
Da noi, e non solo nel calcio, vanno bene i Mourinho, gli arroganti presuntuosi, preparati certo, vincenti anche, ma soprattutto gran comunicatori. Quelli furbi, che hanno i giocatori più forti del mondo e riescono a far passare il messaggio che se si vince è solo merito della propria guida, non della squadra. Che vincono una Champion's League a botte di catenaccio degno degli anni '60, difendendosi nelle gare importanti in nove più il portiere e segnando gran gol in contropiede, facendo credere però di aver fatto giocare il miglior calcio del mondo (il calcio più utile, Mou, non il migliore). Quelli che la partita la giocano principalmente fuori campo, alimentando tensioni prima delle gare più sentite, lagnandosi in anticipo di presunti torti arbitrali, prendendosela con qualcuno, chiunque, non importa chi sia, purchè si riesca a creare un conflitto noi/loro utile ai propri interessi. Quelli egoisti, che vinci tre tornei in un anno, fai l'impresa che più storica non si può e la sera stessa annunci il tuo addio, rovinando la festa a tutti e prendendosi ancora una volta i riflettori su di sé. Quelli che alla fine vengono stranamente rimpianti, mentre bisognerebbe ringraziare la dea Eupalla per esserseli levati dai coglioni e aver riacquistato un po' di tranquillità.
Da noi i Benitez (come i Bearzot, gli Zoff, gli Ancelotti) non vanno bene. Troppe poche parole fuori tono, troppo lavoro svolto professionalmente pur tra mille difficoltà, troppo mantenere un rispetto per i ruoli sempre e comunque, troppa consapevolezza che alla fine si sta parlando solo di calcio e non di massimi sistemi. Era evidente lo stupore del tecnico spagnolo per le polemiche sorte ad appena tre mesi dal suo arrivo senza che si tenessero conto delle difficoltà oggettive in cui stava operando: infortuni, mancati acquisti, una eredità pesante. Sembrava profondamente stupito per la serietà con cui gli si ponevano le domande nelle interviste, come se si stesse parlando dei destini del mondo e non di un gioco, miliardario quanto vuoi ma pur sempre un gioco. Deve aver pensato (realizzato) di essere finito in una gabbia di matti, e non stupisce che se la sia data a gambe levate, non senza prima essersi assicurato una milionaria buonuscita però. In fondo il matto è mica lui.
1 commento:
Almeno lui qualcosa c'ha guadagnato. Noi in gabbia ci restiamo, spiantati :(
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