Cosa c’è di più odioso, rivoltante, finto, superfluo, insopportabile, repellente, noioso, stupido, banale, inutile, dei balli latino americani? È il Vinicio-pensiero nel momento in cui mettono piede al Martinica, finto locale alla moda, covo di disperati ultratrentenni.
Forse, è la risposta, certi annunci per incontri che ogni tanto gli capita di leggere, in cui le ragazze per descriversi aggiungono inevitabilmente l’aggettivo “solare” alle loro caratteristiche.
Che stracazzo vuol dire solare?
Che passi costantemente le giornate nella pubblicità di un gelato?
Che ti ingolfi di raggi uva fino allo svenimento?
Che sei un adoratore di Osiride?
“Qualcuno mi spieghi che cazzo vuol dire solare, vi prego” pensa Vinicio Viso Pallido, mentre della musicaccia finta allegra gli bombarda incessantemente le orecchie.
Cosa c’è di più adorabile, invitante, stupendo, bello, fantastico, desiderabile, attraente, arrapante, di una pista invasa da decine di tette ballanti? È il Matteo-pensiero nello momento stesso in cui mette piede nel locale. Per lui è un enorme lago in cui immergersi a far pesca. È armato, lo sa.
Ci si tuffa nel tempo di un saluto, era già li dentro da tempo, dal momento stesso in cui aveva pronunciato la parola magica Martinica. Il tempo di pochi passi ed è già sulla prima preda.
La caccia ha inizio.
Il Tizio che è con loro sta sulle sue. Non parla, non balla, non si agita. Sembra non essere nemmeno lì. All’apparenza guarda, ma è solo un’apparenza. Fuma, solitario.
Il Tizio-pensiero è un mistero irrisolto.
Vinicio Scazzato compie il rito: gira il locale in tutta la sua estensione, ricerca disperatamente qualche volto noto, si ferma a bordo pista cercando di frenare l’imbarazzo tipico di chi guarda e basta. Vede Laura Puttana in tre capigliature, riconosce le sue forme in quattro diversi corpi danzanti e prevede come sarà in almeno due volti invecchiati. La immagina ridente, ballante, avvinghiata a corpi senza volto, lasciva, laida. Solare.
I suoi pensieri sono entità autonome che vedono film porno, protagonista Laura Troia. Niente tagli, niente sfumature: in tutte le scene frasi e suoni già sentiti in precedenti doppiaggi. La camera primopiana sul volto. Stop. Buona la prima.
A fine riprese Vinicio Sconfitta si dirige verso un angolo bar, non c’è coda, prende birra, si siede al bancone, beve. Per fortuna è andato nel bar più distante, la torma è distante, la musicaccia qui a malapena arriva.
Pensieri forse stupidi rinascono dal nulla: chissà se farà freddo in Patagonia in questa stagione.
“Tutto bene?”
Forse, è la risposta, certi annunci per incontri che ogni tanto gli capita di leggere, in cui le ragazze per descriversi aggiungono inevitabilmente l’aggettivo “solare” alle loro caratteristiche.
Che stracazzo vuol dire solare?
Che passi costantemente le giornate nella pubblicità di un gelato?
Che ti ingolfi di raggi uva fino allo svenimento?
Che sei un adoratore di Osiride?
“Qualcuno mi spieghi che cazzo vuol dire solare, vi prego” pensa Vinicio Viso Pallido, mentre della musicaccia finta allegra gli bombarda incessantemente le orecchie.
Cosa c’è di più adorabile, invitante, stupendo, bello, fantastico, desiderabile, attraente, arrapante, di una pista invasa da decine di tette ballanti? È il Matteo-pensiero nello momento stesso in cui mette piede nel locale. Per lui è un enorme lago in cui immergersi a far pesca. È armato, lo sa.
Ci si tuffa nel tempo di un saluto, era già li dentro da tempo, dal momento stesso in cui aveva pronunciato la parola magica Martinica. Il tempo di pochi passi ed è già sulla prima preda.
La caccia ha inizio.
Il Tizio che è con loro sta sulle sue. Non parla, non balla, non si agita. Sembra non essere nemmeno lì. All’apparenza guarda, ma è solo un’apparenza. Fuma, solitario.
Il Tizio-pensiero è un mistero irrisolto.
Vinicio Scazzato compie il rito: gira il locale in tutta la sua estensione, ricerca disperatamente qualche volto noto, si ferma a bordo pista cercando di frenare l’imbarazzo tipico di chi guarda e basta. Vede Laura Puttana in tre capigliature, riconosce le sue forme in quattro diversi corpi danzanti e prevede come sarà in almeno due volti invecchiati. La immagina ridente, ballante, avvinghiata a corpi senza volto, lasciva, laida. Solare.
I suoi pensieri sono entità autonome che vedono film porno, protagonista Laura Troia. Niente tagli, niente sfumature: in tutte le scene frasi e suoni già sentiti in precedenti doppiaggi. La camera primopiana sul volto. Stop. Buona la prima.
A fine riprese Vinicio Sconfitta si dirige verso un angolo bar, non c’è coda, prende birra, si siede al bancone, beve. Per fortuna è andato nel bar più distante, la torma è distante, la musicaccia qui a malapena arriva.
Pensieri forse stupidi rinascono dal nulla: chissà se farà freddo in Patagonia in questa stagione.
“Tutto bene?”
La voce arriva da una montagna di riccioli neri oltre il bancone.
Vinicio Pensieroso ci impiega per rispondere il tempo che ci vuole a sentirsi ripetere la frase: “Tutto bene, certo” è quello che gli esce di bocca, con la mente che corre alla domanda del perché si risponde sempre tutto bene quando invece non va un cazzo bene.
Il cast ancora in lui vorrebbe partire e dare spiegazioni ma è messo al silenzio da una frase inattesa: “Ti capisco, anche per me non è stata una bella giornata”.
La frase l’ha detta -qual è il nome sul cartellino proprio sopra il seno?- Claudia.
Vinicio Sorpresa finalmente vede qualcuno di là: i riccioli neri le scendono bene sulle spalle e il volto, beh il volto all’apparenza non è di chi può dire una frase del genere, ma è bello, comunque.
“Mio Dio, si vede così tanto?” è tutto quello che riesce a dire Vinicio Imbarazzo.
“No, non si vede così tanto”, dice Claudia Salvezza, “è che ho una certa esperienza.”
“Te ne capitano tanti?”
“No, mi basta averne uno in casa” risponde sorridendo mentre lavasciuga.
La risposta di Vinicio è un altro sorriso, e mentre sorride pensa “sto sorridendo” e mentre pensa “sto sorridendo” gli viene ancora più da sorridere pensando a Laura Giudice che gli dice che non sa sorridere.
Qualcuno si avvicina e rompe l’incanto, ordinando un banale coca e avana. Claudia si sporge oltre il bancone e prende lo scontrino, il sorriso di lei non c’è più, Vinni fa durare il suo ancora un po’.
Alle sue orecchie arriva musica più gradevole e per la prima volta sente il sapore della birra che beve. Il cast di attori e tecnici nella Terra del Fuoco cerca disperatamente di intervenire. Il girato si mette in moto da solo, ma quello che si vede è solo una sconfinata distesa bianca di neve silenzio e nuvole.
Sì, forse è freddo in Patagonia.
Vinicio Pensieroso ci impiega per rispondere il tempo che ci vuole a sentirsi ripetere la frase: “Tutto bene, certo” è quello che gli esce di bocca, con la mente che corre alla domanda del perché si risponde sempre tutto bene quando invece non va un cazzo bene.
Il cast ancora in lui vorrebbe partire e dare spiegazioni ma è messo al silenzio da una frase inattesa: “Ti capisco, anche per me non è stata una bella giornata”.
La frase l’ha detta -qual è il nome sul cartellino proprio sopra il seno?- Claudia.
Vinicio Sorpresa finalmente vede qualcuno di là: i riccioli neri le scendono bene sulle spalle e il volto, beh il volto all’apparenza non è di chi può dire una frase del genere, ma è bello, comunque.
“Mio Dio, si vede così tanto?” è tutto quello che riesce a dire Vinicio Imbarazzo.
“No, non si vede così tanto”, dice Claudia Salvezza, “è che ho una certa esperienza.”
“Te ne capitano tanti?”
“No, mi basta averne uno in casa” risponde sorridendo mentre lavasciuga.
La risposta di Vinicio è un altro sorriso, e mentre sorride pensa “sto sorridendo” e mentre pensa “sto sorridendo” gli viene ancora più da sorridere pensando a Laura Giudice che gli dice che non sa sorridere.
Qualcuno si avvicina e rompe l’incanto, ordinando un banale coca e avana. Claudia si sporge oltre il bancone e prende lo scontrino, il sorriso di lei non c’è più, Vinni fa durare il suo ancora un po’.
Alle sue orecchie arriva musica più gradevole e per la prima volta sente il sapore della birra che beve. Il cast di attori e tecnici nella Terra del Fuoco cerca disperatamente di intervenire. Il girato si mette in moto da solo, ma quello che si vede è solo una sconfinata distesa bianca di neve silenzio e nuvole.
Sì, forse è freddo in Patagonia.
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