martedì 19 ottobre 2010

Il pane e le rose

Ci si arrabatta, in attesa di un ritorno a situazioni più congeniali. Siamo in tanti a farlo, ne vedo dappertutto. Li incontro ai colloqui di lavoro, dove per un posto ci si presenta in troppi, anche ai colloqui inutili come quello di oggi pomeriggio, un posto part time co.co.pro in un call center (mi son detto massì proviamo pure qua) dove per arrivarci hai le stesse spese di chi è impiegato ma lavori la metà e guadagni un quarto (bella l'Italia precaria che abbiamo costruito, ma vabbeh). Ne leggo i biglietti sparsi per la città, a offrirsi in lavori domestici a basso costo, ce ne sono dappertutto. E poi qualcuno ha il coraggio di dire che la crisi è finita! Sarà, ma non è che da queste parti se ne sono accorti in tanti.
Stamattina mentre dipingevo muri, per quel lavoretto aumma aumma che è saltato fuori a ridare fiato alle mie finanze, ho ripensato a tutte le mansioni che ho svolto da che avevo quindici anni e che mi hanno portato soldi, sempre pochi in verità. Alla rinfusa, molti presso una stessa ditta: falegname, fresatore, tornitore, operaio su ogni tipo di macchina utensile, attrezzista, carrellista, programmatore, magazziniere, autista, venditore di libri dischi e fumetti usati, libraio, fattorino, corriere, addetto vendite, gestore di un negozio, impiegato logistico, impiegato operativo trasporti, imbianchino, oggi pure muratore, per un po' di tempo pure disc jockey per puro scialo, ultimamente per un paio di occasioni inviato sportivo per un settimanale. Ecco, ho lasciato da parte soggettista e sceneggiatore ché per ora soldi nisba e contatti pochi, ma di cose ne ho già fatte parecchie e neanche poi male. Tutti questi lavori li ho lasciati per scelta personale, non mi ha mai cacciato nessuno. Li ho lasciati perchè uno ha il diritto di cercare di meglio e la paura di lasciare il certo per l'incerto non la sento più da un sacco di anni. Certo la situazione forse oggi sarebbe diversa se quando ero in fabbrica avessi detto sempre sìssignore, oppure se non mi fossi intestardito a inseguire un sogno un po' folle (pensa te, campare vendendo libri a fumetti, in una amena provincia del nord, il primo laggiù), se avessi poi avuto paura di trasferirmi in una nuova città per ricominciare tutto da capo (vita sentimentale compresa). Sarebbe stato diverso, ma avrebbe significato pensare solo all'aspetto materiale delle cose, senza peraltro avere la certezza di conservarle. Perchè alla fine nella vita il pane è importante, ma le rose lo sono ancora di più.

8 commenti:

progvolution ha detto...

Chapeau!

luposelvatico ha detto...

Posso applaudire?:-)

Bastian Cuntrari ha detto...

GIMME FIVE! Grande Rouge...

dtdc ha detto...

M'hai scosso, Rouge, come sempre, quando parli della tua vita con tale nitidezza e ironia. Ti auguro di trovare un contesto lavorativo soddisfacente, pieno di rose e con qualche spina,com'è naturale che sia. Cavolo, uno che scrive così si se lo merita proprio un buon lavoro!!! A presto!!

Ernest ha detto...

Sto allungando la mano per stringertela!

Rouge ha detto...

Ragazzi grazie ma.... che ho scritto di tanto lodevole?

Enrico Bo ha detto...

bello, ma secondo me di treni prima opoi ne passano, bisogna solo rimanere in forze per saltarci su.

Rouge ha detto...

Ciao Enrico, benvenuto da queste parti.