i tonacati.
In questi due casi però si va oltre, si surclassano, per interposta persona, le leggi di uno stato che ha l'unica sfiga di ospitare nel proprio territorio il Vaticano. Per gli ateobus si lede l'art.21 della costituzione, che dà diritto di espressione a ogni cittadino, per Eluana si scavalcano le decisioni prese dai massimi organi competenti in materia di giustizia. Ed è gravissimo, perchè che giustizia vogliamo davvero qua da noi? Una superpartes o una a seconda delle convenienze (come in effetti è oggi)?
Che poi, detto tra noi, non è che io sia proprio ateo, per certi versi posso anche ritenermi credente, essendo battezzato e sacramentato e non avendo mai abiurato una fede che ho accettato con la cresima. Solo vorrei poter vivere in uno stato laico, dove chiunque abbia pari dignità di espressione e di opinione in materia religiosa.