E' tutto il pomeriggio che ascolto questo pezzo, di qualche anno fa. Senza stancarmi, una, due, venti volte e più. Un ripetere a ogni passaggio delle stesse sensazioni, un rievocare di ricordi, vecchi, molto vecchi, anche non miei. Rivedermi in un altro Appennino, rivedere scene appartenute a un passato scomparso, vivo solo in vecchie foto e nei racconti sfuocati, sempre più distanti, dei miei vecchi. Ho calpestato anch'io nella mente memorie e passi d'altri, avvertito una stanchezza di secoli, provato gioia nel riannodare ricordi, rammentato che il dolore, è vero, inchioda. E mi sono stupito, tutte le volte, di come questo pezzo, così semplice nella sua struttura, abbia una complessità, di parole, che affascina e conquista. E mi sono rallegrato, tutte le volte, pensando al titolo, di come questo pezzo mi renda tutt'altro che inquieto.
2 commenti:
in fondo era in quiete...anche se "non come dire relax"
eppure..."rallenta il mio respiro, scende in profondità, si adatta al soffio del mondo"
Che "è stato un tempo (il mondo) giovane forte, odorante di sangue fertile, rigoglioso di lotte".
Eh, sì: "pretendeva molto".
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